13
Mag
2015

Scuola: boicottare le prove INVALSI è orrore

Sciopero degli scrutini, un altro sciopero generale, boicottaggio delle prove Invalsi. L’incontro di ieri tra governo e sindacati sulla riforma della scuola si è concluso con le confederazioni più in guerra che mai. E si è concluso così perché il copione era già scritto. Non sono i responsabili sindacali della scuola dei diversi sindacati ad aver siglato un patto di ferro, ma i segretari generali delle diverse confederazioni, e infatti erano loro a incontrare il governo. Quel patto ha identificato nella scuola il settore in cui piegare Renzi una volta per tutte. Visto che il governo ha rotto la concertazione preventiva col sindacato su tutta la linea, dal Jobs Act alla riforma della PA, e il sindacato non è riuscito a spuntarla mai, sulla scuola è diverso, pensano i sindacati. Perché la scuola significa un milione di dipendenti, dunque milioni di voti e tradizionalmente orientati più a sinistra che altrove. E dunque, sotto elezioni regionali, o Renzi innesta la marcia indietro su tutta la linea, oppure ne pagherà le conseguenze con la rottura radicale rispetto a una delle constituency elettorali più tradizionalmente rilevanti nel voto a sinistra.

E’ questa la ragione, eminentemente politica, che spiega perché le pur ormai tantissime e rilevanti modifiche, accettate da governo e Pd sul disegno di legge di riforma, per definizione ormai non bastano a soddisfare il sindacato. Non è un caso che la segretaria della Cgil dica in manifestazioni in regioni dove si vota che capisce benissimo chi voterà scheda bianca, o annullerà la scheda. In tutto questo, giocoforza i toni contro la riforma hanno preso a diventare esasperati. Viene dipinta come anticostituzionale, eversiva, non democratica, autoritaria. Sui social, gli attivisti sindacali hanno sparso a piene mani slogan da battaglia di civiltà, e a catena la contrapposizione è diventata incontrollabile.

L’obiettivo è farla ritirare, la riforma. Strappare subito 150 mila precari assunti e non 106mila, e il nuovo contratto. Per il resto, il governo si rimetta in tasca la sua idea di dirigente scolastico con nuovi poteri, l’introduzione di criteri di valutazione dei docenti e dei dirigenti scolastici per primi, gli incentivi fiscali ai privati che vogliano investire nella scuola pubblica, che è insieme quella di Stato e quella paritaria. Sabato, in una trasmissione che abbiamo dedicato alla riforma, ho avuto ospite una rappresentante dei “genitori democratici” che negava la fondatezza dei test internazionali PISA, che vedono gli studenti italiani in fondo alle graduatorie internazionali per comprensione ed elaborazione di testi e soluzione di problemi matematici. “Test infondati”, ha detto, “le scuole italiane sono eccellenti e lo sanno tutti”. E un preside contrario alla riforma, per il quale “l’idea che si debba offrire alle famiglie una griglia di risultati comparati dei risultati di ogni istituto è sbagliata e falsa, le famiglie affidano i loro figli allo Stato e per questo l’istruzione offerta deve essere a tutti rigorosamente e costituzionalmente uguale”.

Argomenti simili a me fannon cadere le braccia. E hanno avuto l’immediata traduzione nel boicottaggio in questi giorni dei test Invalsi nelle scuole, con gli studenti che si sono sentiti eroi democratici solidali nella grande battaglia di resistenza all’inaccettabile criterio del merito diseguale, e per questo hanno dato risposte beffarde ai quiz, tra la soddisfazione degli insegnanti. Un pessimo esempio di autoribaltamento della scuola.

Ci si sente sempre più estranei in patria, di fronte a tutto questo. Una scuola in cui così tanti docenti rifiutano l’idea di essere giudicati per merito e risultati, e trasmettono questa stessa idea di fondo ai loro studenti, è il tradimento della prima missione stessa per cui esiste l’istruzione pubblica. Il governo ha accettato che non il dirigente scolastico, ma il collegio dei docenti e il Consiglio d’istituto approvino il piano di offerta formativa, e che nella definizione concreta dei criteri che vengono comunque indicati in legge per valutare gli stessi docenti, anche se restano gli scatti di anzianità e i premi al merito sono solo aggiuntivi, il dirigente scolastico non farà da solo ma sarà coadiuvato da docenti, famiglie e persino studenti. Ma è l’idea in sé di farsi giudicare, che non piace ai sindacati e ai custodi del culto egualitario. Dimenticando che la libertà, come diceva von Humboldt, è innanzitutto libertà di essere e divenire diseguali. E per questo l’istruzione pubblica deve offrire pari opportunità, che sussistono se misurate nel confronto nazionale e internazionale rispetto alla miglior risposta di ciò che la cittadinanza e il mondo del lavoro e dell’impresa chiedono alle future generazioni, basandosi sui migliori risultati e sul premio al merito.

I sindacati hanno voluto ad esempio che l’aspirante insegnante che superi la prima selezione non debba più frequentare un percorso aggiuntivo con prove finali, ma venga al contrario retribuito fin da subito, mentre progressivamente si specializza e assume responsabilità di gestione della classe, fino al definitivo ingresso in ruolo. E’ una garanzia di miglior preparazione, o serve a limitare il merito? Hanno ottenuto che nel prossimo concorso nazionale bandito nell’ottobre 2015 valgano naturalmente i titoli di anzianità di quanto si è stati supplenti in precedenza. Hanno voluto e ottenuto di rilimitare l’alternanza scuola-lavoro all’ultimo biennio della secondaria superiore, hai visto mai che le aziende mettano piede a scuola prima.

Potremmo continuare, ma fermiamoci. Una riforma della scuola risolta in campo di battaglia tra sinistra politica e sinistra sindacale rischia di nascere arcizoppa e di risolversi solo in un enorme assunzionificio. Con un pessimo segnale dato alla generazione di ragazzi che oggi beffardamente sabotano i test Invalsi. Inutile dire che tantissimi comunque troveranno “fuori” da questo recinto, la miglior risposta alla propria formazione di eccellenza. E che se la cercheranno scegliendo per passaparola i migliori istituti e le migliori università, visto che tutti sappiamo che non è affatto vero che il mondo del lavoro dia lo stesso valore a un pezzo di carta conseguito dovunque, piuttosto che in alcuni istituti e Atenei. Nel Regno Unito, ogni singola famiglia può consultare un sito del ministero dell’Istruzione in cui ogni singolo istituto della scuola primaria e secondaria è inquadrato attraverso i risultati ottenuti e gli esiti delle ispezioni a cui i suoi docenti sono stati sottoposti. E’ un miraggio, credere che anche in Italia sia possibile un giorno avere qualcosa di analogo in Italia? Noi continuiamo a pensare di no.

You may also like

Mille giorni di Renzi: il voto sulle banche è..
Sul commercio mondiale l’Italia sta facendo autogol
Uno Stato pazzo: persino contro i tornado la PA è divisa in lotte di potere
2 mesi di Buona Scuola: 85mila cattedre scoperte. E non è colpa solo del governo..

25 Responses

  1. Bobcar

    Scusi Giannino, ma a proposito della “fondatezza dei test PISA” lei fa cadere le braccia quanto gli altri. Se fosse andato sul sito ufficiale OCSE, saprebbe che queste sono le conclusioni del documento finale OCSE sui Test PISA 2012:
    Principali conclusioni
     I risultati medi in matematica, lettura e scienza sono inferiori alla media OCSE, l’Italia è tuttavia uno dei Paesi che ha registrato i più notevoli progressi in matematica e scienze.
     Tra il 2003 e il 2012, l’indice di variabilità dei risultati tra istituti scolastici è rimasto stabile e comparativamente alto, mentre si osserva una diminuzione nella variabilità dei risultati in matematica all’interno dei singoli istituti scolastici.
     Se è vero che la percentuale di studenti quindicenni immigrati in Italia (7,5%) è inferiore alla media OCSE (12%), tale percentuale è cresciuta rapidamente tra il 2003 e il 2012.
     Oltre uno studente su tre (35%) dichiara di non essersi presentato ad almeno una lezione e circa uno studente su due (48%) dichiara di essere stato assente un giorno o più di un giorno nell’arco delle due settimane che hanno preceduto il test di PISA. Non presentarsi a una lezione o assentarsi senza giustificazione per un giorno o più di un giorno da scuola, sono due comportamenti associati a risultati inferiori.

    Insomma non siamo “in fondo alle graduatorie”, siamo appena sotto la metà classifica, e stiamo convergendo sui primi, siamo tra i Paesi che registrano i maggiori miglioramenti in matematica e scienze. un quadro completamente diverso da quello che descrive lei, se stiamo già registrando i maggiori miglioramenti, come minimo dovrebbe fare la fatica di spiegarci da dove viene tutta questa esigenza riforma…

  2. Paolo B.

    Caro Bobcar, con le statistiche si può mentire ma non ce ne è nemmeno bisogno. Si faccia un giro presso gli Istituti Scolastici durante le prove INVALSI e veda in quanti tanti, tantissimi, casi gli insegnanti si “mettono a disposizione” degli studenti per aiutarli a fare i test. Ridicolo.

  3. Bobcar

    Caro Paolo, lei concorda dunque con chi boicotta i test o li ritiene inutili e non veritieri. Al contrario, penso che siano uno strumento assai utile anche se non perfetto, per quanto anche io preferirei che a somministrare i test non fossero gli stessi insegnanti degli alunni. Tuttavia io mi limitavo ad evidenziare la follia di quanto scrive Giannino, il quale difende a spada tratta i test, ma poi non sa neanche cosa emerga dai suddetti test, e non sembra aver letto il documento finale elaborato da OCSE sui test 2012 per l’Italia.

  4. LucaS

    Io proprio non capisco che senso ha il sistema d’educazione che abbiamo in Italia… a me pare un IMMENSO SPRECO! Per come la vedo io occorrerebbe adottare in modo massivo e su larga scala le-learning (ovviamente risolvendo prima i problemi della connessione). Con l’e-learning sarà possibile fornire un servizio di istruzione di qualità enormemente superiore alla ridicola scuola pubblica italiana e soprattutto consentirà di risparmiare cifre enormi: basti pensare alle centinaia di migliaia di insegnanti, bidelli, presidi, personale amministrativo, autisti di pulmini ecc.. che lavorano nell’indotto istruzione e che con l’e-learning (per lo meno a cominciare dalle medie) sono in stragrande maggioranza diventati inutili! o se vogliamo essere più politically correct: tecnologicamente obsoleti…. Cosa ne pensi Oscar? Ovvio che a fornire questi servizi deve essere il privato (dando un vaucher ad ognu studente)… lo stato molto semplicemente non deve mai più occuparsi in vita sua di fornire il servizio istruzione… al massimo della ricerca scientifica teorica che il privato non ha convenienza a finanziare, e basta!

  5. Oscar Giannino

    Caro Bobcar, lei scrive che siamo nei PISA “sotto metà classifica”, e io farei cadere le braccia? Sotto metà classifica secondo lei significa “in fondo” come ho scritto io, o per caso “in testa”? Abbia pazienza, se per lei quei risultati significano che no c’è bisogno di cambiare, come scrive, io rispetto la sua opinione e non la condivido, ma di una cosa la prego affettuosamente: raccolga le braccia che dice le sian cadute, perché “sotto metà classifica” significa “in fondo” e non “in testa”.

  6. Bobcar

    Allora, i risultati del PISA 2012 dicono che stiamo facendo ottimi progressi in matematica e scienze ma non in italiano giusto? ergo, i risultati ci dicono che dobbiamo cercare qualcosa che facciamo diversamente nell’insegnamento dell’italiano rispetto a quello che facciamo in matematica e scienze, e cambiarlo. Questo è un approccio che non faccia cadere le braccia, se si vogliono analizzare i risultati dei test e basarci su di essi per migliorare la scuola italiana. Un approccio che parte dai test PISA e poi propone riforme a qualcosa dove non si riscontra una significativa differenza fra le suddette materie non ha senso. Non perché lo dico io, perché lo dicono i risultati dei TEST. Poi uno se ne può fregare dei test PISA e proporre qualsiasi riforma della scuola, mi basta che non citi i test a sproposito, senza neanche conoscerne i risultati.
    PS: sotto la metà classifica in italiano non significa in fondo, c’è una gran bella differenza. per capirci, il Parma è in fondo, mentre l’Empoli è sotto la metà classifica. E le assicuro che non è proprio la stessa cosa…

  7. Piero Bonacorsi

    Perché mai dovremmo riformare una scuola che non ha idea di cosa le aziende chiedono sul lavoro, che ad esempio non forma sugli strumenti necessari a chiunque abbia un impiego come all’ utilizzo di programmi di video scrittura, fogli di calcolo, gestione mail solo per citare gli indispensabili. La scuola va benissimo cosi forse mancano altri 150.000 insegnanti rigorosamente anziani a cui far firmare un contratto di pubblico impiego fuori dalle nuove norme dal job act.

  8. ALESSIO DI MICHELE

    Egr. sig. (o sig.ra ?) Bobcar,
    rinuncerò alla mia ritrosia ad interloquire con chi non ha il coraggio del proprio nome e cognome (potrei fare un’ eccezione per Stendhal, ma non scrive su questo blog), per obiettarle:

    1) “i risultati medi sono inferiori alla media OCSE, ma l’ Italia è il paese che ha fatto i migliori progressi …”: se un paese povero, partendo da un’ alimentazione pro-capite di soli 15 grammi di riso al giorno, passa a soli 30 grammi al giorno, lei cosa dice: “c’ è stato un miglioramento del 100%” o “poveri, stanno un po’ meno peggio di prima, MA SEMPRE MUOIONO DI FAME” ?. Lei fa degli slalom tra variazioni assolute e relative che fanno rovesciare nella tomba Newton e Leibniz;

    2) “La variabilità tra istituti …”: quello che lei dice potrebbe anche significare che è il dirigente d’ istituto a fare la differenza: più o meno quello che è scritto tra le righe dal per lei credo pessimo Renzi…

    3) “…gli studenti immigrati…”: un’ altra allegra miscelazione tra valori assoluti e variazioni.

    4) “… oltre uno studente su tre…”: siamo alle comiche ! Uno fa sega a scuola e con ciò giustifica il fatto generalizzato di ignorare cosa sia una divisione (non come si fa, addirittura cos’ è !) ?

    5) sul “siamo sotto la metà della classifica” voglio solo citare cosa (forse) disse la Pravda, quando la nazionale russa di basket beccò malamente dagli Usa ed arrivò seconda su due: “A basket gli americani sono arrivati penultimi”.

  9. Bobcar

    Caro Dott. DiMichele
    Forse non mi sono spiegato, i quattro punti non sono certo roba mia, sono le conclusioni fondamentali della Country-specific overview OCSE per l’Italia dei test PISA 2012! quelli che Giannino cita, sfottendo chi li critica e neanche ha letto! ma possibile che tutti parlino senza prima aver letto la documentazione? questo l’ho trovato digitando PISA su Google, ma possibile che sia troppo sforzo? ecco il link:
    http://www.oecd.org/pisa/keyfindings/pisa-2012-results.htm
    si legga almeno la Country-specific overview per l’Italia…
    Comunque spulciando i dati si scopre chea in matematica siamo 32 su 65 paesi quindi non sotto ma appena sopra metà classifica, ma Giannino scrive “in fondo” ma come si fa a dire che 32 su 65 sia “in fondo?!? ! (sempre in matematica superiamo Paesi come Spagna Stati Uniti Israele e Svezia) insomma anche ribadisco studiamoli questi benedetti PISA prima di scrivere corbellerie…

  10. ALESSIO DI MICHELE

    Egr. Bobcar,

    voglio chiarire meglio: non sindaco i dati PISA, anzi li sottoscrivo, ma discuto l’ interpretazione che lei ne dà. Per quanto riguarda il sorpasso su Israele, USA, …: 10.000 (o 10 milioni, niente cambia) persone che sanno la tabellina del 2 non sono equivalenti a chi, avendo dimostrato l’ ultimo teorema di Fermat, può produrre reddito a carrettate occupandosi di crittografia numerica, ad esempio; cioè dobbiamo inserire i risultati PISA nei sistemi economici a cui si riferiscono: negli Usa invasati religiosi delirano di disegno intelligente contro Darwin, ma alla Monsanto, al MIT, all’ Ucla, ed in mille altri posti si fa la grande ricerca applicata, si selezionano gli studenti dotati, si fa intervenire la Battelle foundation,…: da noi i validi vengono castrati, là, al MIT, è più facile incontrare un premio Nobel che un bidello. Cioè il progresso non si fa con le medie, ma con le code della curva di Gauss.

  11. Oscar Fulvio Giannino

    Caro il mio Bobcar, sulla base di che cosa – di grazia- scrive che non li ho letti? Per il fatto che lei ne è soddisfatto e io no, ne deduce con certezza granitica che ne scrivo da presuntuoso ignorante, vero? Questa è la finezza “oggettiva” di chi s’impanca a maestro di valutazioni? nessuno legge e lei solo? Mi stia bene, e non dia senza prove del presuntuoso ignorante a chi, semplicemente, la pensa diversamente da lei! Che pena, francamente, mio caro “so legger sol’io”. Ma non tema, ci son abituato da parte di chi è o sale in cattedra. Io ho una colpa grave. Gravissima, se si parla di titoli,. Ma mi ha insegnato ancor più a scriver solo dopo aver letto e approfondito. Lei invece afferma apoditticamente, e in questo caso non c’entra l’opinione: lo fa senza alcuna base che non sia presunzione erronea.

  12. 1) In quasiasi forma di protesta il problema principale è che occorre privilegiare le forme legali. Temo che il boicottaggio delle prove INVALSI abbia risvolti illegali, ed invece vi siano forme legali che possono essere privilegiate.

    2) Sebbene non mi reputi liberale, ritengo come i veri liberali, che il giudizio del “mercato” sia più valido di qualsiasi forma di valutazione astratta dettata dai burocrati : i giovani laureati italiani vanno a lavorare all’estero (ingegneri, fisici, informatici….) mentre in italia arrivano badanti, muratori. Ergo la scuola prepara troppo bene rispetto a quello che la classe imprenditoriale richiede.

    3) Un insegnante di mia conoscenza, che appassionata alla materia che insegna (lettere) non si è mai tirata indietro, quando possibile, gratuitamente perchè gratificata dall’idea che qualche allieva apprendesse meglio, dal fermarsi oltre l’orario per ulteriori spiegazioni, interrogazioni, incontri…. avendo due classi di più di 30 allievi ciascuna (Eh bisogna ridurre i costi, Monti ce lo chiede!) quindi piu di 60 test, ha dovuto digitarli nel computer, compreso la parte di testo che gli allievi avevano scritto in forma cartacea, nell’opportuno sito etc…. Ora se questo tempo fosse stato dedicato alla didattica forse sarebbe stato più utile, o per lo meno più gratificante
    4) la situazione è così grave, che il governo mi fa rendere sopportabile anche la CGIL

  13. oopart

    da docente di lettere della scuola media vorrei farle alcune osservazioni.
    anzitutto apprezzo la sua dichiarazione di impegno nel capire e approfondire la questione, però le devo dire francamente che non basta essere stati personalmente a scuola o avere figli a scuola o leggere qualche articolo à la abravanel per capire e approfondire.
    allo stesso modo non basta avere un conto corrente bancario per capire di banche, finanza ed economia. da tempo seguo appositamente phastidio proprio per avere un sentore di come vanno le cose (male, evidentemente!) ma non è che per questo sono diventato un esperto in materia. distinguiamo le opinioni e le suggestioni dalla competenza, per favore, anche nelle questioni educative, che sono anch’esse piuttosto tecniche, seppure non al livello proibitivo dell’analisi finanziaria.
    detto questo, le offro qualche spunto sui mille che si potrebbero sviluppare
    1. insegnamento e apprendimento.
    il problema essenziale della scuola italiana (che si riflette anche nei risultati deludenti dei test internazionali) è l’abbandono progressivo e ormai massiccio della didattica tradizionale nella scuola di base: leggere-capire-parlare-scrivere. sono cose che si imparano solo facendole, come quasi qualunque altra cosa.
    i test sono una perdita di tempo: generalmente l’alunno non è capace di spiegare a parole i concetti che ha crocettato correttamente. e perchè non è capace? perché ha crocettato a caso, confidando nel 50% di possibilità di prenderci? non necessariamente. magari ha riconosciuto effettivamente il concetto giusto. se però questo concetto non lo fa proprio, riformulandolo personalmente, quindi parlando o scrivendo, le sue conoscenze rimangono vaghe e nebulose, e finisce per perderle prima di averle davvero acquisite.
    da questo punto di vista è inutile boicottare i test invalsi quando gli esercizi nei libri di testo sono sempre più fatti esattamente come i test invalsi: frasi col buco da riempire con la parolina scelta da un elenco e crocette a tutto spiano.
    e così il test invalsi finisce per essere solo la ciliegina su una torta indigesta che è la didattica per quiz. (a pensarci bene mi viene in mente che a suo tempo ho passato al primo colpo senza errori l’esame di teoria per la patente perché mi ero addestrato sui quiz, senza aver capito quasi niente di come è fatta un’automobile… ho reso l’idea?)

    quindi la mia proposta è di rafforzare e “addensare” l’insegnamento di italiano e matematica nella scuola primaria, insegnamento che invece da parecchi anni è stato diluito a favore di mille progetti sugli argomenti più disparati, non essenziali e, a volte, francamente ridicoli.
    purtroppo da quest’orecchio le maestre e soprattutto i pedagogisti universitari non ci sentono, cullandosi nel mito (ripetuto nella sua trasmissione di sabato scorso dalla mamma democratica) dell’eccellenza della nostra scuola primaria. ebbene, questo mito è semplicemente fasullo. qualche anno fa mi sono preso la briga di andare a consultare i risultati dei test, scoprendo che la reputazione della scuola primaria si basava sui risultati dei test fatti nella seconda classe (roba tipo “l’ape fa il miele. domanda: chi fa il miele?” ecc.), mentre i test fatti in quarta evidenziavano un calo poi confermato dai test della prima media. si vedeva insomma un regolare trend negativo già durante la primaria, accuratamente nascosto e mistificato per interessi vari e penso anche per pigrizia nel ripetere luoghi comuni (tipo quello della nostra costituzione “la più bella del mondo”, detto da gente che sicuramente non ne ha mai letta nessun’altra!).
    faccio infine notare che somministrare e correggere test è molto meno faticoso che correggere testi e fare interrogazioni orali, soprattutto ora che le classi si aggirano normalmente sui 28 alunni. correggete 28 temi (15-20 minuti l’uno) poi ditemi se non sarebbe più comodo spuntare una paginata di vero-falso con la sua bella griglia di correzione…

    2. i poteri del preside: la valutazione.
    il preside medio non vuole grane con i genitori. quindi il preside che valuta i docenti diventa uno strumento nelle mani dei genitori per condizionare i docenti, far alzare i voti ai figli ecc.
    il fatto che da molti anni ormai i genitori sono sindacalisti dei figli è cosa nota. figuratevi cosa succederebbe se i docenti fossero ricattabili dalla valutazione del dirigente.
    Allora a chi deve toccare la valutazione del merito dei docenti?
    Io immagino che un medico debba essere valutato da altri medici. i pazienti si fanno certamente un’opinione su di lui, ma non hanno le competenze specifiche per valutarlo. se un paziente fa causa a un medico suppongo che debba basarsi sulla perizia di un altro medico, no?
    allo stesso modo la valutazione degli insegnanti deve essere fatta da ispettori che siano docenti dello stesso ordine di scuola e della stessa materia. un prof di matematica delle medie deve essere valutato da altri prof di matematica delle medie.
    è un sistema costoso, ma è l’unico valido. (e infatti anche lei giannino parla del sistema di valutazione inglese che rende pubblici gli esiti delle ispezioni. ispezioni, non autovalutazioni del dirigente).
    se i soldi per ispezioni massicce e continuative non ci sono (e non ci sono) arruoliamo almeno un po’ di ispettori da mandare a valutare le situazioni segnalate come problematiche: se in una certa scuola un certo docente ha spesso problemi con diverse classi (singoli episodi di conflitti o contestazioni non sono assolutamente significativi) allora il dirigente richiede un’ispezione e prende eventuali provvedimenti in base ai risultati. come potrebbe il dirigente valutare qualsiasi docente di qualsiasi materia? su che basi? con quali competenze? sul sentito dire? sentito dire da chi? chi è il perito in questo caso?

    3. i poteri del preside: l’arruolamento.
    quando il preside deve scegliere un docente e si ritrova con x curricula tutti più o meno equivalenti (per forza: quella certa laurea abilitante, quella certa abilitazione… che altro?) con che criterio deve fare la scelta?
    fino ad ora si sono usati i punteggi: a laurea con voto alto corrisponde punteggio alto e posizione in cima alla graduatoria. non va più bene? quindi? rottamiamo questo criterio per sostituirlo con quale altro? che cosa vuole dire che il dirigente sceglie il docente più adatto alle esigenze della scuola? che ne può scegliere uno con un voto di laurea più basso e però con lunghi capelli biondi? o con tre buchi nel naso? oppure?

    4. i sindacati stanno solo cavalcando la protesta dei docenti. vanno a rimorchio, non guidano. la minaccia di blocco degli scrutini è la dimostrazione lampante che questi non ci capiscono, il blocco è illegale e soprattutto noi non lo vogliamo fare, è solo una perdita di tempo. io personalmente non faccio mai gli scioperi del mio sindacato. ci sto giusto perché “non si sa mai se una volta ho bisogno”, ma posso dire chei miei colleghi fanno più o meno lo stesso.

    e questo è quanto, almeno per stasera. in attesa di risposte… buona trasmissione

  14. Flavio

    Nelle considerazioni finali si nota una notevole differenza di risultati in Italia a livello regionale.
    Le regioni del Nord- Nord Est si avvicinano ai valori dei migliori sia in matematica che in
    lettura e comprensione dei testi.
    Sarà un caso?…

  15. Matteo

    Tra scioperi, scrutini, Invalsi, sindacati, Job act, PD, milioni di voti alle elezioni, valutazione del merito, incentivi fiscali alle scuole private, potere dei presidi, assunzionifici, culto egualitario, niente di meno, la meritocrazia di Humboldt, e poi l’Inghilterra e tutto il resto, io faccio fatica a focalizzare una questione e ragionarci sopra, troppe sollecitazioni. Per dirne una al volo sul piano politico, che è forse l’argomento di sfondo più sentito (forse): ma Renzi non poteva aspettarselo? E allora perché tirar fuori questa storia proprio prima delle elezioni? Per autolesionismo?

  16. ALESSIO DI MICHELE

    @oopart: la sua posizione è condivisibile, ed infatti è a 180° rispetto a quella dei mandarinati sindacali padroni della scuola, ovvero: facciamo delle valutazioni serie e professionali, possibilmente svolte da enti terzi. L’ andazzo attuale è, invece: siccome forse, chissà, i presidi valutano male, ALLORA NON VOGLIAMO NESSUNA VALUTAZIONE, ed andiamo avanti così; “Nessuno mi può giudicare”: tanti anni fa la cantava C. Caselli, oggi i sindacati, che però si sono scordati la seconda strofa “la verità mi fa male, lo so”.

  17. Franco Tomassini

    Giannino, lei ha perfettamente ragione. A questo punto Renzi deve tirar fuori tutte le capacità che io gli riconosco (e che lei, al sabato, prende in giro insieme ai suoi amici) e, forse, anche quelle istrioniche, se necessario, per superare questo terribile scoglio e per non fare la fine del pur ottimo Veltroni del 2008. I Sindacati hanno capito che sono alla svolta e lottano per la loro sopravvivenza. I giusti di questo Paese devono appoggiare Renzi, anche con i suoi difetti, per evitare di ripiombare nel cupo equalitarismo in cui ci hanno cacciato.
    Io credo che dobbiamo tutti, ognuno nel suo piccolo, dargli una mano.
    Franco Tomassini – Genova

  18. oopart

    @alessio di mechele
    attenzione agli “enti terzi” però. gli ispettori devono essere docenti statali, con qualche tipo di distacco temporaneo.
    altrimenti ci ritroviamo società private che ti forniscono (in base a chissà quale gara d’appalto, non dimentichiamo che siamo italiani) degli ispettori tutt’al più laureati in qualche cosa, ma che non hanno pratica nè di didattica nè di bambini.
    sul fatto che per questo non ci siano i soldi, lo sappiamo già. io non ho bisogno di fare un estratto conto per sapere che là dentro troverei le classiche desolanti ragnatele…

  19. Giuseppe Cambria

    Occorre riferirsi alle origini: scuola luogo nel quale i discenti imparano ciò che i docenti insegnano. Un fatto di una banalità lapalissiana che ha la sua massima manifestazione nell’uovo di Cristoforo Colombo. Ciò avviene in tutte le parti del mondo tranne che in Italia dove menti elette hanno scoperto che non serve insegnare e conseguentemente non occorre imparare ma ben più importante è…. socializzare!! Con conseguenze che non sto a declamare!
    Questa è una delle tante piaghe che caratterizza la nostra amata Italia repubblicana comandata da una genia di balordi e di vagabondi senza pari.

  20. ALESSIO DI MICHELE

    @oopart:

    Buonanotte ! La stessa burocrazia che non funziona quando insegna chiamata a giudicare se stessa. “Ente terzo” vuol dire esterno, che né si avvantaggia, né soffre dalla valutazione che dà della scuola, oltre il compenso che riceve per l’ opera. Ed usciamo, una volta per sempre, dalla logica furbetta e fintamente esperta di mondo “siamo corrotti/incapaci, anche se appaltiamo dei tests, saranno sempre poco significativi ed aggiustati”: in primis perché così escludiamo di trovare verificatori corretti E CE NE SONO, se non altro a livello internazionale, in secundis perché un tale atteggiamento è solo gattopardismo che finge di cambiare lasciando lo stagno come è, in tertiis perché non solo all’ estero, ma addirittura in Trentino A. A. (che tanto Italia però non è, mi si potrebbe dire) le valutazioni si fanno seriamente da un po’, e, forse anche per questo, gli studenti trentini sono ai vertici delle scolaresche nostrane. In quartis: la scuola è piena di soldi, sono solo spesi ad uretra di cockerino: perché chi si oppone al cambiamento non indica uno qualunque dei mille rivoli in cui si disperdono le risorse ed appoggia politicamente chi potrebbe riportarli al giusto alveo ? Da ultimo: non le sembra strano parlare di stato dell’ educazione nazionale mentre continua a non usare MAI le maiuscole dopo i punti fermi ?

  21. oopart

    @di michele

    ma scusi, per lei i docenti che fanno gli ispettori sono “burocrazia”? per me sono gli unici competenti in materia di didattica, perchè la praticano. valutatori di agenzie esterne che non fossero docenti non avrebbero la stessa competenza.
    già adesso (da lungo tempo) scontiamo pesantemente il fatto che i docenti universitari, quelli che formano i docenti della primaria, i bambini non li vedono nemmeno col binocolo! e però si compiacciono di elaborare teorie pedagogiche astruse e fumose, tanto non devono mai metterle in pratica in prima persona.
    quanto ai soldi spesi in mille rivoli di cui la scuola sarebbe piena, faccio fatica a individuarli, considerando che uno dei mantra ripetuti ossessivamente degli aspiranti “modernizzatori” della scuola è proprio “il 90 e rotti % delle spese per l’istruzione finiscono negli stipendi dei docenti”. se per lei il mio stipendio è un rivolo ad uretra ecc…
    ah già, l’uso della minuscola (pratica comunissima su internet dai tempi che berta filava) dimostra la mia indegnità professionale e mi toglie il diritto di parlare di educazione. eh sì, lei mi ha proprio rimesso al mio posto.

  22. sguardoantico

    Concordo con oopart: dopo 15 anni in azienda lavoro in una scuola media. Ai ragazzi vengono proposte tantissime attività spesso inutili non di per se ma perché si fanno tante cose male invece che poche bene. Inoltre c’è totale ignoranza nel mondo della scuola su ciò che il mondo del lavoro richiede… poi i risultati si vedono…

  23. Giorgio

    @oopart. Non so da quanto tempo filasse Berta, ma mi chiedo da quando in qua le regole grammaticali variano a seconda del mezzo dove la lingua è utilizzata. Quindi, se scrivessi un ebook, sarei autorizzato a infischiarmene delle maiuscole (e magari a inserire emoticons a più non posso) perché “è scritto su Internet”? A proposito: Internet va maiuscolo, ma ovviamente questo agli ispettori statali non interessa.

  24. oopart

    @giorgio
    da quando in qua ecc.? da sempre.

    per approfondimenti la rimando a “l’italiano contemporaneo” di paolo d’achille, edizioni il mulino. libretto agile, piacevole e pieno di spunti interessanti anche per il profano. la pedanteria grammaticale va riservata alla scuola: quando si impara una cosa nuova non bisogna confondersi le idee con varianti, usi settoriali, tendenze evolutive ecc.

    poi però si cresce, si va oltre… e magari si usa, ad esempio, il simbolo @ in modo condizionato dal mezzo in cui la lingua è utiizzata…

  25. Outlook.

    Nessuno , che non sia un complottaro assillato dalle compagnie farmaceutiche avide e bare, chiederebbe a gran voce la somministrazione di medicine ancora sottosperimentazione a tutta la platea dei malati, allargandola, anzi, a malattie simili, che tanto è meglio di nessuna medicina! no? E invece, con la somministrazione UNIVERSALE dei test INVALSI state chiedendo proprio di utilizzare un test sperimentale, per realizzare la cura di una malattia non dimostrata (ma chi l’ha detto che la scuola sia poi questa gran malata? è stato forse il test stesso?) con una medicina di cui non si conoscono esattamente gli effetti collaterali (ma grosso modo si, e uno grosso come una casa è la produzione di comportamenti opportunistici che vanno dall’aito fornito dai docenti agli studenti, a quello, molto più grave e ingnorato dalla stampa di massa: dell’insegnamento finalizzato al superamento dei test stessi). Mi sconcerta la vostra adesione a questa visione complottara.

Leave a Reply