24
Ott
2014

Bloccate la finta riforma dei vitalizi nelle 9 Regioni prossime al voto, si regalano 300 milioni

L’inchiesta che il Mattino e Marco Esposito hanno condotto negli ultimi tre giorni porta a una conclusione semplice e obbligata. Va fermata la risibile autoriforma dei vitalizi che i nove Consigli delle Regioni in cui si vota tra novembre e primavera vogliono varare, approfittando del fatto che gli eletti ancora in carica possono autopreservarsi, e decidere a che età e quanto incassare. I consiglieri regionali della Campania, Calabria, Marche, Emilia Romagna, Puglia, Liguria, Toscana, Umbria e Veneto, dovrebbero avvertirlo come un preciso dovere imposto dall’equità: nessun consigliere regionale dovrebbe aver più diritto a un trattamento previdenziale diverso da quello di tutti i normali cittadini. In un Paese che nel 2013 ha speso in vitalizi a ex parlamentari e consiglieri regionali una cifra pari a 12 volte quella spesa dal programma spaziale dall’india per andare su Marte, ripetiamole allora, le ragioni per le quali è sacrosanto che i cittadini sui piazzino con cartelli e megafoni sotto i palazzi di quei 9 Consigli Regionali.

Primo: non è accettabile che i consiglieri uscenti possano riscuotere i loro assegni a 60 anni, come ancora questa sedicente autoriforma consentirebbe con soli 10 anni di versamenti, mentre invece ai cittadini comuni la pensione in questo 2014 è negata prima dei 66 anni, e ogni anno a venire scatterà per noi tutti un innalzamento automatico del requisito collegato all’aumento della vita media. Lo stesso deve valere per i signori politici.

Secondo: è scandaloso che i signori politici versino aliquote contributive che vanno dal 17% della Toscana al 22% della Campania al 30% del Veneto, ma non sul lordo ricevuto bensì sul netto, sottratta la tassazione Irpef. Noi normali cittadini paghiamo in contributi previdenziali il 33% , ma sull’intero reddito lordo. Lo stesso deve valere per i signori politici.

Terzo: la somma dei due precedenti privilegi innalza a multipli intollerabili la sproporzione tra i contributi realmente e personalmente versati durante gli anni di consiliatura da ognuno dei 460 consiglieri uscenti in questione, e ciò che realmente incasseranno mese per mese, e ci auguriamo per i molti annui a venire, terminata la loro esperienza elettiva. I conti li ha fatti il Mattino nei giorni scorsi, adottando come moltiplicatore pluriennale l’aspettativa di vita attuale. Il trattamento a cui darebbe diritto l’autoriforma concordata dai 9 presidenti dei Consigli regionali vedrebbe gli ex consiglieri umbri incassare una somma pari a 7 volte e mezza i contributi versati, 6 volte e mezza in Puglia, 5 volte in Calabria, 3 volte e mezza in Campania, 3 volte in Liguria, Toscana, Emilia Romagna e Marche. Il sovraccosto dei vitalizi dei 460 consiglieri uscenti sarebbe superiore ai 300 milioni. Senza contare la reversibilità, e aggiungendosi ai trattamenti degli oltre 3 milia vitalizi già in pagamento agli ex consiglieri regionali attuali.

Non può reggere, la giustificazione addotta dal presidente della conferenza dei presidenti delle assemblee regionali, che cioè comunque questa autoriforma dà un taglio ai regimi precedenti. La riduzione è inferiore al 20%: ma passare da privilegi di un sardanapalo a quelli di un satrapo resta comunque inaccettabile.

I signori politici dovrebbero capire una cosa elementare. Il criterio dell’equità che deve valere per tutti è quello contributivo. Tutti i cittadini normali, con meno di 18 anni di contributi dopo la riforma Dini del 1995, si vedono corrispondere una pensione data dal montante dei loro versamenti, moltiplicata per un coefficiente che tiene conto della crescita intercorsa del Pil, corrette per l’innalzamento della vita media attesa. Pensare che esistano ragioni per cui ai politici si applicano regole diverse significa continuare a credere che siccome sono loro a decidere per sé, ergo sono sottratti alle regole generali. Come un tempo lo era il monarca assoluto.

Sarebbe stato due volte apprezzabile se, all’incontro avvenuto ieri tra governo e regioni in vista dei tagli previsti nella legge di stabilità, il tema dei tagli ai vitalizzi fosse convenuto da entrambe le parti come una dimostrazione di responsabilità e consapevolezza, da dare ai cittadini spremuti. Non è accaduto, e finora dai 9 Consigli regionali non sono venute se non precisazioni di dettaglio. Nessuno se la sente, di rinunciare ai privilegi. E tutti confidano nella disattenzione generale. Ma i media esistono per dare alla gente elementi per capire. E anche per urlare, quando la giustizia e l’equità restano così palesemente violate e calpestate. Quei trecento milioni di regali saranno gli italiani a pagarli, in aggiunta a tutto il resto che già pagano, e che li rende stremati.

 

6 Responses

  1. Ugo Pellegri

    Perfetto, l’ottimo Giannino ha trovato già 300 milioni dei 4 miliardi per quali quelle faccietoste di “governatori” si stracciano le vesti!

  2. Franco

    Domani i sindacati dovrebbero protestare per cancellare i diritti acquisiti dei consiglieri regionali, che altro non sono che privilegi “della casta”. Ma questo non succederà mai perché anche il sindacato fa parte della casta, ed a non capirlo sono solo gli operai e le migliaia di pensionati che lo tengono in piedi.

  3. Gianfranco

    Gentile Giannino
    mi avevano promesso la pensione a 60 anni (anche se non ci credevo), arrivato a 59 l’hanno spostata a 62, arrivato a 62 di nuovo a 65, arrivto a 65 infine spostata a 66 e 3 mesi (perche poi i tre mesi…?)
    Quasi di sicuro ai 66 la sposteranno a 67 e cosi via. (non assomiglia alla storia dll’asino e la carota?)
    Il comico ma non divertente e’ che allo stesso tempo mi dicono che sono la rovina dell’Italia, in quanto pretederei la pensione. Pero’ non pensavano lo stesso quando dovevo pagare grassi contributi, con penali da usura se ritardavo di un giorno I pagamenti….

  4. adriano

    “…e ci auguriamo per i molti anni a venire…”Perchè?Scherzi macabri a parte in questo buffo paese l’unico istituto riformatore efficace è quello che prevede l’abolizione di ciò che si vuole riformare.Se lo si conserva se ne conservano anche i difetti perchè ci si limita a cambiarne il nome.Ormai dovrebbe essere chiaro che le regioni sono inutili e servono solo a distribuire stipendi.Aboliamo gli uni e gli altri.Se non lo si fa in modo ricorrente ci troveremo sempre a ripetere le stesse cose.E’ lodevole la sua iniziativa di informazione ma mi creda per chi ha l’età della ragione non è necessaria.Gli italiani sanno bene come funziona la baracca per il semplice motivo che ne fanno parte,con l’eccezioni di chi lavora in fabbrica che non ha tempo per pensare.Il sistema prevede privilegi a cascata in modo di coinvolgere tutti nel compromesso.Cosa vuole che discuta il governo con le regioni.L’unico interesse è la spartizione del bottino,come i ladri di Pisa.

  5. MG

    ..Si ma i “media” sono tutti indebitati, i sindacati pure..e la loro voce sembra oramai un flebile lamento che esce da una smorfia di un moribondo, e che quando viene emesso…si percepisce che si tratta solo di dimostrare di aver fatto la paginetta di compitino. Prendiamo ad esempio i soldi percepiti dai consiglieri liguri per aver affrontato e risolto il problema idrogeologico della loro regione….L’unico sussulto vero è stato quello dell’ottimo Crozza nel “…tutto anorma”..se nota già scomparso da molte testate nazionali online. Quindi?..mi dica Lei..qual è la “lesson learned” da questi begli esempi di equità….

  6. roberto

    Egregio,
    sacrosanto, in questo paese che si riconferma MAFIOSO nell’indole, non ha senso il VITALIZIO. per quale motivo devono avere un’indennità ?
    Per meriti, per risultati raggiunti ? Per innovazione ?.
    Sono semplicemente da eliminare senza quote o %.
    RG

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