23
Apr
2011

Nucleare, quaquaraquà. Di Antonio Sileo

Riceviamo da Antonio Sileo e volentieri pubblichiamo.

«Gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, chè mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi…E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito…  E infine i quaquaraquà».  Ecco, spiace ricorrere a Sciascia (Il giorno della Civetta, 1961), ma sugli accadimenti atomico – parlamentari freneticamente succedutisi  nei giorni scorsi ci pare che, insomma, con rispetto parlando per i pigliainculo, i quaquaraquà stiano proprio là dove in altri romanzi di solito ci sono i burattinai.

Dell’atomica ritirata – che andrebbe intesa nel senso nell’accezione militar-ferroviaria del termine – si è già detto e scritto molto e si sta già almanaccando su cosa accadrà ora che non si potrà più ricorrere alla generazione da fonte elettronucleare, come se davvero fossero possibili quegli obbiettivi e quei traguardi così strombazzati dal governo. Obiettivi e traguardi sintetizzati nello scajolano slogan – 25% nucleare, 25% rinnovabili e 50% fossili – e mai incardinati in quella SEN-Strategia Energetica Nazionale che lo stesso governo (con decreto legge quindi con necessità e urgenza) si era impegnato a realizzare per il 26 dicembre del 2008. Ecco, proprio dall’«abrogazione dell’art. 7 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133», che prevedeva quella strategia di cui il nucleare era parte fondamentale, inizia il lavoro chirurgico volto a sterilizzare le norme oggetto del ponderoso quesito referendario, tanto temuto. Ci risparmiamo la non facile e certosina analisi del testo necessaria per capire se il quesito verrà ritenuto superato, in tutto o in parte, dall’ufficio elettorale della Corte di Cassazione. Quest’ultimo per esprimersi dovrà attendere la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge di conversione del decreto legge omnibus, nella discussione della quale si è ben pensato di trasformare la moratoria in un arrocco antireferendario. È perciò facile prevedere il legittimo ostruzionismo che le opposizioni e le forze promotrici del quesito referendario potrebbero fare dentro e fuori le aule parlamentari (mi aspetto molto da Angelo Bonelli); tanto che il governo potrebbe trovarsi, comunque, con il quesito nucleare tra le schede del 12 e 13 giugno e, per giunta, con l’attenzione legittimamente puntata su di esso, anche perché pure il Presidente della Repubblica deve avere il tempo tecnico per firmare.

Ma questo quesito nucleare, politicamente parlando, è poi davvero così importante? Francamente penso di no, nel senso che, per sfilarsi in modo pilatesco dal nucleare sarebbero bastati un comportamento un po’ più accorto, con dichiarazioni più ponderate (specie subito dopo l’incidente giapponese) e la moratoria. Difficilmente, visti il mutato contesto e i passi indietro più o meno lunghi fatti dai nostri ministri, un plebiscito referendario – peraltro non scontato: il quorum non si raggiunge dal lontano 11 giugno 1995 – avrebbe potuto avere ripercussioni sulla maggioranza e, per gli stessi motivi, l’ormai semidisconosciuta strategia nucleare avrebbe avuto significativi impatti sulle imminenti elezioni amministrative. I motivi vanno evidentemente cercati altrove, tutti possono legittimamente sospettare.

Quello che ci viene particolarmente da criticare è proprio questa politica che potremmo definire del hic et nunc ma che forse in tv direbbero del real time, fatta a tavolino, casomai in consiglio dei ministri da dove vengono sparati decreti legge come proiettili da una mitragliatrice Gatling in un film western, annunciarne immantinente i risultati e, solo in seguito, dibattere i testi in Parlamento. Il fatto che una cosa terribilmente seria, lunga e complicata come la produzione di energia da fonte nucleare sia nata per decreto legge avrebbe già essere un monito sufficiente. La circostanza poi che sia stata messa in mora con decreto legge e rinviata sine die durante la legge di conversione, visti i protagonisti della vicenda fa venire in mente una nota barzelletta che per realizzarsi appieno avrebbe bisogno di quella che già Carlo Stagnaro – ben spiegando l’incapacità dei nostri che stanno dove è inutile che stiano – ha chiamato la furbata, vale a dire far saltare il referendum per poi riproporre le stesse norme appena abrogate. Be’, siccome siamo tra noi, e la barzelletta è genere, nella sua straordinaria potenza metaforica, ampliamente e magistralmente interpretato dal più simpatico dei primi ministri, che poi è anche il nostro, possiamo farne un accenno, tanto la conoscono tutti. È quella del signore col vocione che va dal medico… quella delle tre palle… quella del «EH SÌ, MICA SI PUÒ METTERE E TOGLIERE!»

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24 Responses

  1. Angelo

    Antonio sei un grande.Una sola domanda come mai in privato mi dici che sono troppo esagerato ed invece ora sei incazzato come una biscia…Concordo qua se non ci diamo una regolata e rimettiamo serietà (che presuppone persone di altro profilo almeno umano) nelle scelte a schifio finisce.

  2. Giovanni Bravin

    Sig. Sileo, dopo 50 anni, Sciascia è ancora attuale! Il Premio Nobel Rubbia, disse che il futuro è nel “torio”, non nell’uranio. Nessun politico italiano diede ascolto al sig. Rubbia.
    Ora, il sig. Rubbia, lavora in Spagna, e gli spagnoli sono moooolto contenti di averlo preso…..

  3. Franco Baldussi

    Mi vergogno profondamente (io che li voto da che esistono) di un governo che, crede lui, per qualche voto alle amminstrative cancella piani e programmi strategici e vitalmente necessari al Paese.
    Ministri come Romano, che lo ha deciso, e come Tremonti, che lo ha subito avvallato come se la cosa non avesse pesantissime conseguenze sul piano economico, sono sempicemente indegni. Quaquaraquà mi parrebbe una definizione esageratamente benevola, per loro e per qualsiasi governo li tenesse in carica.
    Quanto poi a Rubbia (dei reattori al torio ne parlano in tanti e la paternità dell’idea non è certo sua) sono ben contento (basta vedere l’elenco e i risultati delle tante iniziative alle quali ha partecipato) che lavori in Spagna. Se ne accorgeranno anche loro…

  4. Giovanni Bravin

    @Gregorio
    Giusto! Però ci si sarebbe potuti occupare anche in Italia del solare termico e fotovoltaico, senza farci scappare Rubbia. Senza della Sua presenza, si sarebbe potuti andare avanti in questa direzione, invece, niente.
    “Reattori” al torio sono molto meno inquinanti di quelli all’uranio, per il quale stiamo pagando ancora le conseguenze dello scoppio di Chernobyl, e Fukushima non sappiamo ancora quantificarne i danni.

  5. Fabio Cenci

    @Giovanni Bravin

    Sfortunatamente il solare e il fotovoltaico non assicureranno nessun futuro e nessuno sviluppo in questo paese di senza p…..e. E senza coraggio non si va da nessuna parte, e’ la storia dell’evoluzione umana.

    Basta leggere i trattati di gente come Gennaro Maugeri, e di uomini di sinistra (intelligente) come Alberto Clo’.

    L’analfabetismo scientifico e nel settore energetico e’ troppo diffuso.

    Abbiamo bisogno di tecnologie capaci di coprire un fabbisogno crescente, non decrescente. Il solare e il fotovoltaico coprono esigenze molto limitate e circoscritte.

  6. Guido Montagna

    sono contro il nucleare in Italia per un solo motivo: le scorie radioattive, che sono gia’ un problema per le nazioni “efficienti” sono per l’Italia un problema insormontabile.

  7. Guido Montagna

    @Fabio Cenci
    si, e’vero che il solare e il fotovoltaico sono limitate e la domanda di energia e’ crescente , ma il nucleare non e’ certo la risposta ad una domanda crescente( a meno di riempire il pianeta di centrali nucleari )
    Solo se si investe in ricerca su nuove alternative ( geotermico o altro ) si potra’
    trovare una nuova forma di energia che sostituisca petrolio e atomo tra una ventina
    d’anni.

    Siamo stati capaci dal punto di vista teorico/scentifico/pratico di scindere l’atomo e
    controllarne la forza ( ma con tanti rischi connessi ) , possibile che non sia possibile fare un buco per terra e sfruttare il calore sotto di noi.
    Io credo che manchi solo la volonta’ ( o gli interessi commerciali/politici ) di farlo ,
    non la capacita’ .

  8. @Guido Montagna
    Queste sono solo affermazioni di fede (cieca).

    Per produrre energia a basso costo dopo il nucleare c’è solo il carbone (che costa solo 1000x in vite umane per TW prodotto rispetto al nucleare). Il resto se ne riparla quando ci sarà la tecnologia.

    L’alternativa, mio caro, è stare al buio, al freddo, fare la fame, lavorare 12-18 ore al giorno e morire a 60 anni.

  9. Giovanni Bravin

    @Fabio Cenci
    Solare termico ha possibili sviluppi, soprattutto su grandi edifici pubblici e non.
    Fotovoltaico, energia elettrica consumata sul posto, se prodotta in piccoli edifici, altrimenti immessa in rete.
    Geotermia, molto utilizzata in Svizzera, ma pressoché sconosciuta in Italia.
    Generatori eolici, funzionano benissimo se regolarmente mantenuti, in Italia la gran parte sono stati installati per scopi elettorali, ma ora fermi.
    Teleriscaldamento pressoché inesistente.
    Progetti di nuovi parcheggi auto privi di stazioni di ricarica per auto elettriche.
    La realtà è che in Italia, non si vuole prendere seriamente in considerazione tutto ciò che NON derivi dal petrolio o nucleare!
    Pertanto anche le auto ibride, fuel cells, idrogeno, non vengono minimamente considerate.
    La prima lampadina a incandescenza e le altre invenzioni hanno avuto qualche difficoltà per abituarci.Ora non ne potremmo fare a meno.

  10. Riccardo

    Gentili signori, mi permetto di suggerirvi di esercitare un pò di logica.
    Posto il limite della nostra incapacità di immagazzinare quantità significative di energia(speriamo in futuro ma oggi la realtà è questa), le rinnovabili solari ed eoliche sono per loro natura intermittenti, a bassa potenza e costosissime.
    Questo non significa che non si debba cercare anche in quella direzione, ma nei prossimi anni non sarano un aiuto fondamentale.
    Per convincersene basta interrogare Enel su quanti barili di petrolio effettivi sono stati risparmiati grazie alle nouve potenze installate di fotovoltaico.
    Carlo Rubbia, forse il più noto degli scienziati rinnovabilisti ha detto ” né questo solare né questo nucleare rappresentano il nostro futuro.
    Continuare a sbandierare le fonti “pulite” come la salvezza, è disonesto intellettualmente e pericoloso economicamente.
    La grande maggioranza delle persone non conosce la differenza tra energia e potenza, chiedere loro di esprimersi sulla nostra futura strategia energetica è veramente folle.
    Chiudo con una suggestione per i terrorizzati del nucleare: L’OMS stima i morti indotti per la combustione di risorse fossili complessive in un milione all’anno.
    Solo per l’estrazione di carbone muoiono 2500 cinesi all’anno. Perchè nessuno sventola la bandiera del no al carbone?
    saluti

  11. Guido Montagna

    Forse un po’ di fede ( anche se cieca) e’ bello averla perche’ se si ritiene che senza atomo e petrolio ( o gas ) per produrre energia elettrica dovremo stare al buio , al freddo, fare la fame , lavorare 12/18 ore al giorno e morire a 60 anni , beh allora questo sara’ il panorama se non dei nostri nipoti dei nostri pronipoti dato che queste 2 risorse non sono eterne , il loro prezzo aumentera’ sempre di piu’ ( anche l’uranio non e’ illimitato e facilmente trovabile ) e il costo dell’energia anche .

    E allora cosa facciamo in questo panorama in cui le rinnovabili ( eolico, solare , geotermico ) sono viste come dei simpatici giochetti per produrre energia elettrica , ma non di piu’ ?

    Da dove verra’ questa nuova tecnologia ?
    Da una ricerca ancora limitata e fatta da pochi con pochi mezzi finanziari , oppure si aspetta la nascita di un nuovo Einstein che inventi la fusione fredda ?

    Vorrei citare un esempio dalla Germania.

    Un amico geologo ha lavorato per anni ad un progetto finanziato dal governo tedesco per scavare il buco piu’ profondo sulle terra.
    Raggiunto lo scopo ( e il rekord ) con un investimento pari a quello di una casa automobilistica per un nuovo modello ,il progetto e’ stato chiuso anche dalla
    virtuosa Germania perche’ i fondi sono stati tagliati.
    Le sue parole sono comunque di assoluta fede ( forse anche la sua e’ cieca ) nella possibilita’ di sfruttare il geotermico , naturalmente ci vuole tempo ed investimenti.

  12. Mario S.

    Spero sempre che qualcuno mi faccia i conti per farmi conoscere quanto tempo occorre per ottenere dall’energia solare e quella eolica la quantità di energia spesa per la loro costruzione, installazione e manutenzione.
    Grazie a chi mi fornirà una risposta.

  13. Magnifiche proposte, mi stupisce che nessun ipercritico accetti un dibattito con il tema: “Cui Prodest”, ovvero a CHI conviene che l’Italico territorio, ivi compresi coloro che ci abitano, siano energia-dipendenti da tutti. A CHI conviene che le nostre centrali vadano a carbone? A chi conviene che non si facciano impiandti di degassificazione? A chi conviene che non si facciano/ingrandiscano le centrali idroelettriche? Quel 50% di acqua che l’acquedotto Pugliese perde per strada, ovvero non trasporta, potrebbe essere convertito in energia?a chi CONVIENE non farlo? Abbiamo tra le più sofiticate tecnologie per lo sfruttamento dell’energia geotermica. Visitate Larderello e dintorni e capirte. A CHI conviene che il sistema NON si diffonda? Un nuovo punto di vista, uno strumento di meditazione e sviluppo di consapevolezza.
    Sudditi fummo, siamo e saremo. La libertà và conquistata e per farlo ci vogliono coraggio e determinazione. Non salottiero qualunquismo.!

  14. Michele

    In tutta questa discussione sul nucleare in Italia, secondo me, mancano alcune informazioni (secondo me) molto importanti:
    1)paradossalmente siamo POTENZIALMENTE autosufficienti per la produzione di energia! abbiamo una potenza installata di 101 GW. quindi Mediamente le nostre centrali lavorano circa per 3200 ore l’ anno.Il chè è poco. Le centrali nucleari (paragone esagerato, le centrali nucleari “fisiolicamente” lavorano di più) francesi ad esempio lavorano per 6984 ore l’ anno. Quindi non abbiamo bisogno di ulteriore potenza installata
    2) il costo dell’ energia nucleari, nei prossimi due decenni, secondo il dipartimento energetico statunitense, risulterà essere il più caro
    3) bisogna prima o poi chiudere il ciclo dell’ uranio con annesso smaltimento scorie, con chissà che tecnologia e quindi i costi si alzano nuovamente
    4) dal punto di vista ambiantale non è poi così verde: a) estrarre il minerale con uranio bisogna distruggere un intera montagna e impiegare molta energia b) concentrare l’ isotopo fissile si impiega il fluoro, procedimenti sofisticati e molta energia c) costruire una centrale significa impiegare una quantità allucinante di cemento, la cui produzione immette notevoli quantità di CO2
    5) I soldi che dovrebbero servire per il progetto nucleare in Italia andrebbero praticamente tutti in Francia, noi non abbiamo un settore dell’ indotto nucleare come in quel paese. Quindi per il sistema economico italiano ci sarebbe una consistente uscita di capitali
    Quindi la soluzione potrebbe essere completamente diversa, gli stessi soldi dovrebbero essere dirottati verso:
    1) un aumento dell’ efficienza energetica delle centrali già esistenti,
    2) incentivi per impianti domestici di pannelli solari, (la potenza media massima richiesta da una famiglia tipo è di giorno), magari favorendo pure economicamente le ristrutturazioni energetiche.
    3)ricerca scientifica. Ricordo che l’ Italia possiede un grande potenziale geotermico ancora non fruttato. I soldi quindi potrebbero essere destinati a questo settore, come il Marsili project. O magari al progetto kitegen. O se proprio ci piacciono tanto gli impianti nucleari proporrei lo sviluppo del progetto IGNITOR (svenduto praticamente ai russi) per produzione in serie di moduli da 100MW. O richiamare Rubbia e chiedergli di sviluppare la sua idea di Rubbiatrone applicato a fissione con Torio.
    Non ci si può ostinare in questo modo.

  15. Guido Montagna

    Caro Emilio , sono un commerciante di calzature non un tecnico o esperto di energia ma penso che ci voglia solo un po’ di informazione e di non dipendenza dai dogmi dell’energia per capire che hai toccato i punti giusti del problema.
    Grazie per l’accenno a Larderello, non sapevo che fossimo cosi’ bravi ; ma purtroppo non serve a gran che se nessuno la usa o la diffonde.
    Penso che il coraggio e la determinazine di cui parli verra’ fuori solo quando rimarremo al buio , allora puoi stare sicuro che in pochi anni si scoprira’ che anche con le sole rinnovabili si riuscira’ a vivere.

  16. Guido Montagna

    @Michele
    Caro Michele, che piacere sentire queste parole da un esperto ( almeno cosi’ si deduce dalle informazioni fornite ). A volte mi sembra di essere un sognatore mal informato ed isolato dalla comunita’ , ma sembra che siamo in tanti a pensarla cosi’.

    Un esempio
    Impazzisco dall’ invidia quando sento da un mio amico tedesco ( non un ” verde ” o un appassionato di rinnovabili ) che la casetta appena costruita e’ fatta da:
    1)Pareti prefabbricate in materiale superisolante ( risparmi il 35% di riscaldamento )
    2)Tutto il tetto e’ a pannelli solari ( il mutuo della banca comprende casa e pannelli come un’ unica cosa inscindibile )
    3)Riscaldamento a pavimento
    4)Non c’e’ caldaia ( ne gas, ne gasolio ).
    5)Una pompa di calore, penso geotermica, fornisce acqua calda e riscaldamento.
    (e in Germania non fa molto caldo )

    Non e’ una casa prototipo di qualche “sognatore ” ma la prassi normale con cui vengono costruite oggi le case in Germania. Perche’ in Germania si e da noi no?

    Perche’ le aziende edili sono aggiornate sulle tecnologie e i privati che si fanno una casa sono aggiornati sulle tematiche energetiche .

    Perche ‘ la cultura e’ differente : loro hanno le centrali nucleari da decenni e adesso le stanno lentamente chiudendo , noi iniziamo adesso a volerle costruire per vederle funzionare tra forse 15 anni .
    Ma chi sbaglia ?

  17. bob

    KWH NUCLEARE ECONOMICO = MITO DIFFUSO DA SMENTIRE

    Premesso che ho una posizione critica sul nucleare per le scorie e soprattutto per il cemento (l’impianto) reso radioattivo dall’uso che lascia ai posteri, quindi sarò certo un po’ di parte, negli ultimi mesi
    sto leggendo il più possibile a tema e confrontando i dati.

    A me risulta che il kwh nucleare costi in realtà (costo completo del ciclo di vita dell’impianto, non solo la parte di funzionamento a regime)
    da 0,15 euro (conti aggiornati 2011, rivisti + 30 % rispetto stime anno 2010) a kwh a 0,20 euro (conti prudenziali considerando il decommissioning pari ad almeno il 100% delle spese di costruzione),

    E’ una delle fonti di energià economicamente più cara in assoluto!
    (per fare un esempio estremo il fotovoltaico ora sta a 0,25 e/kwh,
    in discesa 20% l’anno; l’eolico oggi si parla di 0,13-0,15;
    poi a scendere le fonti tradizionali gas, carbone, idroelettrico),
    ed è il motivo per cui in america si sono per ora fermati e il motivo
    per cui inghilterra e francia rischiano la bancarotta quando dovranno affrontare la dismissione delle tante centrali che si avvicinano al decommissioning (che ricordo prevede 50 anni di spese per gestire
    una prima pausa e altri 50 anni di spese per la demolizione
    effettiva); il punto è che questo debito si spalma e paga dopo molti decenni, è facile da occultare all’opinioone pubblica diluito nei conti pubblici (le società degli impianti cercano di non accollarselo);
    il fatto che cina e india stiano progettando nuovi impianti non smentisce questo dato, per come la vedo io si tratterebbe di una scelta strategica/ imprenditoriale, un ardito “paghero” sul futuro per spingere l’economia ora, stratagemma che invece qui in europa spero non siamo già ora più disposti ad accettare (almeno non con i rettori delle tecnologia attuale, su soluzioni nuove non ho pregiudizio e valuterei)

  18. Riccardo

    @Michele
    Caro Michele, replico alle sue argomentazioni perchè mi sembrano ragionevoli e non strumentali. Devo però farle notare che nel suo computo del paragone di costi con il nucleare odierno e il fotovoltaico lei omette di ricordare che anche lo smaltimento degli attuali pannelli al silicio, ltre ad avere un processo produttivo molto energivoro, porranno qualche sorpresa all’atto dello smaltimento.
    Vorrei altresì ricordarle che il problema più grande del FV, oltre al costo, è l’intrinseca intermittenza, problema a cui non ovviamo riempiendoci di pannelli sui tetti.
    Mi permetta di dire due parole sul progetto Ignitor, argomento su cui posso dire qualcosa per aver conosciuto l’arftefice, il Prof. Bruno Coppi del MIT di Boston.
    Il progetto Ignitor, a confinamento di plasma, grande speranza dei prossimi decenni per la fusione nuclare che risolverebbe molti dei nostri attuali problemi legati al peak-oil, non è stato affatto svenduto ai russi, ma il presente governo è riuscito a convincere i russi a “provarne” la fattibilità dopo che il precedente (Prodi) lo aveva confinato per evidenti incompatibilità con l’area politica verde (ometto ogni commento sull’incompetenza dell’ ex ministro Pecoraro Scanio). E Il prof. Coppi non dimentica di ricordare l’ostilità politica di cui è stato oggetto il suo progetto.
    Approfitto anche per ricordare al sig Montagna, che replica al suo intervento ricordandoci la sua invidia per la verde Germania, che i tedesci producono il 34% del fabbisogno elettrico dal nucleare e il 50 dal carbone.
    Ecco perchè si possono permettere immense distese di intermittente fotovoltaico.
    Cordiali saluti.

  19. Guido Montagna

    @Riccardo
    Caro Riccardo
    sono spesso in Germania e vedo tante centrali nucleari ma vedo anche sempre piu’ impianti eolici e fotovoltaici. La differenza e’ che la Germania sta lentamente uscendo dal nucleare ( adesso ha accellerato per gli ovvi motivi elettorali/ emotivi dopo la tragedia giapponese ma il loro orizzonte temporale è di 20/30 anni ) e non costruira’ mai piu’ un impianto nucleare perche’ i tedeschi non lo vogliono e la politica e’ sensibile ai voleri del popolo ;mentre noi vogliamo entrarci solo perche’ un governo lo ha deciso ; il prossimo governo magari cambierà idea . E andremo avanti cosi’ senza una politica energetica che guardi al futuro .

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