28
Dic
2009

La crisi, le nubi persistenti, Friedman e le riforme

Il paper Bankitalia sui 100 trimestri di regresso della produzione industriale italiana sui 12-13 di Francia e Germania – di cui ha ottimamente scritto oggi Mario Seminerio – mi induce a qualche considerazione sul 2010, la crisi e l’uscita dalla medesima. Milton Friedman alla fine dei suoi anni amava ripetere che quanto più nella storia americana erano state severe le recessioni, tanto più vigorosa era stata la ripresa che ad esse era succeduta. Se tendete un elastico, più lo tirate più al rilascio la forza accumulata sarà in grado di svolgere un lavoro maggiore, diceva il grande liberista. L’elastico ideale della sua metafora è naturalmente la domanda, la somma cioè della spesa di famiglie, aziende, stranieri e governo. Alla forte ripresa della spesa, le risorse economiche tendono al pieno impiego, cresce la forza lavoro occupata, il capitale si accumula e la tecnologia avanza, in un processo espansivo che di volta in volta porta più avanti il proprio limite. Poiché ogni recessione spinge tendenzialmente l’offerta al di sotto dei livelli di contrazione della domanda, all’arrivo della ripresa l’economia può crescere a un tasso maggiore di quello normale, finché non raggiunge almeno il punto che avrebbe toccato se la crisi non ci fosse stata. Senonché – mi duole molto riconoscerlo, per me è un maestro – la tesi di Friedman non è sempre vera. Rischia di non esser vera questa volta, o almeno non egualmente per le tre macroaree mondiali, Usa, Ue, Asia. Read More

28
Dic
2009

L’identità nel paradiso della burocrazia

Poichè le opinioni sono opinioni ma i fatti sono fatti, sono andato a cercarmi la norma sui documenti utilizzabili per attestare l’identità che è all’origine della controversia tra Enac e Ryanair di cui stiamo dibattendo. Se ho ‘pescato’ giusto nel nostro mare normativo è la seguente:

Art. 35, comma 2, D.P.R. 445/2000 (Testo unico sulla documentazione amministrativa)

Sono equipollenti alla carta di identità il passaporto, la patente di guida, la patente nautica, il libretto di pensione, il patentino di abilitazione alla conduzione di impianti termici, il porto d’armi, le tessere di riconoscimento, purché munite di fotografia e di timbro o di altra segnatura equivalente, rilasciate da un’amministrazione dello Stato.  Read More
28
Dic
2009

Spesa o tasse?

Nei commenti al post di Boggero esprimevo la mia perplessità nel constatare che molti liberali (non Boggero) vedono le tasse come un problema più grave della spesa pubblica. Questo è probabilimente il lascito intellettuale di Reagan, che notoriamente con la serietà fiscale non aveva alcun rapporto, e che quasi raddoppiò il rapporto debito/PIL americano. “Dov’è finita la serietà fiscale?”, verrebbe da chiedersi, visto che il debito pubblico, un tempo “eredità poliitca di Mr. Keynes” (Buchanan/Wagner), è diventato il non plus ultra del liberalismo, in genere preceduto da “neo”, che probabilmente in greco significava “si fa per dire”. Si potrebbe dire qualcosa sul rapporto tra tasse, spesa e crescita, ma siccome è un problema molto complicato mi limiterò a considerazioni di carattere politico e non economico: prima politico, cioè ideologico, e poi politologico. Read More

28
Dic
2009

I livelli della crisi

Nei giorni scorsi è stato pubblicato un Occasional Paper della Banca d’Italia, intitolato “La crisi internazionale e il sistema produttivo italiano: un’analisi su dati a livello di impresa“, di Matteo Bugamelli, Riccardo Cristadoro e Giordano Zevi. Il lavoro esamina le conseguenze per il sistema produttivo italiano della crisi economica e finanziaria internazionale iniziata nel 2007 con un approccio contemporaneamente macro e micro, utilizzando cioè sia dati aggregati di contabilità nazionale che informazioni a livello d’impresa desunte dall’indagine sulle imprese industriali e di servizi (Invind) condotta annualmente dalla Banca d’Italia. Tra le risultanze della ricerca, ne spicca soprattutto una: i livelli della produzione industriale italiana sono tornati indietro, a causa della crisi, di quasi 100 trimestri.

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28
Dic
2009

Ryanair, ENAC e l’identità perduta

Ryanair ed Enac continuano a litigare, mentre ad Easyjet è stata appena comminata una multa di 110 mila euro per disservizi. Il fronte della lotta tra le low cost ed ENAC diventa sempre più grande e l’unico perdente è il viaggiatore. Proprio di questi vettori, cresciuti dopo la liberalizzazione del trasporto aereo si sta molto discutendo. Mi è stata posta una domanda provocatoria: esistono prezzi fittizi effettuati da Ryanair?
Ogni compagnia è libera di fare un prezzo sotto la curva del costo medio. La cosa importante è che questa compagnia non sia in perdita. Se la mia strategia è quella di vendere 10 biglietti a un euro, questo non significa avere un prezzo medio di 1 euro. I posti venduti su un Boeing 737-800 della compagnia irlandese sono 189 e il prezzo medio del biglietto supera i 40 euro. Ryanair è molto capace di fare yield management e questo le permette di fare tariffe ad un euro o anche meno. Rimane il fatto che il costo medio per 1000 km per un passeggero Ryanair è di circa 38 euro, molto inferiore a qualunque altra compagnia europea. Read More

28
Dic
2009

Le ragioni del mio voto

Ho votato al sondaggio di Chicago-blog “Come ti aspetti che andrà l’economia nel 2010?”. Il cocktail dei prossimi anni è – secondo me – la combinazione di rendimenti del debito pubblico in ascesa e di una crescita moscia. Dunque sono nel campo degli scettici.

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28
Dic
2009

Esagerando, una profezione di von Mises sulla Postecrazia

Leggendo l’ultimo post di Ugo Arrigo (“Poste e Ryanair: le ultime frontiere del protezionismo“) e osservando l’ardore con cui Poste Italiane SpA viene protetta dall’infida concorrenza e la passione con la quale si progettano per l’azienda sempre nuove funzioni (sarà banca, sarà istituto caritatevole, che sarà?), mi è tornata alla mente una frase di Ludwig von Mises:

They promise the blessings of the Garden of Eden, but they plan to transform the world into a gigantic post office” (Bureaucracy, 1944)

27
Dic
2009

Poste e Ryanair: le nuove frontiere del protezionismo

Un pò di tempo fa, nel vecchio blog “liberalizzazioni” dell’IBL, avevo definito le liberalizzazioni (all’italiana) come i processi attraverso i quali  i vincoli normativi che impediscono il libero accesso delle imprese a un mercato sono sostituiti da ostacoli di differente natura ed equivalente efficace. Allora non mi aspettavo, tuttavia, che la fantasia del protezionista pubblico (il quale preferisce da sempre inefficienti monopoli di bandiera, finanziati a forza da contribuenti insoddisfatti, rispetto a efficienti imprese in concorrenza, volontariamente finanziate dai consumatori) giungesse sino agli esempi che abbiamo sotto gli occhi in questi giorni. Read More