5
Lug
2011

Pensioni italiane e tedesche: l’aritmetica è un’opinione?

Dal prossimo numero in edicola di Tempi

Domanda: sapete come funziona in Germania il sistema contributivo nella parte previdenziale obbligatoria? Me ne ha rinfrescato memoria l’amico Tobias Piller, corrispondente nel nostro Paese della prestigiosa e rigorosissima Frankfurter Allgemeine Zeitung, a mio giudizio uno dei più seri giornali al mondo, perché ha ottimi giornalisti e ottime regole che difendono da decenni la loro autonomia (merito degli Alleati, che in Germania per impedire che la stampa riappoggiasse partiti autoritari promossero fondazioni che fanno da filtro tra soci proprietari e direttori delle testate). Ebbene in Germania sui salari fino a 5500 euro lordi mensili i lavoratori pagano fino al 10% di contributi, cioè fino a 550 euro, e l’impresa fa lo stesso, con un altro 10%. Il totale dei contributi previdenziali obbligatori è pari al 20% del salario lordo. In Italia la parte di contributi previdenziali obbligatoria per il lavoratore dipendente è pari al 9,8% , e a questo si somma un 32% a carico dell’impresa, per un totale che fa quasi 43%, a cui si aggiungono fino al 52% del salario lordo altri contributi obbligatori per altri fini. Da noi, le pensioni che si ottengono con questa percentuale spaventosa di contributi è mediamente molto bassa. In Germania, con meno della metà proporzionalmente di contributi obbligatori, al massimo dei versamenti il rendimento mensile è di 2400 euro circa. Bisogna rassegnarsi, oppure c’è di che riflettere? Read More

2
Lug
2011

Il futuro non è più quello di una volta. Di F. Gastaldi

Riceviamo da Francesco Gastaldi e volentieri pubblichiamo.

La chiusura di stabilimenti e attività produttive (a causa di delocalizzazioni, riarticolazioni aziendali, crisi economica ecc.), in molte località italiane, spinge molti a ricordare il passato. Il ridimensionamento di attività industriali che per molti decenni avevano assicurato condizioni di benessere spinge molti ad evidenziare il venir meno di una stretta correlazione fra economia, società e ambiti di vita ordinaria, altri rievocano un tempo passato dove “tutto andava bene”.

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1
Lug
2011

Abolire gli ordini professionali: se non ora quando?

Nella giornata di ieri, 30 giugno 2011, è apparsa e una proposta di legge delega volta a riformare gli ordini professionali da far venire la pelle d’oca alle lobby degli avvocati e dei commercialisti. La paura non deve essere durata molto poiché la proposta è scomparsa nella seduta fiume in cui sono state annunciate le varie misure di austerità finanziaria. Questo residuo del corporativismo fascista che tramanda le “libere” professioni di padre in figlio è una delle leggi più schifose e indegne di un paese civile. Perpetua la riproduzione genetica di una casta, impedisce la concorrenza a favore dei consumatori ma soprattutto è una vera e propria umiliazione per le nuove generazioni. Insegna loro che esistono attività di serie A ed attività di serie B, frustra lo spirito dei più intraprendenti e li educa da subito ad accettare una realtà in cui se non hai le relazioni giuste devi essere pronto a passare per le forche caudine per entrare eventualmente nell’olimpo degli eletti. Uccide la legittima aspirazione di un ventenne di provare a fare le scarpe all’establishment consolidato, mettendolo così al riparo dalle pressioni concorrenziali provenienti dal basso.

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1
Lug
2011

Monitoraggio Debito Pubblico – aprile 2011

Anche questo mese, pubblichiamo il nostro monitoraggio del debito pubblico, usando i dati di fonte  Banca d’Italia.

A fine aprile 2011 il debito ha ripreso a crescere toccando soglia 1.890 mld, il valore più alto nella storia della Repubblica. Il dato è in crescita del 1,2 per cento rispetto al mese precedente (contro una media degli ultimi 14 anni pari a + 0,54 per cento) e + 4,1 per cento rispetto ad un anno fa.

La situazione non è rosea e occhio al futuro (hat tip Aldo Lanfranconi, Michele Boldrin e Mario Seminerio): l’effetto dei tagli del refi della BCE non compenserà ancora a lungo l’aumento degli spread e gli effetti delle manovre sono inutili se non si fa ripartire la crescita e non si taglia la spesa.

Good night and good luck

1
Lug
2011

La Boetie e/o Micromega?

Forse l’ideale sarebbe sentire l’attualità come il brusio fuori della finestra,
che ci avverte degli ingorghi del traffico e degli sbalzi meteorologici,
mentre seguiamo il discorso dei classici che suona chiaro e articolato nella stanza
.
Italo Calvino, Perché leggere i classici, Mondadori, 1995

Ha ragione Carlo Lottieri a rallegrarsi che il Discorso sulla servitù volontaria, intramontabile pamphlet scritto da Etienne de La Boétie nel XVI secolo, vanti ora una nuova edizione italiana per i tipi di Chiarelettere, dopo svariate edizioni apparse negli ultimi due decenni. Read More

1
Lug
2011

Il gioco dell’oca e la politica digitale

Possibile che dopo cinque anni, un governo, un paio di ministri, un passaggio di mano dell’azienda e miriadi di progetti e proclami, ci ritroviamo ancora a discutere di come nazionalizzare la rete Telecom? Possibilissimo, ahinoi. E non dovrebbe sorprendere che nell’interminabile gioco dell’oca che è la politica digitale italiana ci si ritrovi repentinamente alla casella di partenza.

Certo, Romani non è Rovati ed è mutato il contesto tecnico-finanziario: con ciò cambiano anche i dettagli del piano, che suggerisce il conferimento del rame nella società della rete e non l’acquisto diretto da parte della Cassa Depositi e Prestiti. Non cambia invece il respiro dell’operazione, che tenta di combinare la volontà di controllo con l’esiguità delle risorse disponibili.

Ancor più discutibile è il presunto significato industriale del conferimento, che – nonostante le preoccupazioni espresse dai piccoli azionisti di Telecom – appare oltremodo favorevole all’ex monopolista, garantendo un sussulto di redditività ad un asset che lo switch-off priverebbe di alcun valore, e persino attribuendo al gruppo un’opzione per l’acquisto dell’intera FiberCo.

Il rischio è cioè quello di sopravvalutare oggi la partecipazione di Telecom, permettendole domani di ottenere il controllo totalitario delle nuove infrastrutture proprio in virtù di questo sussidio mascherato. Il che – per restare alla nostra metafora – ci riporterebbe non già alla casella Rovati, ma almeno un paio di giri più indietro: in piena era monopolistica.

Non appare azzardato intravvedere nell’ultima versione del progetto una risposta all’insofferenza espressa da Franco Bernabè – peraltro con argomenti assai condivisibili – poche settimane fa. Non è però chiaro perché gli operatori alternativi dovrebbero imbarcarsi in un’iniziativa che non offre alcuna garanzia duratura per la concorrenza, per i consumatori, e in ultima analisi per un paese che volta le spalle al futuro per l’attrazione irresistibile degli errori del passato.

1
Lug
2011

Internet, Leoni, la Fcc e le libertà a venire

Quale potrà essere lo sviluppo delle cosiddetta “primavera araba” è oggi difficile dirlo, ma una cosa è certa: che questo sommovimento a danno dei regimi autoritari della regione e questa forte richiesta di riforme e libertà non sarebbe stata nemmeno immaginabile senza Internet. È lo spazio di confronto, informazione e interazione assicurato a un numero crescente di persone dallo sviluppo del “virtuale” ad avere favorito la mobilitazione popolare che oggi sta cambiando il volto dell’Egitto, della Tunisia, della Siria e via dicendo.

Ben poco di tutto ciò esisterebbe, però, senza l’America e anche per questo motivo è fondamentale una realtà come la Fcc (Federal Communications Commission), l’agenzia federale statunitense creata nel 1934 e a cui è affidato il compito di regolare le telecomunicazioni. Read More