29
Set
2013

Sono i 70 mld. di Pil in meno che fanno sforare i conti pubblici

Perché i  conti pubblici italiani vanno male, nonostante le maximanovre del 2011 che avrebbero dovuto portarci al pareggio, effettivo e non solo strutturale, del bilancio? Perché abbiamo seguito, pedissequamente e acriticamente, i suggerimenti europei di stretta fiscale che non hanno tenuto conto dell’emergente recessione prima e del suo aggravamento dopo.  

Nel 2011, l’anno delle tre manovre, i due governi che si sono succeduti hanno presentato, e il Parlamento approvato, provvedimenti fiscali per oltre 81 miliardi di euro complessivi nel triennio 2012-14, corrispondenti a 5,2 punti del Pil 2011. Questi provvedimenti avrebbero dovuto portare  ad un sostanziale pareggio del bilancio pubblico già nel 2013 (indebitamento a -0,5% del Pil secondo il DEF dell’aprile 2012, a fronte di un -3,8% effettivo nel 2011). I risultati attesi non si sono tuttavia verificati: nel 2012 il Pil reale è diminuito di 2,4 punti %, esattamente il doppio della previsione governativa dell’aprile 2012, mentre l’indebitamento netto della PA anziché ridursi all’1,7% del Pil si attestato al 3%; nel 2013, invece, il proseguimento della recessione porta ad un ulteriore calo del Pil dell’1,7%, secondo il recentissimo aggiornamento al DEF, mentre l’indebitamento della PA è atteso risalire al 3,1 (o 3,2%) del Pil.

Sintesi: le maximanovre del 2011 avrebbero dovuto azzerare il deficit, quello vero, non quello definito come ‘strutturale’, invece hanno lasciato quasi invariato il deficit (5 punti di manovre si sono tradotti in due anni  in solo mezzo punto di miglioramento) mentre il Pil reale è sceso nel biennio del 4,1%. Che cosa è successo alla finanza pubblica? Semplicemente che per ogni euro in più che il governo Monti ha incassato (o risparmiato) per effetto delle manovre ha perso quasi un euro di entrate ordinarie per effetto della recessione economica autoprodotta che ha falcidiato gli imponibili.

Vediamo qualche altro numero, tratto dal recentissimo aggiornamento al DEF presentato dal Ministero dell’Economia lo scorso 20 settembre. Nel 2013 il disavanzo della PA è previsto in 49 miliardi di euro, quale differenza tra una spesa complessiva di 808 miliardi (84 miliardi di spesa per interessi e 724 miliardi di spese primarie). Il disavanzo secondo il MEF risulterebbe pari, come già detto, al -3,1% rispetto a un Pil nominale stimato in 1557 miliardi, la spesa primaria al 46,5% del pil, la spesa totale al 51,9%, le entrate totali al 48,7%.

Quali delle precedenti voci risultano discordanti rispetto al quadro previsivo formulato dal precedente governo dopo le maximanovre del 2011? Andiamo a vedere i corrispondenti valori che erano stati indicati dal governo Monti nel DEF del 18 aprile 2012. In quel documento la spesa primaria 2013 era prevista al 44,6% del pil, circa due punti in meno rispetto al DEF aggiornato pochi giorni fa. La spesa totale della PA era invece prevista al 50% del pil, 1,9 punti al di sotto rispetto all’ultima previsione. Infine le entrate totali erano previste al 49,5% del pil, dunque 0,7 punti in più rispetto ad ora. Pertanto 1,9 punti in più di spesa e 0,7 punti in meno di entrate fanno 2,6 punti in più di disavanzo, che è infatti previsto al -3,1% mentre nell’aprile 2012 era previsto per quest’anno al -0,5%.

Questi numeri sembrerebbero imputare lo sforamento alla spesa pubblica, mettendo in cattiva luce la capacità dell’Italia di adempiere ai suoi impegni. Nella realtà è l’esatto opposto dato che il Pil nominale, collocato al denominatore dei due gruppi di numeri, non è esattamente lo stesso: nel DEF 2012 di Monti era infatti previsto per il 2013 a 1627 miliardi mentre l’aggiornamento DEF di Letta lo prevede in 1557 miliardi, esattamente 70 miliardi al di sotto, quelli che si sono persi per effetto della recessione.

Mancano in sostanza all’appello 70 miliardi di Pil che scombussolano i nostri risultati di finanza pubblica. Infatti le entrate totali della PA, indicate in 806 miliardi nel DEF 2012 di Monti, risultano ora  pari a soli 759 miliardi, 47 miliardi in meno. I 70 miliardi di Pil in meno si sono tradotti in 47 miliardi di entrate in meno, evidentemente a causa del minor Pil e della conseguente caduta degli imponibili ma probabilmente anche per effetto di una crescita del sommerso.

Discorso opposto per quanto riguarda invece i livelli della spesa pubblica: nel DEF di Monti la spesa totale della PA per il 2013 era prevista in 814 miliardi, nel DEF ultimo invece in 808 miliardi, dunque una minor spesa di 6 miliardi. Al suo interno la spesa primaria era prevista in 726 miliardi mentre ora è scesa a 724 miliardi, 2 miliardi al di sotto (i restanti 4 derivano da una minor spesa per interessi).

Sintesi: l’Italia ha rispettato pienamente i suoi impegni  in termini di livello della spesa pubblica (totale e primaria), tuttavia la recessione prodotta delle manovre ha condotto a un Pil nominale più basso di 70 miliardi e a minori entrate, in gran parte conseguenti, per 47 miliardi che si si sono tradotte in un maggior deficit di 41 miliardi. Poiché la spesa pubblica non è peggiorata nonostante la recessione è evidente che in qualunque ipotesi di minor recessione rispetto a quella effettiva le entrate sarebbero state più alte e il disavanzo più basso.

La recessione è frutto di un rigore fiscale ottuso che ha imposto manovre fiscali autolesioniste, in grado di azzoppare la crescita  ma non di migliorare i conti pubblici, l’obiettivo unico che ne aveva giustificato l’adozione. Servono altre ragioni per imporre un drastico cambio di rotta? Che non è evidentemente il ritorno al lassismo finanziario bensì l’introduzione (sarebbe infatti la priva volta) di un rigore razionale.

 

 

 

13 Responses

  1. Francesco_P

    A settembre l’OCSE stimava il calo del PIL 2013 dell’1,8%, ma l’evoluzione attuale rende ottimistica anche questa già funesta previsione. Un punto di IVA in più per punire l’avversario politico dell’IMU sulla prima casa (altra tassa recessiva e regressiva) aggraverà il gap da colmare per non sforare il fatidico 3%. Ergo, nuova manovra correttiva di fine anno e nuova recessione. Nuove elezioni, nuovo caos, nuova recessione, nuove tasse.
    La realtà è che nessun partito, tantomeno nessuna coalizione, è in grado di frenare la crescita della spesa pubblica in Italia.
    Mancano pochissime fermate e l’Italia avrà raggiunto il capolinea: anche i signori politici e funzionari pubblici sono pregati di scendere!
    – – – – – – –
    Quanto l’Europa è preoccupata di un eventuale default italiano? Ci sono 710 miliardi di debito pubblico in mano a soggetti non residenti, oltre 200 di LTRO che il sistema bancario italiano deve ancora restituire alla BCE, ecc. Alla fine, però, il livello di preoccupazione dipende dalla fermezza del governo locale nell’effettuare operazioni di prelievo forzoso dai conti e dai depositi titoli e di imporre soluzioni alla greca peggiorate. Per questo motivo l’Europa sostiene personaggi fortemente europeisti e cerca di escludere dalla vita politica coloro che si pongono in una posizione antagonista rispetto alle attuali politiche di Bruxelles-Berlino-Parigi. E’ una chiave di lettura “politicamente scorretta” che permette di capire molte cose.

  2. Piero

    Calo consumi interni, e quindi del pil, è proprio quello che la Germania ed in generale l’Europa vogliono, anche se formalmente dicono di preoccuparsi.
    Motivo: deficit estero si traduce in debito pubblico interno finanziato da estero (oltre che in crediti intrasistema chiamati target2), e siccome dall’estero nn vogliono più finanziarne altro in modo strutturale (al di là del ciclo), e siccome non riusciamo ad esportare più, allora bisogna diminuire importazioni cioè consumi. Qualcuno mi dirà: ma questa è teoria complottista. Ed invece l’ho sentita esprimere chiaramente, chiaramente, in parlamento dal relatore del governo alla legge finanziaria che il Commissario Straordinario Monti presentò nel 2011. Daltronde la futura Integrazione Europea (che abbisognerà ancora di una ondata di panico) necessita di un contenimento dei trasferimenti di fondi infra-regionali (dal punto di vista della Germania: nn vogliono fare quello che il Nord Italia fa da 50 anni con il Sud). Aggiungiamoci pure che su MilanoFinanza riportavano una interpretazione delle politiche attutate da Fmi nei confronti dei paesi da ristrutturare: la recessione cinicamente pianificata è utile ad aumentare la disoccupazione (che, come x i consumi, viene formalmente deprecata ma è in realtà voluta) così si tiene basso il clup sia di chi il lavoro ce lo ha ancora sia di chi pur di trovarne/ritrovarne uno accetterà condizioni che 10 anni fa neppure si sognava. Diventeremo un paese di manodopera a basso costo (al netto del cuneo fiscale) come i paesi dell’est nel giro di 10/20 anni. E ci porteranno via pure l’Eni (l’ultima vera multinazionale italiana) col 60% di sconto.
    Ma è gisuto così. Siamo un paese all’80% corrotto e cllientelare, blocchi elettorali di destra evasori e blocchi di sinistra clientelari. Classe dirigente nn solo politica ma pure industriale corrotta e con ottiche di brevissimo periodo. Amen

  3. Piero

    x Francesco_P :
    sono un antiberluca xrchè è di gran lunga è il peggiore (tutti gli altri sono uguali).. però hai ragione.. lo han fatto fuori (dall’estero, nn la magistratura come pensano i più) xrchè nn voleva dire (con le sue tv e con la rai che allora controllava) agli italiani la verità: che dobbiamo andare indietro (vedi mio commento sopra) per pagare i peccati (in tedesco: debiti) che abbiam fatto dal Craxi Andreotti Forlani cioè dal 1980 in poi (raddoppio del debito)..

    però c’è un altro motivo, ed a te, che sei un fedele Silviano ma a cui piace informarsi, dò alcuni indizi : 1) quando un annetto fa Silvio fu condannato a pagar 500 mio al DeBeneDetti allora GAZprom comprò villa Certosa di Silvio x 470 mio (pare avesse rubinetii d’oro e saponette di platino zecchino) 2) Eni ha firmato contratti x fornitura gas lungo termine (20 anni) a prezzi assolutamente fuori mercato (un gran vantaggio x chi vende, un gran svataggio x chi compra)… 3) Putin Silvio Gheddafi volevano fare nuovo gasdotto che passando da sud portasse gas direttamente in Italia e sud Europa bypassando quello attuale tedesco sponsorizzato anche dagli americani (cioè da quelli che controllano le banche d’affari cioè le borse mondiali)..

  4. Francesco_P

    @ Piero, 30 settembre 2013,
    E’ sbagliato considerarmi un fedele di Silvio. Anzi, sono di quelli che sanno di essere stati traditi dalla ricerca ossessiva di alleanze e compromessi soprattutto nel corso della XIV e XVI legislatura (2001 – 2006 e 2008 – febbraio 2013) che hanno finito per impedire qualsiasi cambiamento. Come sono scettico sul personaggio, lo sono ancor di più sui metodi con cui lo stanno facendo fuori.
    Quanto alla questione dei gasdotti.
    Il gasdotto South Stream, quello che porta il gas dal sud della Russia ai Balcani attraverso il Mar Nero, è un progetto russo-europeo il cui capitale è detenuto da Gazprom (50%), Eni (20%), la tedesca Wintershall (15%) ed EdF (15%). E’ considerato complementare con il gasdotto Euro-Statunitense Nabucco che porta il gas Curdo dall’est della Turchia all’Europa attraverso i Balcani, completando la diversificazione delle rotte di approvvigionamento. Purtroppo i media italiano hanno compiuto opera di disinformazione.
    Il gasdotto Green Stream, che collega la Libia alla Sicilia di cui ENI è l’azionista di maggioranza, è operativo dal 2004. Il controllo lato Libia del gasdotto era uno degli oggetti del desiderio di Sarkozy.

  5. Dino

    Qualcuno potrebbe fare delle proiiezioni sul PIlL delle PMI se avessero, già 2 anni or sono, adottato questa modalità di rapporti con lo Stato? https://secure.avaaz.org/it/petition/Eliminare_gli_abusi_di_potere_nelle_PMI/ Prodotti prevalentemente per l’esportazione. Eppure qualche onorevole ed esponente del PD nel Governo in precedenza erano edotti dell’idea. Persino Renzi nel suo programma ha inserito il BSR,non poteva fare di più,pensando all’opinione pubblica esistente . Ritenete che molti la firmeranno? E’ trasversale, per far conoscere ai politici cosa desiderano gli Italiani e cosa ritengono sia utile per iniziare il cambiamento.

  6. Giovanni Bravin

    Uniche certezze: Mario Monti ed Enrico Letta, fanno parte, a vario titolo, del Bilderberg. Entrambi hanno ricevuto precise istruzioni sul salvare i finanziatori, banche ed assicuraziioni. Da loro, NULLA è stato fatto per il mondo del lavoro, sociale, sanitario, etc. Anzi Monti, nel 2012, fece una genialata, che pagheremo pesantemente, anche se i media fingono di ignorare il fatto. Eccolo. L’INPS aveva bilanci in attivo fino al 2011. Nel 2012, Monti incorporò l’INPDAP, in perenne passivo, nell’INPS. L’INPDAP riceveva solamente giroconti dallo Stato Italiano, perché anziché versare i contributi pensionistici dei propri dipendenti, utilizzava quei soldi per altre cose. Quindi l’INPDAP non poteva versare soldi per pensioni che sarebbero state pagate tra lustri. Risultato catatostrofico; l’INPS ha depositato il proprio bilancio del 2012, IN PASSIVO.
    Prevedo che tra non molto, scoppierà il caso dell’INPS che non avrà soldi per pagare le pensioni, già nel 2013, oppure inizio 2014!

  7. Roberto

    Cari commentatori,

    stiamo ancora andando dietro al circolo vizioso della minor spesa pubblica, quando in realta il parametro da valutare sono gli eccessivi costi gestionali della PA parametrati agli altri paesi. Basta essere un pò più operativi e meno analitici altrimenti continuiamo ad essere il paese degli opinionisti ma inconcludenti.
    Diamo per scontati dei costi ” allucinanti” da contenere quando in realtà non dovrebbero esistere. ( Non elenco ancora una volta i dettagli sono a conoscenza di tutti ed snocciolati più volte da Giannino etc.)

    Con questo errato punto di valutazione , si continua a perdere di vista il problema vero, senza nulla togliere alla corretta analisi del Sig. Arrigo.
    Cordiali Saluti
    RG

  8. Roberto

    Caro Giovanni,
    a proposito dell’INPS, lei ha assolutamente ragione
    quello è un bubbone che ancora non viene fatto emergere ma se facciamo due conti:

    – esodati irrisolti (perchè i soldi già non ci sono..)
    – aziende chiuse
    – giovani disoccupati/ emigrati
    – aziende aperte che non pagano i contriìbuti per pagare almeno i dipendenti
    – crescita demografica zero o quasi
    – buona parte dei pensionati con la pensione retributiva..
    Mi spiegate i soldi per pagare l’inps nei prossimi anni da dove arrivano ?
    RG

  9. Piero

    Francesco:P : E’ considerato complementare con il gasdotto Euro-Statunitense Nabucco…

    Piero : è considerato complementare a villa Certosa.. ai prezzi esorbinanti a cui ci siamo obbligati a comprar gas (e quindi energia elettrica ed industrie di trasformazione energivore) prox 20 anni con firma dell’uomo del caro Silvio (chiamiamolo incauto acquisto).. e magari ad altro.. parola di Hilary Clinton 🙁

  10. Piero

    x Giovanni Bravin : lei è berlusconiano.. io antiberlusca (tutti gli altri sono uguali)..

    ma concordo sua analisi circoli internazionali che licenziarono Silvio.. ma dimentica quello di gran lunga più potente di tutti.. anche della Merkel.. è MD..

    anche fondo dirigenti PRIVATI in megarosso fu messo in Inps: ora impiegati/operai pagano pensioni immeritate ai loro ex capi

    aggiungiamo falsi invalidi e legge amianto

    se fanno fuori Saccomanni (Bankitalia Bce Ltro Omt) allora sarà Troika: se così andrà speriamo che oltre a prelievo forzoso su cc impogano retroattivamente contributivo anche a pensioni già in essere (salva soglia minima).. mettendo alle strette lobby beneficiarie e corte costituzionale..

  11. marco

    io me ne frego dei mediocri che ci governano e penso che dovremmo definire dei limiti di budget per la spesa pubblica
    se si provano a sforare si comincia a tagliare per riportarli al livello percentuale tollerabile, vuol dire che si chiudono i musei o si licenziano generali e ammiragli in esubero, o finti uffici studi o le comunità montane IN AUTOMATICO (Idem per regioni e comuni)
    così i contribuenti riescono a valutare i propri amministratori invce di fare i tifosi delle diverse gradinate

  12. Matteo

    Ecco un nuovo concetto: “il rigore razionale”.
    Come lo potremo distinguere dal “rigore irrazionale”?
    Facciamo un’ipotesi: lo scopriremo a posteriori. Se si abbasserà il numeratore e si alzerà il denominatore sarà stato “razionale”, altrimenti sarà stato “irrazionale”.
    Chi l’avrebbe mai detto che le divisioni avevano da spartire pure con l’irrazionale? Noi pensavamo che fossero solo le radici quadrate. Ma non è fattibile, chi mai sceglierebbe un indicatore che prevedesse la radice quadrata del PIL a denominatore? Sarebbe una scelta evidentemente arbitraria, una vera stramberia. Meglio continuare a fare solo le divisioni, e, se non ridanno, tassare il popolo a sangue sperando che la provvidenza ci liberi dall’irrazionale.

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