Rinegoziazione contrattuale e COVID-19: a proposito di una recente ordinanza del Tribunale di Roma
È noto che il diritto contrattuale di ogni ordinamento giuridico vive una tensione tra gli opposti principi di pacta sunt servanda e rebus sic stantibus: cioè, tra l’idea, da una parte, che quanto fissato nel regolamento contrattuale vada necessariamente osservato e l’idea, dall’altra, che le sopravvenienze debbano essere prese in considerazione là dove alterino il significato economico e normativo dell’impegno pattizio. Questa tensione è stata resa ancor più evidente dalle conseguenze della pandemia da COVID-19, un evento imprevedibile e oggettivamente grave che ha sconvolto le aspettative di molti, incluse (e, forse, soprattutto) le parti di contratti di lungo periodo. Si pensi, ad esempio, ai tanti immobili locati dagli studenti o dai lavoratori fuorisede, rimasti inutilizzati a causa del lockdown, prima, e delle restrizioni alla libera circolazione, poi; o, ancora, ai locali commerciali il cui canone è risultato improvvisamente più oneroso del passato, a causa della riduzione del volume d’affari delle attività economiche lì esercitate.




















