8
Mag
2011

Che Madoff sia un allievo di Keynes&Krugman?

In una nota dell’interessante volume di Glauco Maggi e Maria Teresa Cometto sulla politica americana contemporanea, Obama dimezzato. L’America verso il 2012 (edito da Boroli editore e che sarà al centro di una presentazione pubblica a Milano presso l’IBL, giovedì 12 maggio, con inizio alle ore 18.30), trovo un passo tanto acuto quanto divertente di John H. Cochrane.

Se si crede che la tesi keynesiana sia un argomento a favore dello stimolo, allora si dovrebbe pensare a Bernie Madoff come a un eroe. Lui prendeva denaro dalla gente che lo stava risparmiando, e lo dava a gente che sicuramente l’avrebbe speso. Ogni dollaro così trasferito, nel mondo di Krugman, genera un dollaro e mezzo di reddito nazionale. L’analogia è ancora più stretta. Madoff non prendeva il denaro dai suoi risparmiatori: essenzialmente se lo faceva prestare dando loro dei conti fasulli. Questo assomiglia parecchio al debito pubblico del governo.

In questo pezzo di quasi due anni fa l’economista di Chicago ironizzava su un articolo di Paul Krugman apparso su “The New York Times”. È ovvio però che l’autentica fonte di un certo modo di pensare o sragionare si trova in Keynes. Moltiplicatore, risparmio improduttivo, crisi della domanda, ecc. tutto questo è semplicemente JMK. Anche nell’errore, prima vengono ci sono gli apripista e poi gli imitatori.

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5 Responses

  1. ALESSIO DI MICHELE

    Un momento ! Madoff convinceva qualcuno a sborsare, lo stato se lo prende anche se non vuoi, e se non glielo dai vai in galera: truffa contro rapina !

  2. RICCARDO

    Più che Maddoff sono stati gli istituti finanziari che sono falliti o quasi falliti a fare questi giochetti con i derivati ecc ecc..
    Vendevano titoli spazzatura a peso d’oro per pagare i lauti dividendi e lauti compensi ai manager, vale a dire agli stessi riparmiatori cui presumibilmente si rivogeva Maddoff.
    Lo stato si è solo sostituito ai privati per evitare il crack più grande della storia.
    Si può comunque affermare che Maddoff poi tesaurizzava per se stesso i frutti della sua attività, al posto dei suoi risparmiatori, e quindi non poneva in atto i meccanismi auspicati da Keynes

  3. @RICCARDO
    La tua è una narrazione della crisi molto diffusa ma errata. Secondo questa interpretazione, lo stato si è fatto avanti nel 2007 dopo che inaspettatamente c’era stato un crollo sistemico dei mercati finanziari. In realtà lo stato era sempre stato presente: dai bailout di fine anni ’80 in poi, lo stato è intervenuto anticiclicamente salvando le banche e il settore finanziario almeno in tre occasioni (1990, 2000, 2007), ha imposto valori immobiliari e azionari maggiori di quanto giustificato tramite politiche specifiche (credito sociale per i mutui / greenspan put per le azioni), ha organizzato diversi bailout a beneficio di banche, hedge funds, ha fornito garanzie su debiti per triliardi e triliardi di dollari.

    E tutto questo PRIMA del 2007, non dopo.

    La teoria economica dimostra facilmente che quando i rischi sono socializzati se ne prendono troppi: in sostanza, basta Economics 101 per rendersi conto che la conseguenza di lungo termine delle politiche della Federal Reserve sarebbe stata il crollo sistemico dell’intero mercato per eccesso di risk taking.

  4. roberto

    Vorrei ricordare a tutti che c’è stato il 1929!
    Anche allora, come nel 2008 (fallimento lehman), si veniva da un bel pò di anni di de-regolamentazione, di super debito, di “mercati lasciati liebri di sfogare i propri effetti e di allocare al meglio le risorse”, insomma di Mano Invisibile!
    Talmente invisibile che infatti, l’economia andava sempre più in picchiata!
    Ma, dico, la si vuole leggere la storia economica con occhi non fagocitati da ideologie e preconcetti!
    Io sono il primo ad ammettere che nel paradigma keynesiano, soprattutto quello prosperato dopo la ormai famosa (e funesta, purtroppo) “Sintesi Neoclassica”, molti aspetti sono da rivedere. Sono proprio quelle interpretazioni delle intuizioni keynesiane che hanno fatto deragliare lo sviluppo economico negli anni ’70.
    Ma da qui ad affermare che :”È ovvio però che l’autentica fonte di un certo modo di pensare o sragionare si trova in Keynes. Moltiplicatore, risparmio improduttivo, crisi della domanda, ecc. tutto questo è semplicemente JMK. Anche nell’errore, prima vengono ci sono gli apripista e poi gli imitatori.” ce ne corre!
    Caro Lottieri, la invito a ri-studiarsi un pò di storia econimica e, forse è meglio, ridare l’esame di economia politica 1!

  5. Carlo Lottieri

    @ Roberto
    In una discussione, accusare l’interlocutore di essere un ignorante è troppo facile, è un vero colpo basso, anche perché quasi sempre (come nel mio caso) è tragicamente vero. Su questo quindi non rispondo.
    Che gli anni Novanta e Duemila siano stati anni caratterizzati dalla “mano invisibile”, però, è una tesi davvero ardita. Lascio a Lei il difficile compito di mostrarne la fondatezza (è chi avanza tesi controcorrente – esempio: il sole non esiste – che deve dare argomenti, e non già chi si richiama alla communis opinio, che invece parla di fiat money, tassi artificiosamente bassi, politiche sociali nell’ambito sociale e abitativo, ecc.).
    Sul ’29 Lei mostra certezze rocciose e accusa gli altri di essere preda di ideologie. Vabbè. Mi limito allora a consigliare un volume, tra i molti possibili, così la chiudiamo qui: Murray. N. Rothbard, The Great Depression. Qui (http://it.wikipedia.org/wiki/La_Grande_Depressione) qualche elemento essenziale in Wikipedia, qui (http://mises.org/rothbard/agd/contents.asp) il testo originale e gratuitamente leggibile (molti libertari non credono nel copryright, e quindi rendono disponibili i loro lavori) e qui (http://www.bol.it/libri/La-grande-depressione/Murray-N.-Rothbard/ea978884982296/) la possibilità di acquistarlo in italiano, edito da Rubbettino.

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