1
Mag
2009

Debutta il federalismo. Anzi, no

Era necessario approvare il tutto prima delle elezioni europee, perché Bossi doveva incassare il dividendo di maggioranza. Ma non si creda che la nuova “legge quadro” sul federalismo fiscale cambi qualcosa, perché non è così.
Si tratta di un testo nato da mille compromessi, dato che durante l’estate Calderoli ha girato tutte le parrocchie per ottenere il loro placet, e alla fine ha messo insieme un progetto che accontenta il Sud e il Nord, le province e i comuni, le regioni e lo Stato centrale, la destra e la sinistra. Insomma, un pasticcio.
Anche la decisione di passare dai costi storici a quelli standard sarà, nel migliore dei casi, un modo per passare da una gestione centralista confusa ad una gestione centralista un po’ meno confusa. Sempre che la definizione dei costi standard non metta in moto un meccanismo infernale e non finisca quindi per moltiplicare il caos.
Resta che, se proprio saremo fortunati, avremo avuto una razionalizzazione dell’esistente, dato che nel contorto catalogo di possibilità messe sul tavolo dal testo della riforma vi è un netto prevalere di tributi decisi dal centro e in maniera uniforme sull’intero territorio nazionale.
Quella che sembra mancare, in primo luogo, è la scelta di innescare una competizione tra territori che permetta a comuni e altri enti di “manovrare” le aliquote e anche di elaborare autonomamente tributi propri. Ma senza lo sviluppo di un’intensa concorrenza tra governi locali non ci può essere alcun federalismo.
Eppure non è lecito essere del tutto pessimisti, dato che quello che prende il via – di tutta evidenza – è un processo destinato a conoscere tappe che oggi non possiamo immaginare. Come è stato immaginato e prefigurato fino, il disegno dell’Italia di domani non ha nulla di federale. Ma nulla esclude che cammin facendo l’introduzione di qualche tributo davvero affidato all’arbitrio degli enti locali e quindi tale da mettere in concorrenza le differenti realtà non inneschi qualche circolo virtuoso e non educhi un po’ alla volta una popolazione ancora del tutto digiuna di ciò che è veramente il federalismo competitivo.
Roma non fu fatta in un giorno, e neppure la Svizzera.

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