6
Gen
2016

Ora si estenderanno anche a unioni civili: ma le pensioni di reversibilità vanno riformate

Lo scontro sulle cosiddette “unioni civili” è tornato ad arroventarsi. In teoria, al Senato il dibattito dovrebbe aprirsi tra tre settimane. Ma solo all’ultimo minuto si capirà davvero la soluzione ai tre problemi che dividono i partiti. Il primo è politico. Il secondo riguarda l’adozione concessa a chi ha già figli precedenti alla sottoscrizione dell’unione civile (ma alla coppie gay: sì o no?). Il terzo investe una diversa questione che riguarda i diritti economici: la pensione di reversibilità ai superstiti.

Apparentemente, i problemi uno e due sembravano aver trovato soluzione, sia pure all’italiana. Renzi è intenzionato ad andare avanti comunque, sapendo che Alfano e i suoi voteranno no in nome del fatto che comunque l’adozione, quand’anche non esplicitamente consentita ai gay, di fatto ne sarebbe solo un’anticamera, per un’inevitabile o comunque assai probabile estensione attraverso la pronunzia di qualche giudice. Renzi tirerebbe dritto contando riservatamente sul fatto che Alfano non uscirebbe dal governo e che i 5 stelle voterebbero il provvedimento, senza per questo modificare la loro opposizione all’esecutivo. C’è chi pensa che la Chiesa potrebbe mobilitarsi frontalmente contro, e che Renzi dovrebbe o potrebbe tenerne conto. Ma è più probabile che la Chiesa sappia bene che il premier lancia con le unioni civili un messaggio alla sua sinistra, e che un intervento ecclesiale a gamba tesa comporterebbe solo il rischio di un testo ancora più aperto al pieno riconoscimento dei diritti omosessuali.

La novità di questi giorni è il terzo tema. Quello della pensione di reversibilità concessa alle coppie omosessuali, ma non a chi sottoscrive un’unione civile eterosessuale. I sostenitori dell’attuale testo invocano a suo fondamento la direttiva europea 2000/78 contro le discriminazioni sul lavoro che, secondo una sentenza della Corte di Giustizia Europea, viene esplicitamente violata in caso di mancato riconoscimento della pensione di reversibilità a coppie omosessuali, che abbiano sancito la loro unione nelle diverse forme oggi previste dai diversi ordinamenti nazionali. Ma c’è chi obietta alla reversibilità, con due posizioni distinte. La prima, allineata al no alle adozioni, considera ulteriormente inaccettabile la pensione ai supersititi tra omosessuali, in quanto ulteriore parificazione dell’unione civile al matrimonio eterosessuale. La seconda, al contrario, non obietta a consentire la pensione di reversibilità agli omosessuali, ma la invoca per eguaglianza costituzionale anche per i sottoscrittori eterosessuali di unioni civili, altrimenti discriminati e “spinti” per così dire, solo a contrarre un matrimonio vero per vedersi garantita pienezza di diritti.

Se esisterà una maggioranza forte coi 5 stelle, è facile scommettere che la prima obiezione verrà respinta, mentre la seconda verrà accolta. E qui veniamo però a un punto che nessuno sembra considerare. Al di là di quanto ciascuno può pensare sulle unioni civili (personalmente: favorevolissimo e senza discriminazioni di sesso) e sui diritti da riconoscere loro rispetto al matrimonio, questa riforma dovrebbe spingere il legislatore a una revisione profonda dei criteri che oggi disciplinano la pensione di reversibilità. Sono criteri generosi, molto generosi, fissati quando esisteva solo la famiglia in senso ristretto ex articolo 23 della Costituzione, quando in media un solo coniuge lavorava, e alla vedova superstite (in media, stanti le diverse aspettative di vita secondo genere) andava garantito un reddito. Ora che il vecchio vincolo matrimoniale risulta significativamente allentato dalla nuova disciplina del divorzio breve introdotta 10 mesi fa, con 6 mesi soli di separazione pre divorzio in caso di separazione consensuale tra i coniugi e in 12 mesi la separazione in caso di giudiziale, ora che si vuol procedere all’estensione della pensione di reversibilità anche ai contraenti dell’unione civile, non ha più senso continuare ad adottare quei vecchi criteri. Se la famiglia è istituzione più debole per l’ordinamento, allora vanno modificati i criteri che ne traducevano la centralità e stabilità precedente in concreti diritti patrimoniali e reddituali. Per quanto riguarda l’entità dell’assegno divorzile di fatto sta già avvenendo non per legge ma nella giurisprudenza. Fatta 100 la media rispetto al reddito precedente dei primi anni di giurisprudenza nel determinare l’assegno, siamo ormai scesi verso quota 40 e anche 30.

A maggio ragione dovrebbero essere modificate le nome sulle pensioni di reversibilità ai superstiti, che ammontano ormai nel 2015 alla bellezza di circa 40 miliardi di euro con 4,8 milioni di assegni. A oggi, al trattamento di reversibilità è ammesso il congiunto di un familiare scomparso che abbia maturato 15 anni di contributi o anche solo 5 anni, almeno 3 dei quali, però, nel quinquennio precedente la data della morte. E c’è reversibilità anche se lo scomparso era titolare di un assegno di invalidità. In percentuali diverse la pensione di reversibilità è ammessa oggi per il coniuge, in sua mancanza a figli e nipoti, e via via, a determinate condizioni, anche ai genitori del defunto. Per il coniuge, il trattamento va oggi anche al superstite separato, se riceveva l’assegno alimentare. E a quello divorziato, se riscuoteva l’assegno divorzile e non si è risposato. Se si era risposato il defunto, la reversibilità si divide tra secondo coniuge dello scomparso e precedente coniuge non risposato. E se vi risposate invece come superstite dopo aver incassato la reversibilità, allora perderete sì il diritto ma in cambio di un assegno finale una tantum pari a due anni di trattamento!

Tutte queste regole relative alla reversibilità pensionistica tra coniugi, o almeno sicuramente le percentuali degli assegni se non i diritti a incassarli, non possono restare eguali al passato, in un paese dove l’INPS sta in piedi grazie a circa 100 miliardi di trasferimenti annui a carico della fiscalità generale. Personalmente penso da tempo che già dovremmo rivedere quelle regole relative ai coniugi, commisurando la reversibilità anche all’età anagrafica del percipiente e alla sua occupabilità, per evitare il fenomeno delle ventenni badanti che sposano ottantenni mirando alla pensione. Ma a maggior ragione è irragionevole sostenere che abbia senso, assegnare una pensione di reversibilità al sopravvissuto di un precedente co-contraente di unione civile, quand’anche entrambi ne avessero intanto contratte altre, come capita oggi tra coniugi…

A questa osservazione critica, i sostenitori della pensione a superstiti nelle unioni civili tra omosessuali è sempre stata che non c’era assolutamente da preoccuparsi in termini di finanza pubblica: perché le  proiezioni nel caso italiano della diffusione di unioni simili sulla base di quanto avvenuto in paesi che le hanno riconosciute (o hanno introdotto il vero e proprio matrimonio gay), legittimano a pensare che in Italia avremmo non oltre 2500 coppie gay che sottoscrivono l’unione civile il primo anno, e non oltre 85 mila cumulate entro il 2030. Il che significa, applicando tassi di mortalità attesi ed età dei contraenti, un aggravio sul bilancio INPS nell’ambito di pochi milioni di euro.

Ma questa obiezione non coglie il punto. Primo, se si riconosce la reversibilità alle unioni civili tra gay bisogna farlo come abbiamo visto anche per quelle tra eterosessuali. E in quel caso il totale cumulato i 15 anni diventa di molte centinaia di migliaia anzi di qualche milione. Secondo: non ha proprio senso in termini di principio, continuare a ragionare su criteri indipendenti da età e occupabilità del superstite, si tratti di coniuge o “unito civile”, ex coniuge o ex “unito civile”. Abbiamo alzato di brutto l’età pensionabile a milioni di italiani non a caso, a fine 2011: e in materia previdenziale o c’è coerenza tra la logica complessiva e i singoli trattamenti, oppure continuiamo a costruire un’Italia di diseguaglianze e ingiustizie. Persino quando si varano riforme che vogliono estendere i diritti, come nel caso delle unioni civili.

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11 Responses

  1. Mariano Giusti

    Delirio totale: la pensione di reversibilità non è solo un “sussidio alla povera vedova di Voghera” , ma soprattutto un restituire alla società almeno una parte dei contributi versati per una vita e mai riscossi causa morte. Da un liberista anti statalista come lei trovo curioso questa proposta di ennesimo regalo allo stato.

    Se mai proporrei l’opposto: che in caso di qualsiasi morte tutti i contributi versati vadano tutti e immediatamente ai legittimi eredi, sempre.

    Se sono i figli o la badante, chissenefrega.
    Di certo non vanno regalati all’INPS.

  2. FR Roberto

    @Mariano Giusti: probabilmente non ti é chiaro come funziona un sistema pensionistico a ripartizione come il nostro…. I soldi che tu versi non servono a pagare la tua di pensione, ma quella di chi é già in pensione mentre tu lavori ancora. E la tua pensione sarà pagata con i soldi di chi lavora quando tu non lavorerai più, e non con i tuoi soldi. Se poi consideriamo che per molti anni la maggioranza delle pensioni saranno ancora retributive e non contributive, già molte persone incasseranno più soldi di pensione rispetto ai contributi versati. Se aggiungiamo la reversibilità questo squilibrio cresce ancora. Siccome i soldi non si creano dal nulla, l’unico modo per mantenere in piedi un sistema del genere sarebbe aumentare le tasse. Altro che regalare soldi all’INPS! Se si fa come suggerisci tu bisogna strappare altri soldi dalle tasche degli italiani.

  3. maria

    veramente delirio di chi non si rende conto di quello che dice
    Qunidi le vedove e i pensionati dovranno pagare gli errori di chi non ci capisce un mazzo di economia e ha portato l’Italia al baratro?
    nel lontano 1992 con la riforma Dini si è già provveduto a rubare i soldi dalle tasche deglii italiani, le pensioni di reversibilità da allora vennero decurtate di una somma che va dal 25 al 50per cento in base al reddito del supersite, (ricordo che già le pensioni di reversibilità vengono ridotte, poi su queste pensioni, già decurtate si applica la sottrazione) e allora si disse che questa era riforma era necessaria per risanare i conti.
    Invece di risanare i conti noi invece abbiamo sperperato migliaia di miliardi in favore delle banche, aumentando a dismisura il nostro debito pubblico, e adesso si osa addiruttura pensare di togliere la reversibilità alla vedova senza lavoro, in base alla sua età e alla sua occupabilità??
    Non sono state le pensioni ad avere portato l’italia a questo punto, ma come al solito si pensa di colpire le classi più deboli

  4. Alessandro Morelli

    Garantire la reversibilità al ex coniuge anche quando ci si è risposati è una follia. La rivalutazione delle pensioni andrebbe fatta a partire dalle contributive e quindi estendere alle reversibili.la famiglia è cambiata in tutti i sensi sia sui generi dei componenti, sia sulla struttura economica. Anche l’impianto normativo deve cambiare tenendo conto dell’evoluzione.

  5. FR Roberto

    @Maria Da quanto mi risulta (i dati sono pubblici) la spesa pubblica è riconducibile a circa un terzo al pagamento delle pensioni, quindi quando si parla di pensioni non si può affrontare in maniera superficiale e disinformata, e neppure demagogica, o guardando solo il proprio orticello.
    Il dramma è quello di chi in pensione ci andrà con il sistema retributivo. Prenderà una percentuale ridotta rispetto al proprio salario, e incasserà meno di quanto ha versato in contributi. Piaccia o no, la maggior parte di chi è in pensione adesso incassa più di quanto ha versato di contributi.
    Di fatto il sistema di oggi in questa fase favorisce gli anziani e danneggerà i giovani, il cui futuro sarà quello di pensionati costretti a sopravvivere come pezzenti, senza risorse per far fronte alle esigenze primarie. I pensionati di oggi al confronto sono dei privilegiati, che dovrebbero ringraziare chi a proprie spese gli sta pagando la pensione, e dovrebbero rendersi conto che se fossero equi dovrebbero pensare meno a sé stessi e maggiormente alle generazioni più giovani.

  6. FR Roberto

    Ovviamente per un refuso ho scritto una cosa sbagliata: Il dramma è quello di chi in pensione ci andrà con il sistema CONTRIBUTIVO, non come ho scritto “Il dramma è quello di chi in pensione ci andrà con il sistema retributivo.”

  7. adriano

    Qualcuno ha fatto notare come la reversibilità fu introdotta dalla buonanima per il mantenimento del coniuge senza reddito dopo aver lavorato in famiglia per i figli.Trattasi ovviamente di preistoria quando era la natura a comandare.Si dovrebbe tornare all’antico concetto perchè l’importante dovrebbe essere sostenere chi nella vita ha dato senza ricevere.Gli altri si arrangino.

  8. Mariano Giusti

    Non mischiamo le questioni.
    Un conto è il disastro causato dalle pensioni col retributivo e dalle sempre dimenticate baby pensioni (9 miliardi all’anno).

    Fosse per me chiuderei i rubinetti domani con valenza retroattiva.

    Un’altra questione è la pensione di reversibilità, se a voi sembra normale che uno lavori 40 anni, poi muore e tutti i contributi o quasi se li tiene l’INPS, a me no.
    Perché sono i suoi eccome, e se non fosse morto li avrebbe riscossi. Dunque devono andare agli eredi legittimi, non allo stato solo perché l’INPS è stato gesrito di merda fino a 20 anni fa.

    Siete turisti del Liberismo (cit.)

  9. FR Roberto

    @ Mariano Anche io preferirei un sistema che funziona come la previdenza integrativa (sistema a capitalizzazione), in base al quale ognuno riceve una pensione basata su quanto versato (e si spera rivalutato).
    Tuttavia ripeto che il nostro sistema è a ripartizione, quindi quello che versi non è tuo. Quello che versi serve a pagare chi è in pensione mentre tu non ci sei ancora. E quello che tu percepirai come pensione lo verseranno altri.
    Se non si cambia modello il tuo discorso non ha senso, perché ripeto per l’ennesima volta: i contributi che tu versi non sono tuoi.

  10. milli

    Che bello essere vedove, con figli da crescere, senza legami e nel ricordo di chi ha lavorato per la famiglia! Ma si, toglieteci pure quanto versato fino all’ultimo centesimo allo stato…tanto siamo allegre ….

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