24
Giu
2010

Le politiche keynesiane hanno portato la Gran Bretagna sull’orlo della rovina

Riceviamo da Kevin Dowd e volentieri pubblichiamo:

Il miglior contributo al dibattito parlamentare sulla “finanziaria” d’emergenza del regno Unito è quello dato da Steve Baker, deputato eletto nella circoscrizione di Wycombe. Avvalendosi di un’analisi impeccabile e di fonti universalmente rispettate (ONS – Office for National Statistics – e Banca dei regolamenti internazionali) per i dati che ha citato, Baker ha dipinto un quadro spaventoso: le politiche fiscali dei governi dei paesi occidentali sono insostenibili, e lo erano anche prima che si verificasse la crisi delle ultime settimane.

Lo Stato non può continuare a indebitarsi, non può continuare a spendere e non può continuare a tassare. Né, tanto meno, può far sì (se mai lo ha potuto) che l’economia cresca, uscendo dalla situazione attuale. L’unica alternativa per ripagare il debito pubblico sarebbe innescare un periodo di elevata inflazione, ma ciò causerebbe una catastrofe simile a quella che colpì la repubblica di Weimar dopo la Prima Guerra Mondiale.

Tutto ciò comporta la prospettiva dell’insolvenza da parte dello Stato ed è tenendo presente questa possibilità (nonché il fallimento delle politiche keynesiane all’insegna del “più spendiamo, prima ne usciamo”) che è necessario giudicare questa storica legge di bilancio “straordinaria”. Le politiche keynesiane, fondate sui provvedimenti fiscali e monetari più dispendiosi, hanno portato il paese sull’orlo della rovina e devono essere ripudiate, esattamente come fu fatto dopo la crisi con il Fondo Monetario Internazionale del 1976, prima che il vampiro si risvegli.

I dati menzionati da Steve Baker sono decisamente preoccupanti: il debito pubblico è pari a 772 miliardi di sterline, di per sé non una somma intollerabile, ma completamente messa in ombra dagli impegni di spesa per le pensioni pubbliche, che portano il totale a 4.771 miliardi di sterline, sestuplicando il valore del debito. Se a questo aggiungiamo le obbligazioni delle banche, che oggi dipendono dallo Stato sotto più di un aspetto, arriviamo ad un valore (usando i dati dell’ONS) di circa 6.300 miliardi. Vale la pensa scriverlo per esteso: 6.300.000.000.000. Le cifre di questa grandezza hanno un tale numero di zero da risultare del tutto inconcepibili. Tuttavia, giusto per offrire un termine di paragone per questo valore, basti pensare che è pari a oltre quattro volte il PIL del Regno Unito.

Un miliardo qui, uno lì e senza nemmeno accorgercene ci troviamo a parlare di cifre piuttosto serie.

Queste cifre rendono inevitabile la bancarotta dell’Inghilterra, a meno che non vengano adottati provvedimenti estremamente drastici.

Mi dispiace calcare la mano, ma devo aggiungere che questi numeri, per quanto siano agghiaccianti e basati su fonti decisamente solide, non sono neanche lontanamente spaventosi quanto dovrebbero.

1: la maggior parte degli “esperti” ritiene che in futuro il rendimento degli investimenti e dei risparmi sarà inferiore al passato (equity premium più basso, eccetera). Di conseguenza dovremmo abbassare le nostre proiezioni relative ai rendimenti finanziari reali futuri. Solo questo rende molto peggiori le nostre prospettive.

2: la maggior parte delle proiezioni degli obblighi di spesa relativi alle pensioni ignora il “rischio di longevità”, ossia la possibilità che le persone vivano più a lungo del previsto, imponendo maggiori oneri al sistema pensionistico (si tratta del problema che ha colto alla sprovvista i presunti esperti, ossia gli specialisti in calcoli attuariali, almeno fino al 2000; basti pensare al crollo di Equitable Life). Il punto che sto cercando di esprimere è che i progressi nella riduzione della mortalità sono molto più grandi di quanto non appaia alla maggior parte degli osservatori, e che i risvolti per il futuro dei piani pensionistici sono decisamente preoccupanti. Per averne un’idea, basti pensare che, nei prossimi quarant’anni, da solo questo fattore potrebbe comportare un aumento della spesa pensionistica di circa il 40-50%. Gli esperti discutono già oggi della “coda tossica” dovuta la numero di anziani che potrebbe raggiungere e superare la novantina: solo questo potrebbe causare il fallimento di molti dei piani pensionistici che sono riusciti a sopravvivere al saccheggio dei fondi pensione effettuato da Gordon Brown, che ha mandato in rovina il sistema pensionistico non statale.

3: l’aspetto più importante, tuttavia, è che il sistema a ripartizione utilizzato per il finanziamento del sistema pensionistico e previdenziale è, in sostanza, uno schema Ponzi, ossia un piano finanziario a piramide. Una volta compreso questo punto, il resto viene da sé, con una certezza incontrovertibile e quasi matematica: i giovani vengono ingannati e costretti a contribuire in misura crescente ad un sistema che in cambio non gli darà niente, il problema non potrà che peggiorare e il suo crollo è comunque inevitabile. Ricordate Bernie Madoff?

4: ci si prospetta un futuro di guerra tra generazioni, in cui gli anziani (che traggono beneficio dal sistema) diventeranno più numerosi e avranno pretese sempre più esose (cure mediche costose, e via dicendo) per un periodo sempre più lungo, nell’aspettativa che i loro figli e i loro nipoti onorino impegni di spesa contratti prima ancora che nascessero. Il sistema è sempre stato sgradevole, ma oggi il piatto piange. Nel frattempo i più giovani dovranno saldare i debiti contratti per studiare all’università, non potranno permettersi di comprare una casa più confortevole, dovranno venire alle prese con un mercato del lavoro sempre più difficile e fare fronte a oneri fiscali crescenti e non avranno la sicurezza economica (pensioni e assistenza medica garantite, eccetera) dei loro predecessori: l’avranno pagata, ma non ne potranno godere.

Nel 1930 John Maynard Keynes pubblicò uno splendido saggio (Economic Possibilities for Our Grandchildren) nel quale immaginava la situazione economica dell’umanità di lì a cent’anni. Le sue considerazioni non hanno retto alla prova del tempo: Keynes prevedeva che il problema economico (la necessità di lavorare) sarebbe stato risolto e che per mantenerci avremmo lavorato appena tre ore al giorno. Egli si preoccupava degli effetti dell’enorme quantità di tempo libero e delle conseguenze della noia sulla salute mentale dell’umanità. Era lo stesso genio che ci ha detto che gli Stati devono uscire dalle recessioni a forza di spesa e che comunque, nel lungo periodo, saremo tutti morti.

Kevin Dowd ha tenuto fino a pochi mesi fa la cattedra di Financial Risk Management presso la University of Nottingham Business School. Attualmente è, tra l’altro adjunct scholar presso il CATO Institute in Washington. In italiano ha pubblicato Abolire le banche centrali (IBL Libri 2009).

Questo articolo è stato originariamente pubblicato sul blog dell’Institute for Economic Affairs, che ringraziamo per la gentile concessine alla traduzione e pubblicazione su chicago-blog.

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11 Responses

  1. Chiaramente lo stesso problema lo avremo noi e tutti gli abitanti dell’occidente, (chi più chi meno). Conscio da anni che arrivato, se mai succederà e nella speranza che non mi espellino prima dal mondo del lavoro, alla pensione, dovrò andare alla caritas…mi domando: come uscirne? Se ne può uscire? E se ciò non fosse: come intervenire per abituare chi ha un certo standard di vita a ridurlo drasticamente? Saranno domande banali ma credo realistiche.

  2. Riccardo

    Personalmente non mi sembra che ci sia stato solo keynesianismo nelle politiche inglesi degli ultimi 30 anni, ed anche tanti altri paesi non se la passano molto bene di questi tempi (vedi USA, un paese non molto keynesiano a mio pare in questo arco di tempo) mentre la Cina non mi sembra un modello di liberismo eppure l’economia avanza come un treno.
    Neppure il calcolo a ripartizione delle pensioni mi sembra una cosa decisa e introdotta da Keynes, ma solo da politici in cerca di voti.
    Per quanto riguarda la riduzione dell’orario di lavoro, ai tempo di Keynes era molto difficile prevedere che 70 anni dopo avremmo dovuto lavorare per pagarci l’I-Pod o il televisore digitale terrestre: per mantenerci in vita con consumi come quelli degli anni 30 in effetti credo che basti lavorare 1 ora al giorno.

  3. Caber

    @ riccardo

    ciò non toglie l’errore enorme commesso…

    anche ai tempi di keynes si poteva guardare indietro 70 anni (al 1860 circa) e vedere che per avere gli stessi consumi di allora bastava lavorare un paio di ore al giorno…

    ma si lavorava per avere l’automobile, per avere la casa, per viaggiare in treno, per pagare le bollette dell’elettricità…

    forse non era così difficile da prevedere… anche solo guardando il trend storico?

    il sistema pensionistico negli USA è nato con FDR, probabilmente il presidente più keynesiano di sempre (era anche contemporaneo) nell’ambito dei programmi conosciuti come “new deal”

  4. Top

    Gli avvenimenti recenti accaduti in Gran Bretagna dimostrano, in modo non contestabile, che Blair e soprattutto Brown non hanno affatto seguito le orme di Margaret Thatcher: ma credete sul serio che TINA avrebbe autorizzato le “Sharia Courts” sul suolo di Sua Maestà (come invece ha fatto Blair nel 2005), nazionalizzato le banche e raddoppiato la spesa discrezionale interna (sanità e istruzione) finanziata col debito come invece hanno fatto Blair e Brown nel 2001-2010?!?

    Ovviamente i Tory si sarebbero comportati in modo ben diverso… ah, sarebbe stato meglio se Blair (che nel 1997-2001 era davvero il “centrista” in campo fiscale, ovvero il “continuatore” di TINA) fosse andato a casa nel 2001… almeno con Hague gli inglesi avrebbero ri-visto il vero thatcherismo… idem con Howard nel 2005… di sicuro avremmo evitato questo colossale disastro di Mr. Brown e amichetti…

    Speriamo che Cameron (conservatore moderato) e i Tory sappiano quello che fanno coi LibDem (i quali sono parecchio “bizzarri”, ma molto più ragionevoli di quanto pensassi io: infatti i LibDem sono stati capaci di firmare coi Tory la “revisione dell’immigrazione”, cosa che quei permissivi dei Labour non hanno saputo fare…) e mi auguro che la “blue-yellow coalition” funzioni, altrimenti…

    In ogni caso, io penso che la “blue yellow coalition” porterà al trionfo i Tory alle prossime elezioni: infatti, perchè votare LibDem per avere il centro? Si farà prima a votare per la destra thatcheriana, ovvero i Tory contro il Labour!

    Voi cosa dite?

  5. Beppe

    @spaziamente
    Beh, temo che l’uscita non sarà concordata. Semplicemente verrà un giorno in cui le pensioni che oggi vengono erogate verranno decurtate in proporzione ai contributi versati in passato dai percettori. O magari in maniera piatta, uguale per tutti. O magari ne verrà completamente sospeso il pagamento insieme al resto delle spese statali. Un po’ come avviene a dipendenti, fornitori e creditori di un’azienda fallita.
    Dite che in tal caso vedremo la prima rivoluzione della storia iniziata da ultrasessantenni?

  6. Riccardo

    @Caber
    sinceramente l’errore lo possiamo vedere a posteriori e dipende dal punto di vista con cui si guardano le cose: nell’800 si lavoravano 12-14 e forse più ore al giorno in miniera, sabati compresi, negli anni di Keynes si lavorava già molto meno ma sempre di più che negli anni 60 quando si è finito per avere la settimana di 40 ore (o meno per taluni contratti e per i part-time).
    Non mi sembra una previsione così errata sinceramente, considerato che all’epoca di Keynes si guardava a soddisfare prevalentemente i consumi di base e culturali.
    Francamente il discorso sulla previsione delle ore di lavoro non mi sembra neanche abbia attinenza con il resto dell’articolo, che io riassumerei così: per avere una pensione futura occorre risparmiare oggi, ogni deviazione prima o poi viene pagata (da chi non sempre è facile saperlo).
    Una regola aurea che i politici fanno finta di dimenticare, e che mi sembra molto più frutto del buon senso che di ponderosi studi accademici.
    Ma in fondo credo che le pensioni maggiori avute dai padri siano diventate case e risparmi che i figli potranno eventualmente vendere per sostenere le spese che i redditi non possono coprire.
    Alla fine il gioco è a somma zero nel complesso ed ha permesso lo sviluppo economico fino ad oggi, e se adesso non funziona più come prima non è certo colpa delle pensioni troppo alte.
    Non c’entra piuttosto il fatto che le risorse sono finite, non si può produrre e consumare all’infinito, e l’incremento marginale della produzione e dei consumi nei paesi sviluppati non può fare altro che ridursi asintoticamente a zero?

  7. Top

    Secondo voi, se Major avesse perso le elezioni dell’aprile del 1992, Neil Kinnock e il Labour, quanto sarebbero durati? Secondo me solo 1 anno: vi ricordo che la svalutazione della sterlina del settembre 1992 ha danneggiato la credibilità del governo in modo pesante (ecco spiegata la sconfitta di Major nel 1997).

    Secondo me, se Kinnoch avesse vinto le elezioni del 1992, il Labour avrebbe persino cercato di abolire “la Thatcher-economics”, quindi il governo (con una stretta maggioranza) sarebbe caduto (come successo nel gennaio 1979 al laburista Callaghan) e i Tory avrebbero ripreso il potere nella primavera del 1993 (e lo avrebbero mantenuto senza interruzioni fino ad oggi).

    E invece abbiamo dovuto sorbrici 13 anni di New Labour solo perchè Kinnock era stato troppo un “pallone gonfiato” durante la campagna elettorale del 1992 e poi perchè Major ha sbagliato i conti nella svalutazione della sterilna nel 1992…

    Voi che dite?

  8. Top

    E, ricollegandomi alla “storia alternativa” di Major-Kinnock, chi avrebbe guidato i Tory alla riscossa nella primavera del 1993? Vi ricordo che lo scenario da me ipotizzato è molto simile a quello reale vissuto nel 1979… quindi TINA avrebbe ripreso in mano il partito e il paese fino al 1999 (ovvero fino al ritiro a 74 anni di età, che è la stessa età a cui Chirac ha passato la mano a Sarkozy nel 2007), il che significa che il Labour avrebbe perso pure le elezioni successive… e sarebbe stato un bene per tutti, anche per loro.

    Voi che dite?

  9. Top

    A proposito delle pensioni, scommetto che, un giorno, uno dei prossimi governi dell’Italia sarà costretto a varare, in una notte di fine giugno (magari durante il Mondiale di Calcio) il seguente decreto legge:

    “A partire dal 1 settembre del presente anno, l’età anagrafica per andare in pensione è innalzata a 65 anni per tutti. Le attuali finestre previdenziali vigenti vengono abolite e sostituite dalla nuova finestra unica del 15 dicembre”

    Io l’ho scritto “alla casereccia”, ovvero in modo “non-giuridico”, ma spero che abbiate capito il concetto… io ho scritto 15 dicembre (ma potrebbe essere 22 dicembre, 18 gennaio, ecc.) come “finestra unica” e una età anagrafica di 65 (come in USA), ma potrebbe pure essere 66 (come ha proposto Sarkozy) o 67 (come in Germania e Canada) e, cari lettori, vedrete che un giorno sarà così pure in Italia…

    Consiglio a Berlusconi di prepararsi a questo fatto inevitabile… perchè? Semplice…
    “There is no alternative!” – Margaret Thatcher

    Voi che dite?

  10. L’unica soluzione, che piaccia o no, che si voglia implementarla o no, è la riduzione drastica dello stato sociale.
    Se non sarà ridotto per volontà dei politici, sarà ridotto per incapacità di mantenerlo. Che sia attraverso l’insolvenza, l’iperinflazione o altro, il sistema si sta avviando alla fine. Perché un giovane dovrebbe produrre e lavorare, se poi il frutto del suo lavoro gli viene confiscato in qualche modo?
    La realtà è che le nostre economie possono esistere solo con una elevata produttività e se questa viene distrutta dallo stato l’effetto è la rovina economica.

  11. liberal

    Leggo tanti bei discorsi ma il fatto che il Governo si sia svenato per aiutare le grosse Banche che stavano fallendo non se lo ricorda nessuno? Il disastro attuale è stato provocato dalla forsennata politica della Tachter! Industrie fuori e deregulation selvaggia per la finanza. Questi sono i risultati altro che Stato sociale. La City ha privatizzato i guadagni ed ha socializzato le perdite. Sig. Top Lei è qui per fare propoganda elettorale ai Tories? Se fosse riformata la legge elettorale in UK i Conservatori non vincerebbero più una elezione………e nessuno ne sentirebbe la mancanza, mi creda. Con stima.

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