22
Ott
2009

Contro Tremonti, va bene, ma non per spendere di più

Pare che nel centrodestra sia iniziato un positivo assedio al ministro Giulio Tremonti, affinché inizi a tagliare le imposte, elimini  gli aiuti alle imprese e cominci sfoltire la jungla delle partecipazioni di Stato. È sicuramente una buona cosa, dato che solo se si riduce il peso dello Stato (a partire dalla pressione fiscale) è possibile restituire ai cittadini più libertà, e con essa anche più voglia di fare, intraprendere, costruire. Si tratta di abbandonare un modello colbertista basato sulla centralità del Re e dei suoi consiglieri per passare ad uno schema di società aperta, in cui siano individui e imprese a guidare la danza.

Bisogna però fare attenzione. Nella montante reazione anti-tremontiana c’è un po’ di tutto: compresi chi è scontento perché avrebbe voluto un governo più attivo nella politica economica. In linea di massima, noi di Chicago-blog non siamo dominati da simpatie o antipatie personali (e se le abbiamo non le mettiamo in piazza), ma siamo orientati nei nostri giudizi da un netto pregiudizio a favore della libertà. Tutto qui. Per questo motivo, quando il ministro plenipotenziario si è mosso bene, non abbiamo mai mancato di rendergli merito: e ogni volta che ha evitato di emulare Barack Obama o Gordon Brown sulla strada della spesa facile gli abbiamo reso merito.

Per questo è importante che la reazione anti-Tremonti, che ha visto protagonisti anche i due maggiori quotidiani del centrodestra (Nicola Porro su il Giornale e Maurizio Belpietro su Libero), si sviluppi nella giusta direzione: puntando a ridurre tasse E SPESA PUBBLICA, e non soltanto il peso delle imposte. C’è insomma l’esigenza che il centrodestra individui una propria strategia, sappia anche farsi dei nemici (se è necessario), e si muova coerentemente per ridurre lo Stato e allargare il mercato. Anche perché è chiaro che molti ministri stanno ordendo un complotto, o qualcosa di simile, al solo scopo di veder aumentare il loro personale bottino e i fondi a disposizione del proprio dicastero. Se questo avesse luogo, dal male si passerebbe al peggio.

Qui non è in gioco il futuro personale di un ministro, ma il destino di una società che da molti anni è sulla strada del declino.

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7 Responses

  1. andrea lucangeli

    Lo Stato non deve fare i panettoni…e neanche le auto, siamo d’accordo.- Ma quelle tre/quattro cosucce di spesa pubblica proprio proprio indispensabili (giustizia, sicurezza, infrastrutture, sanità) con cosa le finanziamo? Certamente con le odiate tasse.- Forse un pò di FEDERALISMO FISCALE aiuterebbe i cittadini a mandar giù il boccone amaro se vedessero “da vicino” – ad esempio – strade e scuole ben fatte, polizia in strada, ospedali puliti (!), cause civili che durano 6 mesi (utopia).- Altrimenti dichiariamo bancarotta, svendiamo tutto e mettiamo l’Italia in mano a un Liquidatore….magari funziona…

  2. Michele Bendazzoli

    @andrea lucangeli
    Parlare di giustizia quando i tempi dei processi spesso si contano con le decine di anni mi sembra un eufemismo. La sicurezza? Di quale sicurezza stiamo parlando? A parte le multe e le visite fiscali non mi pare che l’efficienza delle forze dell’ordine sia tale da garantire la sicurezza ai cittadini. Spesso, anzi, i cittadini anziché essere protetti, vengono perseguitati ogni qualvolta tentano di difendersi da soli da qualche aggressione. Lasciamo stare la sanità e le strade e limitiamoci a fare gli auguri sia a chi dovesse essere nelle condizioni di dipendere dalla qualità ed efficienza del servizio sanitario, sia a chi, magari per lavoro, è costretto a percorrere decine di migliaia di km ogni anno.

  3. andrea lucangeli

    @ michele bendazzoli
    concordo sull’analisi delle condizioni (pietose) del nostro apparato statale.- Se dipendesse da me (rozzo leghista incolto, come direbbe l’amico Luca F.) GRIDEREI SECESSIONE DEL NORD SUBITO ma purtroppo la cosa (realisticamente) non è praticabile salvo fare “alla Jugoslava” con qualche migliaio di morti…..meglio lasciar perdere, se possibile.- Più fattibile, invece, una riforma autenticamente federale di questo nostro sgangherato paese, troppo lungo (geograficamente) per sentirsi veramente unito….- Solo un ottuso centralismo romanocentrico si ostina ad affermare che Sudtirol e Sicilia hanno qualcosa in comune.- Non si tratta di “razzismo” ma di pura e semplice constatazione della realtà.- E non esprimo certamente giudizi di valore basandomi sulle coordinate geografiche (per intenderci , personalmente i siciliani mi sono di gran lunga più simpatici dei “nostri” sudtirolesi….).- Certo, se il “collante” del paese devono essere le Istituzioni (tipo Napolitano…) allora stiamo messi bene…

  4. rugantino

    Molto bene. Sono d’accordo. E attenzione anche alle insospettabili sirene giavazziane secondo cui basta ridurre le tasse anche per migliorare il deficit dello Stato. E’ una proposizione piena di demagogia.

  5. bill

    Certo, i conti pubblici..Ma nonostante Tremonti, per fortuna e pure per mancanza di danè, non abbia sperperato denari come hanno invece fatto tanti altri governi, secondo me sbaglia nell’attuare una politica attendista. Bisognerebbe approfittare della situazione per porre almeno qualche rimedio ai mali cronici che frenano la nostra economia: una burocrazia assurda e la miriade di tasse, tributi e gabelle, con relative schizofreniche scadenze ed una pressione fiscale ormai giunta a livello di guardia.
    Diversi stati, con un’economia meno importante della nostra, hanno fatto riforme in questo senso, e i conti statali, nonchè la società tutta, ne hanno beneficiato.
    Più passa il tempo, e più doloroso sarà l’impatto con la realtà, che è quella di un mondo globalizzato e molto competitivo, e non l’antico paesello del posto fisso e garantito a vita e delle pastarelle la domenica mattina. Ma si sono accorti, politici e sindacalisti del menga, che al posto del pasticcere c’è un ipermercato, magari francese, o no?
    Ps: LucaDM proprio no, ci mancherebbe pure questa…

  6. Michele Bendazzoli

    @Piero
    Non siamo sfortunati perchè lo stato italiano, a differenza degli altri, sia inefficiente, siamo sfortunati perchè, purtroppo, lo stato si impiccia di troppe cose, spendendo più di quanto riusciamo a produrre.

    Con questo non voglio sostenere che il libero mercato sia la panacea di tutti i mali, una bacchetta magica che garantisce di trovare una buona soluzione a tutti i problemi. Quello che sostengo è che la mancanza di concorrenza nella fornitura di un servizio, monopolio che caratterizza per definizione un servizio fornito dallo stato, *garantisce* che le soluzioni trovate saranno sempre pessime.

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