1
Ago
2015

La commedia delle ferie dei magistrati: 30 giorni per il governo, 60 per loro

L’Italia è quel paese dove si fanno le leggi per non farle rispettare, diceva il cardinale di Richelieu. Ma una stessa legge uguale per tutti è una sciocchezza perché il leone non è uguale al bue, diceva William Blake. Ecco, sulla delicata faccenda delle ferie dei magistrati, che a fine 2014 ha avvampato i rapporti tra governo e toghe di Stato, siamo all’esatta conferma di quei due vecchi detti. Il governo ha abbassato da 45 a 30 giorni le ferie ai magistrati, contro il loro parere. Ma i leoni non sono i buoi, ergo per la maggior parte di loro non solo deve continuare a valere la misura dei 45 giorni, così scrivono in documenti ufficiali le varie correnti dell’ANM e più d’uno ha fatto ricorso, ma fin qui siamo nell’interpretazione. Quel che più conta, è che a seguito di una circolare e di una delibera del CSM, assunte a marzo e aprile scorso, già formalmente le disposizioni date agli uffici giudiziari consentivano di fatto di salire comunque da 30 giorni più sei festività soppresse (che per i magistrati devono valere comunque) più altro ancora a 42, se non a 46 giorni. Ma il capolavoro è che ora, con una delibera assunta a strettissima maggioranza dal plenum del CSM giovedì scorso e nell’indifferenza assoluta dei media, il capolavoro è compiuto: di fatto, non solo no ai 30 giorni voluti dal governo, non solo meglio dei 42 o 46 ai quali si era comunque arrivati, signori miei i giorni di ferie ai magistrati possono arrivare anche a 60. E chi si è visto si è visto, con tanti saluti al caro governo che ha scherzato col fuoco.

Facciamo un passo indietro. E’ il 13 gennaio, quando il decreto ministeriale firmato dal ministro di Giustizia Andrea Orlando fissa per il 2015 il periodo feriale per i magistrati dal 27 luglio al 2 settembre. I magistrati si oppongono, e il CSM si attiva subito, ma con due pareri in contrasto. Per la settima commissione la norma governativa è fallata, chi l’ha scritta si è dimenticato – chissà se per ignoranza, o perché era un collaboratore del ministro ma magistrato a propria volta – di abrogare l’articolo di una norma precedente, per cui si desume che il limite nuovo dei 30 giorni di ferie vale solo per i magistrati distaccati e non applicati a funzioni giudiziarie, mentre per tutti questi ultimi vale sempre il vecchio tetto dei 45 giorni. L’ufficio studi del Csm è invece propenso alla piena legittimità per tutti della nuova norma dei 30 giorni per tutti.

Per le correnti associative della magistratura invece non c’è alcun dubbio, la norma è illegittima e va impugnata al TAR: tanto che predispongono i moduli per i loro associati. E a prescindere dalla legittimità il conto del governo è sbagliato comunque, dicono, perché il periodo indicato dal ministero è solo quello della chiusura degli uffici giudiziari e non del numero assoluto di giorni di riposo. Dunque si riferisce ai magistrati di Cassazione, Corti d’Appello, Tribunali e addetti ai Commissariati. Le correnti notano che aggiungendo ai 30 giorni i 6 di festività soppresse e permessi, le 5 domeniche e il giorno di Ferragosto, il periodo di ferie è comunque di almeno di 42 giorni e non di 30 come indicato dal governo né di 38, come sarebbe a voler essere pignoli contando dal 27 luglio al 2 settembre.

Restano aperte però molte questioni scottanti. I 15 giorni di ferie in più delle toghe rispetto agli altri dipendenti pubblici – hanno sempre sostenuto i magistrati – servivano a scrivere sentenze e a predisporre atti. Ma il governo restringendo le ferie non ha disposto il blocco dei termini per il deposito di sentenze o per l’assunzione di atti. Ergo il problema è rimasto aperto. Ed è rimbalzato sui capi di ogni ufficio giudiziario italiano. Per questo a marzo e ad aprile il CSM è intervenuto. Mentre, nel frattempo, ogni ufficio giudiziario si assumeva il rischio di fare diversamente. A Roma per esempio i magistrati avranno a disposizione 30 giorni di ferie, i loro colleghi della Procura generale di Torino, invece, possono contare su 42 giorni perché il capo dell’ufficio, Marcello Maddalena, ha applicato la norma taglia ferie del governo Renzi ma con gli addenda. I tribunali di Palermo, Milano, Roma, Torino e di Genova hanno deciso di tagliare, mentre quello di Vercelli ha assunto la stessa decisione dei 42 giorni adottati dalla Procura generale di Torino.

A marzo e aprile, il CSM si è trovato di fronte al dovere di dare indicazioni agli uffici giudiziari, visto che i piani ferie si approssimavano. E la questione centrale – prendendo atto delle pressioni dall’alto espresse dal vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, affinché il, CSM no sconfessasse apertamente il governo – è diventata quella di contemperare due esigenze. Come conciliare con la mancata sospensione dei termini la necessità che i diminuiti giorni di ferie comunque non si risolvessero in un intralcio alla giustizia, quando il fine del governo era proprio quello di alzarne la produttività. Negli interventi ricordati del CSM, compare l’indicazione ai capi degli uffici giudiziari di non fissare udienze 15 giorni prima e dopo il periodo di ferie. Ed ecco l’escamotage, il cosiddetto “cuscinetto soggettivo”. Poiché il capo di ogni ufficio giudiziario deve prevedere piani ferie con facoltà che fino al 50% delle ferie legittime dei magistrati siano fuori dall’ordinario periodo di chiusura degli uffici disposti dal governo, il ripescaggio operato nei mesi dal CSM è stato prima di un numero limitato di giorni aggiuntivi, destinati comunque alla stesura di atti giudiziari ma fuori da ogni obbligo di presenza, fino a 10 giorni. Ma il 30 luglio, l’altroieri, è giunto il capolavoro finale.

Quaranta magistrati del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – praticamente l’intero organico – avevano chiesto al presidente di essere considerati per 30 giorni in servizio senza essere in ufficio, senza toccare il numero dei 30 giorni di ferie legittime volute dal governo. Il presidente del Tribunale aveva negato la richiesta. La settima commissione del CSM ha dato ragione ai 30 che han fatto ricorso al CSM su 40, e il plenum del CSM con un voto a maggioranza-  in cui decisivo è stato il voto proprio del vicepresidente Legnini – ha acconsentito che, oltre a un congruo periodo di permanenza in servizio per smaltire i provvedimenti introitati e studiare i nuovi, si aggiunga un ulteriore periodo di servizio ma senza obbligo di presenza, per esigenze connesse alla redazione di sentenze o allo studio di atti. Con tale criterio, i giorni di ferie paradossalmente possono arrivare a 60, perché naturalmente 30 sono da considerare in servizio ma da casa o da un villaggio turistico o in crociera, naturalmente chini sulle carte e sugli atti, e sia scomunicato chi immagini il contrario…

Ecco, vi abbiamo riassunto la querelle, certissimi che molti magistrati riterranno impropri i termini che abbiamo usato e fuorvianti i toni e gli estremi dei provvedimenti richiamati. Ci arrendiamo: noi siamo poveri buoi, non leoni come loro. L’unica cosa è che tocca a noi, spiegare ai lettori che è proprio un singolare paese, quello in cui un governo scrive una cosa, i magistrati dicono che non è scritta, ogni ufficio giudiziario si regola come vuole, e alla fine c’è un’unica categoria che lavora da dove vuole senza controlli.

 

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2 Responses

  1. Renzo

    9 milioni di cause arretrate pendenti che l’ex ministro della giustizia Severino giudica non attribuili ai magistrati in quanto l’ultimo rapporto UE li collocano tra i primi posti in produttività.
    Il dato estrapolato dal ministro sembra un po’ scarso perché i numeri attengono ai procedimenti chiusi da ciascun giudice, senza tener conto di quanti ne aveva in corso.
    Comunque parlare di produttività elevata laddove giacciono 9 milioni di cause resta un non senso, per dirla con eufemistica garbatezza.
    L’ultimo rapporto UE fra la quarantina di paesi europei, quando la media di spesa destinata è di circa un miliardo e 900 mila l’Italia vi destina 7 miliardi 716 milioni e 123 euri.
    Quanto alle retribuzioni dei pi emme la media è 20 mila e 696 euri i nostri ne percepiscono 31 mila 729.
    Se passiamo ai giudici di corte suprema o ultima istanza, quando la media è 33 mila e 354 da noi ne incassano 89 mila e 779.
    Una produttività, si fa per dire, vista la lungaggine dei processi che risulta ben pagata no?
    Un ultimo dato sul quale la Ministra Severino avrebbe dovuto riflettere, quando parlava di retroattività di una legge o di reato di clandestinità, riflettere anche sul dato che: suddividendo la formazione dei magistrati in iniziale, continuativa, per funzioni speciali e per l’utilizzo di materiale informatico, la media europea è di 3 i nostrani si fermano a 1 ciò presuppone che, superato l’esame di stato, niente più formazione, aggiornamento, studio, loro vanno avanti senza messa a punto fino alla pensione “ complimenti” i casi non risolti, i casi di malagiustizia 84 milioni di euri sborsati dallo stato solo nel 2011 per risarcire le vittime di ritardi ed errori giudiziari o i 9 milioni di cause arretrate sotto questa ottica diventano più comprensibili per il semplice cittadino della strada, naturalmente cerco di non generalizzare, questo non è un pregiudizio è soltanto un giudizio, sapendo benissimo che ci sono magistrati per bene che lontano dai riflettori televisivi fanno il loro dovere, ma proprio per questi magistrati impegnati e preparati, la ministra avrebbe dovuto essere più precisa nel leggere il rapporto UE nonché più incisiva e risoluta nel compiere quegli atti ufficiali per riformare un’apparato dello stato così importante, non più immutabile e differibile

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