19
Apr
2010

La nuova paura da Goldman

Come se non bastasse, ci si è messo anche il vulcano islandese con la sua nube, a impedire al sole della ripresa di splendere sui mercati. I danni sono di molte centinaia di milioni di euro al giorno – probabilmente miliardi, ormai –  poiché in ginocchio non è solo il trasporto di persone, ma l’export di beni deperibili che utilizzano appunto il vettore aereo. L’Europa non ne aveva bisogno, aggravata come continua a essere dalla crisi strisciante del debito greco e portoghese, visto che il mercato continua a scommettere contro la tenuta dei due accordi di sostegno ad Atene sottoscritti dai governi europei. In più, l’America con il caso Goldman Sachs ha rivelato al mondo intero ciò che solo alcuni continuavano a dire, per non seminare panico: siamo ben lontani dall’aver messo in sicurezza il problema da cui la crisi è nata, cioè la finanza ad alta leva costruita su montagne di derivati e piramidi di prodotti sintetici.
L’Autorità americana che vigila sui mercati finanziari, la SEC, ha atteso un anno e mezzo dal fallimento di Lehman Brothers prima di dichiarare al mercato di avere aperto un’indagine in cui Goldman Sachs è chiamata a rispondere delle sue scommesse incrociate sui mutui subprime, quelli a bassa solvibilità da cui la crisi è nata. Goldman Comprava e rivendeva con il proprio rating elevato pacchi di quei mutui, e contemporaneamente scommetteva con un grande hedge fund che quegli stessi mutui diventassero insolventi. Con ogni probabilità, dicono gli esperti, rivendeva anche a istituzioni assicurative il rischio di controassicurazione di quella stessa scommessa sul default. Nel giro di pochi giorni, dalle piazze europee si sono subito levate le voci delle banche che ci hanno rimesso carrettate di denari e che oggi dichiarano di essere pronte a far causa a Goldman. Come Royal Bank of Scotland, salvata dal Tesoro britannico a spese dei contribuenti, e che da sola ci ha rimesso più di 800 milioni di sterline.
Goldman Sahcs si difende replicando di non aver violato nessuna norma. Se ci si ferma alla lettera del problema, non è detto che abbia torto. Il quindicennio alle nostre spalle ha visto le grandi banche – non solo quelle d’investimento americane – abbracciare in maniera crescente la prassi per la quale con le nuove tecniche era possibile il reimpacchettamento di acquisti e rivendite di prodotti strutturati, era conveniente poiché coi propri rating elevati si abbatteva il rischio dell’emittente iniziale agli occhi del prenditore, e in più la convenienza saliva ulteriormente poiché si potevano parallelamente emettere sugli stessi prodotti opzioni incrociate di rivalutazione e svalutazione, magari confondendole elaborando sottostanti dei relativi prodotti derivati pressochè incomprensibili non solo ai profani, ma anche ai più tra i banchieri non esperti di tale materia. Come il giovanissimo vicepresidente di Goldman, il francese Fabrice Tourre, che a 28 anni dopo due master di matematica finanziaria presiedeva alla fabbrica di scommesse incrociate su cui oggi indaga Goldman.
Perché il mercato trema, a questa indagine? Perché è consapevole di almeno tre verità, poco rassicuranti.
La prima è che tale prassi non si è affatto fermata, da un anno e mezzo a questa parte. Di nuove regole della finanza in realtà se n’è parlato molto, ma non ne sono state varate ancora né negli Stati Uniti, né in Europa. In Europa abbiamo scelto la via “tecnica” di affidarci alle proposte elaborate dal commissario Michele Barnier, dalla BRI di Basilea, e dal Financial Stability Board guidato da Mario Draghi, che ne ha riferito all’Ecofin lo scorso fine settimana e proporrà il pacchetto finale al G20 entro fine anno. Negli Stati Uniti, la bozza di riforma all’esame del Congresso conta 1336 pagine, ma rolla in alto mare perché l’accordo politico manca.
La seconda è che anche le nuove regole di cui si parla soprattutto in Europa, su come spingere le banche a ricapitalizzarsi se possibile senza restringere gli impieghi prima che sia partita la ripresa, non impediscono affatto che esse continuino nel gioco della finanza derivata incrociata, per accrescere redditività e utili.
La terza è che nessuno ha ancora identificato un criterio condiviso, su come comportarsi con banche e intermediari “troppo grandi per fallire”. Attualmente Bank of America conta asset pari al 16% del Pil americano,  JP Morgan Chhase per il 14%, Citigroup il 13%, Wells Fargo pari al 9%: Sono banche commerciali, e per quella categoria c’è chi negli USA propone di scendere non oltre il 4% del Pil. Le due maggiori banche rimaste più d’investimento che commerciali, Goldman Sachs e Morgan Stanley, hanno asset pari al 7% e al 6% del Pil USA, e c’è chi propone di farle scendere non oltre il 2%. Ma il mercato scommette che politici e regolatori non avranno mai la forza di una simile svolta. Per questo i mercati tremano ancora. E non si può dire “che Dio ce la mandi buona”: perché di questo, davvero, non ha colpa lui ma solo gli uomini.

7 Responses

  1. azimut72

    E’ una scommessa che diventa ogni giorno più rischiosa.
    Come scritto a Seminerio, non sarei poi così sicuro che, al momento giusto e di fronte ad un ulteriore accelerazione della crisi, qualcuno non decida veramente di lasciare le banche al loro destino…
    Le situazioni estreme (Grecia? Goldman Sachs?) infondono coraggio…a discapito di tutto il buonismo e le buone maniere (ma anche il latrocinio e l’ipocrisia) con cui ci siamo ubriacati negli ultimi decenni.

  2. pietro64

    Si diceva “non si può togliere il carrello degli alcolici nel bel mezzo della festa”. Infatti hanno solo cambiato il carrello e forse qualche bottiglia…(al debito privato si è sostituito quello pubblico)
    Ora tutti criticano Greenspan per aver tenuto i tassi bassi per assecondare i mercati ma non mi sembra che adesso la musica sia cambiata. Anzi.
    Tassi bassi + quantitative easing + riserva frazionaria al 2% + derivati = disastro economico (prima o poi)
    Pietro64

  3. mario fuoricasa

    Chi con aggregati ferisce.. con gli aggregati perisce.
    I truffati, di ogni ordine e grado, portano la responsabilità della loro ignoranza e superbia.
    Se ineludibile e’ stato il “peccato” ineludibile sara la “penitenza”.
    Mi scusi tanto Giannino se sono banale, ma il problema è banalmente tragico.
    Anche se per via legale si possono moltiplicare le disponibilità monetarie, nessuna formalizzazione matematica, finanziaria o attuariale, è mai riuscita nella moltiplicazione dei pani e dei pesci.
    Qualcuno dovrà pure comiciare a spiegarlo alla gente.
    Grazie per il suo impegno.
    mario fuoricasa

  4. vinicio giuseppin

    W Draghi Mario,gli auguro di fare un buon lavoro anche se l’appuntamento col G20 sarà verso la fine dell’anno.Troppo tempo passerà ancora ..e lacrisi potrebbe essere per allora irreversibile.Il lasso di tempoda ora a domani sembra purtroppo gigantesco ed assomiglia più ad un prendere tempo perchè non si sa che decisioni tempestive assumere o perchè il corso degli avvenimenti si aggiusti con una ripresa più vigorosa…mah!Vuol dire che le politiche di controllo e di sostegno alle banche erano una panacea,una pezza per rabberciare il buco dei derivati.E se l’indagine alllaGoldmanSachs è agli inizi vuol dire che molti analisti,forse anche governi,temono che non ci si possa più allontanare dalle sabbie mobili di una recessione e iper inflazioni tra l’estate ed i primi mesi del2011.Se pensavamo che i paesi emergenti ci togliesserodalle secche economiche garantendoci col loro sviluppo un mercato per una crescita del PIL di 2%o 3% anche da noi ,scordiamocelo.Essi,il Bric,non ha le strutture interne per consentirlo…Speriamo che i Governi ,il FMI,l’0CSE,BMI,a questo punto l?ONU siano saggi e avvisino per tempo i cittadini…Bisogna azzerare tutti i debiti pubblici,per ripartire gradualmente con una velocità più ridotta.

  5. Giorgio

    Le cosiddette autoritá di vigilanza si sono finalmente mosse e hanno messo il naso negli affari di GS.
    A quanto pare erano le uniche ad ignorare i comportamenti di GS e, aggiungo, delle maggiori banche d’affari del mondo.

    L’indagine, a mio avviso, non puó essere circoscritta ai soli comportamenti di cui si parla in questi giorni, ma dovrebbe essere piú approfondita e dovrebbe prendere in esame il comportamento della banca negli ultimi 20.

    Che ruolo hanno avuto GS e le maggiori banche d’affari nelle crisi degli ultimi anni ?

    Vogliamo fare luce sul comportamento delle banche d’affari in seguito all’uscita dei loro report su qualsivoglia titolo ?
    Quando escono report “strong buy” o “strong sell” su un titolo (condizionandone l’andamento), come si comporta o come si é comportata la banca d’affari nei giorni precedenti e in quelli successivi sul titolo oggetto del report? Io non credo che le banche tengano sempre un comportamento coerente con il contenuto del report. L’accusa della SEC nei confronti di GS, sembra confermare questo mio sospetto.

    Qualche fu il comportamento delle banche d’affari prima e dopo l’11 Settembre 2001 ? E’ancora giunto il momento di conoscere i nomi e i cognomi di chi shortava a man bassa le opzioni American Airlines ?

    Qual’é inoltre il ruolo e il comportamento delle banche d’affari nella crisi greca ?
    Che senso ha che gli stati e il FMI prevedano pacchetti di aiuti da 45 miliardi di dollari, quando poi basta un report “disinteressato” di qualche banca d’affari per mandare in fumo tutto in pochi minuti ?
    Se si vuole aiutare veramente la Grecia, del pacchetto di aiuti deve fare parte anche un provvedimento che IMPEDISCA lo short selling sui titoli del debito pubblico e la FINE delle speculazioni sui CDS.

    La dannositá dello short selling é ben nota alle autoritá di controllo, guardacaso fino a qualche mese fa questa pratica era impedita sui titoli finanziari.
    Perché non impedirla sui titoli di Stato di un paese in difficoltá come la Grecia ?

  6. Piero

    allego sotto x voi teorici Chicaghini che fate finta di credere che lo stato invada il mercato.. e fate finta di non accorgervi che sorry spesso accade pure il contrario.. con danni immensi.. e magari poi dite pure che la colpa della Fed frabbica bolle è d’origine puramente statale e non pilotata da Wally che la subisce 🙂
    Piero

    PS:meno male che Tremonti (contro il vostro parere 🙂 bloccò con minaccia di dimissioni l’abolizione dell’Irap.. senò dopo Grecia.. il Portogallo… quindi Italia..

    ……………………………………
    In his speech, Obama (eletto anche con i soldini di Wolly… come tutti.. come sempre.. bipartisan) will call on financial executives to abandon what he says is their “furious efforts” to block an overhaul bill by hiring an army of lobbyists, according to excerpts released Wednesday night by the White House……..

  7. dante Shanti

    Goldman Sachs e i lumaconi della “Mano invisibile”

    Adam Smith coniugava il – Principio di Simpatia – come base fondamentale per qualsiasi scambio, accompagnato da una dose di moralità nel concepire ciò che è giusto ed ingiusto. La sua tesi era ottima allora, ingiusta ora. Dico ingiusta oggi perché la natura dell’essere umano è degenerata non possedendo più la dignità morale per rispettarsi. L’Avidità di godimento ha trasformato il Principio della simpatia col non provar il “Senso della Vergogna”. Esempi del genere ce ne sono nel mondo finanziario vedi il caso Parmalat, Lehman Brothers e, non ultimo la frantumazione della ingloriosa Goldman Sachs. La mano invisibile colpisce ancora, lasciando tracce al suo passaggio come la bava dei lumaconi. A tanto bisognava giungere prima di dire basta a quella mano sempre meno invisibile e sempre più bavosa. L’economia di mercato non si sa autoregolamentare. Una situazione non equa non è accettabile dalla società e ciò giustifica l’intervento da parte dello Stato per ridistribuire le risorse tra gli individui. Il mercato lasciato a se stesso tende ad incivilirsi procurando disequilibrio sociale e ingiustizie nei mercati. Per questo l’intervento dello stato oggi è quanto mai necessario. Gli interventi di stato fatti ultimamente dai vari paesi viaggiano in quella direzione. In questa ottica si muove anche il Premier o Duca di Mezzo di questo governo che da diversi anni sta elaborando il progetto di compartecipAzione prot. N° 30058 al fine di azzerare il debito pubblico e proteggere il lavoro come bene indistruttibile da quei bavosi. Nel concludere il liberalismo si, ma con discernimento per che non cadere nell’oltranzismo e fare la brutta fine dei lumaconi. Dante Shanti

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