21
Ott
2009

Bum!

I ministri europei dell’Ambiente hanno “deciso” (scusate, a scriverlo senza virgolette non ci riesco) una riduzione dell’80-95 per cento delle emissioni, al di sotto dei livelli del 1990, entro il 2050. Tutto questo all’indomani del vertice in cui i ministri delle Finanze non sono riusciti a trovare un accordo sui fondi da destinare alla lotta ai cambiamenti climatici. E nello stesso giorno in cui Cina e India stringono un patto che suona molto simile a un “opting out” dai negoziati: prenderanno impegni solo nella misura in cui il mondo sviluppato si farà carico di pagarli. La dichiarazione dei responsabili europei dell’Ambiente, in tale contesto, suona come un patetico tentativo di battere i pugni sul tavolo, ben sapendo di non avere né i pugni né il tavolo. Se l’attore “leader” (lo dicono loro) dei papocchi climatici non riesce a presentare un piano che abbia uno straccio di credibilità, siamo davvero alla politica subprime.

Di solito cerco di essere più misurato, ma in questo caso penso che qualunque espressione sarebbe eufemistica. Quella dei ministri dell’Ambiente è una dichiarazione stupida. E’ politicamente stupida, perché ripropone il dualismo tra ministeri “ecologici” ed “economici”, con gli uni a scaldare gli animi e gli altri a raffreddare i bollenti spiriti. E’ stupida in una prospettiva negoziale, perché – con Cina e India alla finestra e gli Usa impicciati su questioni domestiche – l’Ue si sta cacciando in un vicolo cieco da cui sarà divertente vedere come si sfila, a Copenhagen. E’ stupida economicamente, perché come non ci stanchiamo di dire, questa partita non la si può giocare da soli (mentre alzare l’asticella ha esattamente l’effetto di ridurre ai minimi termini la volontà altrui di cooperare). E’, infine, socialmente stupida: io mi rendo perfettamente conto che i ministri dell’Ambiente parlano a vanvera senza realmente capire quello che dicono. Però non ci vuole né un genio, né un esperto a capire che l’idea di ridurre di (almeno) quattro quindi le emissioni è semplicemente ridicola.

Qui potete trovare un paper che ricostruisce, per l’Italia e alcuni altri paesi europei, l’andamento delle emissioni dal 1850. Ridurle dell’80-95 per cento al di sotto del 1990, significa riavvolgere il nastro della storia economica fino a un periodo, a occhio e croce, tra il 1900 e il 1930. Un secolo fa. Nessuno, spero, può desiderare di abbassare il tenore di vita ai livelli di allora. Ma allora qualcuno mi deve spiegare come pensa di fare, ammesso che ci abbia pensato. L’esperienza della crisi, che ha abbattuto le emissioni falcidiando il Pil, dovrebbe farci pensare.

Paradossalmente, indicare obiettivi del genere è stupido perfino dal punto di vista degli investimenti nelle tecnologie low-carbon. Perché, avendo di fronte uno scenario politico con credibilità tendente a zero, e probabilità di realizzarsi inferiore alla credibilità, di fatto tutti si orienteranno al business as usual. Tutti tranne i puri rent seeker, i quali negli obiettivi non misurabili ci sguazzano. Perché potranno sempre andare dalla Commissione, mano tesa e cappello in mano, a pietire “più risorse” ché gli obiettivi sono lontani.

C’è un solo senso in cui questo impegno è intelligente. Nessuno di quelli che l’ha firmato sarà mai chiamato a risponderne.

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9 Responses

  1. marianusc

    forse credono nella capacità della scienza di mettere a punto tecniche di combustione o comunque di generazione dell’energia molto più efficienti e pulite di 100 anni fa.

    Da scenziato la mia impressione è che le tecniche di produzione energetica siano vicine ad un salto epocale, basta poco affinchè la manipolazione della materia ai livelli atomici porti a processi produttivi dal rendimento inimmaginabile e dalle emissioni nocive nulle.

    E’ a portata una rivoluzione incredibile se solo si finanziasse adeguatamente la ricerca in questi campi (altro che carbone pulito), il problema è che fa paura perchè non si sa a cosa potrebbe portare lo sconvolgimento geopolico a cui porterebbe.

  2. Da ingegnere voglio essere realista: nonostante l’enorme evoluzione della produzione di energia elettrica (che porterebbe anche alla fusione nucleare fredda), il nodo ancora irrisolto è quello dell’alimentazione dei trasporti, per il quale ancora non esiste un’alternativa seria ai combustibili fossili liquidi (GPL, benzina, diesel). L’idrogeno non è una fonte energetica, ma solo un vettore, come l’elettricità, e per ora la sua produzione viene effettuata soprattutto partendo dal metano.

    Per quanto riguarda la rivoluzione ipotizzata da marianusc, non mi risulta che il passaggio dal cavallo all’auto abbia subito freni per via della maggiore importanza che dette ai produttori di petrolio. Se solo fosse aperta l’opportunità di una fonte di energia a rendimento elevato e pulita, i privati, nonché gli Stati, farebbero a gara per accaparrarsela, in quanto sicuramente riequilibrerebbe la situazione geopolitica, a causa della quale oggi siamo dipendenti da una risorsa per lo più presente in paesi politicamente instabili.
    Il problema vero è che, in una situazione di crisi, si tende sempre a ritornare al classico, perché i rischi d’investimento sono molto maggiori. E al momento, a parte il nucleare, non vedo fonti di energia abbastanza collaudate da poter prendere il posto del termoelettrico.

  3. Carlo Stagnaro

    Marianusc – Sono d’accordo, per l’amor di Dio, tutto è possibile. Solo, non credo che ciò sia possibile in seguito alla decisione di ventisette politicanti che si vedono una volta al mese. Sarei solo un filo meno cospirazionista. Qualunque nuova tecnologia rompe gli equilibri – economici, geopolitici e politici in senso lato – precedenti: è stato così col carbone, il petrolio, il gas, eccetera. Ma se una tecnologia ha dei meriti, alla fine si impone. Se non si impone, vuol dire che è l’idea sbagliata, o l’idea giusta nel momento sbagliato.

  4. andrea lucangeli

    Devo essere sincero e “spietato”: non me ne frega una beneamata cippa dei mutamenti climatici del 2050.- Ho 44 anni, non ho figli e quindi – morto io – che il pianeta vada pure “a puttane” per colpa di India e Cina….chissenefrega.- Se abitiamo in un mondo di cretini (mi ci metto anch’io) è giusto fare la fine del topo…Amen (e poi per i credenti non c’è sempre il Paradiso od Allah ad aspettarli, di cosa si preoccupano?9

  5. Alex

    la soluzione adottata da certi politicanti non produce assolutamente nulla.
    Non voglio morire di cancro per amore dello sviluppo economico…e nel mentre non voglio recitare il mantra “arriverà un campiamento tecnologico epocale”!! forse i nostri figli giocherelleranno con l’atomo…nel mentre il rispetto del singolo(libertà dell’individuo) parte : da una consapevolezza ambientale e da un diritto a non vivere nella miseria!

    è il singolo che deve fare…non il potere!

  6. Pietro M.

    80-95% in meno? Neanche se distruggono a martellate tutte le automobili, i camion, le navi, gli aerei, le centrali, e le industrie, e ci fanno tornare al Paleolitico (non prima di aver ucciso il 95% della popolazione di fame come conseguenza). Siamo governati da mentecatti o da truffatori? A volte temo da entrambi.

  7. marianusc

    Non parlavo di una cospirazione, ma pensavo ad una fiducia generalizzata, magari anche stereotipata più che frutto della loro personale esperienza, nelle possibilità della scienza.
    Dando quelle direttive è come dire: “vedete come fare per fare in modo che quell’obbiettivo sia raggiunto” in modo da spingere chi ha la possibilità di farlo verso la direzione del finanziamento a chi può aiutare a raggiungerlo, tanto più che si avrebbero ricadute occupazionali e brevetti oltre che cambiamenti nella qualità della vita, spingere per quanto in loro potere ovviamente. Una intera economia potrebbe nascere dal nulla, come è nata quella del boom dei computer per esempio; partire in anticipo su queste innovazioni è decisivo.

    Non parlavo di cospirazione, perchè sono consapevole del fatto che non esistano ancora i progressi di cui parlavo e non mi risulta neppure che ci siano studi primordiali che abbiano come obbietivo specifico la produzione di energia nei termini in cui l’ho esposta.

    Quello che volevo dire è che c’è il background per puntare a quell’obbiettivo, e basterebbe finanziarlo adeguatamente vista l’importanza che potrebbero avere forti avanzamenti in quegli ambiti.
    E magari di questo ne sono parzialmente consapevoli anche quei 27 ministri dell’ambiente.

    Sono d’accordo con Carlo Stagnaro che se fosse una tattica politica per il prossimo appuntamento di Copenhagen sarebbe senza senso.

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