16
Nov
2011

Gli ordini professionali: cosa c’è di selvaggio nella liberalizzazione?

Due giorni fa è stato approvato il nuovo ddl stabilità dove, all’articolo 10, si avvia un possibile percorso di liberalizzazione degli ordini professionali. Le opportunità e i rischi di tale misura saranno approfonditi in un Focus di Silvio Boccalatte dedicato al tema. Ciò che si intende esaminare qui sono gli effetti benefici, che già si vedono, di quella che viene invece definita una “liberalizzazione selvaggia”.

La liberalizzazione degli ordini professionali è un tema molto dibattuto e controverso, più per l’estesa presenza di avvocati nelle Commissioni di Giustizia di Camera e Senato pronti ad impedire ogni riforma che per reali motivi di tutela dei consumatori. La loro giustificazione sarebbe che alla possibilità di avere un mercato più ampio e prezzi liberi si contrappone il rischio per i cittadini di non avere alcuna garanzia di professionalità. In realtà, però, gli ordini professionali e le tariffe calmierate rappresentano un freno più per i giovani avvocati che per quelli incompetenti, disincentivando così i primi a entrare nel settore e ostacolando le loro opportunità di carriera. All’opposto l’opinione di quanti invece considerano questa un’attività commerciale come le altre che, in quanto tale, prevede un compenso per il servizio prestato: ogni ostacolo alla libera concorrenza è quindi considerato principalmente una barriera all’ingresso che tende a tutelare i grandi e già affermati avvocati a scapito dei nuovi arrivati.

Mentre le parti in gioco si perdevano in dibattiti spesso più ideologici che concreti senza riuscire a trovare un accordo in materia, c’è chi è riuscito ad approfittare di quel poco di liberalizzazione introdotta: dei soggetti privati, tra cui Groupon, Altroconsumo e eBay, hanno infatti consentito ad alcuni professionisti (anche ai medici, oltre agli avvocati) di pubblicizzare proposte e sconti (ad esempio 39 euro anziché 500, con un risparmio del 92%). Grazie alla loro iniziativa hanno dato la possibilità agli avvocati che lo desideravano di differenziare la loro offerta e ampliare le proprie quote di mercato.

I vantaggi di questo progetto sono molteplici: innanzitutto, è nata così una nuova professione – cosa non da poco in tempo di crisi – ossia il procacciatore di pratiche legali per gli avvocati. Inoltre si facilita l’ingresso dei giovani professionisti sul mercato che, potendo offrire tariffe più basse, possono competere con quelli già affermati e dotati di una clientela fedele. È poi evidente che il loro successo è legato a una necessità ed esigenza da parte dei cittadini, prima non soddisfatta, che possono così godere di una differenziazione di prezzo del servizio. Infine, grazie alla maggior competizione introdotta è possibile ”smascherare” e, inevitabilmente, punire con l’uscita dal mercato, i professionisti meno capaci e abili, incentivandoli così ad offrire servizi di maggiore qualità: reputazione e fama, non tariffe minime e ordini, selezionerebbero gli avvocati migliori, a ulteriore dimostrazione che bassi prezzi non sono necessariamente sinonimo di servizi scadenti. Di sicuro, non lo sarebbero nel medio-lungo periodo dopo la “prova” dei mercati. Quanti, invece, temono di incappare in un avvocato incapace o incompetente nel breve periodo, sono liberi di affidarsi ai professionisti più esperti.

La reazione degli avvocati è quella di considerarla una “liberalizzazione selvaggia”, “la vendita di diritti fondamentali senza regole e senza la possibilità di verificare la qualità con effetti devastanti per i cittadini, che si ritrovano privi di tutela”: lungi dall’essere questo un mercato pienamente liberalizzato e tantomeno selvaggiamente liberalizzato,  in realtà il sospetto è che essi semplicemente mirino ad opporsi alla concorrenza, a tutto vantaggio della tutela dei loro privilegi più che dei cittadini.

 

65 Responses

  1. Nelle buone intenzioni, la liberalizzazione è cosa sensata. Ma facciamo un esempio per un servizio tecnico: la redazione di attestati di certificazione energetica (ACE) sta vedendo un continuo ribasso dei prezzi offerti ai clienti, al limite della sostenibilità economica. Bene per i cittadini/utenti, si direbbe. Tuttavia la qualità degli elaborati inevitabilmente ne risente, tanto da sentirsi dire “non può pretendere di più di quello che esce dal software utilizzato per i calcoli, dato quello che viene pagata la prestazione”. Se il risultato è la scarsa qualità della prestazione, la liberalizzazione non va decisamente a favore dei cittadini/utenti…

  2. “..Groupon, Altroconsumo e eBay, hanno infatti consentito ad alcuni professionisti (anche ai medici, oltre agli avvocati) di pubblicizzare proposte e sconti…”

    Senta, io la ringrazio vivamente per questa notizia.
    Come appartenente alla PMI non posso che esserne contento e vado subito su e-bay.

  3. ks

    il mercato NON ha MAI SELEZIONATO I MIGLIORI, anzi quando si è in presenza di asimmetrie informative così forti tende a privilegiare i disonesti.
    e non sono un avvocato

  4. dm

    Intrigante il discorso dei 39 euro.
    Però, visitando il sito (ww.giustorisarcimento.it), si scopre che «il compenso per tutta la nostra attività è del 5% del risarcimento ottenuto per le pratiche contro assicurazioni, del 20% del risarcimento ottenuto per pratiche non assicurative».
    Inoltre «spese di apertura e gestione pratica sino al termine, con formula forfettaria, euro 500,00 una tantum».
    Ricordo che in Italia, per gli avvocati, il c.d patto di quota lite è vietato (e infatti, come risulta qui http://www.italiaoggi.it/news/dettaglio_news.asp?id=201111081128051889&chkAgenzie=ITALIAOGGI il titolare di questo studio non è avvocato).
    Esemplificando, allora, a fronte di un risarcimento di 200.000 euro in materia di responsabilità medica il compenso è 39 (la semplice lettera) + 500 (apertura pratica) + 40.000 (20% sul danno liquidato che quindi si riduce a 159.461 euro.

    Un bel risparmio, non c’è che dire…

  5. yugino

    allucinante
    “procacciatori di affari”, cioè gente che fa litigare la gente per vendere il litigio ad un avvocato …?

  6. Luca

    Penso che la strada sia di porre in luce i vantaggi delle liberalizzazione che non solo toccano i neo-professionisti, ma anche coloro che lavorano già.
    Leggevo giorni fa che si vuole separare le carriere per evitare un peggioramento delle prestazioni, questa cosa sicuramente non è gradita a chi operando in piccoli centri (che sia avvocato, o altro professionista) non è sempre sollecitato ad offrire prestazioni complesse, di alta qualità e pertanto offre un range di servizi professionali più ampio e spesso comunque soddisfaciente la sua clientela: perchè impedirglielo?

  7. Io credo che il tema avvocati sia solo un primo aspetto. Si apre al mercato e questo stesso decide che è bravo e chi non lo è.
    Cmq è un falso problema. Il problema vero sono i notai (circa 40K€/mese) e i farmacisti (vedi prima). Dov’è il mercato? Dov’è il talento di questa gente? Come si giustificano stipendi del genere?

  8. giuseppe de rosa

    Leggevo proprio in questi giorni “La ricchezza delle nazioni” di Adam Smith, che giustificava il maggior costo delle prestazioni delle categorie professionali piu’ importanti anzitutto come compensazione per gli anni spesi a studiare e prepararsi per arrivare a fornire una prestazione adeguata a fronte dei problemi piu’ gravi della vita (salute, tutela dei diritti, ecc.) Chi pensa di ottenere il prosciutto di parma pagandolo come la mortadella non sa cosa l’aspetta. e quando arriva la legnata dell’incompetenza gli sta bene.

  9. La prima strada che dovrebbe intraprendere lo stato e spalmare le attività dei notai tra avvocati e commercialisti.

    Trasformare i commercialisti in pubblici ufficiali facendo certificare i bilanci e le fatture attivi e passive. Unire i professionisti e l’agenzia delle entrate affinchè il cliente che non versa venga segnalato immediatamente all’agenzia delle entrate

    Unire gli avvocati ed Equitalia, facendo si che i primi certifichino con i commercialisti la veridicità del credito passando all’equitalia l’incasso dello stesso.

    ecc ecc ecc quante se ne posso creare

    Manette ai professionisti che non rispettano le regole…………con i lavori forzati

  10. Michele

    La liberalizzazione degli ordini è cosa delicata ma giusta, anche se non mi aspetterei grandi business per nessuno. Quello che invece va introdotto perchè i cittadini ne hanno bisogno è un metodo di misurazione delle prestazioni del professionista. Oggi se devo fare un intervento importante non ho nessuno strumento che mi dica che quel medico nel suo campo è eccellente o meno, che quell’avvocato ha risolto brillantemente centinaia di cause come la mia, che quell’architetto non ha mai avuto un problema nelle costruzioni che ha progettato. Il compito degli Ordini dovrebbe essere questo a mio avviso, ossia di applicare una metodologia trasparente che consenta ai clienti di scegliere il professionista più adatto alle proprie esigenze. Se liberalizziamo e basta senza introdurre sistemi di valutazione trasparenti, apriamo una porta soltanto all’abbassamento dei prezzi che – per carità – è cosa buona e giusta – ma va a colpire delle categorie che oggi non hanno nessun privilegio. Inoltre se parliamo di liberalizzazione forse ci sono settori che hanno una importanza molto maggiore per il cittadino che rimangono ancorati ai propri privilegi (taxi?), no?

  11. Mattia

    Ma perchè scusa l’ordine degli ingegneri non ha un tariffario minimo, forse loro non hanno studiato tanto se non di più di avvocati…e poi non capisco il legame prezzi bassi poca professionalità

  12. Filippo

    Parafrasando il grande Ricucci “è facile fare le liberalizzazioni con le professioni degli altri”…quindi che tra gli altri anche l’ordine degli avvocati si opponga a questo progetto con ragioni più o meno condivisibili non mi sorprende più di tanto.Sulla qualità del servizio offerto oggi avendo a che fare con amici avvocati che ormai esercitano da 20 anni la professione non sono del tutto d’accordo con quanto scritto dal Signor De Rosa (se ho ben capito il senso del suo messaggio).Il sistema come è organizzato oggi non garantisce un sistema perfetto:ci sono professionisti ineccepibili ma anche personaggi che ne fanno di cotte e di crude di fronte ad un’ordine degli avvocati che spesso non risulta incisivo nelle sanzioni permettendo a questi personaggi di continuare a fare danni e a contribuire all’intasamento del nostro sistema giudiziario.

  13. giuseppe borrelli

    Mi spiegate perchè quando si fanno i concorsi per giudici, sono i giudici a decidere chi può essere giudice e chi no; e quando si fanno i concorsi per avvocati, sono sempre i giudici a decidere chi può essere avvocato e chi no? Quando gli avvocati si affrancheranno da questa volontaria sottomissione verso i giudici? E poi, perchè, in tanti paesini italiani non si possono aprire farmacie e dare lavoro; solo perchè il farmacista del paese più grande si lamenta all’Ordine? perchè un noleggiatore auto con conducente, che ha tanto lavoro e tanti clienti, deve lavorare in nero perchè i Comuni non rilasciano le autorizzazioni? Meno male che ora siamo commissariati dalla BCE. W la libertà W le liberalizzazioni.

  14. Martino

    Benissimo le liberalizzazioni, ma urgono anche altri cambiamenti. Si devono semplificare le procedure e non obbligare il cittadino a ricorrere al professionista per mille cose! Quindi basta notai. O almeno basta per passaggi di proprietà di auto, case, cambio di sede legale di aziende, ecc (all’estero si fanno con semplici moduli o presso alcuni noti corrieri espressi!). Tasse semplici da pagare ( quindi basta commercialisti, caaf, ecc). Buste paga comprensibili (anche qui basta caaf, patronati o consulenti del lavoro). Basta farmacisti tutelati, quando non sono altro che normali commercianti ( quale farmacista fa più preparazioni galeniche, o sa dare o può consigli se non sull’aspirina) E potrei continuare ancora. Infatti in Italia ci sono già troppi professionisti, ma negli anni il parlamento ha ben pensato di trovargli un po’ di lavoro! Che questi professionisti comincino a fare un lavoro utile, non solo burocrazia. Per esempio, quale commercialista italiano fa consulenza finaziaria per le aziende, consigliando su livelli di indebitamento, margini, investimenti? Nessuno. Redigono bilanci, parlano di iva, black list, ecc. e basta!

  15. carlo alberto

    pur non essendo contrario a priori ad una apertura maggiore del “mercato dei professionisti” vorrei ricordare che il numero degli avvocati nella sola città di milano è la metà di tutti gli avvocati in Francia…

  16. Ci sono molte cose che non capisco in questa storia della liberalizzazione delle professioni. C’è un numero impressionante di avvocati: dov’è la limitazione all’accesso della professione? Vi prego, qualcuno me lo spieghi. Io non faccio l’avvocato, sono ingegnere, tanto perchè non si pensi che ho interessi nel campo degli avvocati. Per quanto riguarda noi, le tariffe minime, che esistono, non sono mai, dico mai, applicate. Esistono invece già società che svolgono servizi professionali a prezzi bassissimi. Sto chiedendo a tutti di farmi sapere quali siano i privilegi dei professionisti, notai esclusi, ma non trovo nessuno che sappia dirmene almeno uno

  17. base rometti

    “Ma perchè scusa l’ordine degli ingegneri non ha un tariffario minimo, forse loro non hanno studiato tanto se non di più di avvocati…e poi non capisco il legame prezzi bassi poca professionalità”

    perchè secondo te, uno che si fa pagare 30 segue una pratica difficle come uno che si fa pagare 70?
    anch’io non ti capisco….
    non state andando a comprare il pane, si tratta di materie complicate che abbisognano di specializzazioni, non di corsa al ribasso. Con la corsa al ribasso sto benedetto “consumatore” che siamo poi noi, non è tutelato per nulla ma preso per i fondelli.

  18. Mazinga

    La liberalizzazione della professione di avvocato è un dato di fatto per la quantità immane di avvocati presenti sul mercato. In Italia ci sono più avvocati che in Francia, Germania e Spagna messe assieme. Nessuna liberalizzazione ha un senso se non si procede all’introduzione del numero chiuso all’Università. Numeri ancora più alti significano scadimento ulteriore della prestazione perchè oggi, nella grande città come nella piccola, non ti puoi permettere di mandare via nessun cliente ed allora, per pochi spiccioli, sei costretto a fare di tutto, dal penale all’amministrativo, passando per il tributario fino al commerciale. O fai così o non mangi. E, o ti fai un culo ENORME, o la stupidaggine è dietro l’angolo, perchè il diritto è complesso.
    Minimi di tariffa? Non fatemi ridere, quando anche hai un cliente seriale (Banca/Assicurazione ecc) ti impone minimi di tariffa scontati del 20/30% e senza le spese generali (12,5% su onorari e diritti). E proprio gli avvocati giovani sono danneggiati da questa situazione perchè non hai potere contrattuale, non certo l’avvocato di fama che ti chiede ed ottiene onorari decenti.

  19. marco

    Per la verita’ ritengo che la misura sia colma. Se non procediamo con passo spedito a modernizzare questo paese, non finiremo soltanto nella fascia dei paesi deboli o mediterranei ma presto ne verremo pure espulsi in quanto inadeguati.

  20. marco

    @carlo alberto
    Perfettamente, questo pero segnala solo un malessere nazionale (litigiosita’, giustizia opaca, lentezze redditizie per l’ordine)
    Guardi invece quanti lagoratori di mobili in brianza, La competizione esiste solo per l’elettronica, le sedie, le scarpe? E quando mai sarebbe nata la Geox se ci fosse stato un ordine? gli operai sono a rischio e non gli avvocati o i giornalisti?

  21. Becore

    carlo alberto :
    pur non essendo contrario a priori ad una apertura maggiore del “mercato dei professionisti” vorrei ricordare che il numero degli avvocati nella sola città di milano è la metà di tutti gli avvocati in Francia…

    la Francia è l’unico Paese in Europa con un numero di avvocati bassissimo!! In tutti gli altri, dalla Spagna alla Germania alla Gran Bretagna il rapporto numero avvocati/popolazione è più o meno lo stesso, quindi basta con questa stupidaggine! E poi vorrei far presente che, se mai si sostituirà questo sistema di accesso alla professione forense, bisogna ricordarsi che andiamo a sostituire NON un buon sistema ma un sistema fallimentare che non ha mai e poi mai fatto una scrematura meritocratica! Di avvocati capre ne conosco a bizzeffe, ci sono e ci saranno sempre, l’unica cosa che cambierà è la possibilità per il cittadino di avere molta più offerta!

  22. lorenzo pelacchi

    A me sembra ci sia un po’ di confusione: io,ad esempio,sono dottore commercialista; già hanno unificato l’ordine con quello dei ragionieri….sui clienti piccoli subiamo la concorrenza delle associazioni di categoria e dei tributaristi.
    Chi ha veramente dei privilegi sono notai e farmacisti,c’è il numero chiuso x notai per y abitanti .

    Se vogliono abolire l’ordine per me non è un problema,se vogliono mettere le mani sulla cassa previdenziale allora è un altro discorso.

  23. Alessandro Simonazzi

    Essendo partner di uno studio di commercialisti, posso dire di conoscere piuttosto bene il mercato delle pofessioni e non ho il timore di affermare che, a prescindere dalle considerazioni “ideologiche”, il livello professionale di molte categorie è mediamente basso già così. Si badi bene che parliamo di soggetti laureati e che hanno sostenuto un esame di stato dopo 2-3 – a seconda – anni di tirocinio. In un panorama del genere, mi sembra avventato – e per certi versi pericoloso – liberalizzare il mercato delle professioni, con la naturale conseguenza di abbassare ulteriormente il livello dei sevizi offerti e – checchè se ne dica – della tutela dell’assistito. Il tutto, sfruttando in modo vergognoso l’ignoranza di un cliente evidentemente abbagliato da una tariffa scontata.
    In secondo luogo, mi preme sottolineare, quali che siano le misure di liberalizzazione che si intenderà adottare, che la prima non potrà che essere l’abolizione del numero chiuso dei distretti notarili, visto che – già in una città di 200.000 abitanti – gli avvocati e i commercialisti sono mediamente svariate migliaia, mentre i notai circa una quarantina e – già per questo – il loro mercato è giocoforza meno saturo e con molti più spazi per nuovi ingressi. Comunque la si pensi, non si può negare che, se così non fosse, si tratterebbe dell’ennesima misura legislativa a favore di una delle tante caste intoccabili nei privilegi che popolano il nostro paese.

  24. GIOVANNI

    L’EX MINISTRO BERLINGUER ISTITUI’ LE LAUREE TRIENNALI, IL CUI SCOPO ERA QUELLO DI AVVICINARE L’INGRESSO NEL MONDO DEL LAVORO DEI GIOVANI ED ARGINARE L’ABBANDONO UNIVERSITARIO IL PIU’ ALTO IN EUROPA. QUINDI ECCO ISTITUITE LE LAUREE TRIENNALI INGEGNERIA; ECCO IL PROBLEMA! IN UNO STATO NORMALE TUTTE LE ISTITUZIONE E A MAGGIOR RAGIONE GLI ORGANI DI RAPPRESENTAZA DELLA CATEGORIA RISPETTANO TALI FIGURE : GLI INGEGNERI TRIENNALI, LA LEGGE HA DATO UN CERTO NUMERO DI COMPETENZE ECC.. INVECE NO IL CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI INGEGNERI FA DI TUTTO PER FARCI FUORI E COSì IL CONSIGLIO SUPERIORE DEI LAVORI PUBBLICI IL GENIO CIVILE ECC… RISULTATO NON SIAMO NEANCHE GEOMETRI, DOPO ANNI DI SACRIFICI MI SONO ACCORTO CHE HO MENO COMPETENZE DEI GEOMETRI (DIPLOMATI) E LA BEFFA E’ CHE IO SONO ANCHE GEOMETRA, QUINDI MI SCRISSI ALL’UNIVERSITA’ PER AVERE MAGGIORI POSSIBILITA’ DI LAVORO. CI TRATTANO COME ESSERI INFERIORI UTILIZZANDO CONTRO DI NOI PARERI INFAMANTI, FATTI DAL CENTRO STUDI DEL CNI, COSTRETTI AD UTILIZZARE TIMBRI UGUALI A QUELLI DEI GEOMETRI. TUTTO QUESTO MENTRE LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE ARRIVA ALLE STELLE, E INDOVINATE CHI VIENE FREGATO IN TUTTO QUESTO? IL GIOVANE INGEGNERE TRIENNALE, O PER MEGLIO DIRE INGEGNERE, PERCHE’ LA LEGGE STABILISCE CHE CHI HA LA LAUREA DI 5 ANNI E’ INGEGNERE MAGISTRALE. MORALE DELLA FAVOLA SE NON CI FOSSE L’ALBO DELGI INGEGNERI A TAGLIARCI LE GAMBE OGGI AVREMMO MAGGIORI POSSIBILITA’ E QUINDI PIU’ LAVORO.

  25. carlo alberto

    Secondo me prima si deve riformare il sistema giustizia e renderlo più veloce ed efficiente,visto che come si sostiene (secondo me giustamente) la lentezza italiana della giustizia è una delle “cause” della proliferazione del numero degli avvocati, poi si deve pensare ad una liberalizzazione concreta.
    Io sono convinto che se si eliminasse o riducesse l’eccessiva burocratizzazione del sistema italiano ad ogni livello e si rendesse efficace ed efficiente la giustizia (anche civile) il numero degli avvocati sarebbe sicuramente inferiore…
    Provo a immaginare una formula matematica:
    eccessiva litigiosità italiana + una giustizia lenta + una concorrenza con prezzi bassissimi tra un numero altissimo di avvocati = aumento del numero cause civili e penali (costeranno molto meno)
    La priorità quindi dal mio punto di vista è snellire e migliorare la giustizia, poi aprire gli ordini e garantire la concorrenza…
    non ho la verità in tasca e non mi permetto di dire agli altri che stanno dicendo stupidaggini, sono abituato a rispettare tutte le idee…

  26. Lasmiste

    @Michele

    Michele, e’ interessante quello che dici: “Oggi se devo fare un intervento importante non ho nessuno strumento che mi dica che quel medico nel suo campo è eccellente o meno, che quell’avvocato ha risolto brillantemente centinaia di cause come la mia, che quell’architetto non ha mai avuto un problema nelle costruzioni che ha progettato”

    A me piacerebbe molto un servizio che fornisse questi strumenti, ma chissa’ che futuro avrebbe? Tu/Voi pagereste per avere un servizio simile?

    Ciao

  27. L’accesso ad alcune professioni è ostacolato da leggi e steccati (avvocati, farmacisti, notai, tassisti…). Rimuoverli sarebbe un bene per tutti, in primis per gli stessi professinisti.
    Certo, in un paese/quertiere invece di un farmacista con un reddito di 3 milioni all’anno ce ne resarebbero 5 che guadagnano 1 milione all’anno.

  28. irene

    @Maurizio Cuppone

    ma di che stipendi stai parlando ?? ma prima di parlare accendete il cervello
    i notai non hanno nessun stipendio! sono liberi professionisti che si fanno pagare le loro prestazioni (cioè gli atti) dai clienti e contemporaneamente fanno da intermediari (aggratis) per lo Stato, cioè incassano per conto dello Stato le tasse che noi cittadini dobbiamo allo stesso per aver acquistato una casa o quant’altro. E non solo. Si pagano di tasca loro gli stipendi dei loro impiegati. Ebbasta con ‘sta storia che bisogna far fuori i notai e che bisogna liberalizzare le professioni. Certo, liberalizziamole e diventiamo tutti partite IVA e poi chi ci paga ??? Ma se le aziende producono all’estero e non in Italia perchè non ce la prendiamo con loro ??

  29. Roberto 51

    Gli amici avvocati, notai, commercialisti, tassisti, giornalisti, farmacisti, e quanti altri esercitano professioni in qualche modo regolate e protette dovrebbero sapere che molti loro concittadini da sempre operano in un regime di “concorrenza selvaggia”, ma selvaggia davvero.
    E’ grazie a questi concittadini, che hanno accettato di sfidare la concorrenza, che oggi in Italia abbiamo un tessuto di aziende che lottano, si affermano in tutto il mondo e ci tengono a galla.
    Io non ci vedo niente di male in una totale liberalizzazione, dove resti solo un controllo di competenza (per esempio, per fare l’ingegnere devi essere laureato e aver sostenuto l’esame di stato).
    Non capisco perché chi produce biciclette debba subire la concorrenza di tutto il mondo e invece l’avvocato debba essere protetto: ben venga l’avvocato cinese e l’ingegnere indiano, se sono più bravi.
    E poi c’è da dire una cosa, lavorare in concorrenza, lottare per un contratto o per una commessa, vincere, anche perdere, ti tiene vivo, ti fa imparare ed è pure divertente.
    La protezione delle professione porta solo immiserimento della professionalità, immobilismo, tariffe assurde e servizio scadente.

  30. filippo

    Quando non e’ ignoranza, e’ sicuramente mala fede. Parlo della crociata liberalizzatrice delle professioni che (come scientificamente verificato per le lenzuolate del 2006) portera’ vantaggi solo ai contraenti forti, di qualsiasi tipo e genere. Lasciando due categorie (il cittadino consumatore ed il lavoratore libero professionista) in braghe di tela. Il resto e’solo fuffa pseudo liberista.

  31. giupi

    è bene chiarire, contro tutti i “se” ed i “ma” un pò speciosi avanzati dagli amanti e difensori dello status quoe dell’ordine costituito,che il consumatore è tutelato solo ed esclusivamente dalla LEGGE. Il cittadino ed il consumatore non hanno bisogno di essere tutelati da una casta che in verità tutela soltanto se stessa. Seguendo il ragionamento dei protettori-difensori degli Ordini ci si potrebbe chiedere come mai gli insegnanti, i politici, i falegnami, i ristoratori e così via non abbiano degli ordini che tutelano il consumatore ma semplicemente REGOLE, LEGGI, NORME a cui sottostare. Gli ordini sono semplicemente una casta di Stato, una delle tante che ingessano il mercato, sono fonte di familismo, mortificano il merito e rappresentano un costo aggiuntivo per i tanti giovani in attesa di entrare nel mercato asfittico delle professioni.Se non si è capito sono decisamente e fortemente contrario agli ordini professionali; abolirli è l’unica soluzione.

  32. ….mi dispiace dover affermare che la redattrice dell’articolo e molti altri ke sostengono la liberalizzazione della professione forense non conoscono nulla di questa professione e dei costi fissi di uno studio; mi limito a replicare chiedendo di verificare il numero degli avvocati inglesi abilitati a patrocinare in Tribunale; il numero degli avvocati francesi e tedeschi; in Italia sono 260.000, un numero davvero eccessivo (4/5 superiore alla media europea) che la Magistratura e molti politici imputano (sbagliando) come la ragione principale della “irragionevole” e patologica durata dei processi civili. Aggiungo, infine, che una tutela legale sbagliata può compromettere il futuro o la sopravvivenza di una impresa, di persone e famiglie; qualcino di voi è disposto a farsi curare e/o operare da un neo laureato in medicina oppure…da un veterinario? …andiamo, siamo seri per cortesia, per diventare un vero “avvocato” ci vogliono anni di studio, lavoro ed esperienza e ci vuole una struttura che costa moltissimo;

  33. Nik Bearside :
    ….mi dispiace dover affermare che la redattrice dell’articolo e molti altri ke sostengono la liberalizzazione della professione forense non conoscono nulla di questa professione e dei costi fissi di uno studio; mi limito a replicare chiedendo di verificare il numero degli avvocati inglesi abilitati a patrocinare in Tribunale; il numero degli avvocati francesi e tedeschi; in Italia sono 260.000, un numero davvero eccessivo (4/5 superiore alla media europea) che la Magistratura e molti politici imputano (sbagliando) come la ragione principale della “irragionevole” e patologica durata dei processi civili. Aggiungo, infine, che una tutela legale sbagliata può compromettere il futuro o la sopravvivenza di una impresa, di persone e famiglie; qualcino di voi è disposto a farsi curare e/o operare da un neo laureato in medicina oppure…da un veterinario? …andiamo, siamo seri per cortesia, per diventare un vero “avvocato” ci vogliono anni di studio, lavoro ed esperienza e ci vuole una struttura che costa moltissimo;

  34. Gentile Dottoressa,
    sono un Notaio e ho letto con molto interesse il Suo articolo, e vorrei con Lei condividere alcune riflessioni.

    I suoi ragionamenti sono suggestivi, ma a mio modesto avviso scontando diverse inesattezze.

    In primo luogo partono da alcuni assunti tutt’altro che verificabili e verificati nella realtà. Si presuppone come nella micro economia classica che non vi siano asimmetrie informative, che tutti gli attori del mercato siano perfettamente razionali, che non vi siano costi di informazione e di accesso al mercato. Tutte cose che nella realtà sappiamo bene non esistono.

    Il mondo delle professioni poi è gravato da pesantissime asimmetrie informative tra contraenti che non mi pare vengano tenuti in conto nel suo ragionamento.

    Ma questi sono “dettagli”, e vengo al sodo del mio commento.

    In Italia siamo avviati a raggiungere a breve i 300 mila avvocati (diconsi trecentomila). Abbiamo 120 mila commercialisti, e centinaia di migliaia di architetti, ingegneri, geometri, psicologi eccetera. I professionisti in Italia sono attualmente 2,1 milioni e nel solo 1998 erano meno della metà. Sono in sostanza raddoppiati in circa 10 anni, a fronte di un’economia che nel frattempo si è invece contratta.
    Tali numeri sono impressionanti e non trovano riscontro in nessun altro paese europeo dove si riscontrano numeri infinitamente inferiori. Nel Regno Unito che ha un PIL di 2700 miliardi di dollari (a fronte del nostro di circa 2300 miliardi), e che ospita la City di Londra, vale a dire uno dei maggiori centri economici del mondo intero, ci sono 117 mila avvocati. Nella vicina Francia che ha un’economia simile alla nostra gli avvocati sono 44 mila.

    A fronte di tali numeri Le chiedo sinceramente: ma di quali barriere all’accesso stiamo parlando? Ripeto di quali barriere stiamo parlando ?
    Il problema dell’Italia è che abbiamo _troppi professionisti_ non troppo pochi. I giovani che entrano in un mercato così saturo ed aggressivo non hanno difese e sono costretti a fare letteralmente la fame. Inoltre consideri che i costi per entrare nel “mercato” delle professioni sono altissimi (costi di studi lunghi e faticosi) e non è ipotizzabile un’uscita dal mercato. Chi è avvocato difficilmente lascerà la professione per cambiare mestiere e quindi confinerà ad esercitare.
    Vi è poi un paradosso su cui la invito a riflettere. Quando in un dato mercato l’offerta supera in modo così esagerato la domanda, e non vi sono quasi possibilità di uscita dal mercato, i prezzi anziché diminuire iniziano in alcuni casi ad aumentare. Il singolo avvocato infatti che è costretto ad avere una sola pratica da seguire, sa che con quella dovrà campare, e la farà pagare più cara del collega che di pratiche ne ha invece 10. Non sempre quindi è il giovane che fa concorrenza al grande studio, ma nello stato attuale la situazione è inversa.

    E veniamo ai Notai, categoria di cui faccio parte. Ricordo che i Notai esistono in oltre 21 pesi dell’Unione Europea (in sostanza in tutta l’Europa continentale) ed in oltre 75 paesi nel mondo che rappresentano il 60% del PIL mondiale. Ricordo ancora, che grazie ad un accesso particolarmente severo il tasso di continuazione e di “familismo” nella professione di notaio è tra i più bassi in assoluto. E’ pari circa al 13-15%, vale a dire meno di 2 notai su 10 sono figli di notai, a dispetto di tutte le grossolane inesattezze che si leggono su molti anche autorevoli quotidiani.

    In tutti tali paesi i Notai sono Pubblici Ufficiali, vale a dire come i Magistrati, rappresentano lo Stato e svolgono _funzioni pubbliche_ e non private. Essi in Italia sono circa 5000, in Francia 7000 in Germania circa 9000. In tutta Europa sono circa 30.000. Siamo quindi perfettamente in linea come numeri.

    A tal riguardo vorrei condividere con Lei una riflessione: il Notaio, così come il Giudice che emette sentenze, crea Atti Pubblici. Essi non a caso iniziano con l’intestazione REPUBBLICA ITALIANA, così come le sentenze iniziano con la dicitura IN NOME DEL POPOLO ITALIANO.
    Ora entrambi, gli atti pubblici e le sentenze non sono beni privati, ma sono beni pubblici. Vale a dire sono beni, la cui esistenza e la cui qualità non esiste a favore delle parti che con il notaio o con il magistrato vengono a contatto, ma a favore del sistema economico, giuridico e civile complessivo. Si immagina Lei di chiedere ad un magistrato di redigere una sentenza “low cost”.. pagando magari meno gli oneri e le imposte del giudizio ?

    Lo stesso dicasi di un rogito notarile. Esso non viene posto in essere nell’interesse delle parti, ma del sistema economico complessivo che su di esso si baserà per costruire nuovi rapporti.

    Non è possibile e ripeto non è possibile richiedere al Notaio di redigere un atto di qualità inferiore, pagandolo di meno, come si potrebbe acquistare un’auto usata o della frutta di seconda scelta od un volo in seconda classe.

    La qualità dell’atto notarile non è negoziabile.

    Aggiungo un dettaglio: il notaio esercita un servizio pubblico, ed è giuridicamente obbligato a prestarlo. Se si rifiuta è soggetto a responsabilità penale per omissione di atti di ufficio.
    Ora come è possibile ipotizzare un tale obbligo.. senza prevedere una tariffa per tale prestazione? Tariffa “fissa” si badi, non minima.

    Anche grazie ai notai l’Italia è all’avanguardia nel mondo in diversi settori: il nostro Registro Imprese (alimentato dai dati dei notai) è oggi il più avanzato e soprattutto il più affidabile del mondo; i nostri pubblici registri immobiliari sono blindati e sicuri e non sono un inutile colabrodo come quelli anglosassoni perché di nuovo i dati che in essi sono riportati sono forniti da pubblici ufficiali affidabili. Ancora ogni anno e da 10 anni i notai inviano 4 milioni di atti firmati digitalmente alla pubblica amministrazione ed è un numero che non ha eguali in europa.

    La sostanza a mio avviso è la seguente: se si vuole migliorare l’attuale stato di cose si parta dalla realtà non dalle astrazioni. Il mercato di Adam Smith non esiste da nessuna parte, se non forse nel mercato dei cereali.. o chissà dove, e la sua mano invisibile e davvero molto invisibile.

    Per chiudere con il suo articolo è sbagliato additare come “selvaggia” la normativa, ma è anche sbagliato additarla come “liberalizzazione”. Libera(lizza)zione da che cosa? Sono piuttosto norme a mio avviso sbagliate ed incoerenti ed anche dannose.

    Con i più cordiali saluti,

    Notaio Eugenio Stucchi

  35. arianna

    Chiedo scusa al notaio Eugenio Stucchi, ma mi corre l’obbligo di integrare le sue informazioni sul familismo all’interno degli ordini: è vero che il tasso di familismo è nell’ordine del 13-15% ma solo se si considerano i figli. Ma come è ben noto la “famiglia” comprende altre parentele e amicizie che non sono appurabili con una semplice indagine sul cognome. Infatti nella famiglia sono compresi mogli, mariti, amanti dei due sessi, cognati, cugini,nuore, generi e tutta quella schiera di amici, amici di amici, parenti di amici, amici dei parenti e chi più ne ha più ne metta pronti a restituire il favore in un incrocio malsano e disonesto. Gli argomenti del notaio Stucchi cozzano con l’esperienza diretta e indiretta di tutte le persone che hanno avuto a che fare con i concorsi per accedere alle corporazioni, perchè di questo si tratta, senza avere “santi in paradiso” .E’ ben triste sentire persone che magari in buona fede si affannano a difendere l’indifendibile, ma gli italiani che passano davanti a cancelli di ville, palazzi e case principesche con scritto sul citofono ” notaio tal dei tali”, “avvocato tal dei tali” qualche pensierino lo fanno e soprattutto da tempo si sono tolti il prosciutto dagli occhi . Cordialmente a tutti voi Arianna Schiavo

  36. Egregio dott. Stucchi,
    i limiti della visione classica sono ben conosciuti, non a caso si parla di un modello “perfetto”. Sicuramente effetti distorsivi casuali e/o causati sono all’ordine del giorno in ogni ambito ecomonico.
    Sarebbe più corretto assimilare i mercati ad ecosistemi in cui ciascun attore abbia la naturale tendenza ad aumentare il proprio potere competitivo a danno degli altri.
    Quando diciamo mercato (o forse è meglio dire “mercati”), in fondo, intendiamo un equilibrio di forze competitive che si estrinseca in prezzi, quantità di servizi, numero di operatori, aggregazione degli stessi, eccetera.
    L’ abolizione degli ordini professionali non significa volere l’abbassamento dei prezzi o la qualità dei servizi – che solo il mercato deciderà (e sono ottimista sul fatto che professionisti capaci e preparati continueranno sempre ad esistere e saranno meglio retribuiti)- bensì ci stiamo domandando in che modo le stesse attività professionali possano essere oggetto di libera contrattazione come già avviene al di là del confine italico.
    Gli ordini professionali sono organizzazioni antiche, legate ad un mondo in cui la conoscenza era appannaggio di pochi. L’avvento dell’informatica, l’accesso immediato alla conoscenza da parte di un numero sempre maggiore di persone (avvenuta anche con la complicità di una offerta universitaria più legata ai numeri che ad altro) ha cambiato quell’ecosistema in cui si incontrano domanda ed offerta. Non considerarlo è anacronistico.

    Il punto allora è fare in modo che la domanda di servizi professionali abbia gli strumenti opportuni per conoscere al meglio l’offerta degli stessi.
    E’ mia convinzione che questi strumenti non potranno mai essere definiti dagli albi professionali, che non hanno l’obiettivo di distinguere il valore creato dal singolo professionista da quello dell’attività professionale tout-court.

    Consideri poi che stiamo parlando di Ordini Professionali accomunando professioni diversissime (cosa hanno in comune i farmacisti con i notai o gli ingegneri con i giornalisti?): una abolizione del concetto di ordine professionale sarebbe funzionale ad inquadrare meglio le singole attività svolte, definirebbe le problematiche specifiche, darebbe l’opportunità di differerenziare proprio quelle norme che giudichiamo sbagliate, incoerenti ed anche dannose.

    Infine una domanda nata con la lettura del suo post: se considera pubblico il servizio notarile, perchè è una transazione diretta tra privati a remunerare un notaio? In fondo un giudice non ha un compenso direttamente proporzionale al numero di cause affrontate.

  37. mr_kost

    Vi rimando solamente ad un mio commento lasciato all’inizi di luglio 2011 a seguito di un articolo simile.

    http://www.chicago-blog.it/2011/07/01/abolire-gli-ordini-professionali-se-non-ora-quando/#comment-19982

    Va bene essere liberali ma scrivere sciocchezze no!
    L’unico problema di alcuni ordini è la barriera all’accesso. Per l’ordine degli Ingegneri no, è sufficiente essere laureato e fare l’esame di stato non selettivo. Basta eliminare le barriere e si lascino perdere i costi delle prestazioni. Vi faccio un esempio. Per una qualsiasi attività da ingegnere su un qualsiasi immobile posso chiedere almeno 500€ netti data l’importanza che riveste tale pratica? Devo pur mangiare, affrontare spese,la benzina,l’auto,… Potete a questo punto farvi il calcolo di quanto dovrei chiedere al cliente (500+contr. previdenziali+irpef+irap+iva) e stiamo come minimo a 1000€. Sa cosa mi dice il cliente? Ingegnè ma così tanto vuole? Vabbè dobbiamo morire di fame, e sia, ma almeno non veniteci a dire che siamo quelli che vivono sulle spalle degli altri.
    E non dite ai giovani di studiare. Fate i muratori, gli imbianchini, gli idraulici o gli elettricisti ma non studiate. Inizierete a lavorare a 16 anni, guadagnerete 10 anni prima di un ingegnere, andrete in pensione prima, non dovrete stare sulle spalle dei vostri genitori, non dovrete spendere 50000€ per prendervi un pezzo di carta. Ma chi ve lo fa fare a studiare. Noi ci siamo cascati, voi non fatevi fregare.
    Per inciso, le tariffe non esistono più e non esistevano neanche prima dell’ultima riforma o delle lenzuolate di Bersani, valevano solo per la P.A. e le grandi aziende. Inoltre, e concludo, volete sapere quanto prende un ingegnere CTU per il tribunale? Circa 7€ a vacazione (2 ore). La mia colf prende, con i contributi, 9€ l’ora. Ma chi me lo fa fare a lavorare come ingegnere???
    Saluti amari.

  38. irene

    @arianna
    lo stesso dicasi per diversi avvocati, medici, commercialisti, professori universitari, ingegneri… continuo ?

  39. irene

    CONDIVIDO…

    mr_kost :Vi rimando solamente ad un mio commento lasciato all’inizi di luglio 2011 a seguito di un articolo simile.
    http://www.chicago-blog.it/2011/07/01/abolire-gli-ordini-professionali-se-non-ora-quando/#comment-19982
    Va bene essere liberali ma scrivere sciocchezze no!L’unico problema di alcuni ordini è la barriera all’accesso. Per l’ordine degli Ingegneri no, è sufficiente essere laureato e fare l’esame di stato non selettivo. Basta eliminare le barriere e si lascino perdere i costi delle prestazioni. Vi faccio un esempio. Per una qualsiasi attività da ingegnere su un qualsiasi immobile posso chiedere almeno 500€ netti data l’importanza che riveste tale pratica? Devo pur mangiare, affrontare spese,la benzina,l’auto,… Potete a questo punto farvi il calcolo di quanto dovrei chiedere al cliente (500+contr. previdenziali+irpef+irap+iva) e stiamo come minimo a 1000€. Sa cosa mi dice il cliente? Ingegnè ma così tanto vuole? Vabbè dobbiamo morire di fame, e sia, ma almeno non veniteci a dire che siamo quelli che vivono sulle spalle degli altri.E non dite ai giovani di studiare. Fate i muratori, gli imbianchini, gli idraulici o gli elettricisti ma non studiate. Inizierete a lavorare a 16 anni, guadagnerete 10 anni prima di un ingegnere, andrete in pensione prima, non dovrete stare sulle spalle dei vostri genitori, non dovrete spendere 50000€ per prendervi un pezzo di carta. Ma chi ve lo fa fare a studiare. Noi ci siamo cascati, voi non fatevi fregare.Per inciso, le tariffe non esistono più e non esistevano neanche prima dell’ultima riforma o delle lenzuolate di Bersani, valevano solo per la P.A. e le grandi aziende. Inoltre, e concludo, volete sapere quanto prende un ingegnere CTU per il tribunale? Circa 7€ a vacazione (2 ore). La mia colf prende, con i contributi, 9€ l’ora. Ma chi me lo fa fare a lavorare come ingegnere???Saluti amari.

  40. arianna

    Consiglio a tutti la lettura dell’articolo di Statera a pagina 5 affari e finanza di Repubblica di oggi.
    Saluti

  41. Fede

    Ma perché nessuno vuol liberalizzare l’accesso alla giustizia? Avviene invece il contrario: aumentano le tasse per accedere, si introducono ostacoli vari: tempi lunghi prima di poter agire, tentativi di conciliazione obbligatoria, si rende meno remunerativo il lavoro degli avvocati.
    Perché non liberalizziamo l’accesso alla professione di giudice? e naturalmente leghiamo il reddito dei giudici alla produttività e alla resistenza agli appelli delle loro sentenze.

  42. @Lasmiste

    Nessuna parentela, mi dispiace.
    (e mi dispiace effettivamente perché qualche malinteso in passato è accaduto)

    In ogni caso, quand’anche fosse, (e così non è, ripeto) non invaliderebbe il dato statistico, che fissa il tasso di continuazione nella professione a circa il 13-15%.

    Rimangono ovviamente legittime le opinioni di tutti, ma a mio avviso è necessario partire da un comune denominatore di dati veri e non dai luoghi comuni.

    Un saluto,

    Eugenio Stucchi
    http://www.notaipiniestucchi.it

  43. Pur nel rispetto delle reciproche opinioni provo qui a dare conto senza pretesa di completezza di quale sia la funzione delle tariffe.

    Spesso si sente dire che esse servono a garantire la qualità della prestazione. Tale affermazione a mio avviso è almeno in parte non corretta ed ha ragione chi la contesta dal punto di vista teorico e scientifico.

    La tariffa infatti di per sé da sola non garantisce nulla, se non appunto un determinato ricavo a chi la percepisce.

    Se si scende tuttavia un poco più in profondità, si può osservare che non tutti i “mercati” sono uguali. Ve ne sono alcuni, (e quello di molti servizi professionali è tra questi) nei quali le cosiddette “asimmetrie informative” tra professionista e cittadino sono altissime. In tali casi il fruitore del servizio non è assolutamente in grado di valutare la qualità del servizio professionale che gli viene reso. E’ il caso ad esempio della prestazione medica, o di quella di un avvocato o di un notaio o di un ingegnere o di altri che non cito per brevità.
    L’utente in altre parole non può valutare la bontà della prestazione come farebbe con un vino o con un pomodoro o con un sedile di aereo o di treno, perché non ne ha gli strumenti.
    In alcuni casi poi, (ed è il caso del notaio) la prestazione viene posta in essere non nell’interesse del solo suo fruitore immediato, ma di tutto il sistema giuridico nel suo complesso. E’ possibile quindi che una cosa percepita come negativa per fruitore immediato sia invece necessaria per la stabilità e l’efficienza del sistema.

    Ora in tali casi ed in tali settori con altissime asimmetrie informative, la tariffa ha una sua precisa funzione ed utilità.
    Essa infatti impedisce a chi lavora con scarsa qualità di praticare prezzi insostenibili per chi invece lavora con scrupolo e quindi con costi fissi maggiori.

    E’ errato quindi dire che la tariffa, da sola, “garantisce la qualità” atteso che essa da sola è insufficiente. E’ però corretto osservare che la tariffa se correttamente strutturata impedisce che la cattiva prestazione scacci quella buona dal mercato.

    Il controllo sulla qualità invece in tali settori non può che essere garantito da organismi terzi, che non si trovino in situazione di asimmetria informativa come ad esempio degli ordini professionali, che in questo senso, concordo andrebbero potenziati e la cui terzietà andrebbe aumentata ad esempio inserendo al loro interno membri delle associazioni di consumatori, come proposto dall’Antitrust.

    Nel caso dei Notai ad esempio, ogni due anni tutti gli atti sono soggetti a controllo non da parte dell’ordine professionale, ma addirittura dal Ministero della Giustizia, da cui i Notai gerarchicamente dipendono esattamente come i magistrati.

    In tale sede si verifica che gli atti non contengano disposizioni o pattuizioni di dubbia validità o di scarsa chiarezza, o non conformi alle vigenti leggi.

    Ora… non è possibile in tale sede obiettare che l’atto è stato redatto in modo trascurato o dozzinale… perché si trattava di tariffa scontata. Che sono stati omessi i controlli urbanistici, catastali o ipotecari.. perché la parte ha chiesto di risparmiare.. come potrebbe fare ad esempio decidendo di acquistare un’auto senza aria condizionata.

    Per assurdo, se i controlli ex post fossero perfetti, la tariffa sarebbe inutile in quanto i controlli da soli sarebbero sufficienti a garantire la qualità. Così però non è, in quanto i controlli non possono che essere successivi ed umanamente imperfetti, ed il sistema basato su tariffa “a monte” e controlli “a valle” è risultato nel tempo il migliore o se si preferisce il meno peggiore.

    Nel rispetto delle opinioni di tutti quindi, è necessario tenere bene a mente che non tutti i mercati sono uguali, che un pomodoro non è come la progettazione di una casa, e che il mercato da solo non va da nessuna parte.

    La tariffa quindi, se correttamente concepita e soprattutto se abbinata ad ulteriori controlli può svolgere una effettiva funzione di garanzia per il sistema.

    Eugenio Stucchi
    http://www.notaipiniestucchi.it

  44. Lasmiste

    @Eugenio Stucchi
    “In tali casi il fruitore del servizio non è assolutamente in grado di valutare la qualità del servizio professionale che gli viene reso. E’ il caso ad esempio della prestazione medica, o di quella di un avvocato o di un notaio o di un ingegnere o di altri che non cito per brevità.”

    Purtoppo lei limita fortemente le potenzialità delle persone prese nell’insieme. Se il singolo non conosce: un argomento, la professionalità di un notaio o la bontà di un analisi, lo stesso argomento, notaio o analisi, quando è sottoposto al vaglio di numerose persone, diventa materia statistica che sintetizza un giudizio oggettivo ora sull’argomento, ora sulla qualità del lavoro del notaio, ora sulla bontà dell’analisi.

  45. @Lasmiste
    Sì in questo ha ragione. E’ possibile che il giudizio aggregato di centinaia di persone contenga più rispondenza al vero che non quello del singolo. Nel lungo periodo la “voce” diffusa è spesso un efficace metodo di valutazione.

    Dal lato negativo rilevo però che tale giudizio, per formarsi ha bisogno appunto di aggregare numerosi singoli giudizi. In molti settori, può non essere un prezzo accettabile quello di attendere che un professionista faccia danni su decine e decine di persone e forse neanche su una.

    A favore della tariffa, prendo invece un esempio: la certificazione energetica degli edifici redatta da ingegneri, architetti ecc..

    Dalle mie parti si è iniziato ad effettuare tali certificazioni a prezzi “da tariffa” di circa 500-800 Euro o anche di più nei casi più complessi. Non tutte le certificazioni purtroppo erano fatte con perizia e con professionalità e non tutti i tecnici effettuavano effettivamente un esame scrupoloso dell’immobile.

    Non tutte, ma la maggioranza erano corrette e ben fatte. Chi voleva lavorare seriamente aveva comunque i margini per farlo.

    Ora la situazione è all’esasperazione. La tariffa media è di circa 250-300 Euro, IVA al 21% inclusa (che vuol dire 206-247 Euro per il professionista). Moltissimi e dico moltissimi tecnici ora fanno perizie “a distanza” o “telefoniche”.. senza nemmeno mettere piede nell’immobile, e quando lo mettono si limitano a guardare di sfuggita la caldaia.. e poco più.

    Tali tariffe sono ora insostenibili per chi vuole lavorare seriamente e molto spesso i professionisti seri o hanno smesso di fare certificazioni, o si sono piegati all’andazzo delle certificazioni dozzinali.

    Il venditore è contento.. tanto la casa che fa certificare sarà presto venduta. L’acquirente non ha alcuno strumento per valutare la correttezza della certificazione e la sostanza è che ad oggi siamo invasi da immobili mal certificati, con grave danno per il sistema, per l’ambiente e per il risparmio energetico.

    Il trionfo del mercato.

    Forse una tariffa seria, abbinata a controlli rigorosi non ci avrebbe portato a questo livello.

  46. Concordo sul fatto che per la certificazione energetica si sta esagerando con i ribassi a scapito della qualità.
    Tuttavia occorre valutare che:
    – per gli edifici esistenti (con prestazioni energetiche pessime) l’attestato serve solo a rispondere ad un OBBLIGO DI LEGGE (l’analisi non è richiesta dal mercato, ma dallo Stato, che giustamente vuole spingere in quella direzione), tant’è che è possibile sostituirla con una autocertificazione.
    – il mercato degli immobili “green” sta nascendo e ci vuole tempo perchè certe dinamiche vadano a regime (mi aspetto nel futuro che l’ ACE servirà anche per contrattare certificati bianchi e valutare investimenti nell’energy saving e allora vedremo quanti improvvisati certificatori riusciranno a lavoricchiare..)
    -una certificazione fatta bene prevede la conoscenza di dettagli costruttivi che solo in fase di cantiere possono essere appurati; a meno di costose analisi, sull’esistente le approssimazioni sono inevitabili (e qui, ordine o non ordine, si va sulla fiducia di chi compie l’analisi)

    Proprio sul tema Certificazione Energetica ed ordini professionali segnalo quanto avvenuto in Puglia:

    http://www.lavoripubblici.it/news/2011/03/energia/La-Puglia-si-arrende-al-Tar-Certificazione-Energetica-senza-abilitazione_7914.html

    Aggiungo che l’ordine degli ingegneri di Bari, mentre inoltrava istanza di ricorso, patrocinava proprio uno di questi corsi abilitativi (ovviamente a pagamento), non ancora definiti nei contenuti dalla Regione.
    Questa per me NON è professionalità.

  47. Lasmiste

    @Eugenio Stucchi

    “Nel lungo periodo la “voce” diffusa è spesso un efficace metodo di valutazione.
    Dal lato negativo rilevo però che tale giudizio, per formarsi ha bisogno appunto di aggregare numerosi singoli giudizi. In molti settori, può non essere un prezzo accettabile quello di attendere che un professionista faccia danni su decine e decine di persone e forse neanche su una.”

    Vede, il periodo non e’ cosi’ lungo e la voce si spande esponenzialmente rispetto solo a 10 anni fa.

    Lei puo’ scrivere su un “forum” come questo che viene letto da migliaia di persone in pochissimo tempo (e soprattutto persiste nel tempo).
    Noto inoltre che ha un sito che quindi verra’ consultato in un arco temporale strettissimo e che lei, correttamente, usera’ come medium per raggiungere un maggior numero di clienti.

    Se le sue prestazioni migliorano, il suo “pubblico” ne viene a conoscenza nell’arco di giorni, se peggiorano idem

  48. Lasmiste

    Che non c’e’ nessuna parentela, naturalmente

    Lasmiste :
    @Eugenio Stucchi
    “Nessuna parentela, mi dispiace.
    (e mi dispiace effettivamente perché qualche malinteso in passato è accaduto)”
    Ottimo, ne sono felice.

  49. Andrea Colagiacomo

    Sono un giovane taxista di Milano, favorevole alle liberalizzazioni.
    Faccio notare che nessun riforma microeconomica farà uscire l’Italia e Paesi dell’euro dalla crisi.Basta leggere qualche vecchia previsione di Wynne Goedly su i difetti intrinseci dell’euro oppure studiare un pò di Modern Money Theory(prof.Randall Wray,Bill Mitchell,William Black,Warren Mosler ecc) per capire che sarà cosi. Tornando alle liberalizzazioni vorrei porre alcune domande all’autrice di questo post.
    Chi sono gli azionisti nel settore taxi? Forse sono coloro che hanno comprato la licenza ovvero gli attuali titolari di licenza? Cosa dice il libero mercato? Massimizzare il profitto degli azionisti. Le licenze vanno distribuite ai titolari(cinque possono bastare) e non lasciate gratis a chi possiede capitali(Della Valle-Montezemolo-Intesa Sanpaolo), le licenze quotate in borsa, i turni liberalizzati,la qualità autovetture non poste sotto controllo(sarà il consumatore a scegliere) ,esami professionali aboliti e più in là tariffe deregolamente.

  50. Uno studente che osserva

    Aboliamo le tariffe minime per prestazione. Così i professionisti più giovani potranno fornire la stessa prestazione ad un prezzo più basso. Almeno ci sarà più concorrenza. Così finalmente ognuno sarà libero di puntare al ribasso dei prezzi. E finalmente ognuno tenterà di fare tutto a prezzi minori. E’ una cosa fantastica. Perchè così gli studi di avvocati, architetti, medici saranno liberi di sfruttare ancora di più le persone che vi lavorano. Perfetto, si potrebbe anche tenere qualche dipendente in nero. Perchè tanto non facendo così vengo anticipato da chi lo fa e garantisce prestazioni a prezzi minori. E visto che ci siamo, perchè allora non abolire anche i sindacati? ci sarebbe più concorrenza e finalmente i cinesi potrebbero garantire le stesse prestazioni a prezzi minori a discapito della loro salute. Non sarebbe la stessa cosa?

  51. Luciano Mazzotti

    Gli ordini professionali non servono a tutelare gli interessi economici dei propri iscritti, ma a tutelare.gli interessi economici dei loro consigli direttivi e rispettivi entourages, a scapito della massa di professionisti “peones”, che sono costretti ad iscriversi “per legge” e che hanno solo la funzione di versare l’esosa quota annuale d’iscrizione.
    Perchè i politici finora hanno sempre ascoltato, in tema di eventuale abolizione degli ordini professionali, solo il parere delle caste dirigenti degli ordini professionali stessi e non quello della massa dei forzatamente iscritti, presi in giro e sfruttati dai primi?
    Si provi a togliere l’obbligatorietà dell’iscrizione agli ordini professionali e si vedrà quanti professionisti poi rimangono iscritti!
    La fonte a cui ho fatto riferimento per comporre il mio commento è l’esperienza della mia trentacinquennale iscrizione forzata all’ordine degli architetti.

  52. mr_kost

    Ma scusate, le finte partite iva di ingegneri, architetti,… non sono già la prova che il mercato è de facto deregolamentato?
    Dobbiamo spazzare via le ultime regole che ci differenziano dai cinesi?
    L’ordine degli ingegneri nel campo dell’informatica (ma anche nelle aziende di costruzione) dove è pieno di ingegneri conta come il 4 a briscola, quindi finiamola di demonizzare gli ordini professionali e pensiamo a come migliorarli.
    Arch. Mazzotti dopo trentacinque anni è arrivato a questa conclusione? Poteva pensarci prima e candidarsi a qualche elezione dell’ordine della sua provincia. Avrebbe potuto anche essere eletto, chissà. Ed avrebbe potuto lottare per cambiare le cose. Qui tutti ci lamentiamo ma nessuno fa nulla e spesso quelli che dicono di candidarsi per cambiare le cose poi strada facendo ci ripensano.

  53. @Lasmiste
    Una riflessione interessante può essere quella di notare come nel 2001 a George Akerlof, Michael Spence, e Joseph Stiglitz viene assegnato il premio Nobel per l’economia, per aver messo in luce le dinamiche dei mercati caratterizzati da asimmetria informativa (come ad esempio quello di moltissime professioni).
    Ebbene.. sapete cosa accade? Accade che il mercato opera a rovescio, e nel medio e lungo periodo avviene la cosiddetta “aderse selection” vale a dire i migliori vengono espulsi dal mercato, che rimane popolato solo dai peggiori e più disonesti.
    Già negli anni 70 George Akerlof aveva pubblicato studi simili ancorché limitati al mercato delle auto usate.
    Ebbene, tale mercato dotato di una certa asimmetria informativa (il venditore conosce l’auto molto meglio dell’acquirente) opera anch’esso a rovescio e rende molto più semplice vendere le carrette (chiamate i “lemon” in gergo americano) che non le auto di valore.

    Di questo però perché non si parla?
    Perché sedicenti economisti trattano i servizi professionali come se fossero pomodori ?

    Amari saluti,

    Eugenio Stucchi
    http://www.notaipiniestucchi.it

  54. Lasmiste

    @Eugenio Stucchi
    Salve,
    Il concetto del mercato dei limoni e’ palesemente superato. La capacita’ di diffusione dell’informazione e’ estremamente più capillare oggi degli anni 70 o anche solo di 10 anni fa.

    “Perché sedicenti economisti trattano i servizi professionali come se fossero pomodori?”

    Perchè è questo che siamo 🙂 Non rendersi conto che il mio servizio come il suo e’ quantificabile e giudicabile da chiunque (nel buono come nel cattivo giudizio) vuol dire essere sconfessati dalla realtà dei fatti e farsi del male da soli.

    Il mio parroco mi diceva: “una volta bastava dare un pallone ai ragazzi in oratorio per farli contenti, adesso non basta più”.

    Già, una volta credevamo al medico o all’avvocato, adesso non basta più.

  55. franco selmin

    MANOVRA\ PROFESSIONISTI:QUALCUNO CI GUADAGNA SEMPRE

    Stando alla versione odierna (7\settembre)della manovra del governo precedente che,si ricorda,doveva velocemente approntare delle misure strutturali per arrivare,e mantenere,il pareggio di bilancio nel 2014,vi è,per i liberi professionisti l’obbligo di munirsi di assicurazione a garanzia dei clienti.
    Come per l’art.8 ,che cambia l’art.18 dello statuto dei lavoratori,non si capisce cosa centri questa norma con il pareggio di bilancio dello Stato.
    Centra,in negativo,con l’aumento dei costi dei soggetti interessati che verranno,ovviamente,scaricati sui clienti.
    Centra,sempre in negativo,ancor più su chi,giovane,vuole iniziare la libera professione trovandosi un altro onere\ostacolo .
    Garantisce poco o punto il cliente potenzialmente danneggiato introducendo un soggetto terzo,le assicurazioni,nelle possibili liti civili e penali tra professionista e cliente.
    Per inciso sarebbe interessante sapere quante liti di tal natura intasano i tribunali e se l’intervento assicurativo abbia efficacia o apra altri contenziosi tra assicurazione e contraente.
    Tale imposizione rientra nel capitolo della manovra spacciato come liberalizzazioni.Evidente la contraddizione lessicale e sostanziale.
    Rimane,invece,in tale capitolo il praticantato e l’esame di stato(come noto, per legge,dal 1986,i giovani diplomati dopo cinque anni di scuola pubblica e esame di maturità escono ignoranti e impreparati rispetto ai giovani,ora vecchiotti,usciti prima).
    Rimane invece il tariffario minimo(prevista la possibilità di accordi diversi tra le parti),tariffario minimo che,salvo le solite note professioni protette che coinvolgono in negativo la miriade di altre professioni figlie di un dio minore,viene difficilmente applicato.
    Anche qua i giovani di cui tutti si riempiono la bocca (per continuare a mangiarsi il loro futuro)sono penalizzati come è penalizzata la concorrenza e,quindi,svantaggiato,il cliente.Si lasci piuttosto il tariffario ma come massimo del costo di una prestazione a garanzia di tutti .

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