Tagliare la spesa pubblica. Ecco come si risolve (davvero) Mafia Capitale—di Matteo Borghi
Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Matteo Borghi.
A leggere dello scandalo di Mafia Capitale è fin troppo facile puntare il dito contro la corruttela e l’immoralità della politica, inneggiare alla forca per i disonesti o fare i grillini chiedendo di mandare tutti a casa. Il che, per carità, non è del tutto sbagliato: i politici disonesti (non tutti) vanno puniti severamente e, quando previsto, cacciati dalle istituzioni.
Fermarsi solo all’aspetto “morale” dell’affaire Mafia Capitale rischia però di semplificare radicalmente il problema, lasciando senza risposta un paio di domande importanti. La prima è se i ladri esistano solo a Roma o in ogni parte d’Italia, ma la risposta è tanto scontata da farci passare oltre. La seconda è perché in Italia il fenomeno corruzione sia tanto pungente. Che la corruttela sia particolarmente diffusa nel nostro Paese non è del resto un luogo comune, ma un dato oggettivo. L’Index of economic freedom della Heritage Foundation, alla voce “libertà dalla corruzione”, assegna al nostro Paese un punteggio di 43/100: non è solo un bel 4 ma un risultato che si avvicina più agli Stati africani rispetto a quelli europei.