16
Nov
2010

La controriforma forense è una riforma contro i giovani – di Gaetano Romano

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Gaetano Romano, Segretario dell’Unione Giovani Avvocati Italiani.

È in via di approvazione al Senato la controriforma forense, in ordine alla quale, i più si chiedono come una riforma settoriale possa avere avuto un iter parlamentare così rapido in un Paese con ben altri problemi. La si chiami corporativa, certo, ma si noti che non è una riforma favorevole alla base degli avvocati, ma solo ai componenti degli ordini professionali, di cui si aumentano le prerogative ed i controlli dirigisti sugli iscritti.

La base della classe forense subirà solo nuove incombenze di ogni tipo (spese e corsi per pseudospecializzazioni, formazione coattiva, corsi ed esami obbligatori per diventare cassazionisti, cancellazione dall’albo per non continuità professionale, vecchi e nuovi controlli reddituali etc etc). e tutto ciò andrà a ricadere, forzatamente e per effetto dominio, sulle parcelle presentate ai cittadini ed alle imprese. Concordiamo pienamente con la valutazione espressa dal Presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà secondo cui siamo di fronte ad una riforma degli avvocati “che fa rimpiangere quella fascista degli anni 30”.

Questo provvedimento così impopolare ha avuto infatti l’indubitabile capacità di “collezionare” la bocciatura, non solo da parte di Catricalà e del Governatore della Banca d’Italia Draghi nelle ultime loro relazioni annuali, ma anche di tutte le associazioni imprenditoriali, di associazioni dei consumatori, dei sindacati.
Com’è allora possibile che questa controriforma vedrà la luce? Ciò forse è dovuto alla leggenda metropolitana per cui ci sarebbe una correlazione tra il numero di avvocati e l’aumento del contenzioso processuale.

Dai dati verificati dall’UGAI riguardo il Barreau de Paris (Ordine di Parigi) si scopre che solo nella capitale francese già l’anno scorso c’erano già più di 18 mila avvocati – ovvero quasi lo stesso numero di Roma (circa 20 mila) nello stesso anno. Anche Monaco di Baviera vantava circa 18.000 avvocati. Se cause aumentassero in modo direttamente proporzionale al numero di avvocati, il numero delle cause pendenti sarebbe (ma non è) lo stesso sia a Parigi sia a Roma sia a Monaco. La controriforma forense non farà altro che accrescere la ben nota acredine dei cittadini verso la classe forense che sarà obbligata – per sostenere le spese ed i balzelli previsti – a scaricare tutto sul consumatore.

Da parte nostra, mentre le liberalizzazioni del 2006 sono destinate a finire nel nulla, abbiamo sempre tentato di dare un nuovo volto più “umano” alla classe forense anche ideando poco più di due anni fa un forum giuridico www.unionegiovaniavvocati.it, senza pubblicità e gratuito, frequentato da più di ventiduemila iscritti, in cui diamo i primi consigli giuridici generali al consumatore, prima che questo si trovi a dover andare presso lo studio di un proprio avvocato.

Ci chiediamo invece in quale modo Berlusconi e company spiegheranno, non solo ai cittadini, ma anche alla base della classe forense, come e perché un governo di centrodestra abbia deciso di partorire una riforma così contraria agli interessi del sistema Paese. D’altro canto anche il PD ha sin dall’inizio condiviso la controriforma forense presentando progetti di legge fotocopia rispetto a quello attualmente in discussione al Senato della Repubblica italiana, e poi, sia in sede di commissione, sia in aula, vi ha fatto una falsa opposizione su questioni di estremo dettaglio lasciando inalterata l’impalcatura autoritaria della controriforma. La Lega Nord fino ad ora ha incredibilmente cercato di spingere al Senato per la controriforma forense che , per assurdo, centralizzerà ancora di più la gestione della professione forense nelle mani “romane” del Consiglio Nazionale Forense. L’Udc, in modo “democristianamente” cerchiobottista” , ha ondeggiato tra lusinghe alle richieste degli ordini professionali e ascolto alle legittime proteste della base della classe forense. Rimane l’Italia dei Valori che ,sul tema in Senato, sembra essersi trasformata ,non di rado, nel più importante alleato parlamentare del PDL-Lega.

Quest’abominio normativo è davvero bipartisan.

8 Responses

  1. Claudio Laera

    La riforma in discussione prevede una serie di norme molto eterogenee tra loro, sicuramente censurabile è il tentativo di rendere ancora più difficile di oggi l’accesso alla professione per favorire chi già esercita a scapito dei giovani, mentre l’obbligo di aggiornamento professionale appare opportuno nell’ottica di un servizio, quale quello dell’assistenza legale, tanto necessario quanto specialistico. Più opportuno sarebbe forse prevedere un filtro a livello universitario dopo il triennio di scienze giuridiche (magari prevedendo un biennio specialistico a numero chiuso per avvocati, magistrati e notai) mentre una liberalizzazione completa svilirebbe il lavoro dell’avvocato riducendolo ad un banale procacciatore d’affari, danneggiando primi fra tutti coloro che si avvalgono della consulenza legale: ragionare semplicemente con la calcolatrice in riferimento ad una professione intellettuale è per lo meno una stupidaggine!

  2. Claudio Laera

    Utilizzare la posizione di chi difende la qualità della professione e difende i più giovani per argomentare una liberalizzazione totale è intellettualmente disonesto, come se si citasse l’articolo di un autore contrario all’ergastolo per avvalorare la tesi dell’eliminazione totale delle pene detentive!

  3. paolo

    il motivo della riforma è chiaro: diminuire gli avvocati e così guadagnare di più.
    invece ritengo che il vero avvocato è colui che si esalta alla sfida posta dalla presenza di tanti avvocati: dovrà studiare più degli altri per emergere e farsi un nome. questa è la concorrenza e questo è il campo dove chi ha passione può emergere. il rischio di non guadagnare è insito nella professione.

  4. Tommaso

    Mi pare che sparare indistintamente su tutta la classe politica sia il gioco preferito di gran parte dei cittadini compreso il segretario dei Giovani Avvocati Italiani. Premesso che non condivido in assoluto lo spirito della riforma in discussione al Senato, seguo da un po’ di tempo i lavori del ddl, e devo dire che l’opposizione, soprattutto gli interventi del senatore Ichino, colgano a pieno l’assurdità della riforma. Probabilmente si dovrebbe, a beneficio di tutti, fare uno sforzo di conoscenza prima di sparare su tutti i nostri parlamentari.

  5. Tommaso

    Mi pare che sparare indistintamente su tutta la classe politica sia il gioco preferito di gran parte dei cittadini compreso il segretario dei Giovani Avvocati Italiani. Premesso che non condivido in assoluto lo spirito della riforma in discussione al Senato, seguo da un po’ di tempo i lavori del ddl, e devo dire che l’opposizione, soprattutto gli interventi del senatore Ichino, colgono a pieno l’assurdità della riforma. Probabilmente si dovrebbe, a beneficio di tutti, fare uno sforzo di conoscenza prima di sparare su tutti i nostri parlamentari.

  6. mariano

    @paolo
    sono indubbiamente belle parole che però mal si adeguano alla realtà.
    l’obiettivo della riforma è soltanto quello di salvaguardare gli avvocati con un portafoglio clienti importante. CHi fatturerà meno di otto mila euro sarà fuori; i grandi studi legali continueranno a lavorare, quelli più piccoli sopraviveranno nella vana speranza di un anno migliore e gli avvocati più giovani avranno la possibilità di emergere soltanto procacciando clienti!
    Scusami se te lo dico ma lo studio e la passione, in quest’ottica, hanno una importanza marginale; la sfida la vincerà chi saprà vendere la propria immagine, chi saprà procacciare tanti clienti e chi saprà mantenere e fidelizzare i vecchi clienti.
    Il fatturato annuo sarà l’indicatore per la verifica dalla cd. continuità professionale pena la cancellazione dall’albo. E’ giusto accollarsi il rischio di non guadagnare nulla o di coprire soltanto le spese di gestione, non è giusto solo per questo motivo essere cancellati dall’albo e vanificare tanti anni di sacrifici.
    Questa “riforma”, a mio parere, non porterà nulla di buono e di innovativo; al contrario, è fortemente incostituzionale.
    Vi prego di leggere l’art. 3 della costituzione nella parte in cui statuisce che “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
    Non c’è niente di più sbagliato ed iniquo che creare degli ostacoli economici ad una “libera professione”, tra l’altro già adeguatamente vessata dallo stato (vedi gli studi di settore, i redditometri, l’aumento degli oneri previdenziali, ecc.)

  7. paolo

    a Mariano:
    preciso che io non sono a favore di tale riforma, che, anzi, va in tutt’ altra direzione rispetto alla mia idea di professionalità e concorrenza@mariano

  8. Alcuni sostengono il riconoscimento pubblicistico d’associazioni fra professionisti.
    Lo scopo è di assimilare queste associazioni agli ordini, conferendo ad esse le stesse competenze: formazione, tirocinio, disciplina, deontologia, tariffe, certificazione di qualità.
    Tutte materie che hanno contribuito ad edificare negli ordini centri di potere corporativo.
    Non si sente il bisogno d’ulteriori limitazioni alla libertà.
    Si potrebbe, invece, abolire gli ordini, perché le norme di diritto privato e pubblico, contenute nella legge, sono più che sufficienti a tutelare tutti gli aspetti dell’attività professionale.

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