26
Mag
2012

La spesa pubblica come variabile indipendente

Se tutti pagassimo il dovuto tutti pagheremmo meno e avremmo servizi pubblici migliori (M. Monti, 17 maggio 2012)

Quanti invece pensano che se tutti pagassimo quanto la legge ci chiede ci sarebbe più legalità ma non pagheremmo neanche un centesimo di meno e continueremmo ad avere gli stessi (scadenti) servizi pubblici? Credo molti. A tutti questi molti che non sono in grado tuttavia di dimostrare la loro pessimistica intuizione segnalo le conclusioni di un corposo studio  pubblicato due settimane fa dal Netherlands Institute for Social Research e il cui titolo è “Countries compared on public performance. A study of public sector performance in 28 countries”. Come si evidenzia nella presentazione:

The report examines the performance of the public sector in 28 OECD countries in the period 1995 to 2009. The study, which was carried out in collaboration with the Dutch Ministry of the Interior and Kingdom Relations, looks in depth at the sectors education, care, social safety and housing. Other sectors which receive attention are social security, economic affairs and infrastructure, environment, culture and sport, and public administration. The report examines how the observed differences in performance can be explained and what countries can learn from each other on the basis of these outcomes.

Cosa si aspettano i lettori in merito alla collocazione dell’Italia e degli altri paesi mediterranei?

Mediterranean and Eastern European countries lag behind
The performance of the public sector in the Mediterranean and Eastern European countries is below average. Bottom of the rankings is Greece, which achieves a score of only 2.7/10 and delivers a below-average performance in all sectors. The performance of Belgium matches that of Italy and Spain, with a score of 4.5/10. This puts Belgium into the group with a moderate public sector performance.

Insomma, lo studio sembra stupirsi che il Belgio si collochi tra i paesi a bassa performance ma non del fatto che Italia e Spagna si trovino a breve distanza dalla Grecia. Neanche noi ce ne stupiamo, così come del fatto di ritrovare una classifica praticamente identica a quella relativa alle finanze pubbliche in dissesto. Ciò che appare invece sorprendente è  la principale conclusione dello studio:

Higher spending does not always mean better performance

For most areas of the public sector, no relationship is found between expenditure and performance. This illustrates that the way in which the public sector is structured is more important than the amount of money spent on it. While it is true that the Scandinavian countries achieve a very high level of performance with a high level of expenditure, the Mediterranean countries also have a large public sector but perform only moderately. The Eastern Asiatic countries, by contrast, achieve very good results with a relatively small public sector.

Inoltre:

No relationship between level of expenditure and outcome
Relating overall outcome to total public sector expenditure reveals no correlation between the two. Big governments thus do not perform significantly better or worse than small governments. To a certain extent there does appear to be a relationship with country groups. All Nordic countries perform strongly, for example, three of which have a particularly large public sector. By contrast, the Mediterranean countries also tend to have a relatively large public sector, but perform below average. The Continental countries generally appear to hold the middle position.

E infine:

More expenditure on public sector does not make people more happy
One may wonder whether the correlation between strong countries and well-being is influenced by public sector performance. Are people in strong countries with an excellent public sector performance or sizeable public expenditure happier than those in less well-performing or less high-spending countries?
The correlation between well-being and total public sector expenditure is shown in figure (…). The figure clearly shows that there is no correlation between the two. For example: Sweden and the Netherlands have equal levels of well-being and spend an almost equal percentage of gdp on the public sector, but Australia has an equally satisfied overall performance of the public sector population, although it spends far less money on the public sector.

Invece benessere e performance del settore pubblico sono correlati:

Overall outcome and well-being are positively related
What about the relationship between well-being and overall outcome? It appears that there is a significant positive correlation between overall outcome and well-being. This indicates that countries that perform well in the public sector are more likely to have residents with higher levels of life satisfaction.

In estrema sintesi:

  1. L’alta spesa pubblica non genera elevati risultati del settore pubblico i quali genererebbero invece elevato benessere dei cittadini.
  2. Elevate performance pubbliche ed elevato benessere dei cittadini non risultano dipendere dall’ampiezza delle spesa pubblica.
  3. L’ampiezza della spesa pubblica è indipendente dai risultati del suo utilizzo.

 

15 Responses

  1. Paolo Accornero

    Questo non mi stupisce, è l’efficienza del sistema che garantisce la bontà dei servizi e l’efficienza è figlia di ricerca della meritocrazia ed eliminazione dei rami secchi, cose che nella PA italiana non si sono mai viste e quindi la crescita della spesa può aiutare solo a ridurre la disoccupazione e contemporaneamente a rendere il sistema più complesso per giustificare il collocamento dei nuovi assunti.

  2. Giacomo

    Il nostro “servizio pubblico” e’ talmente ingordo e corrotto che spenderebbe il doppio se i cittadini pagassero il doppio.Il problema non e’ la nazione ma chi la guida ed applica le regole.

  3. Esatto: inutile tentare di migliorare l’efficienza pubblica.
    L’importante è ridurla.
    Tra l’altro, le due cose possono equivalersi.
    Se nel settore pubblico si potessero licenziare quadri e dirigenti in base ai risultati, otterremmo entrambe.

  4. Marco c69

    Sono d’accordo. È evidente che la classe politica attuale è inadeguata per usare un eufemismo, ma il vero problema è chi ha in mano davvero la macchina pubblica cioè la tecnocrazia. È qui che si annida la vera resistenza a ogni cambiamento dello status quo. Sono loro che ostacolano la riduzione della spesa pubblica e della burocrazia perche difendono il loro “spazio vitale” che ci sta portando alla rovina. Via ai licenziamenti nella PA!!

  5. stefano

    non è proprio così….
    se tutti pagassimo il dovuto alcuni pagherebbero meno ed altri, dovrebbero pagare di più….è forse questo il motivo per cui è difficile che ciò accada ?
    Il concetto espresso in questo modo non riesce a fare breccia nella mente di tutti, soprattutto di quelli che pagano o meno o non pagano.

  6. assunta normale

    Dai brani citati dal dottor Arrigo, non si capisce l’essenziale e cioè che cosa si intende per “performance” del settore pubblico. Nel settore dell’istruzione pubblica, ad esempio, come è stata misurata la performance, conteggiando tutti gli studenti bocciati e tutti quelli promossi ? tutti quelli che non completano gli studi ? le ore di scuola ? Ma nel nostro ordinamento, il ministero della pubblica istruzione ce l’ha scritto nel suo statuto, diciamo così, che deve ottenere determinate performances ?

  7. Alberto Mag

    Primo: inviate immediatamente questo studio alla Corte dei Conti.
    Secondo : certamente il taglio della spesa pubblica – che è non solo necessario ma OBBLIGATORIO – in Italia è proporzionale alla necessità di tagliare i posti pubblici. Si manterrebbe la stessa performance (bassa, bassissima a seconda di settori e territori) ma si ridurrebbe l’impatto della spesa. La struttura delle PA è basata su modelli di organizzazione vecchissimi (piante organiche??!!). Con le ICT si potrebbero ottenere enormi vantaggi in termini di costi diretti (riduzione costi delle PA) e indiretti (minori costi per le aziende e i cittadini in termini di tempi, attese, duplicati ecc..). E’ di tutta evidenza che non si vuole procedere perchè dietro nebulose giustificazioni ipocrite non si ha il coraggio di dire la verità: i dipendenti pubblici non si possono/vogliono licenziare perchè non potrebbero essere ricollocati altrove (se non a fronte di profondo rinnovamento quale la mobilità totale, ovvero essere collocati dove e se serve, anche sul territorio e comunque lasciando qualcuno a casa), ma, soprattutto, perchè essi (salvo eccezzioni) sono i primi a non volere cambiamenti e sono persone che votano, ovvero voti da mantenere o da perdere e tessere o “tangenti” sindacali. E’ qui che Monti & C devono dimostrare la loro capacità e volontà: sono stati chiamati per fare il lavoro sporco che nessun politico, per pataccaro che sia (ovvero la stragrande maggioranza), potrà e vorrà mai fare. E’ qui che serve, per davvero, il pugno di ferro, l’aut aut. A prescindere da urla e strepiti dei sindacati o dei partiti (che si assumano le loro responsabilità !!); perchè i dipendenti privati debbono essere “mobili”, possono essere licenziati, non hanno diritti di “riavvicinamento” a casa dopo qualche anno (penso alla scuola) ecc.., mentre questi signori, che sono o dovrebbero essere “servitori” dello stato, no? Perchè questi signori non rispondono del loro operato in modo ragionevole? Se agiremo in tal senso avremo speranze, altrimenti lasciamo stare. La gallina, ovvero le imprese che producono reddito vero, è già sulla via dell’estero. Ogni attimo che passa significa un’azienda in più che se ne va: altro che fuga dei capitali!!! e quelle che rimarranno saranno zombie e non ci sarà più nulla da spolpare. Triste ma vero.

  8. Eriberto

    Credo che per migliorare la performance del pubblico in Italia sia necessario introdurre il succo concentrato della meritocrazia, ovvero:
    stipendio base € 300 , ogni pratica evasa € 20.
    Credo che la burocrazia terminerebbe di esserlo nell’eccezione italiana.
    Se non sbaglio qualcosa del genere funziona in Equitalia.

  9. Stefano

    …non so le conseguenze di far pagare il giusto a tutti, so sicuramente che sono veramente stufo di pagare io anche per quelli che non pagano !!!

    Questa è iniquità, non mi interessa tanto se i soldi Governo, Parlamento ed enti locali li riducono dalle spese eccessive o se li fanno pagare a chi evade, magari entrambe le cose.

    La cosa che la politica e Monti in primis, anche se in parte non è colpa sua, devono fare è smetterla di fare pagare sempre più a chi ha già sempre pagato finora !!!!

    BASTA !!

  10. @Eriberto
    Il burocrate è quell’artista che, se rimane senza incarico, pretende una sedia, ci si siede ed interviene in un passaggio critico nell’iter di una procedura. Il merito del burocrate si misura nella quantità di pratiche che transitano nel suo ufficio. Per superare la piaga della burocrazia, a mio parere, occorre procedere in modo che il cittadino non abbia nulla da chiedere allo stato, e possa intentare il percorso di qualsiasi progetto purché non metta in atto condotte non consentite dalla legge. Così lo stato si trasforma da concessionario a accertatore e propagatore istituzionale per il sostegno di iniziative in campo economico sociale. Giovanni Demaria ha formulato un’importante teoria in materia.

  11. Marco Tizzi

    Per chi fosse interessato, questa ong inglese si occupa di studiare, invece, gli effetti della diseguaglianza di reddito sulla società:

    http://www.equalitytrust.org.uk/

    E’ interessante notare che le eccellenze messe in rilievo dall’articolo sono anche i Paesi in cui è più bassa la diseguaglianza nei redditi.

  12. Ugo Arrigo

    Ringrazio per i numerosi commenti e aggiungo due sole precisazioni:
    1) Secondo Monti se tutti pagassero il dovuto (quindi le aliquote stabilite) tutti potrebbero pagare in seguito aliquote più basse e/o avere servizi migliori. Secondo lo studio olandese, invece, la più elevata spesa pubblica rispetto al Pil non si traduce in migliori risultati del settore pubblico rispetto ai paesi più performanti ma nei paesi nordici in risultati equivalenti e in quelli del sud Europa in risultati peggiori.
    2) Lo studio olandese è ampio e complesso, esaminando nove aree di spesa pubblica, per ognuna delle quali si considerano molteplici indicatori di risultato, in 28 paesi Ocse. Qui la pagina web dalla quale è scaricabile: http://www.scp.nl/english/Publications/Publications_by_year/Publications_2012/Countries_compared_on_public_performance
    Ho suggerito agli amici dell’IBL di farne una versione italiana, data la rilevanza del tema in tempi di ‘spendig review’.

  13. Claudio Di Croce

    Vorrei ricordare ai numerosi ” tassisti ” presenti su questo blog che da decenni il prelievo forzoso dello Stato ladro sulla ricchezza nazionale è costantemente aumentato sia in valore assoluto che in percentuale . Con un esercito di quindici milioni di voti i beneficiari di questo furto condizionano i partiti che da parte loro vivono alla grande con una percentuale del bottino. La speranza sui tecnici si è rivelata infondata in quanto anche loro vengono dal mondo pubblico e ne hanno la mentalità parassita.

Leave a Reply