Il quoziente familiare non è necessariamente una buona idea
Nel dibattito sulla riforma dell’Irpef, accesso dall’intenzione di Berlusconi di fare del 2010 l’anno del tanto auspicato e atteso “meno tasse per tutti”, già si vedono spuntare i soliti “quozientisti”. Intendo con questo termine i sostenitori del quoziente familiare. E’ un partito molto confuso quello dei quozientisti, almeno quanto lo è la formula fiscale che costoro propongono e gli obiettivi che si prefiggono.
Se pure si decidesse di ancorare le politiche pro-famiglia al sistema fiscale (e non è necessario che sia così, si potrebbe anche rimodulare la spesa sociale in favore degli interventi per la maternità, la cura dei figli e quella degli anziani), bisognerebbe accettare che a determinare i benefici fiscali siano esclusivamente i carichi familiari (i bambini, gli anziani, ma anche i disabili), non il matrimonio in sé.