12
Mar
2013

Sanità pubblica: cui prodest?

Sul sito del Ministero della Salute si legge quanto segue:

Nel nostro Paese la tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo ed interesse della collettività prevista dall’articolo 32 della Costituzione è garantita, nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana, attraverso il Servizio sanitario nazionale. Istituito dalla legge 833 del 1978, il SSN italiano ha carattere universalistico e solidaristico, fornisce cioè l’assistenza sanitaria a tutti i cittadini senza distinzioni di genere, residenza, età, reddito e lavoro.

Secondo Wikipedia:

Il Servizio sanitario nazionale è un sistema pubblico di carattere universalistico, proprio dello Stato sociale, che garantisce l’assistenza sanitaria a tutti i cittadini, finanziato dallo Stato stesso.

Un modello sanitario, quello italiano, tutto a beneficio dei cittadini. Almeno in apparenza: infatti, proprio secondo la loro opinione, il sistema sanitario nazionale pubblico non sarebbe in grado di garantire cure accessibili a tutti, soprattutto alla popolazione più povera.

Il primo grafico mostra infatti la percentuale di persone,  il cui reddito ricade nel primo quintile (ossia tra quelle che hanno minore disponibilità economica), che giudicano insoddisfatti i proprio bisogni di cure mediche perchè troppo cari per le loro possibilità (dati 2011). Fanno peggio solo Bulgaria, Romania e Lettonia.

Il grafico successivo, risale invece al 2005 ed evidenzia il trend in peggioramento.

2011

Fonte: Eurostat

 

2011

 

Fonte: Eurostat

Ai primi posti si trovano Paesi come Olanda, Slovenia, Spagna e Repubblica Ceca che, pur essendo meno “universalistici”, sembrerebbero essere meno diseguali: è quasi nulla la percentuale di popolazione che lamenta bisogni insoddisfatti a causa del reddito.

Questi dati sono frutto delle opinioni e percezioni dei cittadini e, in quanto tali, rispecchiano valutazioni soggettive, più che misure oggettive di performance. Tuttavia, in uno Stato che fa della generosità il suo cavallo di battaglia, e che la finanzia con il reddito dei cittadini, la percezione dei beneficiari di tale prodigalità può essere considerata un elemento secondario?

 

19 Responses

  1. Giordano

    Un’analisi di questo genere non può misconoscere le abissali differenze esistenti fra le strutture sanitarie regionali. La tanto vituperata sanità lombarda è allo stesso livello, se non superiore, a quella tedesca o francese. Diverso è il discorso per altre regioni (le solite). E dunque anche qui è un problema di uomini, non di metodo. Trovo che il sistema lombardo, dove la regione definisce dei criteri e poi se questi sono soddisfatti accredita tutte le strutture (private e pubbliche) sia il migliore, anche (e lo ha dimostrato) dal punto di vista del controllo dei costi. Non dimentichiamo, inoltre, che se eè vero, come è vero, che la migliore cura è dove si fa ricerca, la Lombardia ha 4 IRCCS di diritto pubblico e non so quanti di diritto privato sul suo territorio.

  2. Francesco_P

    @Giordano

    Verissimo per quanto riguarda la Lombardia. Nel contesto nazionale, quello lombardo è anche fra i sistemi che pesano meno sui cittadini. Eppure il sistema lombardo è sotto attacco giudiziario e mediatico per le numerose tangenti. Non conosco se si tratti di accuse vere o false, ma, dando per scontato che una parte delle accuse sia fondata, si tratta pur sempre di un sistema con ampie inefficienze dovute alle distorsioni introdotte dal sistema politico-affaristico.

    Le mie domande sono: cosa avviene nelle altre Regioni? Si vuole smontare il sistema lombardo perché corrotto o perché non abbastanza pervaso dalle commistioni politico-affaristiche?

  3. Giordano

    @Francesco_P
    Mah, in fondo ciò che conta sono i risultati. Direi che in una nazione semidisastrata come l’Italia già fare tornare i conti non è male. Io lavoro qui da quasi 20 anni e di sprechi scandalosi (come ho visto altrove) non ne ho notati. E poi guardiamoci in faccia. Il privato etico lombardo paga di meno i fornitori, uguale i medici ed i paramedici, ma deve sottostare a vincoli di bilancio più rigidi. Il pubblico paga di più le forniture non solo, ma anche perchè ha una catena di comando e controllo borbonica, con regole folli ed è soggetto a maggiore controllo politico, cosa che non sempre è un bene, nel senso che il sistema pubblico deve ottemperare per forza alle richieste centrali, mentre il privato cerca di evitarle. Ed entrambi pagano medici ed infermieri (il 65% della spesa) da un terzo ad un quarto del resto d’Europa. Anche questo andrebbe infilato, in qualche modo, come parametro nelle classifiche e valutazioni. Io penso che se si confronta l’efficienza della sanità italiana con le altre il risultato è sicuramente migliore che si confrontassero i differenti sistemi bancari (MPS), dei servizi, finanziari (Parmalat) eccetera. In sintesi in Italia l’aspetto etico e sociale del servizio sanitario costa molto poco.

  4. Giordano

    @Francesco_P
    Altre regioni: ce ne sono alcune (Campania, Calabria, Puglia, Lazio, Molise, Sicilia) dove è meglio non ammalarsi. Altre (Umbria, Abruzzo, Sardegna, Liguria) dove ci si può ammalare se si è fortunati. Tenga anche conto che metà della popolazione Italiana è fra Lombardia, Emilia, Toscana, Piemonte e Triveneto dove ci sono servizi sanitari buoni od ottimi.

  5. giuseppe

    Immagino che Lucia Quaglino faccia riferimento ai farmaci e agli esami. Il ticket ha effetti molto diversi sulle diverse fasce di reddito e alcuni farmaci sono davvero troppo costosi. Non vedo proprio quale possa essere la discriminazione per i ricoveri ospedalieri o l’assistenza di base.
    Il pezzo irrinunciabile dell’assistenza sanitaria è proprio la prestazione ospedaliera. Quando hai problemi seri ed hai bisogno di assistenza seria.
    Del resto si può anche discutere. Sono d’accordo anche io con chi afferma che la Sanità Lombarda è la migliore. Efficacia (ottime prestazione) ed efficienza (costi contenuti) Per quanto riguarda la Sanità del Lazio, conoscendola un pò, non sono d’accordo con Giordano. C’è efficacia, ma non efficienza. Ed è questa la ragione dei tanti debiti,contratti sopratutto con la gestione Storace. Fino a qualche mese fa (prima che si dimettese) Bondi aveva iniziato a tagliare senza andare troppo per i sottile. Oltre ai piccoli Ospedali (più penalizzate le Province rispetto all’Area Metropolitana) sono finiti sotto il pericolo della mannaia anche importanti strutture come il San Filippo Neri. E la sua ottima Cardiochirurgia, che non sarà come quella degli Ospedali Riuniti di Bergamo – caro Giordano – ma non è niente male.
    Finora le prestazioni sono state assicurate, ma con dieci miliardi di debiti il rischio che si finisca come la Calabria non è per niente scongiurato.

  6. marco

    @Giordano
    I morti scannati o semplicemente menomati della santa Rita ovviamente la pensano diversamente dalla bizzarra impostazione che imponeva di preanunciare di almeno un paio di girni le ispezioni. Bisognerebbe poi definire come some sono stati spalmati gli investimenti in aerei e resort brasiliani che hanno provocato il dissesto del San Raffaele.
    Infine un minimo di decenza imporrebbe di considerare che l’imposizione fiscale regionale di colossi nazionali come ENI o Unicredit costituisce un ottimo differenziale nella dimensione del tappeto che ricopre le inefficienze. Proviamo a portare Unicredit a Firenze e ENI a Ravenna e Telecom a Genova….per affamare uniformemente la bestia?

  7. Giordano

    @marco
    Quando si parla di morti scannati (che levità di linguaggio!) bisognerebbe conoscere la situazione generale. Delle cose successe alla Santa Rita ne succedevano, succedono, e succederanno ancora tante. Non sono figlie (solo) dell’avidità ma della assenza di evidenze forti sui trattamenti. Ad. es. Togliere una metastasi polmonare ad un paziente aumenta la vita o no? La risposta è: non si sa. Dunque sei autorizzato sia a fare l’intervento che no. E poi: se togliere la metastasi ti aumenta la sopravvivenza di tre mesi ma la procedura non è cost-effective ed il paziente se ne fotte e la vuole, tu cosa fai? Questo è successo alla Santa Rita. Quanto poi al tono delle intercettazioni, gli stessi discorsi si fanno in tutti gli ospedali pubblici e sono figli del rimborso a DRG, il budget dei quali è, alla fine, uno dei metri di giudizio a cui sono sottoposti i Direttori (non più primari a vita, ma confermati ogni 5 anni). I DRG sono stati introdotti a livello nazionale una quindicina di anni fa (ndr). Quanto a Unicredit a Firenze…. non c’è gia MPS a Firenze?

  8. Riccardo

    Sul territorio con la rete delle farmacie, si risparmia.
    Continua per il sesto anno consecutivo il calo della spesa farmaceutica convenzionata SSN, che nel 2012 registra un -9,1% rispetto al 2011. “Con questo dato – commenta il presidente di Federfarma Annarosa Racca – la spesa farmaceutica convenzionata si colloca oggi, unica voce del bilancio sanità, a livelli inferiori a quelli del 2001”.
    La riduzione della spesa farmaceutica convenzionata è dovuta alla diminuzione del valore medio delle ricette (-9,3%), legata a vari fattori: i ripetuti tagli dei prezzi dei medicinali, le trattenute imposte alle farmacie, il progressivo aumento del numero di medicinali equivalenti e la distribuzione diretta o per conto di medicinali acquistati dalle ASL.
    Il contributo delle farmacie al contenimento della spesa continua ad essere rilevante: nel 2012 è stato, complessivamente, di circa 800 milioni di euro. Oltre che con la diffusione degli equivalenti e la fornitura gratuita di tutti i dati sui farmaci SSN, le farmacie concorrono a limitare la spesa con lo sconto per fasce di prezzo, che ha prodotto nel 2012 un risparmio di oltre 536 milioni di euro, e con la quota dello 0,64% di cosiddetto pay-back, che vale oltre 73 milioni di euro. A tali pesanti oneri va aggiunta la trattenuta dell’1,82% sulla spesa farmaceutica, aumentata, da luglio 2012, al 2,25%. Tale trattenuta aggiuntiva ha comportato, per le farmacie, un onere quantificabile in circa 186 milioni di euro per il 2012.
    “Tutto ciò – spiega Annarosa Racca – rende sempre più difficile la situazione economica delle farmacie, specialmente nelle Regioni come Campania, Calabria, Lazio, ma anche Piemonte, nelle quali si verificano ritardi nei pagamenti da parte delle ASL. La difficoltà del momento è confermata anche dalle notizie del fallimento di alcune farmacie in Friuli e in Campania”.
    Anche i cittadini, con i ticket, contribuiscono sostanzialmente nella stessa misura delle farmacie al contenimento della spesa. Le quote di partecipazione a carico dei cittadini crescono a seguito degli aumenti dei ticket a livello regionale, ma anche a causa del ricorso dei cittadini a medicinali di marca più costosi, con pagamento della differenza di prezzo rispetto all’equivalente meno costoso. “Quest’ultimo fenomeno – osserva il presidente di Federfarma – è alimentato dalle polemiche sull’efficacia dei generici e sulla sostituzione da parte del farmacista”.
    Dall’analisi della composizione dei consumi di farmaci in regime di SSN emerge che nel 2012 i farmaci per il sistema cardiovascolare si confermano la categoria a maggior spesa pur facendo segnare, a parità di consumi, un calo del -13,5% rispetto al 2011, a seguito del maggior utilizzo di medicinali a brevetto scaduto di prezzo più basso. Da segnalare il forte calo della spesa (-14,5%) per farmaci antimicrobici, cui corrisponde una riduzione dei consumi: i cittadini hanno utilizzato quindi meno antibiotici, grazie anche alle varie campagne informative per promuoverne il corretto utilizzo.
    Per quanto riguarda le categorie di farmaci più prescritte, anche nel 2012 si collocano al primo posto gli inibitori della pompa acida (farmaci per gastrite, ulcera, reflusso gastrico), che fanno segnare un sensibile aumento dei consumi rispetto al 2011 (+7,1%). All’interno della categoria dei farmaci antipertensivi diminuisce il ricorso agli ace-inibitori e aumenta quello ai betabloccanti.

  9. lionello ruggieri

    E ‘ un’analisi privaa di qualsiasi valorre, è bassata su percezioni e queste a loro volta sono inevitabilmente basaate anche e soprattuto sulla capcità cominicativa dichi fornisce le prestazioni, sull’umore del percettore e sulla quantità di informazioni che ha alcapacità di scovare o ricevere e di considerare.

  10. adriano

    Non sono in grado di formulare analisi tecniche ma riferire sensazioni personali.Ritengo che il sistema sia anche in questo caso prevalentemente autorefererenziale e che quindi i costi potrebbero essere contenuti ed i servizi migliorati.Manca la possibilità di scelta pubblico/privato e la libertà di cura.Le parole come sempre sono belle ma nessuno parla ,chissà perchè,di odontoiatria.Invidio chi si dice molto soddisfatto dei trattamenti avuti nelle strutture.Sarò sfortunato ma le mie esperienze personali e famigliari sono state sempre negative anche se vivo in una regione portata ad esempio.C’è molta retorica in circolazione ma in caso di necessità urgenti,a mio avviso,vale ancora il motto “arrangiati e spera”,sperando di averne le possibilità.

  11. adriano

    Mi permetto di contribuire all’amabile discussione fra marco e Giordano con l’ esperienza sul ricovero di mia madre,malata di Alzheimer.La maggior parte dei ricordi non c’è più ,cancellati dal tempo e dai meccanismi di autodifesa ma alcuni sono indelebili.Come la faccia di mio padre quando mi disse:”Ho fatto lavare la mamma.Ha un buco nella schiena grande come un palmo e profonda come un pugno.”Piaghe da decubito.Presidi indispensabili,a quei tempi,letto ad acqua e movimentazione del paziente.Fantascienza per il sistema.Comprato il letto,considerato che chi doveva tutelare la salute non lo aveva fatto e che chi doveva garantire le cure non ci pensava proprio,feci dimettere mia madre superando il terrorismo psicologico del “Lei non sa a cosa va incontro” e “Dovrà firmare sotto la sua responsabilità” per finire con “Così non si fa l’interesse del paziente.”Chissà a cosa si riferivano.Forse agli interessi bancari.Impiegai un paio di anni ad eliminare il danno provocato in alcune settimane di degenza,con l’applicazione di placche sulla ferita e alimentazione adeguata oltre a quanto già detto.Già,l’alimentazione.In un paziente che non può masticare ma che conserva ancora il meccanismo della deglutizione chissà quante lauree servono per capire che i pasti devono essere omogeneizzati.A casa risolvevo il problema con un complicato meccanismo chiamato frullatore.Mi fermo qui per non tediare e concludo ricordando a chi ha facili certezze che,comunque la si pensi, c’è un pannolone nel nostro futuro.

  12. Giordano

    Purtroppo i pazienti affetti da Malattia di Alzheimer vivonoil problema fondamenti che le patologia quale Sono alletti non èben Conosciuta da molti anche medici. E la legislazione che dovrebbe normare il tutto si sta faticosamente adeguando, scontrandsi col disinteresse (chi se ne frega di un anziano, anzi di un vecchio, per di più malato?). Detto ciò non molti anni fa io fui “esautorato” dal privilegio di faee i prelievi del sangue ai pazienti perché avevo minacciato di denuncia una struttura in quanto per velocizzare le cose mettevano il laccio emostatico prima che arrivassi per il prelievo, cosa che a loro sembrava logica, ancorché meritoria. Adesso queste cose non succedono più, almeno qui. Rimango dell’ idea che la sanità lombarda sia molto valida , contutti i difetti possibili, ma valida. Il problema della malattia di Alzheimer è si medico, ma anche, eforse mamaggiormente, sociale, religioso e filosofico. Che vita riteniamo degna? Che rapporto riteniamo giusto cin i nostri genitori? Che valore intendiamo daee al nostro passato e dunque al nostro futuro? Ed infine, ci rendiamo conto che la scienza non può “tutto”, che ha dei limiti?

  13. Marco Tizzi

    @adriano
    E un immigrato che ce lo cambierà e che noi insulteremo.
    Mentre i nostri denari estorti tramite tasse verranno elargiti ad ex operai italianissimi che divideranno il loro tempo tra il divano, i videopoker, i gratta e vinci e qualche aperitivo.
    Molto arrabbiati perché di lavoro “non ce n’è”.

  14. Giorgio Andretta

    =”#comment-47242″>@adriano
    mi scusi, non vorrei importunarla, ma conosce la Nuova Medicina Germanica?
    E’ previsto anche il pannolone.

  15. adriano

    @GiordanoGuardi,lungi da me innescare una inutile polemica ma un malato di Alzheimer allettato ha solo bisogno di essere lavato quando è sporco e non una volta al giorno,alzato da letto con il sollevatore e sistemato in poltrona per mangiare,cambiato di posizione tutte le volte che si può.Per il resto non disturba.Tutte prestazioni di bassa manovalanza che però nessuno può garantire nelle strutture.Quello che lei dice sulla qualità della vita è vero ma porterebbe lontano.Alla fine della mia storia a volte mi sono chiesto se aiutare mia madre a sopravvivere a se stessa per sei anni sia stata la mossa giusta.Se lasciavo fare ai protocolli la questione si sarebbe risolta in breve tempo.Se quella che io ho scelto per lei sia stata la soluzione migliore non lo so.So che probabilmente,nelle stesse condizioni,rifarei le stesse cose anche senza la certezza di agire per il meglio perchè non sopporto la sofferenza senza intervenire.Fino a quando e se si ha la forza per farlo.

  16. Giordano

    @adriano Guardi che mi trovo nella stessa situazione nella quale si è trovato lei. Per i malati di AD non è vero che l’unica cosa è lavarli eccetera. Quella è la cosa che serve a noi, per continuare a percepire i nostri cari come erano e non saranno. per metterci il cuore in pace e, ultimo ma non meno importante, permettere loro l’accettabilità sociale per noi (perchè a loro, nelle fasi più avanzate, non interessa più). Poi ci sono altre cose (farmaci e terapie fisiche) che fanno quello che possono (pochino), ma fanno. I protocolli ci sono e sono meticolosi. Il problema sono gli operatori (di tutte le categorie). Ci sono quelli “che ci credono” e quelli no. Ma in fondo anche questa considerazione si applica a tutti i casi della vita……Mi dispiace che lei abbia avuto delle esperienze negative. Ma tornando alla vexata quaestio, se si confronta il SSR lombardo, pur con tutte le sue pecche, i suoi intrallazzi, le sue inefficienze, con gli altri SSRR in Italia, non c’è gara.

  17. adriano

    @GiordanoHo sbagliato.Dovevo premettere che non ho alcuna intenzione di insegnare niente a nessuno nè quella di esporre delle verità ma solo la testimonianza di una esperienza che porta a conclusioni diverse dalle sue. Non ho la pretesa che valgano per altri ma per me sì.

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