28
Ago
2012

Leccaculo sarà lei

Dare del leccaculo a un politico non è solo un diritto garantito dalla Costituzione a tutti gli italiani: è fargli un complimento. Lo certifica il Tribunale di Genova in relazione alla richiesta di risarcimento presentata dall’onorevole Enrico Nan contro “il necchi”.

I fatti (ricostruiti qui da Mattia Feltri e qui da Matteo Muzio): il 12 agosto 2006 un utente che si firmava “il necchi” (il barista di “Amici Miei”) scriveva sul forum del sito www.uominiliberi.eu, dedicato alla politica savonese:

l’on. Nan ha perso più battaglie lui che l’Italia a Caporetto! Però è sempre lì, non per capacità ma per… penso che il termine giusto sia leccaculismo, o ancor meglio… yesmanismo.

L’On. Avv. Nan, quattro volte deputato per Forza Italia e attualmente coordinatore regionale di Futuro e libertà per l’Italia, partito di cui è anche responsabile credito, ha querelato Davide Sacco ritenendolo l’autore del post incriminato. Davide Sacco è uno che di giorno vende alimenti ai ristoranti, di notte disegna vignette e nel tempo libero è appassionato di politica. Disclaimer: è pure mio amico da vent’anni quindi dichiaro il conflitto di interessi che, pure, inciderà ben poco su questo post, perché non ho alcuna intenzione di parlare di Davide.

Neppure parlerò dell’On. Avv. Nan, tranne che per una considerazione: l’On. Avv. Nan è (o era al momento dell’accusa) un uomo potente, il quale – di fronte a una critica espressa su un forum con poche decine di lettori – ha deciso di sporgere querela, ben sapendo che l’onere della difesa è molto più gravoso per una persona del reddito di Sacco (la responsabilità del quale non è mai stata provata, per inciso) che non per un uomo che tutti conoscono e apprezzano per i suoi grandi successi politici e professionali. Se stessi parlando di un individuo che non stimo direi che si tratta di una manifestazione di inconcepibile arroganza e che chi se ne rende protagonista merita non tanto di scomparire nel dimenticatoio dei bulletti. Trattandosi, invece, dell’On. Avv. Nan, per il quale provo la massima e indiscussa stima, mi astengo da ogni commento.

Ma non mi interessa questo. Mi interessa il ragionamento del giudice, che è molto rilevante sia per la libertà di espressione di noi tutti su internet, sia per il modo in cui noi sudditi dobbiamo comportarci verso gli uomini politici.

Il giudice Massimo D’Arienzo declina la sua decisione secondo due argomenti. Il primo generale: dato il contesto in cui si svolgeva la discussione, collegata ai successi e alle sconfitte di Forza Italia e al ruolo che vi aveva ricoperto l’On. Avv. Nan, quello di “leccaculimo”

si tratta chiaramente di un giudizio politico… che pur nell’asprezza e nella radicalità dei toni non intende certamente trasmodare né in effetti trasmoda in una valutazione denigratoria della persona, ma piuttosto intende, ad avviso di questo giudice legittimamente, rapportare il comportamento del Nan ad un atteggiamento valutato negativamente da un punto di vista strettamente politico.

Conseguentemente,

in quanto espressione del diritto di critica politica le affermazioni contestate… sono giustificate dall’esimente di cui all’art.21 Cost.

Ma il giudice si spinge oltre: dalla discussione nel suo complesso,

deriva il conseguente giudizio radicalmente negativo sull’operato politico del predetto deputato, valutato come il protagonista in realtà non di successi ma di sconfitte politiche (Caporetto) che rimane quindi sull’arena non per l’impegno dimostrato (“capacità”), ma per l’intelligenza, non apprezzata, ma comunque anch’essa certamente politica, con cui si relaziona a chi può deciderne il destino nel settore, approvandone l’azione e le richieste (di qui la certamente aspra e canzonatoria conclusione che per la valutazione politica del suo operato “il termine giusto sia leccaculismo,…o ancor meglio yesmanismo”).

Queste frasi sono più che interessanti: il giudice, consapevole di quali doti vengano premiate dal sistema politico italiano, sostiene, in primo luogo, che l’arte del leccaculismo è manifestazione di intelligenza, e secondariamente che si tratta di un particolare tipo d’intelligenza che i meccanismi di selezione del personale politico tendono a premiare.

Conclusione: (1) la Costituzione protegge il diritto del “Necchi” di dire che un uomo politico a lui sgradito è un leccaculo (politicamente parlando); (2) il leccaculismo è una forma di intelligenza politica; (3) l’On. Avv. Nan ritiene l’attributo del leccaculismo (cioè dell’intelligenza politica) diffamatoria; (4) per rispetto di un uomo sì perspicace, non mi permetterei mai di diffamarlo in tal modo.

7 Responses

  1. Parla come Mangi

    Ma praticamente questo “politico” del 2% nella più rosea delle ipotesi, quindi praticamente del nulla a livello nazionale, si è preso del leccaculo da “il necchi” ed ora anche per iscritto con tanto di timbro, qual’ora non gli fosse stato sufficiente il blog, anche dal giudice.
    Che dire, contento lui…probabilmente non tutti i gusti sono gusti.

  2. AlxGmb

    Personalmente sono contento per il Sig. Sacco, che ha visto garantito il suo giusto diritto di esprimere la sua opinione politica.
    Alla fine sono solo due persone fisiche con opinioni divergenti che hanno trovato la soluzione della loro diatriba in tribunale.
    Essi sono due contendenti di pari grado.
    Il problema vero si genera quando il contenzioso è tra due contendenti posti sullo stesso livello, ma che non sono in realtà sullo stesso livello, perché sono due entità sostanzialmente differenti.
    La situazione si crea a causa della visione antropomorfa che la legge ha dello stato itagliano.
    Ad uscirne sconfitta è la libertà individuale e mi spiego meglio.

    ESEMPIO:
    Art.21 della costituzione itagliana:
    « Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. “omissis”>
    QUINDI, domanda:
    Se brucio la bandiera itagliana per esprimere il mio dissenso politico rispetto all’itaglia medesima, sono costituzionalmente garantito dall’art.21?
    RICITO l’art.21:
    E L’ART. 292 del codice penale (Vilipendio o danneggiamento alla bandiera o ad altro emblema dello Stato)?

    Mi si osserverà che la bandiera non è un mezzo di diffusione, dissento.
    L’art.292 protegge la bandiera da qualsiasi attacco, proprio perché è il principale mezzo di diffusione del messaggio che lo stato vuole con essa (la bandiera) trasmettere:
    “Io sono lo Stato Italiano, dove ci sono Io c’è la sacralità dello Stato Italiano”
    Quindi non è in discussione il fatto che la bandiera sia un mezzo di diffusione di un messaggio, messaggio che è chiaramente politico.
    È in discussione se io posso usare la bandiera come mezzo di diffusione della mia opinione, opinione che è divergente da quella dello stato.
    Il citato art. 21 dovrebbe garantirmi di poterlo fare.
    L’art 292 del cp, che deriva dalla visione antropomorfa che la legge ha dello stato, me lo impedisce con una condanna che può essere fino a due anni di reclusione.
    Una siffatta protezione della bandiera deriva direttamente da una visione antropomorfa dello stato, al punto che l’art 292 cp fa parte di “Dei delitti contro la personalità dello Stato
    Codice penale , Libro II, Titolo I”, cioè si attribuisce allo stato una “personalità”; si tratta lo stato come una persona fisica, quello che deriva da questa impostazione è a dir poco aberrante, mostruoso e letale per la libertà individuale.

    Tristemente mi vien da affermare: altro che fermare il declino, qui l’è tutto sbagliato l’è tutto da rifare!

    Salut a tucc.
    AlxGmb

  3. Cosimo

    L’incredibile è che in questo paese per per stabilire se “leccaculo” sia un’offesa o meno ci vogliano sei anni!! e poi, se non ho capito male questo dovrebbe essere il primo grado…

  4. Davide sacco

    Si, è il primo grado. Non so se, visto il clamore creato, l onorevole voglia ricorrere in appello sotto elezioni…credo che ci punti.

  5. marco

    Leggo e partecipo in quanto ritengo sia “scientifico” e non “etico” il ragionamento del giudice che prende atto che la nostra società non ha ancora la minima contezza di cosa voglia indicare la parola Meritocrazia mentre conosce (SPERIMENTALMENTE parlando) benissimo il valore della raccomandazione dal posto all’asilo all’ecografia entro una settimana, al posto da usciere in comune o a quello di direttore di una cassa di risparmio o di dirigente di un ASL, è entrata nel DNA italico rincalcata dai film di Sordi in cui tanti si son riconosciuti (dal Vigile al Medico della mutua).
    E se vogliamo veramente fare una laparatomia totale in corpore vili dobbiamo domandarci dove erano gli insegnanti, la Chiesa, i giornalisti e le classi dirigenti in quegli anni? e come hanno allevato, con quali valori, i propri figli? i politici lo sappiamo benissimo anche se ce ne scordiamo al momento del voto seguendoli nelle loro nefandezze

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