5
Mag
2011

Quarto conto energia: ecco il decreto

Finalmente Paolo Romani e Stefania Prestigiacomo hanno trovato l’accordo e firmato il decreto per il Quarto conto energia. La buona notizia è che si tratta di un compromesso abbastanza ragionevole. La cattiva notizia è che, pur intervenendo su alcuni aspetti patologici del settore (e delle prime versione del decreto stesso), non ne cura i problemi fisiologici.

Anzitutto, i contenuti: il decreto impone una riduzione molto rapida degli incentivi, particolarmente acuta per gli impianti di grande taglia, che – in funzione del momento in cui sono allacciati alla rete – crolleranno dalla bonanza attuale a meno di 20 centesimi / kWh alla fine del 2011, meno di 15 l’anno prossimo, per poi convergere verso un valore omnicomprensivo (anch’esso gradualmente in calo) a partire dal 2013. Viene pure messo un tetto alla potenza incentivabile anno per anno, come riferisce Quotidiano energia:

Per il periodo 1° giugno 2011-2° semestre 2012 gli incentivi attesi sono pari a circa 580 milioni di euro (erano pari a 820) mentre la potenza installabile è prevista in2.690 MW (3.100). Tra il 2013 ed il 2016 il costo passa a 1.361 milioni di euro, la potenza a 9.770 MW (entrambi invariati). Nel complesso, tra giugno 2011 e la scadenza 2016 il Mse si attende un impegno di incentivazione del settore per poco più di 1.941 milioni di euro per un limite di potenza al livello di 12.460 MW.

La ghigliottina del nuovo decreto scatterà a decorrere dal 31 agosto (una scelta ancora troppo dura, secondo me, data la durata del ciclo d’investimento nel fotovoltaico, ma in qualche maniera necessaria). Una novità importante è che, nel caso l’impresa scivoli in uno scaglione di incentivo meno favorevole a causa di ritardi nell’allacciamento alla rete, l’Autorità per l’energia dovrà intervenire per risarcirla. E’ un procedimento un po’ macchinoso ma, se non altro, ha un fondo di ragionevolezza.

A questo punto, quali sono le ragioni di soddisfazione e quali quelle di perplessità? Una prima e generale impressione è che il governo si sia reso conto che l’intervento era troppo drastico non tanto nella sua entità (che infatti si è fatta più severa) quanto nella tempistica. Aveva effetti nella pratica retroattivi e soprattutto creava una grande alea riguardo al valore degli incentivi che il nuovo impianto percepirà, rendendoli dipendenti dal mese di ingresso in funzione. Questo tipo di problema, pur rimanendo, è stato comunque tamponato. Probabilmente sarebbe stato meglio scegliere, come data del discrimine, quella dell’autorizzazione, o almeno tener conto anche del momento in cui l’autorizzazione è stata rilasciata. Lo stesso vale, naturalmente, per il “periodo di grazia” garantito a quelli che si trovano nel limbo. Sarà divertente vedere cosa succederà nell’ultimo paio di settimane di agosto, comunque.

Una seconda ragione di soddisfazione è il rapido decremento delle tariffe una volta che il decreto sarà andato “a regime”. Se davvero, come dicono le imprese del settore, i costi si sono ridotti del 40 per cento negli ultimi due o tre anni, e se davvero arriveremo alla grid parity (o oltre) nel 2017, allora bisogna tenerne conto. La stessa decisione di contingentare la potenza incentivata è assolutamente condivisibile (anzi, noi ci eravamo spinti molto oltre): è vero che gli obiettivi (europei e nazionali) non sono dei tetti, ma è anche vero che l’esecutivo non vieta a nessuno di installare capacità rinnovabile senza percepire incentivi.

Le perplessità sorgono invece altrove. Sorgono soprattutto in relazione alla scelta di assoggettare gli impianti all’iscrizione a un apposito registro presso il Gse. Questo avrà due effetti: in primo luogo creerà una massa di lavoro burocratico al Gse (già impegnato nella verifica della congruità delle informazioni ricevute), e secondariamente rappresenta un ostacolo all’ingresso sul mercato. Ora, per limitare (si fa per dire, visto che stiamo comunque parlando di qualche miliardata di euro all’anno) l’onere per i consumatori è corretto porre un tetto alla capacità incentivabile: non lo è porre un tettuccio nascosto e intessuto di carte bollate. Infatti, la complicazione e l’incertezza normative stanno a monte, e non a valle, dei costi italiani relativamente più alti e quindi (almeno in parte) dell’eccessiva generosità degli incentivi.

In generale, il paese non ha dato una bella immagine di sé in questi mesi. Il governo ha cambiato idea n volte; le associazioni di categoria erano talvolta difficilmente distinguibili da un pollaio e, sebbene alcune si siano distinte per pragmatismo, altre hanno dato la sensazione di confondere il proprio mestiere con quello degli arruffapopolo. Strappare applausi scrocianti da una platea di imprenditori arrabbiati, come è accaduto ieri a Solarexpo, è abbastanza facile, ma è controproducente: il ministro pro tempore potrà non piacere, ma è e resta l’interlocutore istituzionale, nonché la persona col potere di firma sui decreti rilevanti. Ha fatto non bene, benissimo, quindi, ieri il direttore scientifico di Solarexpo, Luca Zingale, a invitare alla calma e al rispetto. Rispetto che, naturalmente, è sovente mancato da entrambi i lati.

Sia come sia, arriviamo oggi a un punto provvisoriamente fermo. Dico “provvisoriamente” perché il settore delle rinnovabili resta malato di nanismo industriale e di dipendenza da rendimenti eccessivi, e non sarà facile guarire. Il decreto allontana le tentazioni, ma non fornisce la virtù necessaria. Per quella, dovremo aspettare ulteriori riforme.

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16 Responses

  1. Pietro Di Primo

    Qui non siamo in Germania, dove la coscienza dei Cittadini, oltre ad una maggiore propensione al rischio (in termini di investimento finanziario intendo), nonchè ad una maggiore facilità di accesso al credito, fanno sì che gli impianti fotovoltaici si facciano anche in assenza ormai di incentivi.
    Dopo anni di fatica si stava cominciano a diffondere l’idea che il fotovoltaico fosse “conveniente” e cominciavano a vedersi sempre più impianti sulle case.
    Questo decreto uccide un settore che era l’unico in Italia a creare ricchezza e posti di lavoro, specie tra i giovani.

    Auguro al nostro caro ministro tutto il male del mondo… scusate la stupidità, ma sono veramente disgustato ed amareggiato…

  2. giovanna

    Nel mezzogiorno d’Italia questa sarebbe stata una buona fonte di sviluppo, sia per gli agricoltori, che a livello di occupazione giovanile per la costtruzione degli impianti. Romani, con la sua limmitazione al 10% del terreno posseduto per la costruzione di un impianto, ha spento “definitivamente” il sole nel nostro già malconcio sud. Quando non c’era il Ministro per lo Sviluppo (sic) Economico, avevamo migliori prospettive di “sviluppo”.Quante sono le aziende di 30 Ha nel sud Italia? E poi, quelle che ci sono, date le dimensioni, già producono un discreto reddito. Sono la maggioranza delle piccole aziende che speravano di emergere dalla miseria! Ditelo che questo decreto lo avete fatto per favorire il nucleare ed i vostri interessi nel settore. E non mi convincete con gli altri Paesi europei che già hanno il nucleare. L’Italia è ad alto rischi sismico e spero che il prossimmo terremoto ci sia dove vive Romani!

  3. Biagio

    Brano di un articolo di Rampelli sul sito del Secolo d’Italia:
    “Nessuno può dire con matematica certezza che non ci saranno guasti o altri incidenti.
    Sappiamo che se si verifica un incidente in Francia l’Italia ne subirà le conseguenze, ma sappiamo anche che un incidente in Giappone ne produce di meno e uno in Italia ne produce di superiori.
    Sappiamo che tutte queste ragioni insieme hanno prodotto un serio problema economico che rischia di vanificare i benefici ottenuti dai paesi che producono energia dai funghi nucleari.

    Il ministro Tremonti lo ha chiamato «debito atomico», che si affianca al debito pubblico e a quello privato, e grava sui paesi nuclearizzati come un macigno.

    Da questo epilogo nessuno può salvarli… tutte le operazioni di decommissioning saranno a loro carico e costeranno centinaia di miliardi di euro.”

  4. Ciccio Baiocco

    @Biagio
    Tremonti non sa quel che dice e fa bassa politica. Non era lui a dire che l’Italia non cresceva ANCHE perchè non aveva il nucleare? Riguardo al decomissioning faccio notare che in USA è tutto a carico del privato (smaltimento delle scorie comprese). L’azienda elettrica deve costituire un fondo per lo smantellamento totale dell’impianto (deve tornare un green field..e questo è stato già fatto in alcune occasioni). Il governo federale deve gestire le scorie costruendo un deposito geologico con i soldi dati dalle aziende. Cosa che non ha fatto finora per soli motivi politici (Obama ha annulato tutto) e non per motivi tecnici. Tanto e vero che in Svezia ne stanno costruendo uno. Domanda a Tremonti: anche la Svezia/USA sono quindi sull’orlo del collasso finanziario per colpa del nucleare? A me pare tutto il contrario…

  5. Giuppe

    X Pietro di Primo

    Lei dice che in Italia c’e’ meno propensione al rischio negli investimenti ma in un impianto fotovoltaico non c’e’ praticamente rischio. La resa dell’impianto e’ praticamente sicura e calcolabile per 20 anni.

    Aggiunge poi che dopo anni la gente si era convinta che convenisse dotarsi di un impianto fotovoltaico. Ed e’ vero ma solo perche’ i cospiqui guadagni certi degli incentivi rendevano l’installazione molto conveniente. E chi glielo dice si e’ messo sul tetto un impianto da 20kw, costato circa 70000 euro e da cui ricavero’ piu di 250000 euro in venti anni pagati anche dalla bolletta che paga mia madre pensionata al minimo tanto per fare un esempio.

    Sul fatto che fosse l’unico a creare posti di lavoro mi sento di poter dissentire visto i dati macrooconomici e i vari studi dove si dimostra che i soldi spesi in incentivi per il fotovoltaico creano meno posti di lavoro che se dirottati su altri tipi di investimento.

    Io non sono affatto d’accordo con quello che scrive ma le auguro un felice e ricco futuro.

    Giuppe

  6. giovanna

    Ma dovete sperimentare dal vivo un terremoto come quello dell’Irpinia o dell’Aquila per capire che l’Italia è “tutta” zona sismica! Avete mai sentito parlare di un terremoto, anche non devastante, in Francia o Germania o comunque nel nord Europa?

  7. Biagio

    @Ciccio Baiocco
    Egr. signore,
    non è mio custume rispondere o polemizzare con chi non è d’accordo con quello che scrivo.
    Faccio un’eccezione per due motivi:
    1) Lei scrive, “magnificandolo”, di ciò che viene fatto in USA. E lei crede che in Italia si farebbe altrettanto. E se il cosiddetto privato fallisse chi si accollerebbe tutte le spese?
    Per cortesia, NON DIMENTICHIAMO che viviamo in Italia.
    2) Non lo so se gli USA sono sull’orlo del collasso per colpa del nucleare.
    So, anche per averlo letto su questo sito, che gli USA sono sull’orlo della bancarotta. Controlli il valore del dollaro rispetto all’euro.
    Cordialmente

  8. Riccardo

    @Giuppe
    Sono d’accordo con lei, anche fare buche e poi coprirle crea occupazione ma il problema è tutto comunicativo.
    Tutto il sistema di informazione ha negli ultimi anni remato per far credere alla maggioranza delle persone, che non mastica fisica e scambia la potenza per energia, che il fotovoltaico e le rinnovabili fossero il futuro. Non lo sono.
    Anche Carlo Rubbia lo ammette a mezza bocca, aggiungendo che anche questo nucleare non è il futuro.
    Ma allora il futuro dov’è. Di sicuro nella ricerca, di batterie avanzate, delle foglie sintetiche, del biogas marino, del nucleare a fusione, tutto quello che si può.
    Il nostro presente è fatto di carbone, petrolio e gas.
    Il nostro presente è fatto di tre miliardi di persone che nei prossimi vent’anni cercheranno di consumare energia come facciamo noi.
    Auguri a tutti.

  9. Giorgio

    @Giuppe
    Mi pare che il commento del sig. Giuseppe sia quello che meglio descrive la realtà.
    Detto in altre parole, il business del fotovoltaico, più che energetico è un business finanziario.
    Infatti con gli incentivi finora esistenti gli introiti, per un impianto abbastanza grande sono in grado di assicurare un vero e proprio reddito da pensione, se così si può dire, senza rischi, salvo modifiche di legge a posteriori, sempre possibili in un paese come il nostro.
    Questo lo affermano sottovoce anche tutti gli operatori del settore.
    Se poi andiamo ad analizzare altri aspetti vi è uno fondamentale di cui poco si parla. I moduli/pannelli fotovoltaici sono ormai in grandissima parte di produzione cinese e costano quindi poco, come tutto ciò che da quel paese proviene. Insomma il gran business italiano del fotovoltaico ha creato molta occupazione in Cina, tanto per non cambiare.
    Se poi andiamo a vedere cosa si fa in Cina in questo settore possiamo dare tranquillamente la risposta: ben poco, visto che là i privati non hanno incentivi.
    Poi, come è noto, le energie alternative non potranno che dare un più o meno discreto contributo ai fabbisogni futuri, non certo sostituire le fonti tradizionali, ci vuole ben altro.

  10. non capisco perchè a parlare di rinnovabili debba essere Lei che è definito da Jacopo Gilberto “nuclearista di destra”. tanto per sfatare sono anche io uno degli elettori da “rieducare” come sostiene Eco, qundi il “di destra” mi va bene, ma detto questo, uno degli arcani dei prossimi mesi sarà capire Chi La leggittima a venire a parlare a Verona a Solarexpo, a farci la lezioncina morale sugli “speculatori”. Posto che sono conteporaneamente proprietario e amministratore di una società proprietaria di impianti carburanti (nel gergo “retista”) e di un EPC per impianti fotovoltaici (solo nell’ultimo anno), non è che sono proprio in disaccordo totale con Lei, ma il fatto è che chi si inpanca da sempre mi sta sui bigoli, se non dimostra di averne titolo. Saluti. E non censurate, please…

  11. Ma a nessuno viene in mente che il conto energia può essere visto anche come un investimento per far rimanere l’Italia dentro un settore che nei prossimi anni/decenni sarà comunque strategico?

    E a nessuno viene in mente che anche se i pannelli vengono dalla Cina (io non lo so, ma se lo dite sarà così) il fermento degli ultimi tempi stava comunque contribuendo a formare delle professionalità nel settore?

    E non si tiene in conto il costo sociale che si sarebbe potuto evitare dando una nuova chance al Sud dopo che la sua agricoltura è stata distrutta da politiche miopi (o che forse, invece, ci vedevano benissimo)?

  12. Riccardo

    @Antonio Carnazza
    Caro Carnazza, fra venti anni, come più o meno dice lei, i fini speculativi di questi anni verranno al pettine. Le sterminate superfici di pannelli fotovoltaici che sono obsoleti oggi, saranno da buttare e da smaltire (oggi nessuno ne parla), in compenso molti dei mutui trentennali oggi allegramente sottoscritti da sindaci e assessori ecocompatibili saranno ancora in essere.
    Le lascio immaginare chi finirà di pagare questi nuovi derivati.
    Convengo invece sulla distruzione dell’agricoltura del sud anche se le assicuro che anche quella del nord sta subendo bastonate tremende; diversamente non si spiega come possa essere redditizio coprire i campi di pannelli solari cinesi (confermo la provenienza) e non coltivare cibo. Oppure coltivarli per produrre biogas.
    Non intuisce la follia? Bruciare gasolio per coltivare mais, fermentare il mais per produrre biogas, bruciare biogas per produrre elettricità.
    Basta la terza superiore per afferrare l’assurdità, ma siccome viene dipinta come sostenibilità ambientale, va bene così.

  13. Rinaldo Sorgenti

    Davvero incredibili i commenti iniziali, alla luce peraltro degli inconfutabili chiarimenti che sono stati forniti nei commenti successivi (Giuppe, Riccardo e Giorgio).

    Ma come si fa a parlare di “sana occupazione” se questa si regge solo ed unicamente sul prelievo forzoso di ricchezza (per il quale non si chiede nessun consenso) dalle tasche dei consumatori, per alimentare un circuito finanziario speculativo evidente?
    Installare pannelli importati primariamente e massicciamente dalla Cina, non crea alcuna filiera industriale ne contribuisce in alcun modo a formare professionalità, se non dei comuni installatori, che avranno certamente lavoro anche per la manutenzione/sostituzione di quelli poco affidabili (che per ragioni di competitività economica arrivano dalla Cina e sono offerti sul mercato) e per lo smantellamente degli stessi a fine corsa. Ma questo è nei fatti … “LAVORO SUSSIDIATO” come lo è stato quello dei … LAVORI SOCIALMENTE “UTILI”.

    Altra cosa sarebbe se gli incentivi si potessero dare SOLO ai pannelli costruiti in Italia!

    Infine, per dare davvero l’impressione che questo filone (FV) potrebbe auspicabilmente dare lo sviluppo ad un settore davvero “auto-sostenibile” (c’è chi blatera di “grid parity?” nel prossimo futuro), perchè non si obbligano i percettori di questi incentivi (pagati da tutti) a versare (trattenendoli) un 10% dei lauti introiti per finanziare i “Certificati Rosa” (nuova categoria di strumenti finanziari, dopo quelli verdi e bianchi), destinando i relativi proventi a finanziare la RICERCA per imprese italiane che si dedicano a studiare e sviluppare sistemi solari FV davvero efficaci per il futuro?

    Tali risorse dovrebbero essere liquidate a chi sviluppa pannelli FV con rendimento (certificato) di almeno il 20% al 2012; del 25% al 2013; del 30% al 2014, ecc. ecc.!
    Se questo non si verificherà, i soldi (Certificati Rosa) accantonati, li potremmo usare per finanziare la costruzione di un impianto convenzionale che è necessario per fare da “back-up”) a tutti

    In tutti i casi avremo almeno stimolato davvero professionalità e fatto si che i soldi di tutti possano servire a dare una prospettiva incoraggiante per il futuro.

    Insomma, prendiamo in parola coloro i quali dicono che questo sarà il futuro a breve termine, unitamente a coloro che dicono che il costo dei pannelli è sceso drasticamente e continuerà a scendere nel prossimo futuro.
    Poi una riflessione di quanto incida il costo dei pannelli sull’installazione complessiva, sarebbe opportuna (20-30%?), perchè non credo che qualcuno immagini di tagliare gli stipendi a chi costruisce i telai ed agli installatori!

  14. enrico caldonazzo

    ciao a tutti, sono un installatore di PV.
    bello leggere i commenti di tutti, e voglio far notare che anche se i pannelli sono cinesi, il lavoro per montarli no! per una volta e’ piu’ importante il dopo produzione che non la produzione stessa.
    con il PV lavorano: progettisti, elettricisti (a casa dopo il fermo edile!) installatori sul tetto (sono io), ma anche trasportatori, fabbrichette di piegalamiere e produttori di staffe in acciaio (che il PV ha tirato fuori dalla crisi), intermediari, grossisti e botteghe di piccole dimensioni.
    inoltre vorrei ricordare che per montare il PV, lavorano anche i muratori che rifanno tetti, chiamati prima dell’installazione, pittori (dopo), magazzini edili che trattano sicurezza e nolo attrezzatura……………………molta piu’ gente di quello che si pensa, e nemmeno un solo cinese!!!
    ha inoltre fatto emergere il nero al sud, dove sono stati obbligati a fatturare!!! infatti a febbraio-marzo il governo ha trovato un tesoretto di tasse in piu’.
    prego tutti di riflettere, soprattutto a quali opere dello stato abbiano prodotto tanto lavoro diretto e indiretto con la stessa cifra, e quali e quante invece sono state solo pretesto di bustarelle. in questo settore non si possono dare bustarelle, perche’ su casa vostra, installando 3 kw, nessun politico prende nulla…………..questo e’ molto bello e positivo. ecco un sistema semplice per ripulire il mercato dalla spesa nascosta di mance e bustarelle: basta incentivare il privato e non le aziende!!!
    ciao e buona domenica.

    @Gianni

  15. GIACOMO GATTI

    @enrico caldonazzo
    Il problema principale è che il 90% di chi chiacchiera di FV in realtà lo fa stando tutto il giorno davanti ad un monitor…tutti sono esperti di tutto, certi personaggi sono fisici, economisti e giuristi al tempo stesso (o citano a ca22o i sopramenzionati…) ma gente come me e te che vende, acquista, progetta, sta sui tetti, risolve problemi ogni giorno (problemi in gran parte creati ad arte per distruggere il settore, questo ormai è strachiaro, basta informarsi su come è stato completamente bloccato un carrozzone già inefficiente come il GSE…) non ha molto tempo per replicare a chi non si capisce se è in malafede o semplicemente deve dire qualcosa per provare a se stesso che esiste…e sinceramente l’impresa appare talmente titanica che mi passa la voglia visto che non ha senso confrontarsi con chi sta su un altro pianeta…ti faccio gli auguri per il tuo futuro… io, ingegnere che ha buttato via 4 anni della propria vita professionale per creare una società in cui si lavora 60 ore a settimana (la maggior parte delle quali combattendo contro lo stato ma in realtà contro un governo di pagliacci che ci vessa e schernisce quotidie…) io sto pensando di abbandonare e fare altro (anche perchè non ho nessuna intenzione di giocarmi la casa per colpa di questi 4 buffoni…), per il resto auguri a tutti…

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