11
Ago
2009

Produttività Usa a manetta: l’esatto opposto che da noi, recessione comunque

È assolutamente ovvio che i listini americani oggi non abbiano particolarmente brillato, dopo i dati preliminari sulla produttività americana nel secondo trimestre rilasciati oggi dal Dipartimento del Lavoro. Eppure sono numeri, in apparenza, tali da stappare champagne. Cerchiamo allora di tradurli, visto che confermano in pieno – purtroppo – quanto stiamo scrivendo su questo blog da settimane.

Nel secondo trimestre la produttività in Usa ha segnato un aumento del 6,4%, ben maggiore delle attese degli analisti che si posizionavano su una forbice tra il 5,3% e il 5,5%. È il rialzo più significativo dal terzo trimestre 2003. Ma attenzione, il primo fattore da tenere in considerazione – a conferma di quanto osservato da Seminerio sulle statistiche Usa –  è che insieme al dato preliminare sul secondo quarter è stato energicamente rivisto al ribasso il dato del primo trimestre, che passa da un +1,6% a un modestissimo +0,3%. In concomitanza al balzo di produttività, si registra nel secondo trimestre un calo drastico del costo del lavoro per unità oraria:  è sceso del 5,8%, quasi triplicando le attese degli analisti, il calo più forte dal secondo trimestre del 2000. E anche qui è stato rivisto al ribasso il dato del primo trimestre: non vi sarebbe stato affatto un aumento del 3%,  ma una flessione pari al 2,7%. Ecco spiegate, come vi avevo annunciato, le ottime trimestrali delle società USA: le aziende americane stanno facendo sanamente ed esattamente il contrario di quel che si ritiene opportuno qui da noi in Italia  e in Europa, cioè stanno espellendo con la massima energia forza lavoro, pagandola assai meno di prima. In questo fanno bene il loro duro mestiere, che è di adeguarsi in tempi rapidi alle mutate condizioni del mercato per cercare dimettere al riparo il più possibile del proprio conto economico. Ma perché tutto ciò comunque concorra ad una severa recessione invece che alla sua fine, aiuta a capirlo la lettura di questo articolo semiserio sul Washington Times, nel quale trovate in forma divulgativa considerazioni del tutto analoghe a quelle che giorni fa abbiamo dedotto dal recente report di Comstock Partners. Se la produttività sale per severa contrazione della base produttiva e creando frotte di disoccupati cioè diminuendo il reddito disponibile delle famiglie; se questo a propria volta deve poi energicamente contrarsi anche per riequilibrare i livelli troppo alti di debito toccati in precedenza; e se in più il debito pubblico esplode spiazzando il risparmio privato, allora gli investimenti per tornare ad estendere la produzione mancheranno tanto più, quanto più bassa sarà prevedibile la base dei consumi conseguente. Risultato: recessione secca, amici miei. Chissà se i listini lo capiranno, e soprattutto i banchieri centrali che generosamente li sostengono.

You may also like

Con Draghi l’Eeuropa è ripartita. Noi no, e la colpa è solo nostra
Produttività, produttività, produttività – di Nicolò Bragazza
Servono contratti aziendali, per cambiare sindacati e imprese
Supply-side in salsa francese—di Emmanuel Martin

8 Responses

  1. Scarthorse

    Grazie per per questa analisi e le spiegazioni molto interessanti come al solito. Se tra la “forza lavoro espulsa con la massima energia” ci fosse stato anche chi ha creato questa crisi probabilmente sarebbe stato un ottimo indicatore su un ravvedimento e una inversione di tendenza.
    Però dato quello che viene insegnato nelle loro scuole economiche vien da pensare che continueranno a espellere forza lavoro abbattendo contemporaneamente i salari così si troveranno ad avere una Wall Street ( e annessi manager…) trionfante su un mare di disperati stile America Latina o post URSS.
    Ah siamo poi sicuri che i posti di lavoro distrutti adesso in USA non verranno poi ricreati in Cina o posticini simili ?

  2. Franco

    Domanda retorica. Perchè di queste notizie/analisi, riportate in termini comprensibili a qualsiasi persona normodotata o di buon senso, non si dibatte in TV?

  3. Dario Mariotto

    @Scarthorse
    A proposito di posti di lavoro creati in Cina: è notizia di ieri che Nokia vuole trasferire il centro di ricerca di Milano in Cina dichiarando apertamente che bisogna inseguire il mkt nei luoghi dove esso fa sperare migliori performance e lo spostamento del polo di ricerca rientra in questa strategia, senza contare che l’operazione contribuirà ad un notevole abbassamento dei costi. Ecco la dura verità

  4. ManT

    Il vostro blog è sempre più interessante.

    Le osservazioni sulla China condivido.
    Gli amici mi raccontano che i ricambi per i bus di NY arriveranno dalla China e anche i trasformatori (elettr.) per la California…non si tratta solo di Wal-Mart e dei peluche.
    Il rapporto US-China è molto complesso e ai limiti del “weird”.

  5. Roberto D.

    comunque, il giorno dopo la borsa ha ripreso a crescere. che poi sia stato fisiologico o artificiale non sta a me dirlo

  6. Scarthorse

    @Dario Mariotto
    Certo questa è la “scuola” che prevale oggi. Viene insegnato e si da per scontato che per conseguire un utile debba valere tutto senza remore di carattere umano e sociale.
    Stiamo vedendo in questi mesi a cosa porta l’esatta applicazione di queste teorie. La cosa sorprendente è che i reggitori del mondo vorrebbero che le vittime remassero allegramente a favore del sistema che le ridurrà alla miseria.
    Così come, ad esempio, certa politica standard europea chiede voti ai comuni lavoratori europei per poi fare gli interessi degli imprenditori di stato e lavoratori cinesi ( ed annessi soci occidentali ) tramite le delocalizzazioni ed importazioni senza controlli incentivate dalla UE stessa che distruggeranno proprio i posti di lavoro dei loro elettori. Mica male come gioco delle tre carte globalizzato…
    P.S. poi ovviamente i soldi per saldare i buchi del sistema finanziario si trovano a palate e immediatamante quelli per aiutare i cittadini più deboli invece mancano sempre of course…

  7. Piero

    le imprese Americane fanno il loro duro lavoro.. tengono le trimestrali soprattutto tagliando i costi uomo… nuovi disoccupati con poche pretese da reimpiegare a basso costo quando ci sarà un poco di ripresa (effimera secondo me.. xrchè fra qualche anno molti Stati saranno straindebitati come l’Italietta.. magari sarà l’ultima bolla.. altro che internet case e titoli tossici).. ed i Cinesi fanno sparire in una notte 10.000 persone che avevano manifestato.. così tengono a bada i disordini sociali dannosi x la PRODUTTIVITA’ … ho come l’ impressione che il mondo stia sempre più andando verso una LOTTA X LA QUANTITA’ … DIMENTICANDO LA QUALITA’ DELLA VITA (qualcuno si inventa pure degli indici QUANTITATIVI x misurarla :).. ormai tutti credono (dietro finti discorsi sull’etica = marketing ) che l’UOMO SIA UN MEZZO E NON UN FINE… qui da noi vogliono licenziare una cinquantina di operai x speculare sui terreni.. un piccolo indiciatore della crescente x me disumanità..
    ciò non toglie che la sua ANALISI QUANTITATIVA sia QUANTITATIVAMENTE CORRETTA.. il mio è un pensiero laterale e minoritario… ma poi giochicchio in borsa con l’analisi tecnica.. non ne sono esente neppure io.. cmq continuerò a leggerla xrchè è interessante… In fede… Piero Torazza alias Ulisse

Leave a Reply