6
Nov
2009

Verde padano sempre verde è: Zaia blocca la ricerca ogm

Il verde padano avrà pure una tonalità molto diversa dal verde ambientalista, ma gli effetti sul Ministero dell’Agricoltura sono gli stessi.
Nel 2001, prima del crollo delle Torri Gemelle e prima che Berlusconi vincesse le elezioni, l’allora ministro Pecoraro Scanio chiuse i rubinetti della ricerca pubblica sugli ogm ed invitò i biotecnologi ad occuparsi di altro nella vita. “Si mettano a fare farmaci – disse Pecoraro – almeno salveranno qualche vita”. All’epoca il prof. Francesco Sala dirigeva un’equipe di dodici giovani ricercatori, sette italiani, due cinesi, due indiani ed un inglese, venuti in Italia proprio a far ricerca sul campo. “Fino al 2000-2001 – racconta  rattristato il biotecnologo – l’Italia era all’avanguardia nella ricerca biotecnologica, soprattutto quella pubblica, fatta su prodotti tipici della nostra agricoltura, che non interessavano, né interessano le multinazionali. Erano in corso oltre 250 sperimentazioni, di altissima qualità”. Oggi undici di quei dodici ricercatori sono all’estero, a fare ciò che avrebbero volentieri fatto in Italia.
Nel 2005, mentre nel mondo la ricerca sugli ogm fa passi da gigante (anche in Francia, dove pure la politica è più tetragona che in Italia e la coltivazione degli ogm è sostanzialmente ferma), l’Italia si sveglia e adotta un decreto ministeriale (è il 19 gennaio 2005, il decreto verrà poi pubblicato in G.U. il 29 marzo dello stesso anno) per stabilire le prescrizioni “ai fini della valutazione dei rischi per l’agrobiodiversità, i sistemi agrari e la filiera agroalimentare, connessi con l’emissione deliberata nell’ambiente di organismi geneticamente modificati per qualsiasi fine diverso dall’immissione sul mercato”. Ergo, per la ricerca scientifica. In base al suddetto decreto, il Ministro delle politiche agricole e forestali, sentito il Ministro dell’ambiente, acquisito il parere favorevole di un Comitato tecnico di coordinamento (composto da rappresentanti ministeriali e da rappresentanti delle regioni e delle province autonome designati dalla Conferenza Stato-Regioni), definisce con un ulteriore decreto i protocolli tecnici operativi per la gestione del rischio delle singole specie geneticamente modificate. Tali protocolli, per intenderci, servono per individuare nel dettaglio le caratteristiche della specie considerata, le modalità operative e le misure da adottare all’atto dell’emissione deliberata nell’ambiente.
Passa qualche anno, si arriva al 2008, e a novembre il Comitato tecnico di coordinamento esprime finalmente parere favorevole allo schema di nove protocolli tecnici operativi relativi ad altrettante colture ogm (actinidia, agrumi, ciliegio dolce, fragola, mais, melanzana, olivo, pomodoro, vite). Tutto pronto, quindi, per far ripartire la ricerca? No, perché il parere favorevole – come si diceva – è propedeutico all’emanazione di un decreto di Zaia. Che non arriva, perché il ministro che ha scelto di fare ostruzionismo. E pensare che in Regione Lombardia non aspettano altro, si sono persino portati avanti con il lavoro, sottoponendo i nove protocolli (che, per ora, senza la firma di Zaia, non valgono nulla) all’attenzione dei gestori dei siti candidati ad ospitare le sperimentazioni, perché si adeguino e siano già pronti quando questa firma arriverà.

Giovedì Libertiamo e Benedetto Della Vedova hanno presentato un’interrogazione parlamentare sulla questione, chiedendo conto a Zaia dei motivi di questa mancata emanazione del decreto. I motivi politici ed ideologici li conosciamo, ahimè, ma Zaia ha ora la responsabilità di dare una risposta un po’ più seria ad un problema molto serio.

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Caro Anno Nuovo, prometto di fare la brava. Forse. F.to Italia

3 Responses

  1. luigi zoppoli

    Purtroppo è un altro brutto episodio che danneggia il paese in un settore dove era forte come puntualmente evidenziato nell’articolo.Non è il solo caso e non sarà neppure l’ultimo.

  2. Giorgio

    Ogni volta che in Italia si tenta di fare qualcosa di serio, c’è sempre qualcuno, che fa parte della pletora di coloro che in qualche modo devono dire la loro, che mette il suo bastone fra le ruote.
    Peccato che questo qualcuno questa volta sia il ministro Zaia, che mi era parso finora complessivamente positivo nel suo elevato ruolo istituzionale.

  3. Ghino di Tacco

    Bell’articolo, avevo già seguito gli articoli di Falasca su questo tema, su Libertiamo.
    Spero che si riesca a creare imbarazzo intorno a Zaia per la questione.

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