28
Dic
2009

Le ragioni del mio voto

Ho votato al sondaggio di Chicago-blog “Come ti aspetti che andrà l’economia nel 2010?”. Il cocktail dei prossimi anni è – secondo me – la combinazione di rendimenti del debito pubblico in ascesa e di una crescita moscia. Dunque sono nel campo degli scettici.

La crisi si è riverberata sui bilanci degli stati. E qui si annidano molti pericoli. La crisi espande i deficit pubblici, perché aumentano le uscite statali (per esempio i trasferimenti ai disoccupati), mentre le entrate flettono (il gettito delle imposte si riduce). La crescita del deficit pubblico non è un problema fintanto che non è emesso debito per pagare gli interessi. Un’impresa che abbia un margine operativo lordo positivo prima del pagamento degli interessi è più sana di una che abbia un margine operativo lordo negativo prima del pagamento degli interessi. Come farà, infatti, l’impresa che ha un margine operativo lordo negativo a coprire le perdite? Indebitandosi. E poi, come farà a pagare gli interessi sul debito in essere? Aumentando ancora il debito. Gli Stati Uniti, il Giappone e la Gran Bretagna hanno un deficit significativo – un saldo primario negativo – prima di pagare gli interessi. L’Europa dell’euro, invece, è in pareggio.

Il debito prodotto fino ad oggi è stato assorbito: 1) secondo i paesi – dalle banche di credito ordinario, dalle banche centrali, dalle banche centrali di paesi terzi; 2) dal pubblico dei risparmiatori, che nel 2009 nei paesi emersi è stato acquirente netto di debito pubblico e privato, ma non di azioni. Il grande assorbimento ha dunque impedito che i rendimenti salissero. Il debito è stato emesso e l’onere del debito è cresciuto poco. Si sono avuti nel 2009 dei segnali di difficoltà, per ora nei paesi minori, come la Grecia. Il debito pubblico greco è però una frazione del debito pubblico emesso in euro.

Che cosa accade se il debito – a partire da quello statunitense e britannico – comincia ad essere assorbito solo a rendimenti crescenti? E se il costo crescente dell’assorbimento per di più si scontra con una crescita al più modesta?

Chi prevede una ripresa a «V» pensa che tutto tornerà velocemente al livello antecedente la crisi. Con una crescita economica simile a quella passata, i debiti pubblici non vanno fuori controllo, perché le uscite volte a contenere la crisi si riducono in fretta, mentre aumentano le entrate fiscali.

Alla base delle previsioni a «V» si ha l’idea che, come accaduto in passato, il rimbalzo arrivi in fretta, anche grazie alle politiche economiche espansive. Quello che le previsioni dette a «V» non tengono – secondo me – nella dovuta considerazione sono le differenze rispetto al passato. Per concentrasi sugli Stati Uniti, le differenze rispetto al passato sono: 1) il credito è erogato con fatica; 2) il risparmio delle famiglie è risicato e dunque non può essere usato per aumentare i consumi; 3) il mercato del lavoro è meno elastico; 4) la domanda di abitazioni, prima di rilanciare l’economia, dovrà assorbire le molte case costruite e non vendute.

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