4
Ott
2014

Come valutare i docenti: un esempio su cui riflettere, che in ITA non piace

Uno dei pilastri di una “buona scuola” – l’obiettivo della riforma per la quale è in corso in queste settimane il confronto pubblico e la raccolta di pareri sullo schema presentato dal governo Renzi – è sicuramente un serio e attendibile sistema di valutazione dei docenti. Serve una valutazione fondata su principi allineati ai migliori standard internazionali, e per essere credibile va affidata a valutatori terzi, rispetto ai docenti e ai dirigenti scolastici alla testa degli istituti. La riforma del governo promette per le scuole superiori di innestare nuovi criteri INVALSI, di cui siamo in attesa per l’anno prossimo come da recentissima circolare del ministro Giannini, sulla base di un’autovalutazione effettuata istituto per istituto. Collegata a un criterio nuovo, positivo e potenzialmente di svolta, che aumenti di molto la parte retributiva degli insegnanti derivante dalle valutazioni, rispetto a quella dovuta come oggi alla mera anzianità. Ma un punto ancora tutto da chiarire, visto che si è letto negli annunci della riforma che gli aumenti retributivi di merito spetterebbero comunque a tavolino ai due terzi degli insegnanti, il che non depone molto a favore della serietà della valutazione stessa. Oltretutto, una valutazione effettuata per parte prioritaria da parte dei singoli istituti su se stessi, per definizione non è attendibile.

Guardare ai benchmark internazionali significa studiare concretamente i migliori esempi di valutazione praticati altrove. Grazie alla segnalazione di un ascoltatore di radio24, Alessandro Martinello, un economista italiano che insegna in Danimarca e si applica professionalmente alle misure di efficienza dell’economia pubblica, mi sono imbattuto in un esempio che dà l’idea, di che cosa sia un efficace sistema di valutazione. Mi è sembrato tanto efficace che ho chiesto al prof martinelle di esporlo in una puntata su radio24. L’esempio E’ tratto da un recente studio (Incentives, Selection, and Teacher Performance: Evidence from IMPACT, CENTER FOR EDUCATION POLICY ANALYSIS, Stanford University,  Working Paper No. 19529) dedicato alla valutazione scolastica condotto da Thomas Dee, professore a Stanford, e James Wyckoff (University of Virginia). Lo studio tratta di una (molto controversa) riforma scolastica (IMPACT) attuata nel distretto di Washington DC a partire dal 2009, all’epoca uno dei distretti più disastrati d’America in termini di amministrazione e risultati scolastici. IMPACT valuta gli insegnanti combinando in una media ponderata  diversi criteri. Questo sistema risponde direttamente alle critiche che vengono avanzate da più parti, spesso sindacali, quando si parla di misurare il merito, combinando l’attenzione ai risultati con gli aspetti più disparati dell’insegnamento. Tra i più importanti di questi criteri figurano:

–       1)      Individual Value Added. Sostanzialmente, con metodi statistici e test standardizzati, si valuta il cambiamento del rendimento di una classe gestita da un determinato insegnante da un anno all’altro, e non il rendimento della classe in un determinato anno. Questo permette di tener conto, almeno parzialmente, del fatto che certe classi in quartieri disagiati abbiano un livello di partenza inferiore ad altre. Poiché peró anche il progresso di una classe da un anno all’altro può essere influenzato dalla qualitá media degli allievi, non è questo l’unico criterio di valutazione.

–       2)      Teaching and Learning Framework. Questo criterio si fonda su delle valutazioni oggettive (tipicamente 5) svolte da osservatori specializzati che devono attenersi, in uno schema che lascia poco spazio a valutazioni soggettive degli osservatori, alle linee guida stese dall’amministrazione distrettuale. Tra i comportamenti valutati all’interno di questo schema figurano per esempio il controllo costante dell’apprendimento di ogni alunno. Queste valutazioni sono condotte per la maggior parte a sorpresa, talvolta servendosi di registrazioni video.

–       3)      Commitment to School Community. Ovvero il supporto ad iniziative scolastiche, collaborazione con le famiglie, gli studenti o i colleghi etc.

–       4)      Core Professionalism. Questo criterio (dall’importanza limitata) è compilato direttamente dal preside/dirigente scolastico dell’istituto dove lavora l’insegnante. Facoltativamente, il preside può sottrarre fino a un massimo di 40 punti (su 400) a un determinato insegnante sulla base di presenza, puntualità e rispetto dell’istituzione.

COME FUNZIONA. Il sistema attribuisce ad un determinato insegnante un punteggio tra i 100 e i 400 punti. Poiché questo è un sistema oggettivo, non lascia spazio a quei sistemi di valutazione farsa della PA ITA, in cui i dirigenti ottengono sempre il massimo degli obiettivi e tutti sono bravi. La distribuzione dei punteggi è variegata e “ben” distribuita. A seconda del loro punteggio, gli insegnanti vengono assegnati ad una determinata fascia, con i seguenti effetti:

–        meno di 175 punti (circa il 3% degli insegnanti). Sanzione: licenziamento immediato.

 –       tra 175 e 249 punti (10%). Sanzione: in prova, viene concesso un anno di tempo per migliorare il punteggio. Se anche l’anno successivo l’insegnante non raggiunge tale punteggio, viene licenziato.

–       tra 250 e 350 punti (poco meno del 75% degli insegnanti). Nulla accade

 –       più di 350 punti (10-15%). Premio: bonus immediato di 25.000$. Se l’anno successivo l’insegnante si conferma in questa categoria, la sua anzianitá viene aumentata da 3 a 5 anni ed eventualmente promosso a contratto di tipo superiore (il valore attuale di questa promozione può ammontare a 100.000$).

A ciò si aggiunge che i “precari” nel sistema IMPACT sono i presidi e i dirigenti scolastici. I loro contratti sono di fatto annuali, e benché la maggior parte di questi venga rinnovato, il rischio di licenziamento è sempre presente.

Che cosa dimostra l’esperienza del modello IMPACT? Lo studio dimostra che gli insegnanti a rischio di licenziamento o in odore di promozione migliorano il loro punteggio relativamente ai colleghi l’anno successivo, e i risultati degli alunni migliorano. La cosa più interessante di questo studio effettuato dopo 5 anni dall’introduzione di IMPACT è che i risultati si sono visti dopo il secondo anno, quando gli insegnanti impararono a spese dei propri colleghi che la minaccia di licenziamento, inizialmente considerata poco più di una boutade fantascientifica, era effettivamente credibile. Inoltre, lo studio mostra anche come gli insegnanti (giovani) assunti al posto degli ex-colleghi licenziati erano di qualità molto superiore.

Ovviamente la possibilità di licenziare qualcuno nella scuola è fantascienza in Italia. Ma così era anche a Washington DC prima di questa riforma. E strutturando il sistema di valutazione in maniera oggettiva, non lascia spazio alle discrezionalitá tipiche della PA italiana. Un sistema del genere non è solo oggettivo, ma anche equo. La cosa importante da tenere in mente è che invece programmi di valutazione basati su incentivi-disincentivi ad intensità minore (bonus minori, durata del programma limitata del tempo) non hanno mai avuto alcun effetto nel migliorare la qualitá dell’insegnamento. Introdurre un incentivo debole vuol dire semplicemente buttare i soldi dalla finestra. O l’incentivo è forte e le sanzioni sono credibili, o qualsiasi riforma della scuola è peggio di un palliativo, e quindi tanto vale non farla. Questo è quanto insegna la ricerca, e non si capisce perché la si debba ignorare. O meglio: lo si capisce solo se si vorranno assecondare i sindacati, contrari al merito vero.

 

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15 Responses

  1. matteo

    Mi piace molto la cosa che accade sotto i 175 punti, ma sarebbe meglio alzare il punteggio. Diciamo sotto 300 punti: licenziamento immediato. Così ci sbarazziamo subito della metà. 300 mila stipendi risparmiati, sai e pacchia, e sai tutti gli altri che sale sulla coda?! Anche ad Auschwitz si sparava dal balcone, e sai quelli sotto come filavano! Inoltre è proprio indicato prendere esempio dalla scuola americana che, si sa, è una delle più avanzate al mondo; non conosceranno Gentile per la pedagogia e magari faranno campagne mondiali, e anche a Milano se la notizia arrivata a qualcuno, per assoldare poveri cristi che aspirano all’onore di insegnare nella grande mela o nei posti vicini, a quanto pare, perchè gli statunitensi oramai se ne guardano bene, ma in fondo che ce ne importa? E’ forse la preoccupazione della scuola che muove le nostre analisi? Muoia Sansone con tutti i filistei.

  2. la “buona scuola” di Renzi, con la sua copertina alla Happy days, è una grandissima menata statalista, secondo la miglior (si fa per dire) tradizione cattocomunista.
    In un Paese serio, come l’Inghilterra, per valutare e assumere presidi e docenti, si fa così
    http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2014/8/21/SCUOLA-Gran-Bretagna-quando-i-prof-sono-trattati-da-professionisti/2/519107/
    e così
    http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2013/8/8/SCUOLA-Ecco-come-in-Inghilterra-funzionano-i-concorsi-per-presidi-e-insegnanti/418193/
    che mi sembra molto più ragionevole, e molto meno barocco, anche di quanto propone Giannino.
    Però, alla fine, il discorso è elementare: basterebbe ci fosse il buono-scuola. Le famiglie lo sanno benissimo quali sono le scuole buone, i prof buoni, i presidi bravi, e quelli no. Senza bisogno di punteggi e valutazioni astruse, buone per giochi da tavolo.
    A questo punto, però, c’è un corto circuito: le famiglie, le coscienze dei cui membri – i genitori – mediamente, sono state storicamente sedate nella scuola di stato, non sono in grado di recepire l’esigenza elementare della effettiva libertà di educazione, col buono-scuola.
    Quindi, siamo a un’impasse… nel frattempo, qui sta venendo giù tutto. Ci stiamo schiantando. Situazione strana, eh?…

  3. Paolo V.

    Sistema parzialmente illegittimo, in quanto stabilisce dei punteggi secondo criteri che NON dipendono, almeno in parte, dal docente (livello motivazionale o qualità intellettive diverse tra classi). Se devo essere licenziato neppure un punto di questa classifica (neppure UNO) deve poter dipendere da fattori non dipendenti da me. Inutile dire che proprio per questo ci sono ANCHE altri criteri. È il criterio illegittimo che fa saltare la credibilità di tutto il sistema (che tra l’altro richiederebbe qualche decina di migliaia di somministratori di test in tutta Italia).

  4. adriano

    Mi piace solo il finale,quella in grassetto.Per il resto non capisco come possano essere determinate procedure oggettive.La capacità di insegnamento non è valutabile con il metro.Nelle materie che conosco e tralasciando la prudenza della modestia,ritengo di poter valutare chiunque assistendo anche a una sola lezione.Il manico si vede da subito.Preferirei quindi una valutazione soggettiva fatta da chi il giudizio è in grado di darlo senza trucchi.Si tratta di trovare valutatori non condizionabili,imparziali e preparati ma soprattutto una politica motivata ad ottenere risultati e non a fare solo chiacchiere.

  5. robyv

    Licenziamento sotto i 175 punti? Impossibile sarebbe discriminatorio, chi lo ha mai detto che un ignorante non può insegnare?

  6. Gianfranco

    Eccoci qua. Come l’applicazione Uber introdotta a Genova ha portato alla levata di scudi per i tassisti, cosi’ basta dare un test agli allievi per capire se l’insegnante ha letto La Gazzetta tutto l’anno oppure ha fatto qualcosa che parte l’alzata dei palvesi (o pavesi) da parte degli insegnanti.

    Dopo la mia esperienza di 2 anni nella scuola, posso in tutta serenita’ dire c’era solo da aspettarselo.

    Aldila’ del fatto che un alunno, anni dopo, incontrandomi per strada ha fermato la macchina per stringermi la mano e che reputo l’esperienza dell’insegnamento la cosa che piu’ mi ha dato come ritorno umano in 20 e passa anni di lavoro, non ho nessuna remora nel dire che se la scuola e’ un porto, chi vi ormeggia sono relitti a cui degli alunni, del loro futuro e della loro vita, non frega assolutamente niente.

    Il punto su cui dovrebbe riflettere chi difende la casta docente e’ infatti il futuro dei nostri figli, non il loro.

    L’oggetto sono i ragazzi, non gli insegnanti. Anche se la maggior parte di loro non ha diritto di voto, mentre gli insegnanti si’, non e’ un buon motivo per lasciare carta bianca a gente di ogni tipo.

    Invece sembra che il punto sia l’insegnante! Non e’ l’insegnante! E’ il bambino!
    E se mentre al nido e all’asilo e’ giusto avere insegnanti di un certo tipo, oltre quel livello e’ necessario avere gente che insegni, non che timbri.
    Gente che dia ai ragazzi strumenti per il futuro, non che stia li’ immusonita perche’ il preside ha stabilito il consiglio di istituto il sabato pomeriggio!

    Il conflitto di interessi tra chi deve imparare e chi ormai il suo obiettivo l’ha raggiunto (il posto statale) e’ diventato cosi’ palese che solo un’ulteriore immensa dote di menefreghismo corporativo puo’ far persistere uno stato di cose dove un ragazzo entra bestia in una scuola e tale e quale ne esce.

    Cosi’ come un insegnante ha la prerogativa di valutare un alunno, cosi’ qualcuno dovrebbe valutare chi valuta.

    L’unico problema e’ che anche i fondi alle scuole andrebbero legate a questo rendimento, non al numero di alunni. Oppure sarebbe lo stesso Preside ad andare a promuovere qualuque capra, pur di avere tanti studenti ed attirarne, nel vortice dell’ignoranza, sempre di piu’.
    Il rating dei professori dovrebbe poi costituire il rating dell’istituto. Cosi’ avremmo scuole buone e scuole cattive. Come e’ normale.

  7. robyv

    Visto come gli studenti manifestano a favore dell’attuale scuola e degli insegnanti non resta che constatare come la scuola è la più grande macchina per il lavaggio del cervello operante in Italia.

  8. Gianfranco

    Beh, robyv, quello e’ un altro problema della scuola.
    Da una parte, fino alle superiori, abbiamo dei bravi bambini nell’eta’ degli ideali. Qualunque messaggio passi loro dalle figure di riferimento, fa molta presa.
    Diciamo che le spinte a “difendere” la scuola, sono diverse e non ultima quella di dire “che fai, non manifesti?”
    Cosa ne sa un bambino della politica? Si muove per quella pensa essere una giusta causa e gli viene detto che “la scuola non ha risorse” e “come faremmo meglio se ci dessero piu’ soldi” e “noi vorremmo introdurvi alla relativita’ generale ma al masimo riusciamo a fare termodinamica con l’accendino BIC”….
    Comprensibile.
    Poi ci sono gli universitari. Che sono in un’eta’ ancora piu’ difficile. Perche’ hanno un’indipendenza relativa e cominciano a pensare con la loro testa.
    E’ normale che vengano influenzati da un contorno di nozioni che li portano in certe direzioni. Infatti potremmo dire che un 10% diventano “estremisti” mentre il 90% va alla manifestazione perche’ ci sono le ragazze.
    In poche parole, colmano con la politica il disagio di affacciarsi alla realta’. Se la fidanzatina o il gruppo di amici sono rossi o neri, il gioco e’ fatto…

    Il mio punto di vista non cambia di un millimetro: i ragazzi vanno aiutati ad interpretare il ruolo della scuola, a prenderlo per cio’ che e’ e vanno guidati verso le loro spontanee inclinazioni.
    Ruolo che pero’ i genitori – parola magica – spesso non esercitano e si limitano a controllare i voti per vedere se vanno bene a loro.
    E’ un discorso molto complesso, ma appunto: l’unica vittima e’ lo scolaro/studente. Nessun altro.

    Saluti.

  9. MarvenX

    Tentare di valutare i docenti italiani è un’impresa improba, ricordo quando cui ci fu una protesta di alcuni docenti che non volevano dare i voti agli alunni, per una qualche pretesa egualità, così come sono state contestate le valutazioni PISA e INVALSI, quindi, figuriamoci se gli insegnati accetterebbero mai di essere valutati con voti incontrovertibili e frutto di calcoli matematici di terze parti!!
    Eppure come per qualsiasi prodotto, la valutazione della qualità del risultato è fondamentale per garantire il miglioramento costante. Ed è inutile dire che la qualità dell’istruzione è cardinale per lo sviluppo del paese.
    Detto che non esistono modelli di valutazione “perfetti”, di sicuro quelli oggettivi e non soggettivi, quelli numerabili e non quelli di mero giudizio, sono più efficaci nel definire la bontà del processo (di istruzione in questo caso). Ostinarsi a non volere valutazioni o a fare valutazioni farsa (perchè interne e non quantificabili), non fa che danneggiare ulteriormente il sistema scolastico italiano.

  10. ant

    Sono d’accordo con Pierluigi:le famiglie sanno bene chi sono i buoni insegnanti. Introduciamo il buono scuola e togliamo validità al titolo di studio.così si mette in competizione il sistema pubblico con il privato e avremo la selezione darwiniana del merito.se aboliamo la validità del titolo di studio il pezzo di carta di per sé non servirà a niente per ci le famiglie dovranno mirare a una educazione vera e spendibile per dare un futuro ai figli.visto che con il buono scuola il costo dell istruzione rimane a carico della fiscalità generale le famiglie sceglieranno gli insegnanti e le scuole migliori a prescindere se dono pubbliche o private. Se una scuola pubblica non ha iscritti si licenziamo gli insegnanti in esubero e gli insegnanti bravi saranno pagati di più perché attiveranno più iscritti e più buoni scuola. Semplice, semplicissimo . Facile, facilissimo. Non ci piace continuiamo con il nostro sistema così virtuoso o Introduciamo meccanismi complessi come quelo delle valutazioni che diventerà subito complicato e perciò ingestibile. Ant

  11. Lorenzo

    Sono un appassionato di giochi di ruolo, dove azioni complesse vengono ridotte al tiro di un dado e la somma di una manciata di punteggi, ma non mi sognerei mai di applicare lo stesso principio alla vita reale. Qua si fa questo.

    La 1): Un visibilio di cose influenzano l’effettivo apprendimento della classe, in primis la disposizione stessa degli studenti (il miglior insegnante in una scuola in un contesto disagiato può ottenere meno risultati di uno svogliato nella scuola frequentata da chi ha voglia di studiare, e chiunque frequenti un minimo di ragazzi sa benissimo che esistono radicali differenze di “clientela” fra scuole). Sì, si riconosce alla fine che il problema c’è, ma allora che si mette a fare un criterio meccanicistico del genere?

    La 2): “valutazioni oggettive svolte da osservatori” fa il paio con “teoremi matematici ambigui” e “luci che scuriscono”. Si specifica che vengono fatte con “uno schema che lascia poco spazio a valutazioni soggettive”, ma o si tratta di misurare comunque fattori oggettivi come i minuti che il professore parla o il numero di volte che usa “piuttosto che”, o la frase non ha palesemente senso. A chi propone una cosa del genere l’onere di mostrare un sistema credubile.

    La 3): Il regno del soggettivo. Non prova nemmeno a spiegare come si misurerebbe una cosa del genere (Hint: le ore dedicate a progetti non riflettono necessariamente l’efficacia degli stessi o l’impegno profuso in essi. Ovvero la massa si metterebbe a farli solo per ottener punteggio)

    La 4): Per una volta c’è qualcosa che potrebbe essere misurato oggettivamente (per la puntualità e le presenze basta far timbrare un cartellino) e si fa decidere tutto alla percezione del preside. Misteri della vita.

  12. Sergio

    Le “misure oggettive” fatte con i test misurano la ricchezza della famiglia di origine, non la capacita’ degli insegnati.
    Bambini e ragazzi da famiglie povere o disagiate fanno IN MEDIA SISTEMATICAMENTE PEGGIO di quelli provenienti da famiglie ricchie e agiate.
    Quindi un ranking di scuole e professori fatto in base a test, quiz, e valutazioni simili serve solo a una cosa: danneggiare chi ha piu’ bisogno di un istruzione, e favorire chi ha gia’ fin troppo. Complimenti!

    SAT Scores and Income Inequality: How Wealthier Kids Rank Higher
    http://blogs.wsj.com/economics/2014/10/07/sat-scores-and-income-inequality-how-wealthier-kids-rank-higher/?mod=e2fb

  13. mariano

    ribaltiamo il paradigma. lo stato dà i soldi ad ogni famiglia che li alloca nella scuola dove prefersce mandare i figli.
    fine.

  14. Gianfranco

    Sergio, 9 ottobre 2014

    Per cortesia, basta con queste sessantottate.

    La scuola senza alcun vincolo ha distrutto l’unica possibilita’ che avevano i poveri di farsi valere attraverso un’istruzione.

    Non sono il figlio del notaio, il figlio dell’imprenditore, il figlio del medico, ad aver bisogno di saper fare le cose bensi’ sono i piu’ poveri, che potrebbero utilizzare quello strumento per poter trovare posti di lavoro migliori ed adeguati alle loro capacita’.

    Tu confondi “istruzione” con “titolo di studio”. Al giorno d’oggi il “titolo di studio” non ha nulla a che vedere con l’istruzione: una laurea ce l’hanno tutti, presa in istituti ridicoli, in discipline altrettanto ridicole e sono a fare gli spazzini, perche’ papa’ e’ fuori dal circolo delle conoscenze giuste per piazzare il pargolo.

    Dopo 46 anni, come fa questo banale concetto a non essere ancora chiaro?

  15. MARCO

    Le valutazioni come ogni altra cosa più sono semplici meglio funzionano, per controllare che le aziende non inquinino in Svizzera basta un uomo un termometro e una regola
    L’AZIENDA DEVE REIMMETTERE L’ACQUA A MONTE DEL PUNTO DI PRELIEVO AD UNA TEMPERATURA INFERIORE A QUELLA PRELEVATA
    Per la scuola il preside eroga sempre lo stipendio medio e nei due mesi successivi al test effettua il conguaglio positivo o negativo
    il preside puà acquistare sul mercato i suoi insegnanti e rimescolre le squdre di insegnanti
    Gli insenanti di acquisto vanno in sostituzione di coloro che scelgono un altro istituto e di quelli espulsi (max 5% del complesso degli insegnanti)
    la retribuzione di ogni istituto è (per ogni singola materia)
    + 20% se gli allievi dell’insegnante appartengono al primo 5% degli studenti (a livello nazionale)
    + 10 % se gli allievi appartengono al percentile tra il primo 20% e il primo 5%
    Stipendio medio contrattuale nella fascia del primo 20% e il 65 %
    -5% nella fascia 65-80
    .10% nella fascia 80-90
    -20% nella fascia oltre 90 e per chi resya in questa fascia per un periodo continuativo sopra ai 5 anni consecutivi c’è la possiblità di licenziamento
    le scuole che complessivamente appartengono alla fascia media ricevono dallo stato un rimborso di 1 euro per studente festicciola di inizio anno
    quelle in fascia 20-5 di 5 euro per studente
    di fascia 1-5 di 10 euro
    i risultati sono pubblici con dettaglio per materia e classe in modo da stimolare la caccia ai fuoriclasse per portare la scuola all’eccellenza e nella graduatoria nazionale vengono inserite anche le scuole private in modo da dare informazioni trasparenti ai consumatori
    e generare competizione e value for money
    E VISTO CHE SIAMO A RECEPIRE STIMOLI PER I BRADIPI POLITICI INCOMPETENTI FACCIAMO ANCHE PER OSPEDALI E CASE DI CURA

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