8
Ago
2012

Due mosse per il Pil a picco

La recessione italiana si fa più dura, accelera in velocità e colpisce dove fa più male. Non è solo il dato del secondo trimestre in quanto tale a preoccupare, con una caduta del Pil dello 0,7 per cento congiunturale e del 2,5 per cento su base tendenziale, cioè proiettata sull’anno. Il fatto più preoccupante è che a giugno la caduta si fa più intensa nella produzione industriale, che registra un -7 per cento cumulato su base semestrale 2011 e un -8,2 su base annuale 2012. Per un mercato come quello italiano, che realizza gran parte della sua crescita potenziale dall’ export manifatturiero dopo più di un decennio di asfissia del mercato domestico che pure vale il 75 per cento del Pil, la caduta dei volumi manifatturieri implica fatica crescente anche sui mercati Esteri, dove i valori realizzati dalle imprese italiane erano superiori al 2007 malgrado ormai 30 punti di volumi industriali in meno.

Si tratta di numeri che dovrebbero far riflettere molto a fondo la politica italiana, che ieri invece è stata di nuovo attraversata da una ventata di eccessi in reazione alla dichiarazione attribuita dal Wall Street Journal a Monti, per cui senza il governo tecnico lo spread italiano sarebbe a quota 1200 punti.

Lo stato delle cose dovrebbe bandire sparate di ogni tipo, e reazioni pavloviane a eccessi mediatici. Al contrario, le fibrillazioni da avvicinamento delle elezioni politiche portano in direzione opposta, e perquanto fisiologico e comprensibile sia ciò di sicuro non fa bene all’Italia. Due sono i maggiori aspetti sui quali l’agenda nazionale dovrebbe rimanere ben salda e convergente nelle priorità.

C’è un primo grande problema, che riguarda il breve termine, le competenze e il sostegno da garantire all’attuale governo, e il quadro europeo attraversato dalle ben note difficoltà di confronto tra la guida tedesca ed eurodeboli tra i quali noi. Qualche giorno fa Louis Bacon, capo di Moore Capital Management, che è uno dei maggiori fondi hedge mondiali, ha annunciato la decisione di retrocedere ai suoi investitori un quarto dei due miliardi di dollari che gestisce personalmente, nell’impossibilità di capire entro i prossimi mesi dove potrà davvero portare il no di Angela Merkel e della Bundesbank a strumenti più eurocooperativi.

Nel breve, invece di continuare a incorporare per banche, famiglie e imprese italiane spread di finanziamento nell’ ordine di 450 punti base, occorrerebbe pensare a un programma straordinario di dimissioni pubbliche da collateralizzare il più possibile in Bce, in modo da ridurre o annullare di fatto il ricorso al mercato per il prossimo semestre di emissioni pubbliche. Giavazzi e Alesina hanno proposto una modalità, altre ce ne sono. Ma il punto è che la politica italiana capisca che è un errore accresci-recessione, restare a braccia conserte ad aspettare che l’eurodibattito evolva. Nelle attuali condizioni di incertezza, può solo accrescersi il numero di grandi attori internazionali, banche imprese e fondi, che si preparano alla rottura dell’euro. Al contrario, una nuova iniziativa italiana di grande determinazione potrebbe rendere di fatto inoffensiva la richiesta contestuale di aiuti all’Esm, ai quali gli euroforti tendono a spingerci. Sta a noi decidere, non agli altri, se gli aiuti siano la certificazione dell’avvio di guarigione,oppure se un placebo nell’agonia.

Il secondo grande problema riguarda invece il dopo Monti, la prosecuzione energica per anni, se mai si cominciasse ora, dell’abbattimento del debito pubblico tramite cessione di attivi di Stato, e un’ intensa azione anch’essa pluriennale di diminuzione della spesa pubblica da retrocedere in meno imposte su lavoro e impresa, in equilibrio di bilancio ma senza dover piu’ immaginare avanzi primari che al livello attuale di spesa e tasse sono ammazza-paese.

Senza di questo, altre ricette possibile passano per il ritorno alla lira, cioè per una drastica diminuzione del valore di attivi e risparmi prima che la svalutazione possa trainare l’export, e con costi di materie prime e semilavorati comunque alle stelle e inflazione galoppante. Il solo fatto che molti ci pensino, nella politica italiana, tornando a strizzar l’occhio a rendimenti a doppia cifra dei titoli pubblici offerti agli italiani, erosi dal costo della vita e minati dall’addio all’Italia di molte imprese, fa capire quanto sarebbe bene riflettere sui dati di ieri del Pil, figli della spesa, delle tasse e del debito regalateci dalla politica italiana, prima che dell’ ingiustizia degli spread attuali su cui tedeschi e francesi lucrano.

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38 Responses

  1. erasmo67

    Vedo con piacere Dott. Giannino che la possibile “discesa in campo” (absit iniuria verbis) la porta ad un modus più moderato nonchè ad una rivalutazione oggettiva del fatto che la Germania, virtuosissima, ma anche la meno virtuosa Francia, stanno lucrando su una situazione che non è rappresentativa dei veri valori ma sconta mali di panciadi ogni genere, stupidità tutte Italiane ed un substrato speculativo dove il domani conta nulla e oggi arraffo quello che posso.

    Possiamo fare alcune cose, dare dei segnali di aver capito che messaggio veicola la frequenza portante sulla quale pur si innestano continui disturbi.

    Ma non illudiamoci che ci sia una soluzione che ci mette al sicuro, indipendentemente da cosa fanno gli altri.

    Siamo in guerra e subiamo perdite, la polemica antigrmanica non è sterile, la Germania è un alleato o un nemico, porta soluzioni o è parte del problema.

    Non possiamo deciderlo noi , lo devono decidere i Tedeschi, la sentenza della corte di Kalrsruhe ce ne darà un’idea a breve, la campagna elettorale tra una anno ed il suo risultato saranno probabilmente chiarificatori, fino ad allora temo si traccheggerà.

    Dispiace che il popolo comunque più benestante d’europa, che dall’unione monetaria ha tratto i maggiori benefici si mostri così egoista ed irriconoscente, ma tent’è.

    Al di la delle intemperanze sarei con Lei su molti temi se volesse dire che l’Italia deve fare molte cose per utilizzare meglio le sue risorse ma che la protezione dello stato sociale è un valore intoccabile e non va toccato pur sapendo che rischia di generare qualche spreco.

    L’Italia , che ha tutti i problemi che conosciamo e ci raccontiamo a vicenda da anni, non è brutta come la dipingono e protroppo quelli che la dipingono più brutta sono spesso gli Italiani.

    Per uscire dalla crisi bisogna prima di tutto smettere di parlare di crisi, che è un evento transitorio normalmente di breve durata, ma capire qual’è la situazione di fatto in cui siamo poi si deve partire da li con coraggio e ottimismo.

  2. Lorenza Largaiolli

    Che Germania e Francia lucrino sulle nostre difficoltà è un fatto, ma è altrettanto vero che la nostra classe politica, pur di rimanere attaccata alla poltrona glie lo permette. Più fatti meno parole (sempre fuori luogo per di più) sarebbe già un ottimoinizio . Se davvero scenderà in campo, Dott. Giannino avrà il mio voto!

  3. Fra

    La caduta del pil attuale è niente in confronto allo scenario che ci attende. Il problema è di sistema. Tralasciamo il debito pubblico per un attimo… Dovete operare a livello comunitario sui derivati e tutti gli strumenti finanziari e abolirli per legge. I derivati hanno effetti deleteri sulla politica monetaria, non sono ricchezza perchè non sono ne beni ne servizi (assicurativi alla fine ma sono la minima parte del valore complessivo),creano bolle finanziare perchè generano asimmetrie informative, tolgono un’immensa liquidità al sistema bancario che permetterebbe di ottenere capitali più facilmente a tassi d’interesse bassi, generano pericolose esternalità. Come possono fare gli industriali, quelli veri, a produrre se non gli viene prestata moneta? Il mercato sarà sempre inefficiente così. La liquidità viene fatta girare in strumenti fino a quando non generano voragini. Nonostante sia stata scoperta la determinante matematica molti si ostinano a voler stimare una cosa non stimabile di natura. Sarà l’ora di smetterla con “far sembrare possibile l’impossibile”, “rischio zero rendite elevatissime” quando è evidente anche ai sassi che vi girate incul..e fino a quando non le prende le banche centrali? Non ci sarebbe bisogno neanche di aspettare un’approvazione internazionale. Chi si tiene i mercati finanziari è come se avesse deciso di tenersi una bomba ad orologeria. Con la rispettiva moneta nazionale pronta a dover essere svalutata periodicamente per coprire le voragini miliardarie generate. Perché preoccuparsi a livello europeo quando il mondo anglosassone può andare a picco velocemente da solo? Infine, continuate a dire che il cavallo non beve. Se non lo fa cambiate modo o rendete la bevanda migliore… (esempio: prestiti all’industria con interessi molto bassi per il rimborso e partecipazione elevata sugli utili per un periodo da negoziare tra imprenditori e istituti bancari).

  4. Maria

    Egr. Dott. Giannino, i sindacati dei lavoratori, la loro lungimiranza o meno, sono determinanti per la crescita economica. Oggi, anche per fare un mestiere semplice, ci vuole un’abilitazione, un patentino, un corso di formazione. Ebbene, propongo che tutti coloro che sono chiamati a ricoprire posti di responsabilità nel sindacato debbano aver DATO PROVA DI COMPETENZA, non al tornio o con l’aratro, ma al timone della realtà aziendale. Per esempio, debbano aver gestito con piena responsabilità un’azienda con più di 15 dipendenti, per non meno di tre anni e con il bilancio in utile o almeno in pareggio, ovviamente dopo aver pagato i salari contrattuali, i contributi e tutte le imposte. Che ne pensa?

  5. Marco Tizzi

    Caspita, Oscar, che bel pezzo!
    Razionale, non religiosamente volto al Dio crucco, propositivo.
    Fan bene le ferie!

    Solo una domanda: il memorandum per la Grecia prevede taglio della spesa E aumento delle tasse. Idem quello firm… ehm… idem le scelte idipendenti 😀 del Governo spagnolo.
    Quindi la richiesta per accedere ai fondi è al momento la recessione forzata. In questo scenario, per dirla in francese aulico, a che cazzo servono i fondi salva-stati, dato che invece gli stati li affondano?

  6. “Senza di questo, altre ricette possibile passano per il ritorno alla lira, cioè per una drastica diminuzione del valore di attivi e risparmi prima che la svalutazione possa trainare l’export”

    Quando si svaluta, tutto si svaluta nella stessa misura. Non è che quanto nel 1992 svalutammo diventammo del 20% più “poveri”. E’ un modo di ragionare davvero poco sensato.

    “e con costi di materie prime e semilavorati comunque alle stelle e inflazione galoppante.”

    Nel 1992 svalutammo e non avemmo alcuna “inflazione galoppante”. Ma c’è di più: in questo momento svalutiamo in continuazione rispetto al dollaro e l’inflazione dell’eurozona è molto bassa (da noi un poco più alta, ma è davvero poca roba).

    L’UK ha svalutato nel 2008 e non ha alcuna inflazione galoppante.

    Bastano come esempi o devo andare avanti?

    “fa capire quanto sarebbe bene riflettere sui dati di ieri del Pil, figli della spesa, delle tasse e del debito regalateci dalla politica italiana,”

    Scusi Giannino, ma come mai la Spagna che fino al 2007 aveva *avanzi* di bilancio e bassissimo debito pubblico sta peggio di noi? Un po’ strano no? E l’Irlanda il cui PNL è in caduta libera dal 2008?

  7. Corin

    Dott. Giannino,su un punto la pensiamo allo stesso modo,ovvero,sul fatto che l’euro cosi com’è,non potrà sopravvivere.
    Per il resto sono un po piu critico.In primis perche il debbito pubblico non e il male peggiore,ma gli squilibri della bilancia commerciale e di conseguenza il defficit delle partite correnti,per chi vuole approfondire si lega il lavoro di Roberto Frenkel “A developing country view of the current global crisis: what should not be forgotten and what should be done” e in secondo luogo perche nel 92 dopo la svalutazione del 20% della lira,l’inflazione e scesa dal 5% al 4% nel 93. Basta guardare i dati dell’istat.
    E poi,davvero volete svendere il patrimonio pubblico visti i prezzi attuali?Cosi si fa il gioco dei paesi Core,che dopo aver preso in regalo aziende greche e portoghesi,adesso come i lupi guardano in casa nostra,perche da noi c’è la vera ricchezza,e loro lo sanno.
    Saluti.

  8. MBB

    Forse non ho capito bene, ma “protezione dello stato sociale è un bene intoccabile” esattamente cosa significa? Rientra in questo anche un costo della politica che è esageratamente maggiore di quello degli altri stati? Il mantenimento di un apparato politico-burocratico che ha stipendi da favola, a fronte spesso, di una “produttività” scarsa se non nulla?

  9. adriano

    L’avvicinamento delle elezioni non è scontato.Non mi sorprenderei se qualcuno ne consigliasse il rinvio perchè inopportune,inutili e dannose.Le uniche competenze e sostegno al governo sono quelle che servono per le dimissioni.Preferisco l’apocalisse del ritorno alla lira convinto che il resto non risolva il problema di fondo ma lo rimandi alla buona volontà di chi non ne ha.Gli altri interventi,per quanto affascinanti,lasciano invariato il problema delle diversità inconciliabili che rendono impossibile all’unione di combinarsi in un composto ma la condannano a rimanere un miscuglio.

  10. Non so perche’, ma ogni volta che si parla della dismissione del patrimonio pubblico, mi viene in mente la gag di Toto che vende la Fontana di Trevi al primo turista sprovveduto. Solo che ormai i turisti sprovveduti non esistono piu’. Un paio di domande: l’acquisizione del patrimonio pubblico da parte di privati in che cosa differisce dalla difficolta’ di aprire un’attivita’ in Italia con gli ostacoli insormontabile che frappone la burocrazia. Esempio: una volta che il privato (a proposito non vedo chi potrebbero essere questi privati se non cinesi o brasiliani o simili) avra’ acquisito mettiamo una caserma in disuso, come riuscira’ a trasformarla poniamo in un albergo di lusso a cinque stelle, senza soccombere ai vari adempimenti per variarne la destinazione d’iso p solo per cominciare i lavori di restauro ? Il mercato immobiliare normale e’ fermo ( ne so qualcosa visto che sono tre anni che tento invano di vendere un normalissimo appartamento in una citta’ di provincia) e come si spera che si metta in moto un mercato immobiliare sui generis come quello della vendita di beni pubblici per la maggior parte fatiscenti, enormi (quindi per cio’ stesso costosi in partenza) e inutilizzabili a breve ?

  11. Claudio Di Croce

    @MBB
    Sotto questa frase si nasconde una cosa semplicissima :mantenere l’enorme e costosissimo apparato politico-burocratico che assicura stipendi elevatissimi a un esercito di milioni e milioni di persone pagati con il denaro dei contribuenti.

  12. Macs

    @Guido Iodice

    Spagna e Irlanda sono andate a fondo a causa di una bolla immobiliare dalle dimensioni immani. A nulla è servito lo scoppio della bolla americana, gli spagnoli credevano che “da noi è diverso”, ma era tale e quale. La gente ha smesso di pagare le rate dei mutui, le banche hanno pignorato in massa e…. boom!
    Fatevi un giro, se ne avete l’occasione, e troverete centinaia di cantieri lasciati a metà. E se volete un bilocale, non andate in agenzia (sempre che ne troviate una), ma in banca. Saranno ben felici di farvi un ulteriore sconto del 20% sul prezzo di vendita.

  13. Alberto

    …e con costi di materie prime e semilavorati comunque alle stelle …

    Scusi Giannino, il costo delle materie prime incide per un 25-35 % (tutte,inclusa energia primaria) sul costo di un prodotto; se tagliassimo la parità del 30%, ed ammesso che il costo sui mercati internazionali, delle materie prime, salisse del 30%, avremmo le seguenti conseguenze;
    -aumento costo del prodotto + 60%x0,35= +21%
    ma l’ aumento, incide anche per esempio sui costi tedeschi, che mantiene la parità rispetto alla nostra moneta e quindi:
    -aumento costo del prodotto + 30%x0,35= + 10,5%

    Differenza a nostro sfavore + 10,5% come costo sul prodotto.

    Ma avendo svalutato del 30%, la moneta, avremmo un aumento di competitività netta del 19,5%.

    Svalutando del 20%, avremmo +50%x0,35= +17, 5% aumento costo prodotto;
    -aumento costo per Germania sempre + 10,5%

    aumento competitività da svalutazione = 7%

    Ma la svalutazione, renderebbe molto competitiva anche la azienda turismo, che utilizza soprattutto risorse interne, quindi la competitività aumenterebbe di quasi lo stesso valore del taglio di parità, facendo affluire automaticamente molta valuta forte e pregiata; il turismo vale circa il 4% sul PIL totale ed è sceso di circa 1 punto nel decennio euro, ovviamente.
    Usciamo da questa gabbia dell’ euro che ci imbavaglia!

  14. LUCA RANOTTO

    Dottor Giannino buongiorno. la seguo con vivo interesse e concordo con molte delle sue idee. A proposito di una sua possibile discesa in campo nella politica italiana, una cosa le vorrei chiedere: perche’ alleati come Luca di Montezemolo e Marcegaglia? mi scusi ma sono simboli di un’Italia che non vogliamo piu’. Chi piu’ di loro ha goduto dei benefici concessi da governi incoscienti? Suvvia dottor Giannino, corra da solo non ha bisogno di questi vecchi marpioni, e vedra’ che molti come me la voteranno.
    cordiali saluti,
    Luca Ranotto

  15. Diego

    Condivido appieno i dubbi di chi non vede la svalutazione come il peggiore dei mali possibili. In proposito aggiungo, come ha scritto qualche tempo fa sul Corriere l’economista Paolo Savona, che sarebbe comunque meglio il 20% di inflazione piuttosto che il 20% di disoccupazione. Tra le cause della situazione attuale, non dimentichiamoci poi che l’Italia non aveva i requisiti per entrare nell’euro sin ab origine: semplicemente era uno dei paesi fondatori ed aveva (ha) un mercato troppo grosso per farla star fuori dalla moneta unica.

  16. Antonio Belmontesi

    @Alberto
    E così sarebbe l’euro che ci imbavaglia… e non un’organizzazione statale buracratico-social-parassitaria, che sta portando il Paese alla deindustrializzazione e al tracollo, per mezzo del saccheggio sistematico della parte produttiva della società e di un furore iperegolatorio e liberticida.
    E sia ben chiaro: la classe politica non è meno responsabile della stragrande maggioranza della popolazione, con la quale ha condiviso strategie e bottino.
    E’ un modello di Stato che è finito, e si vuol far finta di non capire; e così capita pure che ci sia qualche imbecille che, facendosi forte con numeri derivanti da ridicoli calcoli, proponga “svalutazioni competitive”, invece di sforzarsi di comprendere perché competitivi non si è.

  17. Alberto

    Antonio lei si qualifica come imbecille da solo, non c’ è bisogno che qualcuno glielo dica! Ha semplicemente replicato a pappagalo, ciò che ha letto qui o altrove, leggo solo ovvietà e banalità in ciò che ha scritto.

    @Antonio Belmontesi

  18. Angelo

    Saranno banalità, saranno ovvietà…ma a me sembrano anche inconfutabili e lapalissiani dati di fatto. Che la realtà sia ovvia e banale è cosa assai frequente.

  19. guido cacciari

    Domanda: ma i dati sulla crescita sono reali, cioè al netto dell’inflazione?
    Secondo me no.
    Ovvero, quel – 2,5% tendenziale forse è -5% reale.

    Peccato che Giannino non risponda mai ai commenti / domande.

  20. Marco Tizzi

    @guido cacciari
    Nel documento del FMI di Luglio si parla di PIL reale (www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2012/cr12167.pdf pagina 10).

    Ma anche io ho molti dubbi. In realtà ho moltissimi dubbi in generale sui numeri dichiarati dagli Stati (TUTTI gli Stati) perché alla fien ognuno calcola le cose un po’ a modo suo.

    Resta comunque il fatto che in un Paese dove il PIL è intercettato epr oltre il 50% dallo Stato, che non diminuisce le proprie spese, una decrescita del 2,5% significa che il settore privato è sceso del 5%.

    Che è una cifra colossale, soprattutto in un Paese senza stabilizzatori automatici, dove quindi la disoccupazione pesa come un macigno.

  21. italo bruno

    berlusconi nel 94 diceva cose giuste ora si é capito che ci ha preso on giro. Ma come fa certa gente ancora a credere a quel buffone? Giannino avrai il mio voto ma dovrai fare quello che prometti. Dacci una speranza. Pero’ non mi piace che nel movimento ci sia montezemolo.

  22. italobruno

    chiedo scusa per il termine ‘buffone’ ma sono molto deluso da berlusconi che mi aveva dato molte speranze. Diciamo che é stato molto birichino. Io pero’ non lo votero’ mai piu’.

  23. italo bruno

    chiedo scusa per il ‘buffone’ ma sono molto arrabbiato con berlusconi al quale avevo creduto. Allora dico che é stato ‘birichino’ perché la sua opera é stata diversa dai suoi discorsi.

  24. Alberto

    Ma lei ama ripetere piattamente, cose che tutti sappiamo? Le sembra una novità elencare ogni volta i soliti rosari di luoghi comuni (stato oppressivo, parassitismo, burontosaurocrazia, connivenza diffusa etc etc. ) che tutti conosciamo e su cui siamo tutti d’ accordo, ma almeno uno straccio di novità, nei concetti che vanno approfonditi, ad esempio, in modo da dare un’ impronta propria ed originale? Io no, mi sembrerebbe sciatteria e non depone a favore dell’ immagine del blogger che lo fa. E’ necessario comunque evitare attacchi di basso livello, e personali, ma se non si concorda, si contesta e si portano numeri ed argomenti che confutino; siamo qui per discutere, non per stare zitti e per tentare di zittire col turpiloquio chi non è in linea col nostro pensiero. @Angelo

  25. francine

    @Alberto
    Banale e’ anche solo stare qui a discutere ben sapendo che tali discussioni non servono a nulla dal momento che nessuno “di potere”legge tali discussioni.E se anche lo facesse non darebbe certo retta alle nostre idee che mi sembrano quanto di piu’ lontano c’e’ dal pensiero comune e dall’agire politico in Italia.Mi sembra che questo sia un po uno “sfogatoio” peraltro importante in tempi come questi dove tutto ci sta crollando addosso.Se non altro ci fa sentire meno soli.Quanto alle soluzioni pare chiaro aldila’ delle ricette che ci aspetta un bel periodo di impoverimento forzato o volontario prima di attenderci una ripartenza.A questo punto mi auguro che tale colpo sia il prima possibile e che sia duro al punto da uscirne piu’ presto.Una lunga agonia e’ quanto di peggiore possiamo aspettarci.

  26. andrea61

    @Guido Iodice
    Paragonare l’Italia alla Gran Bretagna in termini di svalutazione senza “accorgersi” che noi siamo un paese manifatturiero mentre loro no e hanno per giunta pure il petrolio del mare del nord mi sembra alquanto azzardato.

  27. Alberto

    Francine, non è banale, proporre considerazioni basate su documenti e sulle analisi di quei documenti e non sui propri preconcetti non dimostrati ed evitando le solite frasi fatte che non servono, quelle si a nulla. Questo perchè intanto le idee, le puoi diffondere in giro per vari blog, questo è un blog seguito, anche da molti che hanno potere effettivo o potere poi di fare un articolo su un giornale; stia tranquilla che spesso, arriviamo prima qui che sui giornali e glielo posso dimostrare proprio per alcune cose accadute poco tempo fa. Se qualcuno ha da contestare con argomenti seri e documentati e dimostrabili, lo faccia, altrimenti taccia e chi legge si fa una sua idea e poi ne trae riflessioni ed argomenti per diffondere a sua volta. Lei pensa di essere inutile o banale? Dipende solo da lei stessa, si dia da fare per offrire idee originali, ne abbiamo bisogno tutti. @francine

  28. Rodolfo

    Egregio Giannino,
    la Barclays e’ stata sorpresa che manipolava il Libor, La Standard Chartered e’ indagata dalla SEC che riciclava denaro per anonime parti, si aprono fianalmente alcuni processi(dove fino ad ora si vedono pochi tedeschi e francesi), vedremo nele prossime settimane.
    Distinti saluti

  29. Giorgio Chiarva

    Caro Giannino,
    Leggo nuovamente oggi sul Corriere della Sera un proponimento di alcuni insigni personaggi, fra cui lei, sul rinnovamento auspicato dell’Italia. Premetto che anch’io sono della vostra idea ma la vedo in un’ottica leggermente diversa e mi permetto di spiegarmi.
    Siamo tutti noi coscienti che il debito dello Stato italiano è dovuto alle enormi spese che questo fa per mantenersi cioè per mantenere l’immenso numero di dipendenti (dipendenti pubblici, delle amministrazioni, delle aziende di stato, pensionati statali ecc.), vedo solo in secondo piano la corruzione, i costi della casta. Non so giudicare il livello di evasione ma, per quel che si dice, anche l’evasione aiuta la crescita dell’economia.
    Il problema principale resta quindi il numero impressionante di “mantenuti” dallo Stato. Questi signori però hanno la prerogativa di essere abili al voto. In effetti la stragrande maggioranza di queste persone occupa il posto non in quanto necessario ma in quanto portatore di voti, il suo e della sua famiglia. Si pone quindi il problema di fare alcune dure riforme senza tenere conto che i colpiti da tali riforme daranno il loro voto non a chi taglia ma a chi spende. La conseguenza di questo ragionamento è una, prioritaria, riforma del voto e, volendo essere radicali, verrebbe la voglia di trasformare la valenza del voto non secondo numero ma secondo “peso”, come disse una volta in Mediobanca l’Avv. Agnelli. In effetti perché mai il suo voto, di persona colta, con fondamenti etici e morali ineccepibili, pregna di buon senso e raziocinante, dovrebbe valere quanto quello della mia tata novantunenne, brava persona ma di ignoranza abissale? Giustamente lei mi risponderà: ma è il fondamento della democrazia, baby! Appunto, e partendo da questo ragionamento che i buoni propositi da voi enunciati mi sembra che inizino a vacillare. Se avrete una valida risposta a questo mio cruccio mi aggregherò a voi con immenso entusiasmo.
    Con stima
    Giorgio Chiarva

  30. fernando

    basta lamentarsi !!! qui si devono tirare fuori idee valide,possibilmente nuove per far sì che le imprese possano ripartire,ogni singola persona possa sentirsi una partita iva vera che contribuisce allo sviluppo di tutti.
    Nel mio piccolo perchè le imprese possano investire nuovamente, direi di creare società dello stato (controllate veramente) che prendano in gestione tutti gli immobili industriali inutilizzati e che magari hanno anche ricevuto finanziamenti statali,e che li diano in affitto agevolato per un certo periodo di tempo a imprese che vogliono produrre.
    Inoltre altro problema importante è il costo dell’energia.
    Perchè tutte le energie rinnovabili non vengono viste come infrastrutture dello stato e poter cedere l’energia a costi competitivi alle industrie utilizzatrici( soprattutto a quelle energivore).
    Le imprese dovrebbero investire solamente sulle loro tecnologie in cui almeno loro dovrebbero credere. Nessun altro incentivo a fondo perduto o altri meccanismi strani.
    diamoci da fare!

  31. Barani Umberto

    @Fra
    Tutto esatto, l’unica cosa, a mio parere, che il trucco c’è ma non si vede. Le voragini generate dalle bolle speculative vengono ripianate dalle banche centrali con capacità illimitata, con denaro che non esiste e mai esisterà. Sono linee di credito virtuali, passate di mano all’interno del sistema bancario, per poi convergere alla sostituzione di Titoli di Stato con altri di nuova emissione. In futuro convergendo questo denaro del Monopoli alla sostituzione di Titoli corporate con altri Titoli dello stesso tipo, coinvolgendo anche l’impresa, o meglio la grande impresa, in questa nuova moneta. Il giochino funziona molto bene perché non si può immettere denaro che non esiste all’interno dell’economia reale. Quindi, in altre parole, non si potrà mai prestare denaro liquido che non esiste e che le banche non hanno mai ricevuto, ad aziende e famiglie. A meno che non sostituiamo il denaro virtuale con nuova moneta stampata dalla zecca, questo provocherebbe l’apocalisse economica: l’oro inizierebbe a salire in modo esponenziale, l’inflazione sfuggirebbe completamente di mano, la corsa all’approvvigionamento di materie prime ne causerebbe un mostruoso aumento. La Germania della Repubblica di Weimar ne sa qualcosa. Detto questo mi trova perfettamente d’accordo sull’addomesticamento di strumenti derivati, che sono le armi con cui il nuovo grande fratello planetario, che controlla il mondo occidentale e lo farà molto presto anche con le nuove potenze economiche, ci tiene in pugno, cioè le banche

  32. Claudio Di Croce

    @Giorgio Chiarva
    Lei ha ricordato il problema essenziale : tra dipendenti pubblici di origine varia, familiari, parenti e aspiranti tali si possono contare quindici milioni di voti . Questo ha sempre condizionato e purtroppo continuerà a condizionare l’operato concreto di qualunque governo . I partiti hanno sempre in mente questa massa di voti che sono molto compatti a difendere i loro privilegi . I privati – grazie all’opera nefasta dei sindacati – sono divisi tra datori di lavoro e lavoratori e i loro voti contano meno . I dipendenti pubblici sono tutti insieme e i loro voti pesano di più. Inoltre il governo attuale è composto da professori universitari e alti burocrati espressione di quella classe politico-burocratica che ci soffoca . Come pensa OG di affrontare questo enorme problema ?
    ps. Lei ha un parente di nome Gianni , industriale, che ho conosciuto trentanni fa in occasione di una realizzazione sportiva in provincia di Cuneo ?

  33. Alberto

    E così il corpaccione dei dipendenti statali, regionali, comunali etc. è guidato da un pensiero unico: rubare lo stipendio a fine mese! Ma siamo seri! Io credo che finchè ci sarà gente che come voi o altri che ho letto anche qui, che generalizzano e non vanno a guardare dentro i singoli centri di spesa, i problemi di spesa pubblica non saranno risolti, mai. @Giorgio Chiarva

  34. Massimo

    Facendo un sintetico riepilogo, ciò che attualmente affossa e affosserà definitivamente l’Italia è:BUROCRAZIA, spesa pubblica NON controllata,eccessivo costo della “macchina” statale,non tassazione dei guadagni finanziari almeno alla pari di quelli produttivi. A parte i piagnistei di coloro i quali VIVONO con i soldi pubblici e temono di vederli sparire insieme ai loro privilegi vorrei sentire quali effettivi provvedimenti devono essere adottati ma soprattutto CHI vuole e può adottarli. In questo momento è come chiedere al tacchino di anticipare il capodanno.

  35. Massimo

    Dott. Giannino, se lei riesce a coagulare un manipolo di volontari in grado di adottare pochi ma pesanti provvedimenti io sono con Lei. Temo che la fogna che la circonda riesca a coprirla e zittirla. Coraggio e auguriamoci che ciò non accada

  36. serena

    Caro Giannino,
    si, a te mi rivolgo.
    Te che tutte le volte in cui parli di Berlusconi emetti un suono di voce diverso dal solito tuo diretto e chiaro. Un suono pieno di livore e che quasi fa chiedere se tra te (sei un mio coetaneo ed essendo donna me lo posso permettere) e lui sia accaduto qualche cosa che non ti è andato talmente giù da non riuscire a vedere (quasi come un blocco) nè mai comunicare a tutti, con equilibrio che:
    – l’Italia è ormai uno stato di dittatura, acclarata. Uno stato in mano a chi? ai giudici di sinistra che negli anni si sono allargati tanto (anche con la mafia) da diventare loro stessi lo stato e da guidare le news, la politica, la vita di tutti noi;
    -l’Italia è ormai in mano al solo stato finanziario che grazie a noi coglioni è diventato di volta in volta più forte.
    Bene, queste due entità, subdole , ma presenti in qualsiasi strato della nostra società e che tra un pò ci ordineranno di respirare solo in certe ore del giorno, sono quelle che hanno impedito a Berlusconi, (come lo avrebbero fatto e lo faranno per qualsiasi altra entità politica e non che non faccia parte del loro cerchio immondo) di esistere, agire e portare alla “libertà” questo paese nel quale sono nata ma del quale mi vergogno per quanto sia codardo e coglione tanto da ragliare a comando.
    Tanto ti dovevo, Serena

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