16
Ott
2010

O’ Sole tedesco, ma quanto ci costi!

Brutte notizie per i consumatori tedeschi. L’anno prossimo avranno bollette più care. Tutto sta in una parolina magica che in tedesco si chiama EEG-Umlage e che rappresenta quel contributo aggiuntivo, che chiunque paghi la bolletta in Germania è tenuto a sobbarcarsi per garantire l’elargizione dei sussidi ai fruitori di energie rinnovabili. In altre parole, se è vero che “nessun pasto è gratis”, è altrettanto vero che neanche le sovvenzioni piovono dal cielo, ma i costi se li debbono ripartire tutti i consumatori. E’ il bello della redistribuzione. Ciò che si vede è il sussidio per chi approfitta delle energie rinnovabili. Ciò che non si vede è la tassa occulta addossata a tutti i membri della comunità, anche a quelli che per una libera scelta hanno deciso di non scaldarsi con il sole o con il vento. Che le norme non siano mai neutrali dovremmo averlo capito. Questa ne è l’ulteriore conferma.

Ebbene, l’anno venturo, complice l’aumento della produzione di energia ecologica sul totale, l’Umlage schizzerà verso l’alto (da 2,047 cent a 3,530 per kWh; qui il grafico) e con ogni probabilità l’aumento della bolletta si aggirerà intorno ai 70 euro all’anno per famiglia.

Tra i tanti motivi del repentino aumento della produzione di energie rinnovabili (ma ricordiamo sempre che il solare contribuisce per l’1% alla produzione nazionale di energia teutonica!), il quotidiano economico Handelsblatt cita anche la corsa all’acquisto di un pannello fotovoltaico da parte di moltissimi tedeschi, desiderosi di sfruttare le cd. feed-in-tariffs prima dei tagli destinati ad entrare in vigore nel mese di ottobre 2010 (-3%), a gennaio 2011 (fino a -13%) e a gennaio 2012 (fino a -21%).

Una piccola eterogenesi dei fini, insomma, destinata  forse a rientrare quando i tagli saranno stati implementati una volta per tutte. Solo allora vi sarà forse una discesa della curva totale delle sovvenzioni al solare, che nel 2011, nonostante le tariffe meno generose, toccherà verosimilmente livelli superiori al 2010, a fronte però di una potenza installata maggiore.

L’approvazione del taglio alle sovvenzioni per il fotovoltaico deciso dal Parlamento tedesco lo scorso agosto è infatti solo il primo passo verso la definitiva cancellazione dei sussidi, prevista entro il 2030. Al proposito, gli strepiti degli ambientalisti (e di alcuni curiosi banchieri delle Landesbanken, che paventano una possibile depressione del settore a causa della concorrenza cinese) sono del tutto ingiustificati, tanto più alla luce dei grafici e delle tabelle che gli stessi ecologisti amano esibire per dimostrare che ormai il solare è sempre più concorrenziale. Delle due l’una. O il solare è competitivo e allora i sussidi non servono più e vanno pian piano ridotti. Oppure il solare non è competitivo e perciò deve continuare a rimanere a carico di tutti i contribuenti. Tertium non datur.

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15 Responses

  1. rocco todero

    scusate la brutalità, ma questa storia degli ncenitivi per le energie rinnovabili e per il fotovoltaico in particolare è la più grossa bufala culturale,pseudoeconomica di tutti i tempi! Da anni tutti pagano più di quanto costerebbe normalmente l’energia elettrica per accumulare il monte capitale da utilizzare per il fotovoltaico, poi alcuni ( non tutti ) si ripredono questi soldi sotto forma di incentivo e, in sostanza, qualche speculatore si sta godendo i miei soldi ( e quelli dei miei genitori ) perchè io non ho istallato l’impianto fotovoltaico. Ridistribuzione, semplice trasferimento di denaro da alcuni ad altri. Qualcuno in questo caso specifico vede creazione di ricchezza e di valore? E dire che sono nate migliaia di aziende, venditori sparsi ovunque peggio di quelli del ” folletto”. La green Economy, leggo dappertutto! Mah, io comprerò un pannello quando il quello che ricaverò dalla vendita dell’energia mi consentirà di coprire l’investimento e mi renderà un utile. ma mi rendo conto che è un ragionamento troppo sempliceil mio per la complessità della vulgata green. W il nucleare!!!!

  2. Esattamente, Rocco!
    Questa è una bolla speculativa peggiore di quella della “new economy”. Quando ci si risveglierà sarà evidente come siamo stati truffati da affaristi, lobbies e organizzazioni pseudo-ambientaliste.
    L’energia elettrica è un bene altrettanto prezioso dell’acqua e deve essere reso disponibile nella quantità ed ai tempi necessari, al minor costo possibile e con il minimo impatto sull’ambiente. Solo il nucleare può assicurarcela in tali termini. Svegliatevi gente!!!

  3. Pietruccio

    Perfetto.
    Queste cose vanno messe in chiaro: soprattutto l’ultima frase, quella sulla competitività di queste fonti.
    Vorrei ricordare che in italia pare che con questi incentivi stiamo viaggiando sui 2 miliardi di € all’anno, e visto che l’ente distributore (ma alla fine a pagare siamo noi) si impegna a sostenere l’investimento per almeno 20 anni, questo significa che siamo già indebitati di 40 miliardi. Mi pare che un’altranno questi incentivi saliranno complessivamente a 3 miliardi (60 miliardi di “debito” complessivo che uscirà dalle tasche di quelli come me o dei loro figli) e così via, di anno in anno, a crescere.
    A me risulta anche, facendo un paio di conti che vi risparmio, che in realtà basterebbero 7 anni di incentivo per ammortizzare il fotovoltaico se, semplicemente, si prevedesse per gli anni successivi un obbligo, da parte della rete, di assorbire l’energia in eccesso e restituirla quando al “produttore” possessore del fotovoltaico si trova a consumare più di quanto produce: il carico per lo stato sarebbe decisamente ridotto. Ci si starebbe dentro anche senza dare mai nessun incentivo a nessuno se semplicemente si utilizzassero delle specie di fondi di rotazione o cose del genere in modo che l’acquisto del sistema PV fosse esente dal pagamento di interessi al sistema bancario. Naturalmente il tutto funziona solo detassando l’energia rinnovabile, ma che mi pare ben poca cosa se paragonata agli incentivi faraonici che vengono invece elargiti a piene mani a quella gente… pescando nelle nostre tasche, ovviamente.
    Produrre con le rinnovabili è importante e giusto, favorire una speculazione smodata sulle rinnovabili è un suicidio per la nostra economia.

  4. Feel

    Buongiorno,
    vorrei innanzitutto evidenziare che quanto riportato dal dott. Boggero non ha provocato in me quell’indignazione che si percepisce leggendo il commento del signor Rocco.
    A mio parere il riconoscimento di un incentivo e l’imposizione di un’imposta finalizzata alla copertura dello stesso fa parte di una cosa che ha un nome e un cognome: “Azione Politica”.
    La Politica, quella con la “P” maiuscola, che mi piacerebbe avesse come protagoniste persone guidate da una “vocazione” vera (piuttosto che dalla necessità di difendere interessi personali o di mantenere una tradizione “familiare”), deve guardare oltre al proprio naso (leggi la bolletta dei prossimi mesi); non può fare solo “amministrazione e contabilità”, deve fare anche “strategia”, strategia che può imporre costi presenti per ottenere vantaggi futuri nel medio-lungo e lunghissimo periodo (e non per forza limitati al solo campo dei costi energetici…vedi qualità della vita, difesa, politica estera, etc.).
    Suddetti incentivo e imposta sono dunque strumenti di implementazione della strategia, che drogano si temporaneamente il mercato, ma non ai fini cancellare i meccanismi che lo regolano, bensì per evitare che tali meccanismi escludano dal mercato stesso le energie rinnovabili; questo ovviamente non può essere “per sempre”, ma solo per il tempo necessario a “recuperare” il gap di costo, dovuto al relativo ritardo con cui le energie rinnovabili sono state introdotte sul mercato (le cause da ricercarsi nei tempi dell’evoluzione scientifico-tecnologica).
    Bisogna infatti considerare il fatto che i costi unitari sono legati alla possibilità di sfruttare economie di scala (raggiungibili nel tempo) e che nel mercato dell’energia sono presenti degli oligopoli che potrebbero, per interesse economico, scacciare le energie rinnovabili dal mercato in questa fase iniziale di “debolezza” delle stesse.
    Ma perché l’azione politica dovrebbe difendere e favorire l’ingresso e lo sviluppo del business delle energie rinnovabili sul mercato?
    Indubbiamente si tratta di una scelta, inquadrata e coerente con una strategia. A mio parere tale declinazione della strategia è legata evidentemente non al “low cost” nel brevissimo termine di tali fonti energetiche, bensì alle caratteristiche specifiche delle stesse, in particolare in termini di compatibilità ambientale (che non vuol dire solo rispetto dell’ambiente ma anche qualità della vita umana) e sicurezza (non apro questo tema perché non è quello del giorno).
    Quanto al signor Rocco, che su questi due aspetti risponde con molta semplicità “nucleare”, lo invito a guardare un po’ più in là del suo naso (ma anche del mio e del nostro) e gli faccio presente che le azioni e le scelte di ogni uomo, specialmente oggi con gli effetti della globalizzazione, hanno conseguenze non solo su se stesso e nel breve periodo (la mia o la nostra bolletta), ma anche in futuro per chi c’è oggi e per chi verrà dopo; ricordiamoci che siamo in Italia e che chi ha fatto scelte, nei decenni passati, guardando poco più in là del suo naso ci ha fatto ereditare il debito pubblico che conosciamo e un paese che dopo 50 anni è ancora diviso economicamente in 2 o in 3…
    Chiudo facendo un ultimo riferimento ai contenuti dell’intervento del dott. Boggero: a mio parere è preferibile che l’imposta finalizzata a sostenere economicamente l’incentivo “ecologico” sia “inserita” sotto una specifica voce, piuttosto che finire, come spesso avviene da noi in Italia, sotto altre voci di costo generiche (vedi la tassa sulle sigarette che finanzia la ricostruzione post terremoto, etc.etc.).

    Feel

  5. Caro Feel, sulla vocazione dei politici non bisogna aver letto la “public choice” per accorgersi che la politica è un gioco di interessi contrapposti. I buoni e i cattivi non ci sono. Nè il complottismo degli oligopoli ha un qualche senso. Come l’atomo ha i suoi lobbisti, così li ha il solare, l’eolico e così via. Dove c’è intermediazione politica, là ci sono lobbisti. Mi pare fisiologico. Il socialdemocratico Hermann Scheer, morto tra l’altro proprio ieri mattina, è stato a lungo uno dei principali uomini politici che ha rappresentato gli interessi della lobby del fotovoltaico al Bundestag.

    La voce cui lei si riferisce è per l’appunto la EEG-Umlage. La trasparenza nel conto della bolletta in Germania esiste. E i consumatori possono naturalmente, in un contesto liberalizzato qual è quello tedesco, cambiare operatore se il prezzo è giudicato troppo caro. Ciò non toglie che siano 20 anni che il solare riceve sovvenzioni. Se si considera che sia ormai concorrenziale ci si sganci dai sussidi. Anche perchè, come ho scritto, la popolazione mi pare abbia già sufficientemente introiettato la necessità di fare affidamento anche (e sottolineo anche) sulle fonti pulite.

  6. Feel

    Dott.Boggero, la ringrazio per il suo cortese commento.
    Evidenzio che le osservazioni contenute nel primo paragrafo della sua risposta sono da me assolutamente condivisibili; questo non vuol dire che l’azione politica non possa prevedere, a torto o a ragione, degli incentivi per le rinnovabili (al di là della presenza di lobby anche legate a tale business).
    Quanto al secondo paragrafo faccio due osservazioni:
    1) il tempo: lei afferma che se le rinnovabili sono ormai concorreziali gli incentivi si possono eliminare; ma io temo che ancora non sia così…e sganciarsi dalla logica degli incentivi prima della “maturazione piena” delle rinnovabili è molto rischioso, perchè se la politica ha spesso tempi lunghi, l’economia è un fulmine…e molti sforzi (non solo economici) potrebbero essere resi vani (basti pensare alle spinte sul nucleare…si immagina cosa potrebbe succedere se le rinnovabili risultasserò ancora più costose???).
    2) l’aspetto culturale: lei dice che ormai l’esigenza di far affidamento alle rinnovabili sia ormai entrata a far parte diciamo..della “cultura” dei popoli; innanzitutto faccio presente che l’Italia non è la Germania: i tedeschi hanno una tendenza molto più marcata a mettere in pratica quello che ritengono corretto e nel far ciò hanno una determinazione che non sempre caratterizza l’italian style (lo dico io che assolutamente non sono un esterofila e che ho potuto apprezzare la qualità e la professionalità di tanti Italiani). Inoltre evidenzio che nel taschino dei pantaloni della gente c’è il portafoglio (…magari un po’ vuoto, di questi tempi..) e non la cultura…e di conseguenza un aumento dei costi può, a buona ragione, guidare una scelta che, richiamo il mio intervento precedente, è frutto di una valutazione di breve periodo (…poi dipende dalla lunghezza del naso di ciascuno…mi permetta la battuta).

  7. E il mio punto è precisamente questo. Che se non sono competitive allora non bisogna dire o far finta che lo siano, come molte associazioni ecologiste vanno ripetendo da tempo. Per il resto, io non sono pregiudizialmente contro altre forme di energia, nemmeno il nucleare. Anche la Germania ha molto pragmaticamente capito di non poterne fare a meno nel medio periodo.
    Sul secondo punto è lei ad avere frainteso. Io ho scritto di Germania e non di Italia.
    Fatto sta che gli incentivi resistono e i consumatori paiono valutare i tagli, denunciati come selvaggi dalle associazioni ambientaliste (che proponevano più prosaicamente un -5%), non drammatici per il loro ritorno personale.

    In ultimo mi permetta una battuta. Delegare ai politici ciò che è strategico per il futuro lo trovo assai rischioso. C’è una mancanza di conoscenza che è, hayekianamente, del tutto ineliminabile.

    A presto,
    GB

  8. Credo che in Europa ed in particolare in Germania, Italia e Spagna ci troveremo a breve in una situazione piuttosto complicata, risultante dal super fotovoltaico di questi anni.
    A prescindere dall’incentivazione che ci troveremo (per generazioni probabilmente…) in bolletta o nella fiscalità generale senza sapere esattamente perchè (forse per emettere meno CO2…..)
    Moltissimi impianti sono stati sovrastimati per ingolosire l’acquirente e le manutenzioni (forse non in Germania) sono sempre trascurate. Questo porterà a saltare buona parte dei piani di ammortamento previsti in sede di preventivazione e costruzione dell’impianto.
    Gli impianti dopo i primi 5 anni di esercizio cominceranno ad erogare sensibilmente di meno e i titolari degli impianti cominceranno a non riuscire più a rimborsare le banche solo con la produzione, per quanto incentivata… Il risultato è presto immaginabile: gli impianti cominceranno a spegnersi, ad essere portati in dote a qualche finanziaria, ecc.
    Chi bonificherà gli xmila ettari di fotovoltaico?

    E questo è solo un esempio… Sono tante altre le domande che la politica forse non si è fatta quando ha deciso un così ingente impegno che si è rivelato non essere solo economico ma anche socio culturale.
    Ho sempre più spesso l’impressione che il cavaliere non conosca la forza della sua spada.

  9. Rocco Todero

    Sig feel, con tutto il rispetto la politica non dovrebbe rubarmi i soldi dalla tasca per farle fare un impianto fotovoltaico. Se lo faccia con i suoi soldi ( e guardi che sono siciliano, glielo dico per dirle che ciononostante sono contro la maggior parte di spesa pubblica ). Poi le faccio notare che la politica per fare scelte usa la legge anche quando io sono contrario, usa cioè la forza ! Sui limiti della conoscenza legga Hayek ( come già Le e’ stato suggerito), sulla forza indiscriminata della legge e sui soprusi delle maggioranze parlamentari legga Bruno Leoni. Sul paternalismo di Stato…. lasciamo perdere! Saluti rispettosi!

  10. Francamente neanch’io capisco la logica dell’incentivo (sovvenzione, regalino, mancia o Umlage scheisse egal): quando il “sovvenzionato” riuscirà a camminare con le sue gambe? chi mi garantisce che la sovvenzione é calibrata in modo esatto da coprire il gap di competitività e non finisca invece nelle tasche del sovvenzionato? ho paura delle risposte… Capisco un po’ meglio invece la logica della compensazione monetaria per l’esternalità negativa: inquini ergo mi dai qualche spicciolo come risarcimento. Anche qui però i problemi applicativi non sono trascurabili e il costo politico dell’operazione neppure…ci sarebbe di buono però che con quei soldini potrei finanziare un po’ di più i ricercatori nel settore delle “energie rinnovabili” (non é un po’ una contraddizione l’energia che si rinnova? se c’é un fisico che legge il blog mi dia lumi). Lo European Union emission trading scheme potrebbe anche funzionare o per lo meno va nella giusta direzione: speriamo non faccia la fine del gatto come si dice dalle mie parti…

  11. Massimo

    Caro Boggero,

    il suo articolo trascura un ulteriore paradosso: quello di sfruttare l’energia solare in un paese poco vocato come la Germania.

    Vorrei avanzare una proposta politicamente impossibile ma tecnicamente sensata: smontare tutti i pannelli fotovoltaii installati in Germania, caricarli su un treno, e rimontarli nel “das Land wo die Zitronen blühn”. La produzione di elettricità aumenterebbe, dall’oggi al domani, del 40%.

    Certamente i pannelli, cosí come l’elettricità da essi prodotti, rimarrebbe di proprietà degli attuali proprietari, e potrebbe essere trasportata gratis in Germania. Dico Gratis perchè siccome al momento i flussi di elettricità sono dal nord verso il sud, di fatto non un solo elettrone dovrebbe fisicamente spostarsi in Germania, ma si registrerebbe una modesta riduzione dei flussi nord => sud, con un modesto beneficio sulla congestione delle linee ed una altrettanta modesta riduzione delle perdite di trasmissione ma assolutamente nessun costo.

  12. Alex

    Alcuni commenti stanno compiendo un fondamentale errore di valutazione. Non siamo in presenza di una bolla speculativa sulle rinnovabili (se lo fossimo potremmo diventare ricchi in fretta). Per capirlo bisognerebbe tornare al tertium non datur. E’ un errore credere che il mercato non valuti “correttamente” il settore delle rinnovabili. Lo fa. Il fatto è che i profitti delle rinnovabili sono ancora negativi (si vedano per restare alle quotate italiane K.R. Energy, ERG Renev, Kinexia). Cioé a dire, i soli sussidi servono per compiere l’investimento ma non ne garantiscono la redditività. Un controsenso, ma solo per chi crede nel mercato.

    Soprassediamo poi sugli incentivi alle “assimilabili” che fanno solo venire i capelli grigi.

    E’ interessante il dibattito su lavoce.info, http://www.lavoce.info/articoli/pagina1001868.html

  13. Finalmente

    Finalmente sento qualcuno che parla apertamente di questo! Forse non ne ero a conoscenza prima, ma finalmente ho il piacere di leggere che non ero il solo a pensarla cosi’.

    Non si parla di ridistribuzione, si sta parlando di trasferimento di capitali da tutti ai ricchi. Solo quelli con bbastanza risorse finanziarie per costruire parchi fotovoltaici ne stanno traendo vantaggio. Gli altri pagano per i ricchi o fanno i venditori di Folletto.

    PS. Sono anch’io un venditore di Folletti. Quando saro’ di nuovo giovane, spero di scendere in piazza e cambiare il mondo. Per adesso devo guadagnarmi il pane.

  14. Pastore Sardo

    @Feel
    In Sardegna l’Alcoa sta chiudendo semplicemente perchè l’energia in Italia non costa quanto in Germania.
    Quando ha parlato di strategie politiche ha ragione che influiscono con il tempo …… infatti i danni si vedono e si continuano a pagare nelle generazioni future, altro che benefici io li chiamerei dannifici 🙂

  15. Massimo

    Pastore Sardo :@FeelIn Sardegna l’Alcoa sta chiudendo semplicemente perchè l’energia in Italia non costa quanto in Germania.Quando ha parlato di strategie politiche ha ragione che influiscono con il tempo …… infatti i danni si vedono e si continuano a pagare nelle generazioni future, altro che benefici io li chiamerei dannifici

    Lasciamo perdere l’Alcoa; sta forse aprendo in Germania? L’Alcoa chiude in Sardegna perchè sta costruendo un impianto cinque volte più grande in Arabia Saudita, in società con lazienda mineraria di stato e con il minerale estratto sul posto.

    http://www.reuters.com/article/idUSTRE5BJ0ZO20091220

    Nel 2013, quando l’imianto sarà operativo, l’Alcoa chiuderà in Sardegna, qualunque cosa il governo locale e/o quello regionale dicano o facciano.

    Questo gli operai sardi lo sanno?

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