5
Lug
2012

In Usa c’è chi finanzia la politica a carte scoperte.

Si stanno scaldando i motori per le presidenziali americane di novembre e uno degli aspetti su cui media e opinione pubblica prestano maggiore attenzione è la raccolta fondi dei candidati. Ha suscitato scalpore la donazione da 10 mln di dollari di Sheldon Adelson, il re delle case da gioco di Las Vegas, ad un superPAC che sostiene Mitt Romney (i superPAC sono organizzazioni di pressione politica che possono accettare donazioni senza limiti). Il New York Times ha subito mostrato il “ditino alzato” per stigmatizzare la figura di Adelson, “il magnate dei casinò che negli ultimi tre anni ha fatto più soldi rispetto a qualsiasi altro americano. Egli è la perfetta illustrazione dello squallido stato della politica del denaro, sborsare la maggiore donazione politica nella storia per far avanzare la propria agenda personale, ideologica e finanziaria, che è selvaggiamente in contrasto con le esigenze della nazione” (dove per “esigenze della nazione” si devono intendere le idee e gli interessi patrocinati dal NY Times).

Il quotidiano newyorkese dimentica di dire che Adelson, oltre ad essere l’americano che ha guadagnato di più negli ultimi 3 anni, è anche l’americano che ha perso più soldi di tutti negli ultimi 4-5 anni. Nel 2008 era il terzo uomo più ricco degli Stati Uniti con un patrimonio di 26 miliardi di dollari, con lo scoppio della crisi le azioni della Sands – la sua società di casinò – si sono svalutate del 95% e in un solo anno ha perso 22 miliardi di dollari. Nel giro di 12 mesi si è ritrovato pieno di debiti e ad un passo dal fallimento. Con le banche che hanno tagliato i finanziamenti, Adelson ha messo mano a gran parte del suo patrimonio personale per sfondare col business delle sale da gioco nel mercato cinese, a Macao, e in tre anni ha recuperato tutti i soldi che aveva perso. Ora non intende fermarsi ed è pronto a investire miliardi di euro per una EuroVegas in Spagna, ma vuole dagli spagnoli uno statuto dei lavoratori più flessibile, due anni di esenzione dei contributi previdenziali e l’abolizione dell’Iva.

Adelson è un self made man, figlio di un tassista ebreo-lituano e di una magliaia ucraino-gallese. È cresciuto in un piccolo appartamento a Boston in cui dormiva sul pavimento insieme ai tre fratelli. Non aveva nemmeno un materasso, solo un gran fiuto per gli affari: a 12 anni si fa prestare 200 dollari dallo zio per iniziare a vendere giornali per strada, a 16 anni compra distributori automatici di benzina e li piazza nei quartieri dei tassisti, il resto è una scalata verso il successo culminato con la costruzione del Venetian, il casinò di Las Vegas ispirato alla città lagunare. Una vita per diventare miliardario, un anno per perdere quasi tutto, altri tre per ritornare in cima. In politica come negli affari Adelson gioca e rischia sempre in prima persona: ha finanziato la vittoria di Scott Walker che ha sbaragliato i sindacati nel recall in Wisconsin e ora è disposto a spendere 100 mln di dollari per sfrattare Obama dalla Casa Bianca. I suoi obiettivi sono manifesti e dichiarati: riduzione delle tasse, sostegno incondizionato ad Israele e lotta al potere dei sindacati. “Quello che mi spaventa – ha dichiarato a Forbes – è la prosecuzione della politica economica socialista che abbiamo sperimentato per quasi quattro anni. Mi spaventa perché la redistribuzione della ricchezza è la strada verso più socialismo e verso un maggior controllo statale sulla vita delle persone”.

Tra i tanti commenti delle opposte tifoserie, i centristi di Bloomberg hanno riconosciuto ad Adelson il merito di metterci la faccia: “È trasparente nelle sue motivazioni e ha reso pubblica la donazione. Ciò per la democrazia è meglio delle donazioni segrete che inondano il sistema. Le sole persone che sanno cosa questi donatori vogliono in cambio sono i candidati e i loro assistenti”. Adelson lo ha detto ancora più esplicitamente: “gente come Soros ha influenzato per decenni le presidenziali facendo arrivare soldi attraverso una rete di società e rimanendo fuori dal radar. Non voglio passare attraverso dieci società diverse per nascondere il mio nome. Io ho la mia filosofia e non me ne vergogno”.

17 Responses

  1. claudio p

    Sheldon Adelson ha contribuito con decine di milioni di dollari a mettere fuori gioco Ron Paul, di cui non condivide la posizione isolazionista. Peccato. Credo che Mitt Romney non sia lo statista lungimirante di cui l’America ha bisogno, ma lo sfratto Obama sarebbe comunque una buona notizia.
    Al di là del contesto attuale credo che il sistema di selezione dei presidenti e dei parlamentari americani sia uno dei meglio congegnati al mondo, ma questo non è bastato ha impedire una certa deriva statalista, per quanto lenta e discontinua.

  2. Francesco P

    Il lobbismo è un male inestirpabile dalla società, un po’ come la prostituzione.

    Il grande “successo” della legge Merlin è stato quello di gettare l’intero settore nelle mani dei più spietati criminali e le ragazze sui marciapiedi. I casini si sarebbero potuti tassare e controllare dal punto di vista sanitario. Il business criminale no.

    Il finanziamento dei partiti come concepito in Italia è ancor più ipocrita della legge Merlin. Almeno i magnaccia non ricevono il contributo pubblico. In più, per finanziare i partiti, cosa quanto mai necessaria in un sistema pieno di blocchi e in cui sono erogati finanziamenti pubblici, occorre evadere il fisco e costituire fondi neri.

    Ben venga dunque il finanziamento alla luce del sole e la deducibilità fiscale dei contributi. Almeno sappiamo chi paga e perché!

  3. claudio p

    @Francesco P
    almeno negli USA ci si sforza di distinguere l’attività economico-finanziaria, da quella politica e da quella lobbistica. In Italia (e nella maggior parte del pianeta) i tre ingredienti si fondono in un cocktail indigesto se non addirittura velenoso per contribuenti e consumatori.

  4. francescosecondo

    Sono assolutamente contrario ad Obama, ma affermare che egli voglia redistribuire il reddito o che voglia introdurre elementi di socialismo negli USA, e’ assurdo, Obama pensa essenzialmente ai suoi straricchi sponsors, la giustizia sociale non e’ tra le sue ambizioni, e’ un radicalborghese da un punto di vista politico

  5. AlxGmb

    @Francesco P
    Perchè dice che la prostituzione è un male?
    Lo sfruttamento, ossia obbligare la persona a prostituirsi contro la sua volontà, è un male gravissimo, non la prostituzione in sè.
    La prostituzione, se liberamente scelta dalla persona che offre la prestazione e liberamente accettata dalla persona che usufruisce della prestazione medesima, è uno scambio come un altro.
    Nel momento in cui c’è coercizione, allora si viola il diritto di proprietà della persona all’uso libero del suo corpo…e quindi non va bene.
    Il metro di misura è il diritto di proprietà: è violato? si: non va bene. Non è violato? Allora è ok.

    Idem il finanziamento dei partiti: se fatto da privati che liberamente scelgono di dare i loro soldi ad una associazione politica, ad un partito, mi sta bene. Non mi sta bene nel momento in cui i soldi del finanziamento sono pubblici, perchè i soldi pubblici sono recuperati dallo stato con la coercizione. Il problema resta sempre quello: lo stato viola sistematicamente i diritti di proprietà ed è l’unico legalizzato a procacciarsi da vivere con la violenza.

  6. Luciano Capone

    @francescosecondo

    è evidente che il significato della parola “socialismo” ha sfumature diverse sulle due sponde dell’Atlantico. Cmq di socialisti veri a cui è interessata la “giustizia sociale” (qualsiasi cosa questa formula voglia significare) non ne ho visti tanti.

    @claudio p
    è vero ch ha fatto fuori Ron Paul, ma è proprio questo stesso sistema che ha permesso al Dr di raccogliere milioni di fondi da tanta gente comune e di far pesare le sue idee nella prossima campagna elettorale

  7. mick

    Premesso che mi pare assai moralisteggiante la posizione di chi contesta la donazione di Adelson, è sul lato della spesa che bisogna, è indispensabile, intervenire. Negli Usa come in Italia, si deve porre un limite alle spese elettorali! Un tetto massimo oltre il quale indipendentemente da quali sono le disponibilità non si può spendere (e senza i pastrocchi e mezzi imbrogli delle ponderazioni con il numero di voti presi ecc. ecc.)
    Mi pare che non a caso ciò sia esattamente quello che succede in UK.

  8. @AlxGmb
    Ancorché consideri il fenomeno assai avvilente, sono d’accordo sulla visione della prostituzione come uno scambio, se non coercitiva. In certi tristi casi, invero statisticamente marginali, tale servizio può addirittura essere considerato socialmente meritorio. Mi riferisco a prestazioni rivolte a persone con menomazioni fisiche che ne rendono assai difficoltoso l’approccio con l’altro sesso. Non capisco quindi come mai anche il governo attuale, chiamato a coniugare competenza con rigore finanziario, tra i tanti cruenti interventi fiscali disposti finora, non abbia ancora provveduto a eliminare la franchigia garantita a chi alla prostituzione si dedichi con spirito di libera attività produttiva di reddito. L’Italia non può più permettersi questo genere di regali.

  9. Mirko

    Tranne in casi limite (e quello in esempio probabilmente lo è) le donazioni USA ad es delle grosse corporation sono assolutamente uguali per entrambi i candidati. Il che è ovviamente a garanzia di chi finanzia, ma anche dell’intera economia, che sostenendo alla luce del sole ENTRAMBI i candidati otterrà una certa attenzione in ogni caso.
    Dal punto di vista italiano i lobbysti sono loschi trafficoni etc. Negli USA è una cosa rispettabilissima proprio per la trasparenza – non si fanno cose particolari dietro le quinte primo per motivi culturali, ma anche perché non ce n’é bisogno, si possono fare tranquillamente alla luce del sole.
    Inapplicabile da noi – dove il finanziamento pubblico in teoria ipertutela il sistema dei partiti da “influenze esterne” e invece è la palestra dove uno impara a maneggiare a suo piacere un po’ di soldi pubblici – poi quando è ben allenato e viene eletto o trombato e infilato in un cda qualunque allora lì si fa sul serio e tutto quello che si è imparato nella palestra lo si applica su scala professionale.
    Tanto nemmeno con un referendum se lo tolgono il finanziamento – salvo lamentarsi quando la gente non vota o vota Grillo. Problema senza soluzione.

  10. lionello ruggieri

    Vorrei saperre da dove vi viene la certezza che il donatore di grosse somme ai candidati politici Usa non patteggi sotto banco vantaggi e comportamenti politici. In una società in cui l’unica etica è quella della ricerca dell’interesse personale (leggere qualcosa dei liberisti neo e vecchi) non si vede perchè una persona che in questo caso, tra l’altro, ha dedicato la vita ad arricchirsi, dovrebbe cedere per motivi ideali parte della sua ricchezza. A mio avviso l’unica soluzione è quella di limitare le donazioni a somme massimo di 10.000 euro per non più di una volta l’anno. A questo accetterei di aggiungere un finanziamento pubblico (pur se negato da un referendum ora ignorato) con il solito mezzo del “permille” indicato nella denuncia dei redditi. Questo consentirebbe ai cittadini di votare ogni singolo partito tutti gli anni: il partito delude e gli arrivano meno soldi, lavora bene e riceve di più. Quanto allo Stato sociale negli Usa non sanno neppure cosa è. Praticamente lo diceva oggi alla radio persino l’ex ambasciatore Sergio Romano, notoriamente non certo di sinistra, ma obiettivo.

  11. Francesco P

    @AlxGmb
    @Julia Giavi Langosco

    Lungi da me l’idea di parlare di forme non organizzate di prostituzione. La libera scelta della signora che arrotonda offrendo deliziose prestazioni è cosa ben diversa dall’essere parte di un organizzazione. Sennò non sarebbe stato in piedi il parallelo con i partiti, che sono organizzazioni, e con l’ipocrisia delle leggi che favoriscono gli interessi criminali o il sistema corruttivo nascondendosi dietro principi pseudo-moralistici che accomunano clericali e comunisti.

  12. claudio p

    @lionello ruggieri
    tanto minori le mansioni dello Stato, tanto minori le occasioni di corruzione. esempio: se aprire un casinò è un’attività che non richiede una licenza, non può accadere che un imprenditore del settore finanzi un politico sperando che questi lo agevoli nell’ottenere la licenza per un nuovo casinò.
    ora, siccome le mansioni dello Stato si moltiplicano come un tumore (ai danni delle libertà individuali), l’idea di monitorare i finanziamenti ai politici attraverso la legalizzazione e la regolamentazione dell’attività di lobbyng è buona. Essa infatti rende un po’ più palese il rapporto tra politici e finanziatori.
    Per quanto riguarda il tetto dei 10 mila, esso può essere facilmente aggirato attraverso finanziatori presta-nome. Il tetto di spesa, che è più difficile da eludere, in USA c’era ed è stato abolito dopo un interessante dibattito pubblico che è proseguito per anni.

  13. Mike

    A seguito del referendum, in Italia dovremmo avere solo il rimborso delle spese elettorali. Rendiamo effettivo l’esito referendario ed aboliamo il vigente sistema di finanziamento mascherato, di vero e proprio “arricchimento senza causa”, sostituendolo con il rimborso pubblico, al singolo candidato, delle spese effettivamente sostenute e documentate (con regolari fatture, ricevute fiscali, scontrini, etc.). Il finanziamento della politica è altra cosa. Non sono contrario ad un finanziamento trasparente. Ma che sia volontario e privato e non coercitivo e pubblico. Perché devo finanziare con le mie tasse anche partiti le cui idee sono contrarie alle mie? Perché devo finanziare con le mie tasse associazioni non riconosciute che non sono tenute a rispondere dell’uso, spesso improprio, che fanno dei soldi pubblici?

  14. francescosecondo

    Infatti la giustizia sociale e la giustizia distributiva sono cose fondamentali, senza le quali non c’e vera liberta’, ma chi le desidera non deve essere per forza socialista o liberista, anzi, le due ideologie in oggetto le hanno sempre negate e continuano nella pratica a negarle, basti citare la ex Urss , l’attale CIna o gli USA

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