21
Set
2010

Un drappello di disorientati

Agea è l’ente che si occupa delle erogazioni in agricoltura, ovvero è attraverso di esso che passano i contributi e i sussidi che gli agricoltori ricevono, ed è esso che deve vigilare sull’applicazione delle regole comunitarie. Secondo il suo presidente, Dario Fruscio, il governo e la politica dovrebbero intervenire per tirare fuori dai guai quei pochi allevatori che si ostinano a non aderire al piano di rateizzazione delle multe per gli sforamenti delle quote latte. D’altronde, si commuove Fruscio, la stragrande maggioranza ha già pagato (ci manca poco che non li definisca dei fessi), solo loro insistono a non volerlo fare, ma sono in pochi (“residuali dal mero punto di vista numerico” dichiara testualmente), al governo cosa costa? Suvvia, mettiamoci una mano sul cuore e l’altra al portafogli dei contribuenti, questa è gente che ha famiglia… Ma il più bello viene dopo (grassetti nostri):

Mi risulta che già soltanto con l’annuncio dell’emendamento poi tradottasi nell’art. 40 bis della L. n. 122/2010, si è innescato un forte e progressivo rallentamento nelle adesioni alla L. 33/2009. Voglio dire che l’iniziativa per il rinvio della scadenza di giugno ha prodotto, fin dall’inizio, una sorta di stop agli effetti della legge 33. E a questo punto, a meno di interventi legislativi dell’ultimo momento, su questo drappello di disorientati calerà una pioggia di notifiche di nuove intimazioni di pagamento, con anche l’avvio delle procedure per la revoca delle quote latte assegnate. Evidentemente, ancora una volta come dispone la L. 33/2009, quanti non riusciranno a far fronte alle richieste di pagamento di Equitalia, si troveranno in piena procedura esecutiva, con rischio di perdita d’ogni cosa: in primis della fiducia in chi li ha distolti dalla loro linearità contadina e dalla loro cultura e abitudine al rispetto delle leggi; poi rischieranno la perdita anche dei loro beni.

Ovvero, la deroga imposta in finanziaria dalla Lega Nord al termine di giugno per l’adesione alle rateizzazioni (che già comporterà per l’Italia una procedura d’infrazione che pagheremo noi) ha rallentato l’adesione alle rateizzazioni stesse. Ma va? Chi l’avrebbe mai detto? Ma dato che alla fine dell’anno saremo di nuovo daccapo, se non facciamo qualcosa c’è rischio che questi poveri “disorientati” smettano di dar retta a chi continua ad alimentare le loro speranze (e non sarebbe ora?). Il finale è degno di un romanzo d’appendice:

Io continuo, anzi voglio continuare a sperare che chi ne ha facoltà possa lavorare fattivamente nella prospettiva di risolvere il caso. In sostanza che la politica voglia trovare per questo drappello di brava e laboriosa gente una via d’uscita. Diversamente sarà il dramma. Dietro questi produttori ci sono migliaia di famiglie, le quali si traducono in chissà quant’altre decine di migliaia di portatori di speranze e di angosce. Chi più può, chi ha più sensibilità, amore e rispetto per la proprietà contadina e per il mondo rurale, più fortemente dovrà sentirsi impegnato a togliere da tale possibile baratro una parte così significativa del mondo rurale. E’ uno sforzo riparatorio di generosità che la politica deve alla “gente della terra”, indipendentemente da posizioni e divisioni politiche e da più o meno responsabilità di ciascuna parte rispetto alla gravità della questione.

Fruscio (che è alla guida di un agenzia tecnica, che dovrebbe astenersi quindi da dare indicazioni politiche – ma questo è un aspetto marginale, secondo me ognuno può dire la sua e va contestato nel merito) sembra dimenticare che qualsiasi intervento legislativo nella direzione da lui auspicata, qualsiasi “sforzo riparatorio” comporterebbe all’Italia ulteriori procedure di infrazione, così come sembra ignorare che in vent’anni queste procedure di infrazione sono costate ai cittadini del nostro paese circa 4 miliardi di euro (a fronte di circa 300 milioni effettivamente recuperati).

Nel frattempo, qualcuno potrebbe chiedergli su chi dovrebbero riporre la loro fiducia le decine di migliaia di allevatori (la stragrande maggioranza) che in questi anni si sono dovuti adeguare ad un sistema iniquo in sé, quello delle quote latte, ma che finché è in vigore non può ovviamente fare figli e figliastri, e hanno pagato le loro sanzioni. Ma probabilmente loro non “tengono famiglia”…

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13 Responses

  1. paolo golfrè andreasi

    Perchè parli di argomenti che non conosci?.Masini,fai piangere peggio di marco.Leggiti la relazione dei carabinieri del 15 aprile 2010 in cui si afferma che migliaia di pseudo allevatori con poche vacche fanno fiumi di latte (magari importato dall”estero tramite la interessata connivenza dell”industriale di turno).Masini se ce la fai leggiti questo stralcio degli ennesimi carabinieri e pensa che il latte lo possono fare solo le vacche da latte e non la polvere di latte che ogni giorno i galbani e c. ti fanno bere col latte uht.Se non ci credi fai la prova della furosina a qualsiasi confezione di latte uht COMANDO CARABINIERI POLITICHE AGRICOLE 2 SETTEMBRE 2002 …..in breve gli acquirenti , di solito dispongono di quote di carta o per averle da amministratori regionali compiacenti o dalla autorità statale collusa ( è possibile provarlo). Con tali quote essi possono ritirare i seguenti prodotti in nero alla fonte: latte estero di dubbia qualità,latte in polvere,burro,creme di latte,formaggi e cagliate. é bene evidenziare che come quote di carta ,gli acquirenti giustificano di aver ritirato tale latte presso produttori fittizi o inesistenti in modo da averne benefici sia per compensazione ,sia per fatturare il latte ,così da renderlo legale e scaricare l”iva sia per affittare o cedere le quote ottenendone entrate illecite . Di solito tali quote risultano di produttori che ….non esistono e hanno aziende fantasma con capi bovini zero. Sono miriadi di piccoli agricoltori che a loro insaputa solo perche hanno alcune vacche sia da latte ,sia nutrici con veterinari delle asl ovviamente collusi risultano produttori di latte vaccino e così mantengono attive le quote si ripete ad insaputa del povero modestissimo produttore…

  2. paolo golfrè andreasi

    i principali delinquenti del settore si chiamano coldiretti ,confagricoltura e cia che ,una categoria di cerebrolesi come gli agricoltori continua ancora a foraggiare anche se perseguono con metodo la distruzione dell”impresa agricola

  3. paolo golfrè andreasi

    fai giornalismo se ci tieni ,andando a chiedere a agea ,ministero agricolo e regioni competenti in materia di quote latte,come mai che 12000 aziende lattiere su 40000 non posseggono l”autorizzazione a produrre latte.E lo stesso lo commercializzano questo latte non autorizzato,non lo distruggono. diossina…..rifiuti tossici…chissà se può importare qualcosa alla comunità. Ciò è descritto sempre nella relazione del 15 aprile 2010 e nella relazione della commissione verifica accertamento lattieri caseari del 2003

  4. Silvano_IHC

    I had a dream: sogno un paese dove i carabinieri non si occupino del latte, al massimo su querela di parte a seguito di un danno o di un pericolo per la salute (limitatamente a qualche marca e/o lotto immesso in commercio). Sogno un paese, anzi una “unione” di paesi…, in cui lo stato non elargisce sussidi per zappare la terra o strizzare le puppe alle mucche.
    Purtroppo mi sono svegliato.

  5. Vincenzo

    Calmi, calmi…. ma possibile che allora questa vicenda sia solo un mare di “schifezze” e che ci sono i soliti capri espiatori – che si chiamano organizzazioni agricole – e tutti gli altri “via va bene così se quelli fanno i furbi con il latte in polvere allora lo faccio anch’io e non pago le multe?” E magari poi cerco un politico che mi sostiene questa tesi “disobbediente?”.

    E no… questo proprio no.

    Intanto è qualunquismo prendersela con le Organizzazioni. Specie con quelle (almeno una tra quelle citate si è comportata così) che si sono limitate a dire agli allevatori che l’Europa chiedeva una certa cosa e che quindi bisognava rispettare le regole.

    Chi le regole non le ha rispettate (fregandosene di tutti, delle regole, dei colleghi onesti “fessi” ma anche dei contribuenti), non può invocare nessuna giustificazione. Paghi e basta. Abbiamo anche concesso ampie dilazioni di pagamento. Se un tale fa un reato io non sono automaticamente autorizzato a fare scempio delle norme. Posso solo chiedere che quello venga perseguito. Se ci sono questi comportamenti illeciti (“è possibile provarlo” scrive golfrè andreasi qui sopra) li si denunci alle autorità competenti.

    E’ ora di trattare con pari dignità chi si è comportato secondo le regole (e magari ha sborsato milioni per comprare od affittare quote latte e produrre in regola) e chi non l’ha fatto. Se non altro si tratta di una questione di pari opportunità tra imprese.

    Chi ha rateizzato paghi e chi non ha neanche voluto mettersi in regola con l’ultima opportunità di dilazione concessa (sono passati anni) mi spiace – e mi spiace davvero se un’impresa che dovrebbe dare occupazione e crescita al paese è in difficoltà – ma credo che dovrà vedersela con l’ufficiale giudiziario.

    A me se non pago una multa o sono in ritardo con le tasse fanno così… non vedo motivo per fare diversamente.

    Saluti
    VL.

    @paolo golfrè andreasi

  6. paolo golfrè andreasi

    vincenzo anche te non hai capito molto.L”applicazione delle multe per esubero dalle quote latte individuali non è come l”applicazione delle multe per violazione al codice della strada.Nessuna legge vieta la commmercializzazione di latte oltre la quota individuale.La legge nazionale e europea dice solo che se la quota NAZIONALE è oltrepassata il produttore singolo che esubera dalle proprie quote individuali può incorrere nella multa .Circa 8 commissioni di indagine sia governative che di carabinieri hanno messo forti interrogativi sull”esubero dalla quota nazionale così come dichiarato ogni anno dalle istituzioni nazionali.E per questo parecchi tribunali amm. che civili hanno concesso provv. cautelari o annullamenti del prelievo.Ti cito solo un fatto:la commissione europea trattiene i contributi agricoli se le multe non sono pagate.La corte di giustizia stabilisce nel 2001 che se vi sono sospensive sulle multe da pagare la commissione deve pagare tutti i contributi senza decurtazioni .Nel 2003 il prode attuale sindaco di roma allora ministro agricolo sotto scacco delle mafiose organizzazioni agricole chiede il riconoscimento del debito di 1.400.000 di euro di multe non pagate dagli allevatori in quanto sospese dai tribunali e le accolla allo stato sperando che gli allevatori multati aderiscano a una rateizzazione del debito in 14 anni senza interessi.Risultato, solo un minimo importo è stato pagato dai produttori restando il rimanente a carico dell”erario. paologolfre@alice.it 3474910124

  7. paolo golfrè andreasi

    TESTO 2 RELAZIONE COMMISSIONE DI INDAGINE GOVERNATIVA SULLE QUOTE LATTE
    gravi evidenti e inconfutabili responsabilità di Unalat e delle retrostanti associazioni agricole di categoria Coldiretti,Confagricoltura e Cia

  8. Vincenzo

    @paolo golfrè andreasi

    Allora…
    per principio intanto non utilizzerei certi termini per le organizzazioni professionali agricole. Non mi sembra il caso innanzitutto di fare paragoni (certi parallelismi non sono ovvi, consentimi). E poi non mi risulta sia stata acclarata alcuna responsabilità diretta in questa vicenda sul piano giudiziario. Che è quello che conta.
    Perchè di questo dobbiamo parlare e di nient’altro.
    Conosco il meccanismo delle multe e delle trattenute comunitarie. L’Italia ha un esubero di produzione rispetto alle quote (quest’anno praticamente no ma quello che si è verificato quest’anno non accadeva da.. sempre) e pertanto deve far pagare i produttori splafonatori. Non c’è modo di far ricadere questo debito sulla fiscalità generale (per fortuna!).
    O gli interessati contestano questi dati e riescono a farsi dar ragione da un tribunale oppure devono pagare. Le sospensive dei Tar non sono sufficienti; serve una sentenza definitiva che dimostri (dimostri non sospenda gli atti esecutivi in attesa di…) che i calcoli sono sbagliati.
    La relazione dei carabinieri di cui parli mi sembra sia quella che ha analizzato il metodo di calcolo dei quantitativi di latte, in base anche a come si tiene conto del tasso di grasso. Relazione che ha messo in evidenza alcuni possibili errori che poi, ad un successivo esame, il Mipaaf ha dichiarato del tutto trascurabili ed insussistenti. Infatti così il Ministro Galan il 7 luglio scorso: “…allo stato nessun elemento oggettivo può supportare l’ipotesi che in passato si siano verificate irregolarità di entità tale da incidere in modo apprezzabile sul calcolo del prelievo imputato ai produttori.”
    V. anche per l’originale:
    http://www.politicheagricole.it/InEvidenza/20100707Galan_su_quote_latte.htm
    Insomma non si possono utilizzare strumentalmente i risultati di una relazione che sta indagando sui metodi statistici utilizzati e desumere, generalizzando, che non abbiamo avuto affatto splafonamenti negli anni passati. Si fa qualunquismo e di tutt’erba un fascio. Ci sono tanti splafonatori e ciascuno ha una storia a sè. Ognuno guardi alle sue vicende e si difenda se crede in tribunale.
    Chi invece ha deciso di rateizzare ha implicitamente ammesso di dovere quei soldi all’Erario. Bene. E’ già un passo. Chiede ulteriori slittamenti per pagare? Insomma … dopo tanti anni. Ma voglio anche essere generoso: discutiamone; per quanto mi metto nei panni di chi è stato sempre in regola pagando di tasca sua per acquistare o affittare le quote e… come ci mettiamo nei confronti di questi imprenditori (a proposito una di quelle organizzazioni tiene a difendere con impegno proprio questi soggetti. Credi sia un atteggiamento da “padrino”?) Ma tant’è facciamo finta di nulla… C’è la crisi, non ce la si fa a pagare. Bene, teniamone conto: d’altronde in questa vicenda chi ha rateizzato sembrava quasi più colpevole di chi ha scelto invece di non mettersi in regola… . Basta che non facciamo in modo che il rinvio di sei mesi sia l’anticamera di un condono “perchè tanto i dati ci danno ragione”. Questo no.
    Gli altri, quelli che non hanno mai pagato, devono subire le conseguenze della giustizia che appunto tratta (dovrebbe trattare) allo stesso modo chi non ha splafonato perchè era in regola, chi ha rateizzato e chi ha deciso che quella multa era ingiusta. Ognuno segua la sua strada. Ma per cortesia dopo tanti anni di tolleranza niente più sconti.

    Non so se ho dimostrato di aver (forse) capito sino in fondo…
    Grazie per l’attenzione
    V.

  9. paolo golfrè andreasi

    la relazione è quella dei carabinieri del 15 aprile in cui nelle conclusioni si afferma che incrociando i dati degli allevamenti singoli relativi ai capi iscritti in anagrafe con le dichiarazioni di produzione delle medesime aziende risultano scostamenti produttivi talmente rilevanti da inficiare i conteggi dei prelievi dellle multe dal 1995 a oggi. Sempre nel rispetto del fatto che il latte lo dovrebbero fare le vacche da latte .E queste al massimo ne possono fare 90/100 quintali anno non 200/300/500/1000 quintali anno

  10. Mario

    Caro Vincenzo,
    chiediti chi ha gestito il mercimonio delle quote, spesso vendute in parte in nero, ai tempi in cui valevano un patrimonio, realizzando guadagni stratosferici in danno dei poveri produttori ignoranti cui veniva consigliato vivamente di mettersi in regola !!!
    In questa storia, fatte le debite eccezioni, non ci sono onesti e delinquenti, ma solo vittime… ossia gli allevatori italiani. I furbi stanno da un’altra parte e hanno trovato all’epoca la gallina dalle uova d’oro

  11. Mario

    Caro Vincenzo,
    tu parli del documento di approfondimento elaborato da AGEA a seguito della relazione dei Carabinieri, ma evidentemente lo conosci solo dalle notizie stampa diffuse dal Ministero. Ti invito a leggerlo e documentarti. Ti chiederesti prima di tutto come mai il ministro incarica della valutazione della relazione dei cc il commissario straordinario alle quote latte ? costui ti rammento che è anche contemporaneamente direttore di SIN (società 51% d Agea e 49% privata che gestisce il SIAN). E’ normale che il ministro chieda all’oste se il suo vino è buono ??
    Perchè non hanno lavorato sugli stessi dati che avevano acquisito i cc direttamente alla fonte ufficiale (IZS Teramo)?
    Poi, leggendola, ti renderai conto che è un documento che si arrampica sugli specchi per tentare di minimizzare il fenomeno e, comunque, dovendo ammettere che qualcosa che non va c’è. Vedrai che per limitare a solo 400 circa che le aziende che, secondo loro, presentavano parametri produttivi anomali (contro le 1200 circa accertate dai cc) devono applicare la media produttiva provinciale elaborata da AIA incrementata del totale della devianza (che in certi casi arriva al 30%). Interpella un esperto di statistica e ti dirà che è un errore macroscopico. Se prendiamo una provincia del nord come Milano, di cui AIA da una produzione media/capo di circa 90 qli, applicare la devianza massima vuol dire considerare assolutamente normale una produzione annua di circa 125 qli/capo.
    A me sembra un po’ troppo!!
    Nonostante ciò devono ammettere che circa 400 aziende superavano i limiti di massima devianza…… 400 dico non una, comunque moltissime.
    E che dire del problema del grasso ?? per loro non esiste … è irrilevante solo perchè lo stato non ha mai superato il quantitativo consegnato col rettificato. Quando è chiaro che la rettifica sul grasso ed eventuali comportamenti truffaldini su questo aspetto incidono riducendo il quantitativo di latte disponibile per la compensazione.
    Insomma non lasciarti portare fuori strada da notizie giornalistiche pilotate dai poteri che hanno provocato il disastro. Leggi… documentati e ragiona con la tua testa.

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