8
Lug
2010

Prima pagare e poi discutere: emendamenti in vista alla manovra finanziaria

Nel focus del primo luglio n. 164 Solve et repete: Verso lo Stato di polizia tributaria, abbiamo segnalato il pericolo che la manovra finanziaria reintroduca l’ingiusto e incostituzionale principio del “prima paghi e poi contesti”, che obbligherebbe i contribuenti a pagare debiti provenienti da contributi previdenziali, imposta sui redditi e IVA prima che siano verificati e che si possano contestare, sulla base della notifica dell’avviso di accertamento. Rispetto alla situazione attuale (avviso di accertamento – possibilità per il cittadino di contestazione – iscrizione a ruolo esaurita la possibilità di ricorso – emissione della cartella esattoriale – valore esecutivo della cartella), la manovra salta i passaggi intermedi e rende immediatamente esecutivo l’avviso di accertamento, che, come spiegato nel focus, non è un “reale” accertamento, ma solo una valutazione dell’amministrazione che i conti non tornano, valutazione che il contribuente ha il sacrosanto diritto di contestare davanti all’autorità giudiziaria (art. 24 Cost: “Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento”). Sulla natura vessatoria di questo furto di Stato si è già detto nel focus. Il sacrificio del diritto di difesa e del diritto di godimento dei propri beni (i quali dovrebbero restare appunto tali finché non se ne accerti davvero l’indebita proprietà) ci spaventava tanto più considerando che la posizione presuntivamente debitoria fosse aggravata, nel decreto legge, dalla circostanza che il giudice, a cui il presunto debitore deve fare ricorso contro un avviso di accertamento che ora costituisce già titolo esecutivo) non potesse concede¬re una sospensione dell’atto impugnato superiore a 150 giorni. E 150 giorni sono sicuramente un termine inferiore rispetto alla conclusione del procedimento giurisdizionale contro la pretesa creditoria dell’amministrazione (la durata media di un procedimento di merito davanti alle commissioni tributarie è di 3 anni e 10 mesi, fonte: “Più cause nei tribunali del fisco”, Il Sole 24 Ore, 10 maggio 2010). Dunque, le possibilità che davvero il presunto debitore dovesse pagare nelle more del giudizio di accertamento sarebbero state altissime. Il brevissimo e surreale termine dei 150 giorni era motivato dalla finalità di pungolare le commissioni tributarie a essere veloci nel trattare le cause. L’idea che il giudice, solo perché stimolato da un sano spirito civico e solidale nei confronti del contribuente, potesse per ciò solo ridurre di mesi e mesi la durata del procedimento ci sembrava quanto meno irresponsabile. Alcuni emendamenti proposti in Commissione bilancio al Senato temperano timidamente ma significativamente le disposizioni criticate. Al di là di un emendamento soppressivo dell’art. 30 presentato dal Sen. Musso sulla riscossione dei contributi previdenziali, sembra verosimile che i tempi della sospensione verranno raddoppiati. Numerosi emendamenti vanno in tal senso chiedendo persino l’abrogazione del termine. Ma è soprattutto l’emendamento proposto dal relatore del disegno di legge (e dunque condiviso dal governo) a far sperare che i termini per la sospensione siano portati da 150 a 300 giorni, termine derivante dalla possibilità per il giudice, allo scadere dei primi 150 giorni, di confermare la sospensione per una durata massima di ulteriori 150 giorni.

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5 Responses

  1. larry

    Meno male che questo era un governo liberale!
    Bravi bravi tutti i furbastri che l’hanno votato!

  2. LUIGI ZOPPOLI

    L’allungamento dei termini da 150 a 300 giorni lascia comunque impregiudicata la questione di fondo che si sintetizza dicendo che il cittadino viene ritenuto e trattato come un suddito da spremere come un limone.

  3. Maurizio

    Un vero vero liberale non può che provare un senso di tristezza mista a rabbia davanti a provvedimenti di questo genere, più che emendati andrebbero semplicemente ritirati.
    Possibile che non esista altra via per diminuire i tempi di riscossione delle cifre realmente dovute?

  4. carlo

    ho letto l’ interessante paper della dott. Sileoni. se mi posso permettere manca un tassello per capire quale sia la strategia di confisca patrimoniale in arrivo. con i nuovi metodi di ricostruzione sintetica di un reddito presunto ( redditometro) il fisco si inventerà a suo piacimento un reddito evaso che sarà ,salvo prova contraria, alla base dell’ accertamento e quindi del titolo esecutivo.
    titolo esecutivo che avrà quindi come origine nella maggior parte dei casi non da un’ attività di controllo ma da un mero calcolo unilaterale del fisco avente presunzione di legge.
    per esperienza professionale diretta nei 150 gg il contribuente non avrà nemmeno in mano la documentazione bancaria necessaria a confutare le pretese del fisco.stanno chiudendo le reti di un’ immensa tonnara in cui sguazzare .
    questo è un paese da abbandonare e alla svelta.
    alzare i tacchi e delocalizzare . qui si paga il 12.5% per 10 anni.
    http://www.ggba-switzerland.ch/
    certo non è bello come la pianura padana ma…..

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