19
Apr
2010

Intesa, le fondazioni, e una difesa di Chiamparino

Francamente, non penso che a nessuno possa venire in mente di pensare che un liberista possa volere banche private controllate dai partiti. Io liberista sono e non me ne vergogno, anche di questi tempi in cui tutti pensano che invocando lo Stato la storia possa andare indietro indietro invece che avanti, dimenticando cioè che la crisi è figlia di errori dei regolatori cioè delle politiche pubbliche, e che per ovviarvi gli Stati più colpevoli si stanno indebitando a rotta di collo, sommando errore a errore. Ma proprio perché sono liberista, non mi sento ipocrita. Penso che, al contrario, sia inficiata da qualche ipocrisia l’accusa lanciata al sindaco di Torino Chiamparino – e alla Lega – sul rapporto tra politica e banche.C’è stata una levata di scudi, all’idea che Bossi e i suoi siano in procinto di occupare manu militari le grandi banche del Nord, e che Chiamparino e l’avvocato Benessia si siano messi per traverso alla conferma di Enrico Salza come presidente del consiglio di gestione di Intesa. “Ma come, sei del Pd e dai una mano alla Lega?”, è l’attacco venuto da massimi esponenti dello stesso partito del sindaco, che oltretutto l’accusano di “non aver espresso personalità della nostra area”, con ciò rilevando che l’accusa a Chiamparino non è dunque di allungare improprie mani “politiche” sull’autonomia bancaria, bensì semplicemente di non condividere il “vuolsi così colà dove si puote”.

E’ il caso di guardare le cose per quel che sono, invece di prorompere in sdegni che a me sembrano un po’ “interessati”. Unicredit e Intesa hanno dalla loro privatizzazione la maggioranza del proprio capitale sul mercato. Ma sono degli anomali e del tutto italiani soci di categoria particolare, le fondazioni bancarie, a esprimerne in maniera determinante la governance. Le fondazioni bancarie sono, per pronunzia della Corte costituzionale, soggetti di diritto privato ma insieme hanno anche natura pubblica, perché il loro patrimonio nasce da risparmio territoriale per decenni pubblicamente non solo garantito, ma gestito. In ragione di questa natura mista, i soci delle fondazioni sono gli enti territoriali, oltre che università, a volte curie vescovili e via continuando. Ma una storia ventennale ci ha insegnato che le maggiori fondazioni, da Cariplo a Cassamarca, da Cariverona alla Compagnia di Sanpaolo e CRT, hanno registrato per lo più egemonie decennali e pluridecennali di personalità forti, molto autoreferenziali. Pronte a stringere patti di governance con i vertici dei gradi istituti bancari, a propria volta molto autoreferenziali, poiché una volta sicuri dell’appoggio dei soci che controllano la banca al più vasto mercato rispondono sì ma solo in seconda battuta, poiché hanno la ragionevole certezza di non poterne essere rimossi.

Prima domanda. La Lega sta crescendo al Nord da 20 anni. Prima delle tonanti parole di Bossi – come al solito esagerate, ma questo è un altro paio di maniche, fa parte delle consuete tecniche di comunicazione leghiste –  e al di là di un po’ di polemiche giornalistiche in questo anno e mezzo sui “banchieri lontani dal territorio”, in concreto si è mai avuta notizia di assalti alle banche con scontri all’ultimo sangue animati da sindaci leghisti perché si cacciasse il management bancario, intimandogli di prendere ordini da un partito invece di amministrare al meglio l’istituto? La risposta è una sola: no. Basta guardare agli stracci che stanno volando alla Fondazione della Cassa di Cuneo: i protagonisti sono tutti di sinistra, se volgiamo ridurre la vicenda all’area politica di appartenenza. Ed è comunque un errore, secvondop me anche a Cuneo: perché in realtà l’autoreferenzialità di fondazioni e banche spinge chi vi opera a rapporti personali e trasversali che con l’area politica di espressione originaria hanno più nulla – o quasi – a che vedere.

Seconda domanda. Nei tempi lunghi del rinnovo delle diverse fondazioni – solo Cariverona a ottobre, le altre tra 2011 e 2013 – che cosa fa pensare che la Lega vada oltre la mera rivendicazione del proprio ruolo, nell’aver voce in capitolo su come le fondazioni amministrano il patrimonio e investono sul territorio come sono tenute a fare? Anch’io vorrei – lo scrivo da anni, più in piccolo – come Francesco Giavazzi che le fondazioni cedessero il controllo di fatto che esercitano sulle banche: ma chiedere solo alla Lega di farlo quando non lo ha fatto sinora nessuno, significa che se nelle fondazioni siedono personalità di altri partiti allora non c’è allarme democratico e di mercato, se invece sono barbari come Giancarlo Giorgetti allora bisogna dar fiato alle trombe. Non dico che non si sia liberi di pensarla così: basta premetterlo, però.

Terza domanda. Il sindaco di Torino chiamato alla sbarra.  Qual è la colpa di Chiamparino e Benessia? Lo dico con grande rispetto per Salza. Ma, in definitiva, la colpa è di non essersi inginocchiati di fronte al fatto che a Bazoli e Passera – con la benedizione della vecchia ala di professionisti torinesi di area Fiat – Salza continuava ad andar bene. E di aver voluto scegliere altri, al suo posto. Perché mai si debba pensare che sia da preferire, una banca i cui manager si scelgono gli amministratori espropriando i propri soci, questo sarò limitato io ma proprio non lo capisco. A meno di pensare anche qui che vi sono banchieri ai quali mai mancare di rispetto perché devono comandare per definizione: ma allora aboliamolo il mercato invece di sdegnarci per finta in suo nome, e attribuiamo ad alcuni ottimati incarichi vitalizi.

You may also like

Punto e a capo n. 50
Un nuovo ruolo per la CdP? Modelli di mercato o “catoblepismo” di ritorno – di Stefano Simonelli
Sul decreto #salvabanche troppi punti da chiarire – L’#Hashtag di Natale D’Amico
Lo Stato in MPS: la grande collusione di questi anni, i rischi odierni

4 Responses

  1. Pietro

    si è mai avuta notizia di assalti alle banche con scontri all’ultimo sangue animati da sindaci leghisti perché si cacciasse il management bancario, intimandogli di prendere ordini da un partito invece di amministrare al meglio l’istituto?
    Letteralmente forse no, ma l’appoggio a Fiorani in cambio di una promessa di salvataggio della fallimentare Credieuronord non mi sembra molto diverso, mi sembra sempre un utilizzo poco corretto dei risparmi altrui…

  2. Beppe

    Non so nulla di governance, ma racconto un episodio che forse non c’entra nulla, ma…
    Sono cliente S. Paolo da 19 anni, prima come professionista e poi anche con la mia microimpresa negli ultimi 7. Mai mancato o ritardato un pagamento. Lo scorso maggio 2009, alla scadenza del fido, mi è stato rinnovato per un altro anno al 7.25% (ripeto, in maggio 2009!).
    Pochi giorni dopo, in giugno 2009 mi sono presentato senza alcun padrino e con i bilanci in mano a una BCC locale che mi ha prontamente aperto un fido a euribor+3.5% (allora 4.99% e oggi ancora meno). Abbiamo tirato la cinghia nella crisi e abbiamo progressivamente ridotto l’esposizione su S Paolo-Intesa e ieri, consultando l’estratto conto trimestrale, abbiamo scoperto che da gennaio ci stanno applicando il 9.25%. Ovviamente abbiamo chiesto spiegazioni e le stiamo aspettando.
    Altrettanto ovviamente faremo di tutto per sganciarci da loro, appena le nostre finanze ce lo consentiranno.

  3. michele penzani

    In merito all’esito del voto delle ultime elezioni regionali, nutro la banale opinione che, nell’attività politica degli attuali vincitori (Lega in primis), si miri a sollecitare (proprio considerando la natura della governance bancaria italiana) nuove scelte decisionali…Anche perchè proprio questi vincitori, credo, sovrappongano il loro elettorato con la gran parte di chi, il sistema bancario, lo sostiene in quella maggioranza del capitale (nonchè fruitori e richiedenti di servizi), ma che non ha peso decisionale (filosofia Cuccia).
    Da questa semplice considerazione cado anche nel tranello di pensare perchè, queste normali pressioni politiche (anch’io credo, come Lei, dagli “interessati” paventate), non possano che trovare sponda dall’attuale ministro dell’economia, notoriamente non vicino ai “vecchi professionisti di area FIAT” come si accenna sopra.
    Anche in quest’ottica, troverei suggestivamente dietrologiche analogìe con la volontà del Presidente della Camera di creare una corrente all’interno del proprio partito di riferimento…

  4. Beppe

    Aggiornamento: il direttore di filiale ci ha comunicato giulivo che da oggi il tasso è “solo” dell’8.25%, invece che del 9.25% come dal primo gennaio. Immagino si aspetti la nostra eterna gratitudine…
    D’altra parte, se prestando gli stessi soldi alla Grecia con garanzia tedesca, può prendere l’8.5%, suppongo di non potermi lamentare.
    Dunque, vediamo: la Merkel ha dovuto dire di sì ai 30 miliardi per evitare una potenziale stretta creditizia a seguito di un eventuale default greco, ma a causa di questo le banche in grado di comprare bond greci aumentano i tassi già alti che praticavano alle PMI.
    Per evitare di farci stringere il credito abbiamo ottenuto una strizzata di palle.

Leave a Reply