3
Giu
2011

Nicolò e i ladri

Nicolò è stato derubato. Tornato dalla passeggiata giornaliera con i suoi genitori, ha trovato la porta di casa chiusa dall’interno. I ladri erano passati sui tetti. Quando è potuto rientrare in casa, Nicolò ha trovato tutto sottosopra. Niente affatto piacevole.

Nicolò si è poi accorto che gli mancava qualcosa (oltre ad alcune altre cosette, per lui di valore certamente minore, che mancavano alla sua mamma). Una tavoletta dalla quale uscivano delle musichette piacevoli che lui ha sentito chiamare lullabies; una bitorzoluta scatola nera attraverso la quale il suo donatore di cromosoma Y spesso lo guardava e con la quale a volte lo accecava, salvo subito dopo imprecare con se stesso per non aver escluso il flash automatico; gli aggeggini colorati che il citato donatore di cromosoma Y teneva ai polsi delle camice e che costituivano agli occhi di Nicolò l’unica parte interessante di un aspetto per il resto un po’ troppo grigio.

Una volta constatato il danno, Nicolò è andato con i suoi genitori al più vicino commissariato a presentare la regolare denuncia; preparato anche a fornire qualche notizia che potesse aiutare le indagini. Fra l’altro la tavoletta delle lullabies conteneva una schedina telefonica. E Nicolò ha sentito dire che sarebbe molto facile localizzarla.

Qui la sua delusione. Un agente ha sì trascritto la denuncia; ma continuava a chiedere se veniva fatta in vista del rimborso di una qualche assicurazione, e non si è peritato di nascondere che era del tutto da escludere che qualcuno avrebbe in alcun modo indagato alla ricerca degli autori del misfatto. La delusione di Nicolò è stata davvero cocente.

Nei suoi ormai 45 giorni di vita, Nicolò si è già scontrato con lo Stato. Ha verificato come sappia essere autoritario, condizionando la libertà di uscire dalla clinica ove si è nati all’avvenuta iscrizione all’anagrafe. Come sappia essere esoso, pretendendo di inviare a ogni Nicolò appena nato un codice in base al quale potrà esigere una quota rilevante di quanto ciascuno di loro guadagnerà in tutta la sua vita. Quanto sia impiccione, pretendendo anche di imporgli se e quale seggiolino dovrà usare in auto. Ed allora Nicolò si era già chiesto: ma a cosa servirà questo stato? Poiché sentiva continuamente dire che il suo era uno stato liberale, ha pensato di andare alle fonti del pensiero liberale. Gli è capitata fra le mani l’antologia del pensiero liberale appena pubblicata da IBL libri ; il primo brano riportato è tratto da “Il secondo trattato sul governo” di John Locke; vi si legge:

Il grande e principale fine per cui dunque gli uomini si uniscono in Stati e si assoggettano a un governo è la salvaguardia della loro proprietà.

Ma che Stato è quello in cui gli è capitato di nascere, che si occupa delle tante cose prima ricordate, ma non del suo fine principale? E qui Nicolò rischiava di avviarsi verso una amarezza poco salutare per i suoi 45 giorni di vita. Per fortuna è stato aiutato da un’altra affermazione del medesimo Locke di prima (si è proposto di continuare a studiarlo):

… un bambino non nasce suddito di alcun paese o di alcun governo. Egli è soggetto alla tutela e all’autorità del padre finché giunge all’età della ragione; dopo di che è un uomo libero, con la libertà di sottomettersi al governo che vuole, e associarsi al corpo politico che vuole.

Così, ha pensato Nicolò, sarò libero di scegliermi un governo che pensi un po’ più al suo  core business, tutelare i diritti di proprietà, e un po’ meno a seggiolini e affini.

15 Responses

  1. Pietro Francesco

    Parole sante… Lo Stato italiano, direttamente o indirettamente, svolge una miriade di attività che non dovrebbe svolgere ed è invece carente su quelle poche attività in cui invece dovrebbe essere efficace. In poche parole, lo Stato fa tutto e male, quando invece dovrebbe fare poco (il minimo indispensabile) e bene. Dovrebbe concentrarsi sul suo core business: esteri, difesa, interno. Tutti gli altri ministeri andrebbero aboliti e tutte le altre attività economiche dovrebbero essere cedute ai privati.
    Perché nessun politico propone di intraprendere gradualmente questa strada? Perché i nostri politici non riflettono sul fallimento politico ed economico dell’URSS? Uno Stato che consuma il 50% del pil non è molto lontano dal socialismo reale…

  2. Lùis

    @Pietro Francesco

    Sulla nozione di “minimo indispensabile” (e sulla sua effettiva necessità) fior di studiosi (austriaci 🙂 hanno versato fiumi di inchiostro… ci sarebbe molto da discutere! Sicuramente ridurre il peso della burocrazia e della politica è il primo passo!

  3. CLAUDIO DI CROCE

    Gli stati sono nati solo per difendere i cittadini dagli assalti interni ed esterni. Le altre attività sono via via nate per assicurare a una classe crescente di parassiti la quantità massima di risorse prodotte dai cittadini privati. I politici sono una classe di intermediari che con la forza rubano crescenti risorse ai cittadini che non li votano per regalarle a coloro che li votano, trattenendosi una quota di ” intermediazione ” La massa enorme di persone che vivono molto bene con le risorse rubate ai cittadini produttori di ricchezza riescono ad assicurare il potere ai politici e il sistema continua fino a quando andremo tutti in fallimento: Grecia docet.

  4. Pietro Barabaschi

    Se esprimo ciò che penso dello Stato in generale e, sopratutto, di quello italiano finisco i miei giorni in carcere. Quindi tàccio, cercando di “rubacchiare” un mio diritto: scampoli di libertà.
    Pietro Barabaschi

  5. pietro27

    come si fa a parlare di liberismo in uno stato in cui i “politici” non sanno nemmeno cosa sia? un esempio banale ma significativo e mortificante è dato dalle auto: in germania costruiscono macchine potenti che vanno in autostrada senza limiti, noi pure le costruiamo e le mandiamo a 50. Soltanto questo pensiero ma che sta alla base della nostra mobilità, mi fa vergognare di essere uomo…. ma come è possibile che lungo le strade nazionali addirittura hanno il coraggio di mettere 30, 40, 50… e questo modo di procedere è un aforisma che vale per tutto….e allora di cosa dobbiamo parlare???

  6. Andrea Chiari

    Riguardo alla libertà del cittadino di sottomettersi al governo che vuole,
    cioè di andare libero per il mondo per cercare di conseguire la propria
    felicità e quella della propria famiglia, ce ne dovremmo ricordare quando
    parliamo di immigrazione. Limitazioni alla libertà di venire in Italia (o in
    altro paese meno disastrato rispetto alle bidonville africane) possono
    essere inevitabili, ma non sono scelte naturali, sono limitazioni dolorose
    e – si spera – contingenti nella prospettiva di un mondo futuro fatto
    veramente di uomini liberi ed uguali. Questo mi sembra veramente importante
    da ribadire, anche a livello di principio.
    Riguardo alla polizia che non fa (o non può fare) indagini per i furti,
    segnalo il caso doloroso di mio padre novantenne raggirato da una signora
    di cui in questura avevano precedenti e foto segnaletica. Naturalmente non
    se ne è fatto niente. Siccome però questa signora appartiene a una ben nota
    famiglia di zingari Sinti io, di sinistra, mi sono permesso di scrivere sul
    gionale locale (che ha pubblicato) segnalando l’ipocrisia della mia parte
    politica che spesso “si rifiuta di ammettere la realtà, e che cioè di
    zingari ladri ce ne sono molti, di spacciatori extracomunitari ancora di più
    e che i primi a soffrire della microcriminalità (poi tanto micro non è se
    rubi 5.000 euro a un pensionato) sono i lavoratori. La sinistra dovrebbe
    distinguersi dalla destra proponendo programmi per eliminare le cause delle
    devianze ma mai negando la realtà”. Non so se sono uscito di argomento, ma
    mi sembrava utile segnalare il fatto e il commento.

  7. Luciano Pontiroli

    @Andrea Chiari
    Di questi tempi, si potrebbe rispondere che Lei non è davvero di sinistra perché non capisce come sia bella la redistribuzione della ricchezza. Che poi sia avvenuta ad opera non dello Stato ma dell’iniziativa individuale di una signora, è irrilevante: è evidente che quella signora, proprio perché appartenente ad una minoranza oppressa, aveva il diritto morale ad ottenere un risarcimento senza attendere le lungaggini della burocrazia (il caso Aiazzone docet).

  8. Andrea Chiari

    Il signore di cui sopra ha una immagine caricaturale della sinistra. Io una più problematica, ma sono fiero di appartenervi.

  9. Pietro Francesco

    @Andrea Chiari
    Io non ne sarei fiero al posto suo… Vi piacciono così tanto i poveri che ne aumentate il numero quando siete al Governo. La redistribuzione della ricchezza è una truffa attraverso la quale vengono alimentati inutili parassiti, la ricchezza si deve solo produrre, perché poi si redistribuisce spontaneamente.

  10. stefano tagliavini

    @Pietro Francesco
    Potrebbe anche avere ragione ma se la possibilità di produrre ricchezza viene concessa solo ad alcuni e non a tutti quelli esclusi come fanno a partecipare alla redistribuzione?

  11. Andrea Chiari

    Che la ricchezza si ridistribuisce spontaneamente è una barzelletta sconcia, peggio di quelle del porcaccione. Ahimè, il rischio di un sito come questo, peraltro pregevole, ben curato, ricco di commenti e relazioni è che alcuni partecipanti ne colgano soprattutto la dimensione ideologica e quando dagli ideali si passa alle ideologie è inevitabile che saltino fuori gli estremismi e le bizzarrie, le lotte contro le cinture di sicurezza e i seggiolini, l’avversione all’anagrafe ecc ecc quando invece per un buon liberale ci sarebbero tante battaglie intelligenti da fare a cui mi assocerei volentieri. Che la ricchezza si distribuisca spontaneamente fluendo per li rami come una pioggia marzolina sarebbe stato bello raccontarlo ai lavoratori dell’ottocento e del novecento che hanno conquistato fette di benessere e orari decenti al prezzo di lotte durissime mica per la benevolenza dai vari padroni delle ferriere o per leggi distributive pseudonaturali. Il buon Pietro Francesco se avesse raccontato la sua parabola buonista a una qualche riunione sindacale di minatori, per fare un esempio, si sarebbe preso una bella badilata nel sedere. Meritatissima.

  12. Luciano Pontiroli

    @Andrea Chiari
    Caro signore, vedo con piacere che ha colto il sarcasmo. Però, forse, non ha sentito il microfono aperto di Radio Popolare nel quale si discorreva del caso Aiazzone, dopo che il segretario di Rifondazione Comunista aveva giustificato i saccheggiatori di un magazzino e promesso loro l’assistenza degli avvocati di riferimento del partito. Se l’avesse fatto, avrebbe capito che il sarcasmo si fonda su dati di esperienza.

  13. Andrea Chiari

    Su una cosa siamo d’accordo: siamo entrambi anticomunisti. Se c’è una cosa che mi fa venire i brufoli è quando uno dice che è di sinistra e l’altro tira fuori Stalin o l’innocuo segretario di rifondazione come cavolo si chiama. Willy Brandt era di sinistra come Olof Palme o Tony Blair. E non credo che fosse gente da dare l’assalto ai forni.

  14. Luciano Pontiroli

    @Andrea Chiari
    Condivido il rispetto e la stima per Brandt, Palme e Blair, che però forse non sono così diffusi nella sinistra italiana (credo che l’ultimo sia considerato poco meno di un criminale di guerra). Poi ci si deve intendere sui confini di quella parte politica, e questo è meno facile.

  15. Andrea Chiari

    Non è mai facile mettere dei confini politici ma un minimo di conoscenza
    storica deve considerare oggettivamente queste figure come dei pilastri
    della sinistra europea. Su questo non ci piove. Poi a uno può piecere quello
    o quell’altro (o censurare singole scelte: Balir è criticato per la guerra
    ma la sua politica interna merita un un giudizio più articolato ed è stata
    comunque una politica di potenziamento dei servizi sociali, di avvicinamento
    delle basi di partenza per tutti i cittadini anche se non garantiva, come
    faceva piattamente l’estrema, l’uguaglianza al traguardo riconoscendo spazio
    al merito e all’impegno personale). Sinistra e destra sono grandi
    contenitori. Va considerato che la grande maggioranza della sinistra
    europea non è mai stata comunista. Comunque, possiamo cominciare con una
    piccola buona azione, una specie di igiene culturale e politica che non
    costa nulla: quando uno dice che è di sinistra si eviti per cortesia di
    tirar fuori le Brigate Rosse, rifondazione, Il Manifesto, Toni Negri ecc.
    Sarà bene, dall’altra parte, evitare di abusare del termine fascista, ma
    questo credo stia già avvenendo da diversi anni.

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