7
Dic
2011

Manovra Monti: Professioni intellettuali: c’è bisogno di libertà, non di caos

Premetto anche che – come vado ripetendo in ogni sede – liberalizzare e semplificare significa, prima di tutto e più di tutto, abrogare disposizioni vigenti; nondimeno, abrogare non significa gettare nell’incertezza, se non nel caos, tutti coloro che dovranno applicare la disciplina che scaturisce dall’abrogazione.
Ebbene, l’intervento del Decreto Monti in materia di professioni intellettuali è scritto veramente in modo aberrante e porta ad aumentare l’incertezza del diritto.
A parte la diminuzione del periodo minimo di tirocinio prima di poter essere ammessi all’esame di abilitazione all’esercizio di una qualche professione (che cala da tre anni a diciotto mesi), sulla quale si può formulare un giudizio moderatamente positivo, si interviene sulla recentissima “legge di stabilità” (legge 12 novembre 2011, n. 183) in un modo incomprensibile.

La legge di stabilità (a sua volta modificando norme adottate nel decreto del convulso agosto 2011) autorizza il Governo ad emanare regolamenti (anzi: più propriamente si parla di un “decreto”, al singolare, quindi) di delegificazione entro l’agosto 2012 al fine di riformare gli ordinamenti professionali secondo alcuni principi ivi indicati: al momento dell’entrata in vigore di tale regolamento scatterà l’abrogazione “delle norme vigenti sugli ordinamenti professionali”. Per gli addetti ai lavori: è il normale meccanismo dell’abrogazione ad efficacia differita, tipico del procedimento di delegificazione.
Ecco: il Decreto Monti specifica che “in ogni caso”, quindi anche qualora tale regolamento di delegificazione non fosse adottato, l’abrogazione scatta il 13 agosto 2012.
E’ un bel problema, anzi: una sgradevole matassa di problemi!
In primo luogo: quali sono “le norme vigenti sugli ordinamenti professionali”? Le intere leggi professionali? Alcune parti delle leggi professionali? E in quest’ultima ipotesi, di grazia, quali? Quelle che hanno “natura” (!?) ordinamentale? Oppure sono abrogate le norme sugli ordinamenti professionali che siano in contrasto con gli specifici principi fondamentali sui quali s’incardina il regolamento di delegificazione?
A questi problemi ereditati dall’opera del Governo Berlusconi, Monti, inopinatamente, ne aggiunge un altro, se possibile ancor peggiore: se non viene adottato il regolamento di delegificazione, quali sono le norme che cadono sotto la mannaia dell’abrogazione “in ogni caso” al 13 agosto 2012? Tutte? Dobbiamo quindi ritenere che restino in vigore solo le norme deontologiche adottate dai singoli Ordini? Oppure, addirittura, siamo legittimati a pensare che siano abrogati gli Ordini stessi e il settore sia sottoposto a completa liberalizzazione?
No: abrogare non significa creare il caos in un settore normativo, liberalizzare non significa gettare milioni di persone nell’incertezza giuridica. Sorge solo il dubbio che questa disposizione sia stata adottata solo a scopo “monitorio”, per spronare il Governo (questo o quello futuro…) ad adottare ad ogni costo il regolamento di delegificazione: ma dobbiamo usare le norme a mo’ di minaccia?
Allora sorge un’ultima domanda, la più importante: non sarebbe stato più opportuno allegare una bella tabella di disposizioni soggette ad abrogazione? E’ una tecnica semplice e chiara, si chiama “abrogazione espressa” ed è consigliata da tutti i testi di tecnica legislativa: ma forse in questo governo di professori si sono dimenticati questa materia. Ancora, come sempre.

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12 Responses

  1. claudio

    Bisognava liberalizzare tutto, di colpo, con un blitz… e chiedere la fiducia.
    Lo Stato non può impedire ai cittadini liberi, adulti e consenzienti di scambiarsi servizi, di vendere e di comprare, di lavorare e di assumere, di dare e di ricevere; è questo l’unico, vero, inalienabile “Diritto al Lavoro” di cui ha senso parlare… (ma ha ragione PiGi)

  2. Libertà? Questo governo tecnico di mano bancaria comincia a mostrare i suoi limiti, inizia, a me sembra, a trasparire il secondo potere, il più forte e subdolo nemico del Paese: quello delle alte burokrazie annidate nei palazzi , nemiche della chiarezza e della libertà, di ogni liberta’, alleate ai sindacati. L’Italia uscirà distrutta da questo abbraccio, Banche, burokrazie , sindacati ( la opposizione di questi ultimi è una sceneggiata, basta ascoltare la Camusso ), peggio che dalla crisi dell’euro. Purtroppo temo che nel dna degli italiani si sia stabilizzato il cancro mafia,la accettano a meno che i preposti alla lotta non suonino la sveglia. Molti son mafiosi e non lo sanno nemmeno, un modo di essere che dai racconti dei miei contatti, oltre che di amici personali, sembra si stia diffondendo fuori da qui, un cancro appunto, uno dei più insidiosi ed incurabili, invisibile, inoperabile, quello a piccole cellule, lo siamo tutti quindi un po’? Ci vorrebbe forse un sociologo indipendente, ma esiste qualcuno indipendente in questo Paese che non se ne stia in semimiseria nascosto in qualche buco?

  3. @Marista
    Condivido quasi interamente il Suo post. Le Banche usiranno rafforzate, perché Monti è stato suggerito/imposto dall’estero, infatti nominato senatore un giorno, il dì seguente riceveva l’incarico di formare un governo tecnico. Le banche che sono esposte col debito pubblico italiano, non vogliono che i loro soldi facciano la fine di quelli dati alla Grecia e di cui vedranno solo il 50% “restituibili”. I burocrati rimangono, con qualsiasi governo, e se mal collocati, riescono a far danni peggiori dei politici stessi!

  4. Liberalizzare non vuol dire lasciar cadere una mannaia sulla testa dell’esistente. Usare la giusta accortezza sulle conseguenze che possono determinare la liberalizzazione del commercio, di arti e professioni è assolutamente necessario. Parlo del mio settore…Potrei essere favorevole alla liberalizzazione del commercio. Ma il mio settore non è in grado di subire lo tsunami che procura la liberalizzazione, perchè non sono stati creati i presupposti di scelta. Si fanno scelte da ragioneria ed è un grandissimo errore. E voi – parlo dei media – avete il vizio di discutere del problema sempre salendo di qualche gradino di troppo.

  5. angelo

    Cosa significa liberalizzare una professione come quella de”avvocato ? Quali vantaggi economici reali per il Paese arriveranno da questa liberalizzazione ? Io da avvocato che lavora al sud ritengo sinceramente il problema della liberalizzazione del tutto irrilevante. Gli avvocati dalle mie parti sono migliaia e ogni anno ne entrano a frotte molti altri quindi uno in più uno in meno chi se ne frega. Peraltro la liberalizzazione la hanno fatta gli Ordini delle nostre parti che hanno sempre avuto mano larga agli esami di ammissione sia quelli scritti (una farsa) sia quelli orali (una formalità a meno di non fare scena muta). I vantaggi per il Paese se intendiamo per Paese i Clienti sinceramente non li riesco a vedere mentre se intendiamo il settore in cui lavoriamo li ritengo inesistenti. Se poi per Paese si intende la Confindustria & Co. allora quelli si saranno cospicui naturalmente a scapito del Paese reale.

  6. un invito a riflettere sulle liberalizzazioni e le leggi che le “regolano”, come dice l’articolo, in maniera disarmonica. il settore dei pubblici esercizi (bar) non ha avuto alcun beneficio dalla liberalizzazione: i prezzi non sono diminuiti, la qualità non è aumentata, l’improvvisazione regna sovrana peggi di prima, gli strumenti di lavoro sono smpre più precari perchè precaria è la vita delle aziende del settore. Un settore che prima produceva ricchezza per i suoi occupati e per il suo indotto e adesso è solo una corsa a spendere meno: per gli arredi, per la sicurezza, per la qualità mentre il consumatore non ha ottenuto niente, anzi si va verso la massificazione delle proposte industriali che limiterà le scelte dei consumatori come succede nelle catene di supermercati di proprietà francese dove la baguette scongelata ha preso il posto del pane nazionale. Audiovisivi: con al liberalizzazione abbiamo Coop, Autogrill e centri commerciali che vendono solo dischi di compilation o artisti che passano attraverso la catena pubblicitaria, e sono spariti i negozi di dischi, che facevano cultura, tendenza in cui artisti fuori dal circuito commerciale (Sanremo, case discografiche majors, clan tipo Cecchetto) potevano crearsi un pubblico. Distrutta la qualità per creare una oligarchia del mercato musicale che impone i suoi modelli consumistici: la tv fa Amici, il vincitore fa il disco, il giornale scandalistico fa lo scoop; così si è condizionata in peggio la vita delle persone. Editoria: Coop, Autogrill e grande distribuzione (compreso Mondadori e Feltrinelli) hanno ucciso le librerie, punto di incontro dove il libraio era fonte di sapere e creava un pubblico di lettori. Non c’è scelta se non fra i titoli pubblicizzati dai canali interessati! Ora Giannino stesso, se scrive un libro, è condannato a cercare il successo commerciale dell’opera attraverso la pubblicità del circuito commerciale, come Stella. Si omologano i gusti, si massificano le tendenze esattamente il contrario di quello che dovrebbe creare il dibattito letterario. E infatti l’unico mezzo di libera espressione che è rimasto è questo cavolo di internet: mi state leggendo!

  7. AMSICORA

    in realtà le professioni sono già liberalizzate, posto che abbiamo oltre 200mila avvocati, oltre 350mila medici, oltre 50mila dentisti, e poi centinaia di migliaia di commercialisti, architetti, ingegneri….

    inoltre con un provvedimento demenziale del governo prodi-visco sono state abolite le tariffe minime, anche per professioni a tutela di diritti inviolabili come la difesa e la salute

  8. federico

    Sono un avvocato e non ho pregiudizi verso la liberalizzazione della mia professione, ammesso che ci siano ulteriori paletti da abbattere …. Il problema a mio avviso è un altro: il mio studio ha diverse cause per le quali le probabilità di successo sono ragionevolmente elevate. Abbiamo fatto dei preventivi ai nostri clienti ed abbiamo pattuito che una parte del compenso sarà pagata all’esito del giudizio. Ora accade che di anno in anno l’udienza conclusiva delle cause sia rinviata dal giudice il quale ha il ruolo troppo pieno e non può decidere il nostro caso. Dunque il mio studio si trova nella posizione di vedersi spostato sine die il momento in cui maturerà il proprio compenso ad opera di un soggetto terzo rispetto al rapporto avvocato/cliente; soggetto terzo che è giustamente indipendente e indifferente alle sorti del compenso del mio studio. In questa situazione, come si può chiedere ad un avvocato di “stare sul mercato” ? quali sono le regole del mercato nel quale dobbiamo operare ? Come può un avvocato preventivare con ragionevoli margini di ragionevolezza il proprio guadagno e dunque progettare eventuali investimenti, risparmi, assunzioni e tutto ciò che gli consente di continuare ad operare in modo efficiente per migliorare il proprio servizio ed andare incontro alla clientela ?

  9. Sergio

    Un vero giornalista dovrebbe esporre un articolo di tale importanza in modo obiettivo e “non di parte”.E’ facile parlare di liberalizzazione come “più lavoro per tutti” o cm un vantaggio per chi ,laureato in Farmacia, lavora da dipendente; Purtroppo non è tutto rose e fiori!Liberalizzare le farmacie significherebbe creare una concorrenza che porterebbe solo alla rinuncia da parte dei giovani di laurearsi in questo settore, questo porterebbe alla scomparsa delle farmacie nei piccoli centri, con conseguente disagio dei propri cittadini.
    Inoltre vorrei ricordare che la farmacia è una delle poche attività che premia non solo chi si trova in buone condizioni economiche ma anche chi ha meriti culturali nel settore (tramite i CONCORSI).
    IL soprannumero di farmacie non permetterebbe comunque di abbassare i prezzi dei medicinali in quanto fabbricare un medicinale non è come “vendere il pane”, ha i suoi costi (ricerca,produzione,testaggio,strutture,smaltimento rifiuti).
    Sono un laureato in CTF(chimica e tecnologia farmaceutica) in cerca di lavoro!…ma a quanto pare fanno di tutto per ostacolarti invece di togliere di mezzo quei porci sazzi che si trovano in parlamento!!…prima spendono soldi per i loro vizi e poi mi alzano il prezzo della benzina e della tassa sull’immobile!……..NON FATEVI INGANNARE DAL GOVERNO E DAI LORO GIORNALISTI DA 4 SOLDI!!!!!

  10. alberto

    … il notaio da cui mi trovavo stamattina e al quale chiedevo uno sconto implorando un po’ di “ nero “ mi diceva . Mi dispiace per Lei . E’ venuto troppo presto . Ora deve pagare 2000 euro ( iva compresa ) ma non posso sottofatturare perché sono controllato con il mio repertorio e con le tariffe ufficiali pubbliche ben conosciute anche dal Fisco . Fra qualche mese Catricalà e Monti avranno liberalizzato le tariffe e raddoppiato il numero dei notai . Per questa medesima prestazione io richiederò 4000 euro : infatti per guadagnare quello che guadagno oggi in un mese dovrò raddoppiare le tariffe , avendo la metà dei clienti . Ora solo il 60 % dei miei clienti mi chiede lo sconto , dicendomi che non “ ha bisogno “ della fattura . Fra qualche mese sarà il 95 %. Allora io dirò : bene : mi accontento di 3500 euro , di cui 2000 in nero ma fatturerò solo 1500 euro ( iva compresa ) . Nessuno mi potrà dir nulla perché le tariffe saranno libere . E se con il “ redditometro “ non entrerò nei parametri , comprerò cartoleria eccetera in nero : così da meno spese documentate “ conseguiranno “ meno guadagni presunti dal Fisco . Allo stesso modo si comporteranno i miei vecchi e nuovi colleghi .
    Il ragionamento non fa una grinza .
    Aggiungeva …sorgeranno anche società di professionisti al servizio di confindustria , banche , politici , mafiosi , industriali , sindacati , poteri forti che assumeranno come precari notai ( e altri professionisti ) , spenderanno un sacco di soldi in pubblicità, renderanno servizi pessimi e saranno possedute da altre società con sede in paradisi fiscali , nei quali pagheranno le imposte sui guadagni .
    Questo è il futuro che ci aspetta … e quanto vale per i notai , non è molto differente da quello che ci aspetta in relazione ad altre “ liberalizzazioni “ di taxisti , farmacisti , professionisti ….

  11. roberto

    @Marista
    Molti sono mafiosi ma non lo sanno!!!E’ una frase che non mi stupisce pur sperando di non avere mai l’elenco delle persone che commettono tali reati se solo con il pensiero!Al momento i giovani professionisti devono smetterla di pagare un pizzo legalizzato rappresentato dagli ordini professionali che per quarant’anni si sono autopromossi e non certamente nell’indirizzo del diritto e l’accesso alle professioni.Pensate un pò che quando si parla di abolizione di leggi sugli ordini professionali molti notabili si stupiscono,ebbene per trent’anni gli ordinamenti hanno vietato i medici ante 1985 l’esercizio della odontoiatria (branca della medicina) attraverso le leggi lobbistiche 471/88, e 368/1998 nonostante in europa non ci fossero limitazioni per l’esercizio della odontostomatologia.In Italia il pensiero a cui lei faceva riferimento l’hanno messo liberamente in pratica.Speriamo che venga presto il 12/08/2012

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