13
Set
2013

Costituzione: l’art.138 e la riforma della Bibbia

Prima e dopo l’approvazione dell’istituzione del Comitato per le riforme costituzionali abbiamo visto e letto di tutto. «Riforma piduista», «stupro della Costituzione», «colpo di mano», persino comitati di cittadini che scrivono lettere ai defunti: «caro Sandro Pertini, nei prossimi giorni ci sarà la fine dell’Italia: verrà cambiata la Carta Costituzionale». Antonio Padellaro, direttore del Fatto quotidiano, che ha lanciato la raccolta firme contro il ddl ha scritto: “di chi è la Costituzione della Repubblica? Prima di tutto di chi l’ha realizzata, proprio come fosse un grande monumento o un capolavoro dell’arte (non è stata forse definita “la più bella del mondo”?). I Costituenti l’hanno affidata al popolo italiano poiché a esso appartiene “la sovranità” che esercita “nelle forme e nei limiti della Costituzione”. E poi Rodotà, Zagrebelsky, i parlamentari grillini col megafono sul tetto della Camera come si fa nelle occupazioni liceali. I sacerdoti della Bibbia laica difendono le tavole della legge che i Padri Costituenti hanno donato al proprio popolo, e in particolare si oppongono al tentativo di manomissione della «valvola di sicurezza» della Costituzione, cioè l’art.138.

In effetti il testo approvato alla Camera riduce i tempi (da 90 a 45 giorni) della doppia votazione di revisione, ma prevede un meccanismo di garanzia che nessuno dei protestatari ricorda: con la cosiddetta procedura in deroga all’art.138, le modifiche costituzionali verranno sottoposte a «referendum popolare – dice l’art.5 del ddl – anche qualora siano state approvate nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza dei due terzi». Sarà sufficiente  che ne facciano richiesta un quinto dei parlamentari, o cinquecentomila elettori, o cinque consigli regionali. In pratica la stessa procedura prevista dall’art.138, ma rafforzata: la possibilità del referendum viene prevista anche in dopo un voto a maggioranza qualificata. Si tratta quindi di un’ulteriore garanzia che impedirebbe al “Parlamento dei nominati” di modificare la Costituzione contro il volere popolare, anche se per assurdo le modifiche venissero approvate con un voto all’unanimità (in quel caso basterebbero le 500mila firme del Fatto per indire un referendum).

In pratica si è fatto e si sta facendo molto rumore per nulla, tanto più che il Parlamento non ha fatto niente di rivoluzionario, riprendendo quasi alla lettera la legge 1 del 97, quella che istituiva la Bicamerale durante il governo D’Alema. Tralasciando i feticisti della Costituzione, la posizione più paradossale è proprio quella di Grillo e del M5S che da un lato criticano la Costituzione per essere «la terza gamba della dittatura partitocratica» (e lanciano V-day per la Nuova Costituzione partecipativa) e dall’altro fanno le barricate contro una procedura che lascia l’ultima parola ai cittadini, proprio nello spirito referendario e partecipativo che è una delle bandiera del M5S.

Come ha giustamente ha giustamente sottolineato Giovanni Guzzetta (promotore del comitato Scegliamoci la Repubblica che invece auspica una riforma presidenziale), molte posizioni sono solo strumentali e «hanno come unica finalità  quella di gridare al complotto. È paradossale che si contesti la fretta quando sono cinquant’anni che si discute di una riforma che non arriva. Io mi preoccuperei più di manovre dilatorie e non di un tentativo che dia certezza sui tempi. La Costituzione fu approvata in un anno e mezzo, che è esattamente lo stesso tempo previsto nel ddl». A parte la demagogia e il populismo dei partiti (e fin qui nulla di nuovo), ciò che sorprende sono le barricate degli studiosi e dei giuristi che sovrappongono le convinzioni politiche al giudizio tecnico. Si può essere contrari alle modifiche costituzionali, ma non si grida al complotto. Non è in corso nessun attentato alla Costituzione che anzi, molto probabilmente, rimarrà uguale a sé stessa anche questa volta.

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4 Responses

  1. Mike

    “Non è in corso nessun attentato alla Costituzione che anzi, molto probabilmente, rimarrà uguale a sé stessa anche questa volta.” Purtroppo!

  2. Daniele

    …l’Italia è un paese nato male e cresciuto peggio. Non solo la Costituzione andrebbe stracciata e riscritta, ma sarebbe il caso di ripensare al modo di stare insieme, visto che, al contrario degli Stati Uniti d’America non abbiamo mai avuto l’opportunità di scegliere davvero. Ma come per tutto il resto, il vero problema è che la rappresentanza è lontana dai cittadini.

  3. Deficitspending

    Le riforme costituzionali non vanno affidate ad un comitato ristretto, che opera all’oscuro dell’elettorato. Vanno elaborate in Parlamento con la massima trasparenza e con la massima apertura alla discussione. E’ questo il punto vero, di cui l’articolista -non a caso…- non parla.

  4. Rocco Todero

    E’ incredibile come alcuni insigni studiosi abbiano del tutto dimenticato ciò che hanno detto e scritto in 50anni di carriera ed ora con una giravolta inqualificabile travisano tutto e tutti!

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