22
Nov
2010

Fossi irlandese: viva la sterlina!

Mi spiace andare controcorrente, ma se io fossi irlandese avrei del tutto condiviso l’atteggiamento tenuto dal governo in queste ultime settimane. Avrei cioè detto fino alla fine che di aiuti non c’era bisogno, perché il debito pubblico era coperto per un anno:così da far “strizzare” le altre capitali dell’euroare.  E avrei anche opposto fiera resistenza alla condizione numero uno per gli aiuti posta dai tedeschi e dai francesi. Anzi, avrei anche aggiunto sul tavolo un’altro argomento polemico, che al contrario l’Irlanda non ha ritenuto opportuno usare.

Tutti sanno qual è la realtà. L’Irlanda non è Paese che abbia mentito sui suoi numeri pubblici come la Grecia. Non è Paese che abbia un deficit annuale a doppia cifra sul Pil delle partite correnti, come capita al Portogallo che non riesce a generare esportazioni e dipende dai capitali stranieri. L’Irlanda paga l’esplosione del suo sistema bancario, che adottando in pieno il modello di intermediazione ad alta leva era iperesposto su crediti e impieghi ad alto rischio, divenuti nella crisi insolvibili perché privi di prezzo. Con banche più grandi della sua economia, la garanzia pubblica data al sistema da salvare ha finito per non bastare, perché perdite e rettifiche sono giunte in due anni a coprire più di 40 punti nazionali di Pil.

L’innalzarsi degli spread dei titoli pubblici irlandesi sul Bund ha punito un Paese la cui economia è inefficiente? No, ha punito il fatto che in più di due anni l’euroarea non ha saputo né voluto in alcun modo darsi un meccanismo di salvataggio e  garanzia degli intermediari finanziari che non sui riverberasse immediatamente sui conti pubblici anno per anno dei diversi Paesi membri. E’ un meccanismo che vede di volta in volta i Paesi leader tirare la corda fino all’estremo secondo prossimo al default del Paese che si trovi esposto al rischio, per poi imporgli condizioni capestro per salvare le proprie banche che regolarmente hanno titoli di quel paese e sono i veri destinatari del salvataggio, che invece spingerà il Paese destinatario a due conseguenze sbagliate. La prima è una massiccia deflazione,pagata da tutti gli incolpevoli cittadini e dalle imprese. La seconda, nel caso irlandese, è ancor più inaccettabile, e costituisce la richiesta che più ha registrato opposizione a Dublino. E cioè alzare drasticamente quell’aliquota del 12,5% sul reddito d’impresa che ai grandi paesi dell’euroarea ha dato fastidio per anni. Garantendo all’Irlanda una crescita fortissima del’economia reale attirando imprese da tutto il mondo, e nell’equilibrio tra entrate e spese e dunque non in deficit, quel 12,5% di aliquota flat mostrava al mondo intero che la scelta di alte tasse europee era un pietoso scudo abbatticrescita, necessario in realtà solo a reggere l’eccesso di intermediazione pubblica del reddito nazionale.

Per questo, fossi irlandese, col cavolo che accetterei gli aiuti che servono a coprire le esposizioni franco-tedesche su titoli irlandesi, imponendo all’economia irlandese il costo e obbligando l’Irlanda ad uniformarsi alle alte aliquote continentali. Piuttosto, fossi stato un uomo di governo irlandese avrei continuato a far capire ai franco-tedeschi che è la loro Europa alla loro condizioni, che non regge. Tanto che avrei annunciato l’uscita dall’euro per un accordo di cambio collegato alla sterlina, autonoma dall’euro per fortuna dei britannici e lungimiranza di Margaret Thatcher. Su questa base, à la guerre comme à la guerre, avrei scommesso che americani e britannici avrebbero mobilitato tutte le proprie energie, per far accorrere il Fondo Monetario a sostegno dell’Irlanda.

Non è andata così. Purtroppo, franco-tedeschi ne ottengono l’ennesima conferma che l’euroarea può continuare ad andare avanti mettendo nel mirino uno dopo l’altro i Paesi esposti, al servizio dell’europrimato germanico e con la scappatoia offerta ai francesi di non prevedere rientri quantitativi del debito pubblico come tetti dichiarati ex ante in assenza del cui raggiungimento scattino sanzioni automatiche. Come capisco gli irlandesi capisco anche i tedeschi, forti delle scelte che hanno fatto su rigore pubblico e produttività privata. Purché sia chiaro che alla fine l’euro su questi presupposti non reggerà. E che presto verrà il turno dell’Italia, dopo il Portogallo. Perché non abbiamo bolle né banche esplose, ma cresciamo troppo poco e a quel punto il mercato penserà che senza un giogo al collo il debito pubblico non scenderà mai. Ci pensa, la politica italiana? Pronta com’è a dire che a quel punto la colpa è stata solo di chi ha invece frenato la spesa pubblica, non mi pare proprio. Credo anzi che in molti ci sperino, nell’Italia presto al posto dell’Irlanda. Allacciate le cinture.

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33 Responses

  1. Veru

    Il governo irlandese ha perso la maggioranza proprio per via di questa decisione… mercoledì sapremo cosa farà, per ora aspettiamo ma la gente è disposta a fare sacrifici pur di non accettare aiuti…

  2. Potevano lasciar fallire le banche… se salvarle nel breve termine conta più della competitività nel lungo, è l’ordine degli obiettivi del governo irlandese che non va…

  3. michele penzani

    Ottimo articolo. Forse l’aiuto dipende davvero dall’esposizione delle banche inglesi (oltre a quelle tedesche ecc.).

  4. luciano fiordoni

    Purtroppo le banche non possono fallire altrimenti fallisce il sistema di potere politico. Il trade off contingente è tra una mezza scelta oggi (accettare le condizioni dell’europa) che si può rivelare un grosso sbaglio domani e una scelta importante(uscire dall’euro) che politicamente segna un nuovo assoggettamento dell’Irlanda alla BoE. Indubbiamente stanno venendo al pettine a livello europeo le asimmetrie di crescita e di competitività.

  5. silvio

    forse è arrivato il momento di far fagotto e andarsene da questa ITALIA prima che ci mettano qualche tassa sui c.c. o sulla casa di proprietà per risanare il debito pubblico ? da questi (governucci che tirano a campare)per non dire (ladri di risorse in tutti i sensi) non mi stupirei.meditate gente che lavorate per 1000-1300 euro al mese e arrivate alla terza settimana .

  6. bah praticamente hanno salvato ancora Deutsche Bank da quanto ho capito ,speriamo che gli irlandesi ci ripensino e ritornino nella Union jack ,dopo tutto il primo ministro inglese ha chiesto scusa per i fatti successi in passato .
    per quanto riguarda il nostro bel paese penso che emigrerò in Germania per lo meno spero che mio figlio abbia più fortuna grazie oscar per tutto ciò che fai per noi

  7. Marco

    L’Italia verrà salvata come Grecia Irlanda Portogallo e Spagna. Angela Merkel ha detto che dal 2013 i bond holders pagheranno il contro dei salvataggi. Che ne sarà del patrimonio delle casse di previdenza tenuto conto che, per la parte mobiliare, è costituito per lo più da titoli di stato ?. Oltre a spremerci con le tasse rimarremo anche senza pensione ?

  8. Lorenzo

    L’articolo e’ un po’ tirato per i capelli in alcune sue parti, a mio modo di vedere.

    Gli irlandesi, qualche colpa ce l’hanno, e non e’ solo quella di aver votato i governanti che l’hanno portata a questa situazione.

    La pratica corrente pre-crisi era quella di chiedere mutui al 100% per la prima casa (chiaramente in bolla….parliamo di mezzo milione di euro per un appartamento di 80 metri quadri di gamma medio alta a 10 km dal centro), tanto per fare un esempio…
    e magari buttandoci dentro i soldi per le vacanze alle Maldive….
    e magari anche i soldi per un secondo appartamento con finalita’ speculative (2 o 3 immigrati come il sottoscritto a cui affittarla, e non per un tozzo di pane, li trovavi sempre).

    Capitolo settore pubblico….se non sbaglio (mi corregga), un terzo del bilancio statale va semplicemente a coprire gli stipendi del settore pubblico…
    Stipendi medi da 50mila euro (stima piuttosto cauta) per un dipendente con 10 anni di servizio sono + o meno la normalita’. Punte da 150-250 mila euro non sono cosi’ infrequenti.

    Capitolo sterlina: magari ha ragione lei, ma io aspetterei qualche annetto per vedere se se la passera’ meglio il paese della sterlina o l’Irlanda….ma sono sicuro che ne sa piu’ di me a tal proposito.

    Cogliendo l’occasione per ammettere che rispetto il suo lavoro, ma spesso non sono d’accordo con lei, avendo un visione altrettanto liberale ma un po’ meno liberista, Le porgo i miei piu’ cordiali saluti.

  9. stefano

    @silvio
    ma noi che lavoriamo per 1000-1300 euro al mese, con prole al seguito (magari 2 “un prolo e ‘na prola” come ho sentito dire) dove vuoi che scappiamo? Siamo ormai ostaggi di questi politici arraffoni. Io sono un c.d. contribuente minimo, quindi ho i più doveri dei dipendenti e meno diritti degli stessi, ma sono additato come “ladro” (per fortuna che nessuno sa che sono juventino e “amico di Moggi”, sai altrimenti…).
    L’unica speranza è iscriversi al FLI, visto che anch’io ho una sorella magari una casa a Montecarlo ci esce pure per me. Solo così potrei espatriare.

  10. MAURO

    Torniamo al nocciolo della questione: l’Irlanda paga la crisi di un sistema bancario mondiale in mano ad amministratori che, inseguendo gli utili (giusto) e le trimestrali di bilancio (sbagliato) si sono lasciati attrarre dal canto delle sirene della finanza ed hanno fatto naufragio sugli scogli dello scoppio della bolla speculativa. Quando arriverà qualcuno che proporrà di separare “la banca” (credito ad imprese e famiglie; gestione del risparmio) dalla finanza (rischio ergo sum) tutti i soloni si stracceranno le vesti propinandoci teorie economiche e nomi roboanti a supporto dell’errore macroscopico di questi ultimi anni: pensare che il pianeta possa crescere e sfamare i suoi abitanti grazie alla finanza. Grazie a questo errore, nel mondo occidentale sta succedendo quello avviene con il petrolio nei paesi produttori: pochi si arricchiscono a danno di molti.

  11. Ha detto bene Guzzanti ieri sera: non ha abbiamo fatto la fine di Grecia ed Irlanda, siamo messi meglio di Spagna e Portogallo….speriamo di non fare la fine dell’Italia. Specialmente dopo le “Ecoballe” del Presidente del Consiglio sulla monnezza. A chi credere?..Non vi preoccupate “Ghe pensi mi”.

  12. Francesco F.

    Caro Oscar,
    ottimo articolo. Anche se non dimenticherei le responsabilita’ irlandesi, generalizzate (si respirava un’aria in cui sembrava che solo i cretini non investissero in real estate…..e quanti “irlandesi medi” hanno investito in “geared property funds”, prendendo a prestito per investire) e del governo (la garanzia sulle banche, ma anche atteggiamenti di “favori agli amici” che ricordano quelli italiani).

    In Italia, fortunatamente ma purtroppo da questo punto di vista, c’e’ ancora tanta ricchezza accumulata che permettera’ di tirare a campare per parecchio – cosi’ che quando il risveglio sara’ obbligato, sara’ parecchio brusco.

  13. Giannino ottimo come sempre. Fossi irlandese combatterei fino alla morte pur di non darla vinta ai tedeschi.
    Essendo italiano tra un pò ci toccherà combattere anche a noi. Sicuramente la nostra classe politica non sarà di alcun supporto. Troppo impegnata ad interessarsi del nulla.

  14. E si. Con soldi pubblici (europei e quindi nostri) si costringe l’Irlanda ad una cura da cavallo che la ucciderà. Tutto perchè alcuni Paperoni possano generare comode plusvalenze (7-8%) a causa degli spread artificilamente pompati.
    Quando ci accorgeremo che il ‘risanamento finanziario’ che uccide gli Stati ed ingrassa i finanzieri non è più sostenibile?
    Una riflessione. Da quando c’è l’Euro Francia e Germania (che sono quelli buoni) hanno raddoppiato il loro debito. A cosa sono servite le manovre?

  15. domenico

    Purtroppo non c’è scampo per l’Italia, la “casta” sono i furbetti del quartierino, è scandaloso, non ci sono soldi eppure i partiti non presenti al parlamento percepiscono 34 milioni di €(vedi rifondazione) per rimborso elettorale in 5 anni(per ogni 100€ spesi si autorimborsano 2700€ , mentre quelli attuali, oltre a percepire montagne di soldi per cinque anni, fanno bellamente cadere i governi, così con nuove votazioni, si accavallano i rimborsi.
    E’ scandaloso!!!!!!!!!!!! Rimbocchiamoci le maniche e mettiamo le braccia conserte davanti alle sedi dei partiti, nessuno, dico nessuno ci spiega q

  16. domenico

    stavo dicendo che nessuno dice, quando ci sono aumenti di stipendi ai parlamentari, emolumenti vari e quant’altro, perche?

  17. Giuseppe

    La miopia tedesca è veramente sconcertante: credere di poter risolvere tutto con politiche restrittive e inflessibilità dei conti è poco lungimirante. Fino a 2 anni fa il debito irlandese era circa il 15% del GDP (25% in Spagna, 50% Germania, 80% Francia, 105% Italia). Poi c’è stata la crisi e gli Irlandesi sono dovuti correre in soccorso degli istituti bancari che erano scoppiati assieme alla bolla creditizia gonfiata dalle politiche monetarie per risvegliare la domanda interna in area Euro. La “socializzazione delle perdite” ha fatto esplodere i conti Irlandesi, ma queste erano spinte da UK e Germania che-guarda un po’ – erano i più esposti. Se andiamo a vedere cos’è che sta causando questo panico lo ritroviamo nello sciagurato accordo di metà Ottobre tra Merkel e Sarkozy sulla ristrutturazione del debito. Tutto è iniziato da lì. Operando così si andrà in contro ad una seria recessione di tutta l’Area. Altrimenti che fare? I tedeschi pensano sia possibile che tutta l’Europa si rivolga a domanda extra-comunitaria? Tale politica genererebbe un colossale disavanzo nel resto del mondo. E’ impraticabile.
    Mi sembra interessante quello che dice Giavazzi oggi sul corriere: http://www.corriere.it/editoriali/10_novembre_24/quei-giochi-pericolosi-francesco-giavazzi_05b4e2ac-f792-11df-9137-00144f02aabc.shtml

  18. Marco Borriello

    Sono pienamente d’accordo ! Mi domando se però questa situazione che genera l’idebolimento dell’euro è il vero obiettivo della Merkel che ha bisogno di esportare come l’Italia del resto. Per quanto riguarda l’Italia il partito trasversale della Spesa sta facendo quello che vediamo tutti per far crollare il governo che con Tremonti sta facendo solo quello che può fare cioè poco per smantellare questo stato assistenzialista pieno di parassiti.

  19. Maurizio

    Buonasera Dott. Giannino.
    Ho ascoltato la sua trasmissione di oggi sulla riforma universitaria. Ero in auto, in missione, a scanso di equivoci fannulloneschi. Concordo con il ricercatore di Milano. La protesta è corporativa. Ma questi dove vivono. La maggioranza degli attuali RU è entrata ancora con la legge 382/80, non ha mai fatto concorsi, non si sono mai sottoposti a nessuna valutazione come diceva la legge. Ricordano la legge solo per la didattica integrativa. Che se la ricordino anche per la verifica scientifica dei loro programmi di ricerca demandata al titolare della materia. Oggi i giovani ricercatori sono tutti “scienziati”. Il mio “barone” a suo tempo mi obbligava a leggere tutte le riviste del settore, ad aggiornarmi e di questo faceva verifica.

  20. Giacomo

    Faccio questa semplice riflessione: l’origine di tutti i mali è la politica monateria espansiva della FED negli ultimi 10 anni. Quand’è che lo strumento monetario potrà tornare nelle mani dello stato e quindi nelle mani della politica?
    Quando inizierà la politica a fare ciò per cui esiste, cioè governare l’economia ,i popoli e gli Stati invece di rimendiare i danni commessi da altri( FED, BCE,FMI)?
    Credo che vada ridiscusso la natura stessa dello strumento( la moneta) e di chi lo gestisce di fatto( il sistema finanziario internazionale).
    Il caso irlandese potrebbe fare scuola: Il sistema bancario(indipendente ) crea il danno, lo Stato di diritto ( il governo irlandese) si accolla tale danno e non può far altro che scaricarlo dove può ( sui cittadini e contribuenti).
    Dov’è in questo caso il mercato? dov’è l’etica della responsabilità fondamento stesso del mercato?

  21. marco ottenga

    Umoristico veder giudicare a turno Tedeschi e Irlandesi come bifolchi inesperti dell’arte del governo. Al mercato delle figurine partirei da una base di cambio uno a dieci : un politico irlandese/tedesco a loro scelta dieci dei nostri a nostra scelta. Alla fine dello scambio secondo me abbiamo gia risolto la meta del nostro problema.
    Guardiamo con quanta prosopopea i veneti dopo 30 anni di iniezioni di proteine,Rrumor proconsole democristiano, e truffe su quote latte, pretendono di imporre il loro modello come vincente. Cosa devrebbee dire allora un teutonico westfalico?? o un ex DDR che in 10 anni e diventato perfettamente integrato e produce la Pheton come uno di Hannover? (al triplo di stipendio di un Campano). E un Irlandese con un debito pubblico al 65% di PIL dopo la recessione ed interventi sulle banche?
    Bisognerebbe far loro i complimenti perche conoscono il significato della meritocrazia e del suo valore! tutto qui.
    By the way, se il suggerimento di Giannino venisse colto, i paesi a rischio espulsione sappiate che sono
    1-Grecia, 2-Portogallo, 3-Italia, 4-Ungheria, 5-Spagna

  22. Backdoor

    Nei giorni precedenti l’intervento in Germania di Ben Bernanke, si dibatteva sul QE2, sulla sua efficacia attesa e su quella ‘latente’ (favorire la discesa del dollaro). Tra i tanti critici e scontenti dell’agire della Fed, oltre alla Cina, anche Trichet, il quale arrivava quasi ad puntare il dito contro il collega americano: “Non va bene, Ben, non è corretto. Tu favorisci la moneta Usa mentre io che posso fare, considerando che questi (i politici europei) manco parlano la stessa lingua (la mia)?” E in tutto questo, anche se non solamente per questo, il dollaro perde molto terreno con l’euro di nuovo ad un passo non così lontano da 1,50.

    Adesso il cambio è più prossimo a 1,30 e quindi mi domando cosa sia successo nel frattempo (naturalmente se su questo blog ne avete già parlato, allora oblio), considerando che una moneta ‘debole’ per un’economia che vuole crescere di export (verso Cindia, Brazil ed emergenti vari) è un optional quasi irrunciabile. No?

    Osservo (anche se sono consapevole che la realtà viene costruita più che osservata, e che se sono vere le conseguenze di una cosa allora è vera la cosa stessa) che nel frattempo si è alzato il volume sul ‘debt threat’ come lo titola cnbc.com: “Oh mamma, gli stati europei sono nell’impossibilità di rifinanziarsi, hanno coefficienti e ratio davvero disastrati, come se California e Michigan non fossero già tecnicamente in default (parlo davvero così alla mia cara mamma; eheh)”. Il tutto proprio mentre le tensioni sul cambio col dollaro sono sfavorevoli all’euro. E giù a scendere.

    Quindi, la mia tesi: la Fed ha nel suo statuto l’opportunità di quante QE vuole e quant’altro per aiutare il cambio e l’economia usa; la BCE non può nulla se non bearsi dei compensi che riceve (ironico). E allora “come possiamo fare per contrastare gli Usa nella guerra dei cambi, pur non possedendo alcuna arma convenzionale? Usando armi non convenzionali, come ad esempio, soffiare noi stessi sul fuoco della fine dell’euro”.

    In una settimana in cui tutti parlano di complotti (quando un tempo erano derisi, adesso sono tutti al governo?), sono certo sarà più facile tollerare il mio livello di paranoia.

  23. Tempo fa avevo letto un’intervista dell’ambasciatore ONU Francesco Paolo Fulci in cui egli diceva che buona parte della forza dell’Italia in diplomazia derivava dall’allinearsi non tanto con i Paesi grossi ma con quelli medio-piccoli, in modo da limitare la forza degli Stati maggiori.
    I nostri “amati” politici non riescono a fare lo stesso con la Francia e Germania con le loro imposizioni fiscali a tutto il continente? O pensano che la Francia ripagherà il favore fatto loro da Tremonti qualche anno fa? O che i Tedeschi non faranno pesare il loro potere su di noi perchè amano la terra dei limoni di goethiana memoria?

  24. Sono, come spesso accade d’accordissimo con lei, vorrei sottolineare che se fossi un cittadino irlandese non sacrificherei neanche un centesimo del mio reddito (volevo ricordare che il reddito pro capite irlandese è il secondo in europa dopo quello lussemburghese) per il salvataggio non tanto dell’Irlanda come paese ma questo è il salvataggio dell’euro, una moneta che non dovrebbe esistere. Come possono due stati, uno che paga il 3% su un debito decennale e l’altro che paga oltre il 6%, avere la stessa politica monetaria e avere una moneta che ha lo stesso valore e la stessa inflazione?

  25. Egr. Dott. Giannino,
    non ci sarà mai nulla e nessuno che la possano distogliere dalla torre d’avorio del suo frizzante, pungente, autocompiacente liberismo e tuttavia, avendo tre minuti di tempo nella mia pausa pranzo, tenterò di fargliene perdere tre anche a lei.. E’ curioso ascoltare voi che v’atteggiate a gran borghesi ma, alla prova, non ce la fate quasi mai. Lei, in particolare, non ce la fa mai. Lei è nella curva sud, come quelli che vanno in piazza e le fanno orrore, siete meno arruffati, sbercianti, avete il cravattino e state tutto il tempo ad aggiungere qualcosa al vostro abbigliamento e alla vostra acconciatura che non vi faccia confondere con la massa, ma ciò non vi salva dall’esser, par loro, dei fanatici. Per me, va bene, beninteso. Sorrido ogni volta che vi immagino lì ad organizzare il vostro pensiero tutti tesi a non essere confusi con quegl’altri, che orrore!
    L’altro giorno, la ringrazio, mi ha fatto scompisciare dal ridere. E’ riuscito a paragonare il colpo mortale inferto dall’incuria alla “casa dei gladiatori” di Pompei, a quei ragazzi che hanno srotolato striscioni su qualche monumento.Ma allora, dice il portavoce della curva liberista, “tutta questa attenzione per il nostro patrimonio culturale dov’è, adesso?”. Imperdibile.
    Ossequi.
    Giorgio

  26. luigi caimi

    Premesso che quanto segue esula dall’argomento del blog, Le scrivo per esprimerLe la mia piu’ profonda stima. La seguo su radio 24 e condivido pressoche’ sempre le Sue analisi sui problemi economici. Tuttavia devono esprimere qualche riserva in merito ai sistematici attacchi sul sistema fiscale in senso lato ( livello impositivo, ottusita’ del fisco, Equitalia ecc.ecc). Riserva non perche’ non condivida le Sue critiche ma in quanto, come Lei ben sa, il livello delle tasse dipende dalla spesa ( corrente e per investimenti). Martellare sistematicamente il sistema impositivo , a mio avviso, non porta a nulla. Il problema principale dell’Italia e’ la scellerata spesa pubblica che e’ la vera causa dell’elevato livello di tassazione. E’ su questa tematica che dovrebbe Lei dovrebbe concentrare quotidianmente le Sue indubbie qualita’ di analisi e critica.

  27. Caro Giannino, per lei nutro stima ed ammirazione, ascolto con piacere i suoi interventi in radio e televisione e con interesse leggo i suoi scritti. A proposito della sterlina, però, di recente ho scritto quanto segue. Cordiali saluti. Sàntolo Cannavale

    Euro al posto della sterlina in Gran Bretagna?

    Sono tanti gli articoli che trattano delle difficoltà dell’euro a fronteggiare gli scompensi finanziari di alcuni paesi dell’Unione europea. Essi si riferiscono, tra l’altro, agli interventi non sempre tempestivi e convinti da parte delle autorità nazionali e comunitarie ed evidenziano gli attacchi della speculazione internazionale, pronta a sfruttare gli sbandamenti dei mercati, in particolare quelli obbligazionari e valutari, e le conseguenti ghiotte occasioni di guadagni.
    Uno degli ultimi articoli pubblicati è quello della redazione londinese dell’Economist del 2 dicembre 2010, dal titolo eloquente: Il futuro dell’euro. Non facciamo sciocchezze. (The future of the euro. Don’t do it).
    In premessa asserisce: “Il fatto che i cittadini europei non riescano più a vivere sotto il giogo dell’euro non depone a favore della moneta unica. Nella periferia d’Europa molti vorrebbero evitare l’opprimente rigore che potrebbe essere necessario per far tornare competitivi stipendi e prezzi.
    Nel centro, dominato dalla Germania, i cittadini sono convinti di pagare per l’irresponsabilità di altri paesi e temono che come creditori saranno penalizzati se la Banca centrale europea ridurrà il debito dei paesi più lenti ricorrendo all’inflazione.
    Nel profondo alberga il cupo sospetto che si tratti di un dramma che l’eurozona sarà costretta a rivivere di volta in volta. E allora, perché non mollare adesso?”
    Lo stesso articolo prefigura anche uno scenario possibile a breve: “La rottura potrebbe avvenire in uno o due modi. Uno o più stati membri deboli (Grecia, Irlanda, Portogallo e forse Spagna) potrebbero abbandonare la moneta unica, probabilmente per svalutare la loro nuova moneta. Oppure una Germania stufa di pagare, probabilmente seguita da Paesi Bassi e Austria, potrebbe decidere di disfarsi dell’euro e riportare in vita il marco tedesco, che si rivaluterebbe.”
    Non mancano considerazioni paternalistiche che invitano a cautela: “Se le conseguenze economiche della caduta dell’euro sono problematiche, i rischi politici potrebbero addirittura innescare una catena di eventi tale da mettere a repentaglio il mercato unico e persino la stessa Unione europea. L’Ue e l’euro sono stati l’ancora della Germania post bellica. Se Berlino dovesse abbandonare la moneta unica, pagandone gli enormi costi e lasciando il resto d’Europa a badare a sé stesso, l’impegno tedesco nell’Unione europea sarebbe seriamente messo in dubbio.”
    Infine la stoccata finale improntata a insano pessimismo: “Anche se molti paesi oggi potrebbero pentirsi di aver adottato la moneta unica, abbandonarla adesso non avrebbe senso. Ma il fatto che l’euro deve sopravvivere non significa che ci riuscirà. E a meno che i leader europei non agiranno tempestivamente e con coraggio, potrebbe non farcela.”
    Queste considerazioni poco costruttive – sovente giustificate da errate scelte economiche e finanziarie dei governi, più spesso da cattiva gestione delle risorse nazionali – si ritrovano in moltissimi articoli pubblicati nei lunghi mesi che, a partire dal fallimento dell’americana Lehman Brothers e dalle file di clienti davanti agli sportelli londinesi di Northern Rock, sono pervenuti al collasso dell’economia greca e poi di quella irlandese.
    Avanzo una proposta disdegnata dalla comunità britannica nel decennio trascorso.
    La Gran Bretagna dovrebbe e potrebbe contribuire a ripristinare tranquillità nel mondo monetario e finanziario dell’Unione europea adottando da subito l’euro come moneta nazionale al posto della lira sterlina. E’ il minimo che la Gran Bretagna dovrebbe e potrebbe fare in questo momento della storia per ricambiare il grande favore ricevuto dai partner europei mediante il salvataggio delle banche irlandesi nelle quali la finanza inglese è fortemente impegnata ed esposta.
    E’ la scelta che rafforzerebbe l’Unione monetaria strutturata intorno all’euro e darebbe vigore e tranquillità alla stessa economia britannica, fiaccata anch’essa, forse più delle altre, dalla crisi finanziaria ed economica in atto.
    L’adozione dell’euro da parte della Gran Bretagna sarebbe un messaggio incontrovertibile al mondo della finanza internazionale ed un grande monito alle forze agguerrite della speculazione.
    Indubbiamente la rinuncia alla sterlina sarebbe un grosso sacrificio per l’orgoglioso popolo inglese che da sempre ha fatto della propria moneta un punto di forza ed autonomia ed un momento identificativo di una intera e prestigiosa comunità.
    Le peculiarità inglesi ed i punti di forza acclarati nei campi della finanza e del commercio internazionale avrebbero modo ed occasione di perpetuarsi ed esplicare comunque tutte le loro potenzialità.
    Il cambio della sterlina con l’euro negli ultimi due anni ha oscillato tra 1,1 e 1,2 euro per sterlina, evidenziando una sostanziale stabilità. L’ultimo valore registrato al 3 dicembre 2010 è pari a 1,1773 euro per una sterlina (0,894 sterline per un euro). Il valore medio del cambio registrato nei ultimi due anni può essere considerato, insieme agli altri elementi di valutazione, una base ragionevole ai fini della unificazione tra le due monete.
    Alberto Quadrio Curzio, nel suo articolo “L’Irlanda fa paura ma l’Unione ha un modo per aiutarla” pubblicato sul n. 48 (24 novembre 2010) del settimanale Economy, sostiene tra l’altro: “Se chi ha responsabilità politiche ed economiche manda messaggi sbagliati, la speculazione si butta e la situazione può diventare ingestibile anche se è oggettivamente governabile. Innanzitutto Eurolandia ha adesso un potente strumento per fronteggiare queste crisi: lo European financial stability facility (Efsf) dotato di 750 miliardi di euro. Per attivare l’intervento ci vuole un po’ di tempo per valutare la misura dello stesso e le condizioni che lo Stato soccorso dovrà rispettare. Ma questo non cambia la forza dello strumento e della sua deterrenza”.
    Considerazioni queste da condividere senza alcun dubbio.
    L’adozione dell’Euro da parte della Gran Bretagna rafforzerebbe in maniera inequivocabile l’Unione intorno ad una moneta unica e solida e moltiplicherebbe il potenziale dell’European financial stability facility.

    Sàntolo Cannavale
    http://www.santolocannavale.it

    Grafico cambio sterlina/Euro negli ultimi 5 anni.
    Dal sito internet: it/finance.yahoo.com

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