19
Nov
2009

Noi, l’Altro, Levinas, Marx: la crisi e la stanchezza

Mi han chiesto di indirizzare qualche parola all’assemblea della Cdo, domenica prossima. È dedicata a un tema essenziale, per noi marginalisti. Al ruolo che l’Altro ha nelle nostre scelte economiche. E mi sono venuti in mente spunti messi da parte leggendo “Denaro e comunità”, del nostro ottimo Carlo Lottieri. Scelgo dunque le parole di Emmanuel Levinas, colui che più di molti altri nel terribile Novecento, forgiato nell’esperienza di un campo di concentramento nazista dal quale fu l’unico della sua famiglia a sopravvivere, ispirò l’intera sua riflessione partendo dalla Bibbia alla comprensione e all’esperienza dell’Altro. Read More

19
Nov
2009

L’economia algerina va di male in peggio. E ora sposa il protezionismo

La situazione economica dell’Algeria è da tempo piuttosto dura, anche a causa delle molte difficoltà politiche conosciute da un Paese uscito in maniera drammatica dal dominio francese e poi governato per decenni da un’élite corrotta, che con il suo comportamento ha favorito l’ascesa di movimenti fondamentalisti. Da qui tensioni, violenze efferate da una parte e dall’altra, elezioni annullate e così via. Read More

19
Nov
2009

Atene non ride

Nei giorni scorsi la Commissione europea ha stabilito la tempistica di rientro sotto la soglia del 3 per cento del rapporto debito-Pil per 13 paesi dell’Unione Europea. La Commissione si attende un deficit di bilancio aggregato nell’eurozona pari al 6,4 per cento del Pil quest’anno e al 6,9 per cento il prossimo anno, con il rapporto debito-Pil in crescita dal 78,2 per cento di quest’anno all’84 per cento nel 2010 e all’88,2 per cento nel 2011.

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18
Nov
2009

Attendendo il miracolo

Le famiglie statunitensi sono molto indebitate. Allo stesso tempo, cresce la disoccupazione. Come potranno tornare a consumare – i consumi sono il 70% della domanda aggregata – come una volta? Con il ritorno della «fiducia», è la risposta. La quale fiducia – un termine molto vago – ha come barometro la borsa azionaria. La quale borsa azionaria è salita, da marzo, perché si afferma che gli utili sono in miglioramento. Gli utili in miglioramento dipendono dal taglio dei costi, taglio che tuttavia ha un limite, perché non si ha il caso di una impresa dove restano solo l’amministratore delegato e il suo autista, con tutti gli altri che cercano lavoro. La ricerca del lavoro mostra un grave limite: nelle crisi precedenti il rapporto fra licenziati (generati dalle imprese in contrazione) e assunti (dalle imprese in crescita) era pari a due volte, nella crisi in corso è pari a sei. La bassa qualità della disoccupazione mostra come ci siano molte meno imprese disposte a rischiare.

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18
Nov
2009

Sulla riforma forense mezzanotte in punto e tutto va bene

Volemose bene in Parlamento. L’articolo odierno di Dino Martinaro sul Corriere della sera descrive bene l’atmosfera che regna sulla controriforma forense. Clima rilassato. Se il Presidente del Consiglio Nazionale Forense aveva timidamente provato a rispondere ai rilievi di una antitrust che evidentemente deve esser impazzita, proviamo a vedere come la pensano i Giovani avvocati. Ecco, per i lettori di Chiago-Blog, l’opinione di Gaetano Romano presidente dell’UGAI (Unione Giovani Avvocati Italiani). Read More

18
Nov
2009

Più abbassi l’aliquota, più raccogli dai ricchi

Che cosa succede, quando si tiene per anni un sistema fiscale con aliquota marginale bassa sul reddito delle persone fisiche, come capita negli Usa dove sta al 31%? Guardate bene questo diagramma, e lo capirete subito. Mentre da noi molti credono che le alte aliquote marginali siano costituzionalmente dovute e giustamente penalizzanti i più ricchi, avviene ovviamente nei fatti l’esatto opposto: sopra i 100mila euro di reddito c’è meno dell’1% dei contribuenti, e da loro viene un gettito trascurabile. Guardate invece  che cosa capita negli States. Il 40,% del totale del gettito federale americano viene dai contribuenti sopra i 500 mila $ di reddito annuo, che sono un buon 2%. Se ci aggiungiamo i 2,5% contribuenti entro i 200 mila, siamo a oltre il 60% del gettito. La fascia di contribuenti tra i 10 e i 35 mila dollari, quella mediana dal “nostro” punto di vista, se cioè consideriamo il reddito medio lordo fiscale nel nostro Paese, negli Usa contribuisce invece solo per meno del 3% al totale del gettito federale. E, negli Usa, un contribuente su due è totalmente esentato dal fisco federale, sul totale delle 150 milioni di posizioni fiscali. In che cosa è migliore, di fatto, la progressività più accentuata del fisco italiano? In nulla. Dà solo spago allo Stato e ai suoi ministri delle tasse pro tempore di entrambi i colori, per incrudire vessazioni. Alle quali i benpensanti applaudono, in nome del fatto che gli evasori sarebbero gli altri, mentre invece sono una massa, su tutti i tipi di reddito, e perché è lo Stato a sbagliare.

17
Nov
2009

Mr Pesc, 7mila inutili eurocrati in più

Sarà una lunghissima cena, quella che dopodomani aspetta i rappresentanti dei 27 membri dell’Unione europea. La presidenza svedese di turno, infatti, guidata dal primo ministro Frederik Reinfeldt, non è riuscita in alcun modo a dipanare le divergenze in ordine a chi nominare per i due nuovi incarichi apicali introdotti dal Trattato di Lisbona, cioè il presidente permanente del Consiglio europeo e l’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza. Mi sono occupato in una puntata della versione di Oscar delle chanches di Massimo D’Alema come Mister Pesc, e non ci torno sopra. Qui richiamo solo l’attenzione su un aspetto non esattamente secondario. Che descrive da solo perché questa Europa non ci piace. Read More

17
Nov
2009

Carburanti. La politica dei Sopranos

Negli ultimi giorni si sono intensificate le voci sull’ennesimo assalto alla diligenza. Il governo avrebbe in animo di introdurre, tramite un emendamento alla finanziaria da far presentare alla Camera, l’ennesima imposta ad personam: stando a quanto riferisce Quotidiano energia (subs. required) si tratterebbe di un incremento dell’1,5 per cento, che scatterebbe dopo nove giorni di ritardo nell’adeguamento dei prezzi alle variazioni dei mercati internazionali. Durissima, comprensibilmente, la reazione dell’Unione petrolifera, che parla di “una misura punitiva… tecnicamente ingestibile e impraticabile a meno di non tornare a un regime di prezzi controllati”. Il settore petrolifero è già gravato da una pressione fiscale discriminatorio, visto che, con l’introduzione della Robin Tax (di cui con Piercamillo Falasca abbiamo detto tutto il male possibile), l’aliquota Ires era stata incrementata di 5,5 punti percentuali (a cui un ulteriore punto di inasprimento si è aggiunto durante il passaggio parlamentare).

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