29
Ago
2011

Una provocazione per smascherare l’ipocrisia della Cassa Integrazione

Riceviamo dal Dr Massimo Peruzzo e volentieri pubblichiamo

Vorrei aprire una discussione con i lettori di questo blog sull’utilizzo, e sui costi, della Cassa Integrazione. A prima vista, la cassa integrazione, è un ottimo ammortizzatore sociale per i lavoratori di aziende in crisi. Però, se andiamo ad analizzare l’utilizzo che ne viene fatto in questi periodi di crisi, si scopre che in realtà è una “droga” che altera le giuste e normali economie del mercato. Personalmente sono a conoscenza di numerosi esempi di aziende decotte che utilizzano la cassa integrazione come un bancomat. 100 dipendenti sul libro paga, si fanno lavorare circa 5 – 7 giorni al mese, e poi a casa in cassa integrazione fino al prossimo ordine. Questo si protrae da mesi e mesi. La mia osservazione è questa: quid prodest? Perché lo Stato dovrebbe mettere soldi dei contribuenti (la cassa integrazione guadagni penso che ce la siamo fumata da un pezzo), per mantenere in vita aziende che oggettivamente sono morte? Secondo me, l’esercizio della cassa integrazione dovrebbe essere un aiuto che lo stato offre alle aziende (ed ai lavoratori) a fronte di un piano industriale credibile e ben contingentato, e non un regalo alla “aspetta e spera”. Propongo una commissione a livello territoriale con rappresentanti dei sindacati, della associazione di categoria competente, e magari anche della camera di commercio, con il preciso scopo di valutare il piano industriale per il rilancio dell’azienda. A fronte di questo piano, la commissione decreta se concedere, o meno, la cassa integrazione e per quanto tempo. Al termine del periodo concesso si torna in commissione per valutare i risultati ottenuti. Ovviamente, nel frattempo, i lavoratori coinvolti nel processo di ristrutturazione aziendale, hanno l’obbligo di frequentare corsi di aggiornamento, o di effettuare lavori alle dipendenze della Pubblica Amministrazione nei vari tribunali, ASL ecc… in fin dei conti lo Stato li paga ed è giusto che loro offrano un lavoro a fronte della retribuzione ottenuta. Non mi sembra molto educativo pagare gente perché stia a casa. In questo modo si lascerebbe operare la legge di selezione naturale delle aziende, si insegna alla gente che è finito il periodo di percepire soldi stando a casa o in piscina, e si risparmierebbero diversi milioni di euro (a tal proposito se qualcuno a dati precisi gliene sarei grato). Cosa ne pensate?

34 Responses

  1. Alabert

    Condivido assolutamente il timore che la cassa integrazione abbia drogato e stia a tutt’oggi alterando i corretti equilibri economici competitivi. Anzi, alcuni imprenditori risulterebbe che ne hanno addirittura incrementato l’utilizzo grazie al fatto che le condizioni congiunturali hanno generato procedure di accesso meno stringenti e complicate che in passato.
    Di contro mi preoccupa la proposta e l’ipotesi di un’ennesimo ente/commissione giudicante in cui confluirebbero esponenti di vari mondi (sindacale, politico, economico) ciascuno portatore (come sempre) dei propri interessi particolari e che dovrebbe essere responsabile dell’erogazione di importanti risorse economiche. La storia italiana ci narra di una cronica incapacità di costoro di rinunciare a questi interessi particolari in nome del più alto “bene comune” che in questo caso sarebbe rappresentato dall’ipotesi di giudicare, supportare e promuovere la maggiore efficienza economica delle aziende.
    Probabilmente sarebbe più facile fissare un tetto temporale di erogazione della cassa integrazione per la singola azienda, tempo entro il quale la stessa dovrebbe impegnarsi per risolvere i suoi problemi, pena uscire dal mercato a seguito della cessata erogazione di questo supporto economico straordinario. Ma l’mpatto sociale di una simile strategia sarebbe certo “impegnativo”… Saremmo in grado di affrontarlo?

  2. Alessio Rampini

    “una commissione a livello territoriale con rappresentanti dei sindacati, della associazione di categoria competente, e magari anche della camera di commercio, con il preciso scopo di valutare il piano industriale per il rilancio dell’azienda.”
    Già me la immagino, sarebbe un costo in tangenti/favori e se i soldi scarseggiano si saprebbe già a quali aziende arriverebbe la cassa.

    “nel frattempo, i lavoratori coinvolti nel processo di ristrutturazione aziendale, hanno l’obbligo di frequentare corsi di aggiornamento, o di effettuare lavori alle dipendenze della Pubblica Amministrazione nei vari tribunali, ASL”
    Soliti corsi farlocchi inutili organizzati da politici e prestanome.

    La Cassa integrazione deve diventare o un prestito che l’azienda contrae dallo stato (nel senso che i soldi che arrivano all’azienda sotto forma di cassa vanno restituiti nel tempo) o è meglio abolirla e creare un sussidio di disoccupazione decente.

  3. Daniele Bernardi.

    Secondo me è la chiara risposta delle aziende che c’è bisogno di una liberalizzazione del mercato del lavoro dove si possa licenziare con maggior facilità un dipendente (esiste un TFR che dovrebbe servire a far fronte a un caso del genere, per quanto spiacevole). Alla fine oltre ad una selezione delle aziende ci sarebbe anche una selezione dei lavoratori, un po’ come metter sù una squadra di calcio….alla fine dovrebbero giocare i migliori o quanto meno quelli che insieme rendono di più. Oggi siamo costretti ad avere squadre (aziende) che devono far giocare (lavorare) quelli che hanno anche sapendo che in giro c’è di meglio e magari a “parametro zero”………..
    Alla fine siamo proprio lo specchio del nostro campionato di calcio…..aziende ridotte alla mediocrità per un sistema che ormai si è dimostrato obsoleto.

  4. Massimo Peruzzo

    @Alessio Rampini
    La tua soluzione sarebbe anche più accattivante della mia, ma dubito che in italia una cosa del genere venga mai accettata. Mi vedo già gli articoli sui giornali e la CGIL in piazza che sciopera. Comunque sarebbe una soluzione sicuramente migliore della mia proposta. Non ho capito se hai descritto una sorta di prestito d’onore che lo stato fa nei confronti di aziende in difficoltà ma con prospettive di rilancio, oppure di un prestito che lo stato fa a prescindere dalla presentazione del piano industriale. Nel secondo caso ci sarebbe il concreto rischio di aziende che chiedono il prestito e poi falliscono portandosi via il “malloppo”. invece, non ho capito cosa faresti fare ai lavoratori in cassa integrazione, non dirmi che li faresti rimanere a casa a scaldare la poltrona?

  5. erasmo67

    Sono assolutamente d’accordo, ma si devono salvaguardare i lavoratori dai comportamenti illeciti degli imprenditori che fanno questo utilizzo disinvolto della CIG.

    Per le aziende che non abbiano un piano industriale credibile è meglio avviare un piano di ristrutturazione o chiusura e pagare l’equivalente della CIG in termini di assegno di mobilità + formazione + outplacement (individuale o collettivo a seconda dei casi).

    Oggi molte aziende utilizzano la CIG come flessibilizzatore della forza lavoro per gestire la ciclicità dei mercati se non addirittura la stagionalità.

    Tutto ciò deve essere superato con accordi aziendali che, premiando opportunamente la flessibilità, permettano alle aziende di avere la forza lavoro che serve quando serve. Senza doversi sobbarcare l’onere di un organico eccessivo in periodi ridotta produzione, scaricandone poi i costi sulla collettività tramite l’uso indiscriminato della CIG.

    Ma ci sono altri aspetti interessanti, nelle località turistiche ci sono persone che lavorano 6 mesi all’anno e vengono pagati “relativamente poco” considerando l’orario e l’impegno richiesti, però nei 6 mesi di bassa stagione ricevono l’indennità di disoccupazione.
    Se l’attività è di questo tipo il datore di lavoro deve pagare per 6 mesi (magari lavorati a 12-14 ore al giorno 6-7 giorni alla settimana uno stipendio sufficiente a vivere tutto l’anno e non far pagare la differenza alla collettività.

  6. Giuseppe Ferrari

    Secondo i dati in http://www.pietroichino.it/?p=5228, nel quinquennio 2003-2007 la CIG ha avuto un attivo totale di circa 13 miliardi di Euro; la stessa pagina stima in circa 1 miliardo complessivo il passivo del biennio 2008-2009.
    Anche considerando un passivo molto superiore negli ultimi due anni, mi pare difficile considerarla “fumata da un pezzo”. Semmai, è lo stato che ha usato la cassa (pagata dai dipendenti, non dai contribuenti!) come un Bancomat nei periodi buoni, prendendo per se l’attivo invece di renderlo indietro o metterlo esplicitamente da parte per quelli cattivi.
    Passando alla proposta oggetto dell’articolo, penso se ne possa discutere, anche se (a) ho poca fiducia nelle commissioni x-laterali e (b) si dovrebbe poter discernere tra i casi delle aziende decotte e quelle che semplicemente attraversano un momento di crisi passeggera.

  7. Salvatore Masala

    Sono praticamente d’accordo su tutto.Ma da vecchio latinista mi sembra che la frase latina dica “cui prodest”.

  8. Gianni

    Egregio d’ottore,
    Al massimo ‘CUI’ prodest.

    Le auguro di trovarsi dalla parte dei cassintegrandi a 50 anni, dirigente, plurilaureato. Auguri.

    In un rapporto di lavoro normale non si dovrebbe arrivare alla cassa integrazione, perchè i dipendenti in esubero vanno licenziati non appena cominciano ad esuberare.
    Però in Italia gli assunti (dei bei tempi) non potevano essere licenziati anche se in esubero, quindi non venivano assunti anche se erano necessari.
    Adesso non vengono assunti e basta: devono offrire l’opera come professionisti, con partita IVA.
    Dice: “Lei che fa?” “Io? Il libero professionista manovale garzone di muratore. Mica cotiche!”
    Marchette per la pensione? Ah… che volgarità! E se si rompe un braccio cazzi suoi… si porti il badile da casa, che i badili costano.

    Certo, appena uno veniva assunto che ne so, per la raccolta dei pomodori di Pachino, vinceva un “buono cassintegrazione” a vita, secondo chi era il santo protettore di Pachino.

    Adesso da quando questa storia è finita si prendono gli schiavi negri, a gratis, ed in inverno li si lascia sul lastrico, anzi sulla terra battuta.
    Chissà se hanno anche il coraggio di chiamarli dal Ghana per raccogliere i Sanmarzano…bah tutto è possibile, tranne che produrre pomodori onestamente, hai visto mai!

    L’Italia è una repubblica fondata sulla retorica….. e sulle bugie.
    Basta che si possano fare dei bei discorsi “ORE ROTUNDO” , pro domo sua (e de tu nonno).

    Res Publica nata dalla resistenza, fondata sullo stellone, sulle chiecchiere, sul venga erobond-venga la Spagna-basta che se magna.

    Servi nello spirito!

  9. francesco sica

    “l’esercizio della cassa integrazione dovrebbe essere un aiuto che lo stato offre alle aziende (ed ai lavoratori) a fronte di un piano industriale credibile e ben contingentato”… Lo stato non può offrire nulla perchè non possiede nulla. Può solo trasferire ricchezza da chi la produce a chi ha compiuto cattivi investimenti o non è in grado di stare sul mercato. La tassazione è un furto. Permettiamo a lavoratori e aziende di tenere i frutti del proprio lavoro, che possono essere utilizzati per risparmio (così quando c’è crisi non devono chiedere elemosine a ministri incompetenti di turno) o investimento capitale. L’assistenzialismo acuisce i problemi che vorrebbe risolvere. Quante persone che usufruiscono di un alloggio sociale si sono poi economicamente emancipati ed hanno acquistato una casa di proprietà? Assegni di disoccupazione aumentano la disoccupazione. Vogliamo aiutare aziende e lavoratori, che lo stato si faccia da parte e permetta loro di tenere i frutti del proprio lavoro.

  10. Dino Serradura

    Sono complessivamente d’accordo su quanto detto. In particolare, dal mio punto di vista, per la fruizione della CIG dovrebbere essere, nell’ordine, soddisfatti questi requisiti:
    1) obbligo dell’azienda richiedente di presentare un piano industriale concreto che metta in evidenza le azioni da realizzare superare le criticità che hanno comportato la momentanea crisi dell’aziendail periodo di difficoltà dell’azienda ossia
    2) obbligo dell’azienda di presentare fidejussione per almeno 1/5 dell’importo della CIG richiesta che in caso di mancanto reinserimento dei lavoratori andrebbe a garantire le obbligazioni delle aziende nei confronti dei dipendenti (questo dovrebbe comportare serie considerazione prima che l’azienda decida di richiedere la CIG)
    3) obbligo del lavoratore di partecipare a corsi di riqualificazione con sistemi di valutazioni oggettivi (e naturalmente superati pena la mancata erogazione della CIG) che abbiano concreti sbocchi nel mercato del lavoro di oggi anche se questi corsi non sono di livello nferiore alle mansioni abitualmente svolte dal lavoratore (un impiegato può anche fare l’operaio se il mondo del lavoro offre solo questo piuttosto che starsene a casa a spese degli altri)
    4) in caso che il periodo di CIG si protragga ed i percorsi di riqualificazione siano già stati svolti, il lavoratore per poter continuare a ricevere la CIG dovrà dare disponibilità a lavorare presso appositi enti od istituzioni che operino nel no profit

  11. Sebastiano

    @Dino Serradura

    Condivido molte delle Vostre osservazioni, ma ogni volta che sento parlare di “piano industriale” o del tentativo di distinguere tra “aziende decotte” o “aziende in crisi temporanea” (occorrerebbe anche distinguere tra crisi finanziaria, patrimoniale etc ma diventerebbe lunga), mi viene in mente quel che resta del falso in bilancio e di quanto complessa sia la strada della comprensione, dall’esterno, della capacità dell’azienda di stare sul mercato.

  12. Pietro Barabaschi

    Da imprenditore sono più che d’accordo, sopratutto sull’ultimo concetto. Circa le soluzioni penso che siano belle utopie, ma autopie, purtroppo.
    Pietro Barabaschi

  13. Alberto Bignone

    Sono d’accordo con il fatto che la cassa integrazione sia una specie di bancomat per le imprese, pero’ rappresenta un ammortizzatore sociale per i lavoratori. Togliere l’istituto sarebbe a mio parere deleterio. Nel contempo la riforma profonda della assassini inteazione appare indispensabile proprio per evitare l’effetto bancomat. L’attivazione della cassa integrazione deve sicuramente accompagnarsi ad un processo di riqualificazione e diversa formazione del personale, con l’introduzione di agevolazioni sul costo del lavoro nel caso di nuovo inserimento lavorativo. Per altro verso dovrebbe essere ammesso per una sola volta il ricorso alla cassa integrazione e non ammettere che ogni mese si cambia registro.al massimo potrebbe essere consentito per una seconda volta per i medesimi lavoratori ma con l’accollo del 50% del.costo per l’azienda. La questione vera e’abbiamo una classe politica falsamente liberale e falsamente di destra, un’altra classe politica non di sinistra, e un sindacato che ha interesse al mantenimento dello status Quo perche’ anch’esso finanziato dal pubblico con diversi istituti, a partire dall’assistenza fiscale. Non da ultimo va detto che a 70 anni tutti dovrebbero godere del meritato riposo.

  14. MitMar

    la Sua mi sembra una semplificazione dettata da informazioni un po’ superficiali.
    La mia azienda ha fatto C.I. in un periodo di crisi, noi rimasti ci siamo fatti in quattro per tenere in piedi la baracca ma, dopo un anno di sofferenze, siamo ripartiti alla grande con nuovi prodotti e nuove prospettive.
    In Italia si guarda sempre il dito e non la luna. Non è la CI che andrebbe toccata bensì controllata la sua applicabilità. Mi consenta poi che una commissione non è mai stata la soluzione, semmai un aggiunta di problemi.
    Ritengo invece che CI e mobilità andrebbero introdotti nella P.A. alla velocità della luce.
    Se riducessimo il personale della P.A. di un milione di unità, pur continuando a pagarli, il sistema funzionerebbe molto meglio e, alla fine, ci guadagneremmo tutti.

  15. certe cose in italia sono intoccabili.
    solo il futuro delle giovani generazioni si può intaccare, grazie a tutti sti sprechi, regali e pensioni regalate.

  16. Giuseppe D'Andrea

    Purtroppo io non sono d’accordo: sarebbe più utile, provvedere ad un sussidio di disoccupazione serio, limitato nel tempo ma serio.

    La Cassa Integrazione è solo un modo gentile di “abbassare” il tasso di disoccupazione ufficiale, non copre tutte le aziende italiane, sopratutto quelle medio-piccole che tirano la baracca di stato ed è un palliativo che serve a congelare temporaneamente la situazione. Purtroppo come tutte le cose ghiacciate nemmeno questa può durare per sempre, infatti quando ci sarà il necessario scongelamento, una buona parte di queste aziende se non la maggior parte o verrà ristrutturata o cesserà l’attività e questo porterà alla diminuzione di forza lavoro comunque. In più questa misura viene sfruttata dalle grandi imprese come Bancomat e questo è semplicemente inaccettabile, troppo comodo fare “i grandi imprenditori” con i soldi di tutti.

    Comunque non credo si possa solo pensare di toccare questo istituto, in fondo conviene ai nostri imprenditori e conviene ai lavoratori. Tutti felici e tutti contenti.

  17. umbberto

    Assolutamente d’accordo con Peruzzo circa il MALO modo con cui viene usata la cassa integrazione MA per favore nessun nuovo comitato o struttura….
    meglio, come dice qualcuno, un serio sussidio di disoccupazione, anche se preferirei un mercato del lavoro più flessibile, mobile, come propone Bernardi ma che non è minimamente applicabile alla maniera italica di vivere la vita (siamo comodosi).
    Ci tengo a sottolineare casi di uso della cassa integrazione in maniera completamente anti concorrenza: comparto manifatturiero, azienda A 250 dipendenti e struttura organizzata e consolidata, azienda B 55 dipendenti e struttura poco più che familiare;
    beni prodotti di qualità paragonabile; Azienda A tiene la parte produttiva in cassa integrazione da 10 mesi, l’azienda B si affaccia su tutti i mercati possibili per cercare la sopravvivenza e mantenere il consolidato; un cliente comune indice gara per costruzione di beni (valore stimato M€6,4); vince la gara l’azienda A con un evidente ribasso del 15% sul costo di acquisto dei materiali, accapparandosi un lavoro in perdita pur di….. è questo che proprio non capisco….
    un’impresa che non guadagna non è una impresa ma un’opera pia….. oltrettutto a fare i buoni col denaro altrui sono proprio capaci tutti.
    mah!?!

    p.s. Peruzzo oltre al latinismo è scappato anche un “ha disaccato” nell’ultimo periodo
    ;-P

  18. Massimo Peruzzo

    Io come imprenditore farei volentieri lo scambio IRAP – Cassa Integrazione. Mi assumo un rischio (cioè quello di non poter ricorrere ad un aiuto da parte dello stato) a fronte di una agevolazione sull’abolizione di una delle tasse più inique della storia (nemmeno lo sceriffo di Nothingam sarebbe riuscito ad elaborare questo tipo di tassazione). E penso che molti imprenditori farebbero volentieri questo baratto. non so se lo stato ci starebbe però…..

  19. Giuseppe D'Andrea

    @Massimo Peruzzo

    Non so sei molti imprenditori sarebbero così felici, quelli piccoli volentieri, tanto aiuti di stato e PMI non conciliano, ma la MGI quella ci “sguazza ” negli aiuti di stato e non ne vuole sapere di liberi mercati, libere concorrenze e altre libere cose, in realtà la filosofia dell’impresa italiana è il corporativismo e come ben sa il corporativismo e la concorrenza sono come l’olio e l’acqua; Non legano mai.

  20. Gianfranco

    E che dire della Cassa integrazione edilizia per eventi metereologici???? bastano due gocce di pioggia che tutti ricorrono alla CIG e , guarda caso, tutti gli operai nel giorno di pioggia erano utilizzati per un lavoro all’aperto. La domanda viene presentata il mese successivo all’evento e nessuno può controllare.L’unica verifica che effettua la commissione è controllare che nei giorni indicati sulla domanda effettivamente piovesse,nevicasse,grandinasse. Magari tutti gli operai destinatari della cig erano impiegati in un altro cantiere , al coperto. Scrivo da esperto in quanto partecipo alla commissione provinciale della Cassa integrazione della provincia in cui lavoro. a volte penso che forse sarebbe più utile diminuire la contribuzione alle ditte edili e cessare il pagamento ella CIG per eventi metereologici.Oltre ,forse a pareggiare i bilanci, si renderebbe più credibile l’intervento dello Stato per tutte quelle aziende ed imprenditori onesti.

  21. Franco

    altro che droga, la CIG è una presa in giro, un costo insostenibile, una soluzione “vecchia”. Ma siamo in Italia un paese alla deriva dove non si riesce più a cambiare nulla. La cassa andrebbe eliminata, assieme all’art. 18, al tfr agli art. 2446 e 2447 del codice civile ai CCNL etc. etc. Siamo in un paese di furbi, ladri ed evasori il tutto per aggirare un fisco vessatario causato in gran parte dai medesimi furbi, ladri ed evasori. Tornando alla cassa, esiste una legge dello stato, la legge Biagi (disconosciuta dai sindacati ovviamente) e basterebbe applicare quella. le aziende che usano la cassa non sono decotte sono semplicemente senza o con pochi ordini e quindi basterebbe passare alla contrattazione privata tra datore e prenditore di lavoro e applicare il cosi detto “lavoro a chiamata” previsto dalla legge biagi e cosi poco usato in un paese retrogrado e rigidissimo sul mondo del lavoro. Si parla di flessibilità ma fintanto che le leggi “vecchie” lo permetteranno ci sarà la CIG, la CIGO, CIGS, la mobilità etc. e continueranno ad esserci furbi, ladri ed evasori. BASTA è ora di cambiare: via l’art 18, via il tfr, via i CCNL e avanti con la possibilità di licenziare, con la contrattazzione privata, e con la galera per i furbi, i ladri e gli evasori.

  22. Paolo

    Caro Franco si metta dalla parte dei lavoratori, secondo lei se le aziende avrebbero la liberalità di licenziare quanti lavoratori ultrasessatenni sarebbero ancora in azienda ?
    La legge gli impone di andare in pensione a 65 anni le aziende siccome sono vecchi e
    quindi meno versatili per un mondo che cambia velocemente, se potessero li farebbero fuori.
    Vada in un palazzo che ospita gli uffici di una multinazionale , si metta all’uscita e controlli di quelli che escono quanti hanno i capelli banchi.
    Tranne i top manager …nessuno..
    Come la mettiamo ? da una parte un datore di lavoro che se potesse ti farebbe fuori
    appena diventi vecchio e dall’altra uno Stato che non ti da la pensione fino a che non hai raggiunto l’età pensionabile.
    Non le sembra un controsenso ?
    Sulla cassa integrazione, invece sarei d’accordo con qualcuno che lo ha scritto in precedenza.
    Cara azienda,al primo utile mi restituisci i soldi della cassa integrazione.
    Inoltre se i cassintegrati li facessimo lavorare nelle strutture pubbliche vedi case di riposo, comuni, provincie, regioni , mense , manutenzioni etc.
    Lo Stato quanti soldi risparmierebbe ?

  23. Vorrei dire al Dott. Peruzzodue cose:
    la cassa integrazione copre solo una parte dei lavoratori italiani, mentre la pagano o l’hanno pagata tutti. Io ho 58 anni sono disoccupato da quattro senza alcun sostegno (ripeto niente di niente) dopo avere lavorato per oltre trentanni in grandi aziende e pagato un’enormita in tasse mi sono ritrovato in una piccola società di 10 persone creata con una finta cessione di ramo d’azienda. Dopo di che sono stato licenziato.
    La cassa integrazione serve solo al potere sindacale e confindustriale. Perchè non esistonocome in tutti i paesi ammortizzatori universali uguali per tutti?

    la società che mi ha licenziato Assotec (ora Alintec) si occupava di promozione dell’innovazione tecnologica e ti technology transfer ed era controllata da Camera di Commercio di Milano, Assolombarda, Federchimica, Anie. Tra i soci la Camera di Commercio di Torino, CNR, varie Provincie, tra cui quella di Milano.
    Io alla faccia della “VISIONE”, della “COMPETITIVITA'” e via dicendo sono stato licenziato perchè “non c’era più mercato” ???!!!
    In realtà per far posto a una serie di personaggi del sottobosco della politica, tra i quali un trombato della provincia. Oggi la gran parte dei dipendenti risulta essere laureata in Scienze Politiche, nota facoltà tecnica e/o economica.
    E questi dovrebbero decidere sulla Cassa integrazione?

  24. Gabriella Arena

    buonasera, pienamente d’accordo con voi. guardate il caso di columbus viaggi di genova – gruppo ventaglio (sono una ex dipendente) = la cassa integrazione e’ stata data a novembre 2009 dietro un piano di ristrutturazione alquanto discutibile che portava il numero dei dipendenti da 200 circa a circa 35, quando gia’ si sapeva che non c’erano prospettive, e infatti l’ azienda, seguendo le sorti della ventaglio, e’ fallita a luglio 2010. nonostante cio’, a febbraio 2011 la cassa integrazione, di una azienda gia’ fallita, e’ stata prorogata per altri 12 mesi…

  25. Angelo medici

    La proposta è semplice inutile perchè la commissione per autorizzare la Cassa Integrazione Guadagni ORDINARIA, esiste già ed ha sede presso l’INPS territoriale.
    Non solo: fanno parte della commissione sia i sindacati che Confindustria.
    Vi dico questo perchè la società dove lavoro – Cobra Automotive Technologies società quotata in borsa), ha chiesto tramite Confindustria il ricorso alla CIGO giustificandolo con la “mancanza di ordini”.

    Un falso visto il fatturato in crescita del 30%, 60 lavoratori interinali, più turno di notte e straordinari sabato e domenica…
    Poco ha importato il fatto che 4 rappresentanti aziendali della FIOM hanno raccontato in assemblea quanto sopra… CGIL (anche il funzionario FIOM quindi) e CISL hanno preferito il silenzio e la firma sull’accordo, escludendo la possibilità di ricorrere alla commissione (e ci credo bene, sono loro stessi)…

    Molti potrebbero dire “altrimenti l’azienda chiude”: questo non è vero, visto come vengono indirizzati sapientmente i costi aziendali (anche l’Espresso di dicembre ha riportato il caso).

    Ad maiora!

    hanno

  26. Andrea

    La cassa integrazione è uno degli sperperi di denari pubblici più inutile e dannoso che io conosca. Certamente ha dei risvolti sociali positivi, ma solo perché consideriamo immutabile, perenne la situazione del mercato del lavoro italiana.
    Un sussidio di disoccupazione serio, magari esteso a 24 mesi, con una seria politica del lavoro dei centri per l’impiego, l’obbligo di accettare un lavoro o rifiutarne al massimo uno o due (cosa che già migliorerebbe anche l’utilizzo della cassa, soprattutto per i lungo degenti in questa situazione, generalmente impigriti dopo anni di lavoro nullo o saltuario),contemporaneamente ad una riduzione della contribuzione e ad una maggior elasticità in uscita, farebbe molto meglio. Ci sarebbe un risparmio netto dell’INPS magari da destinare a chi vuole fare impresa sul serio (e qui l’altro problema dei fondi strutturali che finiscono quasi sempre in cattedrali nel deserto) o magari da tenere a miglioramento dei conti pubblici.

  27. Carlo Baggiani

    Non ci vedo nulla di strano a mantenere aziende che soddisfano un ordine al mese, basta che non eludano i propri obblighi.
    Semmai sarebbe più chiaro se il sussidio dato ai dipendenti di tali aziende si chiamasse “disoccupazione”.

  28. valdemar

    Si scrive “cui prodest?” dativo: a chi giova?…
    Approvo e condivido l’analisi, percepita dal sottoscritto osservando tutti i miei clienti in cassa integrazione: rispondono esattamente alla figura del quasi privilegio di prendere soldi senza dare nulla allo Stato in termini di lavoro: capisco un invalido che non può fare altri lavori che il suo, ma vedo fior di ragazzotti che potrebbero benissimo fare di tutto, compreso la pulizia delle strade. C’è bisogno di pulizia veramente ed è giusta la proposta di una commissione di verifica.

  29. Filippo

    Egr. Dr. Peruzzo, la sua provocazione è un fulgido esempio di come ci si può avvalere di argomentazioni condivisibili per poi denigrare una certa categoria di lavoratori. Da un abbrivio interessante (ma niente affatto originale, Le assicuro), lei conclude con una odiosa rappresentazione di un mondo del lavoro fatto di gente che approfitta della cassa integrazione per spassarsela, magari in piscina. Quasi che la cassa integrazione e il relativo sostegno economico vengano, in un certo qual modo, auspicate dai questa razza di fannulloni.
    Lei ha una benchè minima idea di quello che si prova a starsene a casa senza far nulla, con un assegno che copre a malapena il costo dell’affitto; con l’angoscia della disoccupazione incombente, e la consapevolezza di vivere in un paese che ove la mancanza di posti di lavoro è una malattia endemica? Ma lei e tutti i soloni come lei, cosa credete, che la società produttiva sia un coacervo di parassiti, che non perdono occasione per crogiolarsi nella beata contemplazione del proprio ombelico? Andiamo invece a mettere sotto la lente d’ingrandimento, come in definitiva lei stesso propone, l’allegra complicità del Governo, che con l’alibi degli ammortizzatori sociali finanzia la socializzazione delle perdite di imprese furbette e ingorde. E’ da una vita che l’INPS viene dissanguata da imprese disoneste, siano esse grandissime, grandi e piccole. Adesso sono vecchio, ma di questo mi ero accorto già da ragazzo. Ben svegliato, Dr. Peruzzo, ma mentre sbadiglia e si stiracchia provocatoriamente non si permetta di offendere padri di famiglia costretti a subire eventi drammatici.

  30. Gianni(Napoli)

    Quoto in pieno il sig.Filippo, sono un progettista meccanico, dove lavoro, in 6 anni,mi sono a malappena assentato 6 giorni totali soltanto per malattia.Non mi sono tirato mai indietro quando c’era da lavorare anche con straordinari che non arrivavano a coprire neanche la paga oraria minima sindacale, adesso vivo la cassaintegrazione con lo spettro della mobilita’ per fortuna ho 30 anni e posso trovarlo un altro lavoro, le aziende italiane, non tutte, si approfittano della cassa integrazione per i loro sporchi magheggi di bilancio. La gente vuole lavorare, soprattutto al sud, c’e’ fame, sfatiamoli questi sporchi luoghi comuni. I salari in Italia sono da miseria, non c’e’ meritocrazia nel privato, il pubblico? E’ un utopia pensare di entrarci. E’ normale che la gente va via e scappa all’estero. Io progettista meccanico mi occupo di progettazione con l’ausilio di tecniche cad-cam, svolgo anche piu’ mansioni per le quali vengo pagato 1200 euro mensili scarsi. Un netturbino, con tutto il rispetto guadagna piu’ di me, ora mi dica Dr. Peruzzo la colpa di tutto questo e’ dello Stato e degli imprenditori o dei lavoratori? Saluti da un cassintegrato onesto.

  31. lulù

    Conosco un uomo che lavorava fino a quasi 3 anni fa in una nota ditta di abbigliamento moda italiana , è in cassa integrazione da quasi 3 anni e alla fine percepira un assegno mensile di aiuto di altri 3 anni , tutto questo mentre regolarmente lavora in nero percependo quindi 2 stipendi e vantandosi che mantiene la sua famiglia di 5 persone meglio di quando “lavorava”. Chi paga tutto ciò? Vi sembra giustizia questa? Grazie governo italiano……

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