5
Giu
2015

Trasporto non di linea: le proposte dell’Authority e il legislatore sordo

L’ordinanza del Tribunale di Milano che, qualche giorno fa, ha bloccato il servizio “UberPop” in tutta Italia (e di cui su questi pixel ci eravamo già occupati qui, soffermandoci sulla necessità di riformare al più presto il settore) ha riacceso l’infuocato dibattito sull’equilibrio tra le nuove tecnologie che stanno rivoluzionando il trasporto pubblico non di linea e le prerogative del sistema dei taxi, cui ieri si è aggiunto un ulteriore e autorevole parere. L’Autorità di Regolazione dei Trasporti, infatti, ha inviato al Governo e al Parlamento una segnalazione in cui propone la riforma dell’attuale normativa sul trasporto non di linea, con l’obiettivo di adeguare la legislazione alle sostanziali e significative modifiche che hanno interessato il settore negli ultimi anni.

La crescita esponenziale dei servizi di car sharing, car pooling, noleggio con conducente (NCC) e altri servizi per la mobilità – basati su tecnologie impensabili ai tempi della redazione della legge che regola il settore (la l. 21 è del 1992) – ha infatti reso obsoleta la distinzione tra servizio programmabile (NCC) e universale (taxi) che costituiva il presupposto della disciplina vigente: oggi, l’offerta è tale da garantire più e meglio di qualunque limitazione imposta agli operatori del settore l’interesse pubblico alla mobilità. La segnalazione dell’Autorità dei Trasporti non è la prima né l’ultima a evidenziare le contraddizioni della l. 21/1992 al legislatore: poco meno di un anno fa, ad esempio, l’AGCM sottoponeva a Governo e Parlamento una segnalazione in cui sottolineava la necessità di

eliminare le distorsioni concorrenziali nel settore degli autoservizi di trasporto pubblico non di linea, causate dall’esclusione della disciplina dei taxi e del servizio di noleggio auto con conducente (NCC), di cui alla l. n. 21/1992, dall’ambito di applicazione delle recenti norme di liberalizzazione.

Ammesso e non concesso che venga finalmente riconosciuta la necessità di riformare il settore, in ogni caso, il problema che si pone è: come riformarlo? Sul punto, l’Autorità dei Trasporti è molto chiara e all’interno della segnalazione formula alcune proposte concrete, raccomandando di:

1. eliminare i divieti che attualmente non consentono ai tassisti di praticare sconti, cumulare più licenze in capo alla medesima impresa, organizzare diversamente il servizio (ad esempio con turni più flessibili o nuovi servizi come l’uso collettivo dei taxi), acquisire le proprie corse da intermediari, radio-taxi, cooperative o consorzi diversi da quello “di riferimento” e utilizzare sistemi innovativi non legati alle tradizionali centrali radio per acquisire le corse;

2. eliminare l’obbligo, per il servizio di noleggio con conducente (NCC), che il titolare dell’autorizzazione faccia rientro in rimessa dopo ogni singolo servizio, trattandosi di un vincolo anti-economico e poco efficiente, oltre che potenzialmente dannoso a livello ambientale;

3. rivedere il concetto di territorialità, ampliando l’ambito di gestione dei servizi di taxi e NCC dalle aree comunali a dei “bacini ottimali” individuati dalle regioni secondo le caratteristiche economiche, culturali e turistiche delle diverse aree;

4. introdurre l’obbligo per gli intermediari di servizi tecnologici per la mobilità (e.g. Uber) di registrarsi presso le regioni, così da rendere queste ultime responsabili della gestione dell’intero settore del trasporto non di linea;

5. configurare i conducenti privati che utilizzino veicoli di loro proprietà come lavoratori occasionali, tenuti al rispetto di un tetto massimo di reddito annuale e a un limite di lavoro settimanale non eccedente le quindici ore.

Com’è ovvio, le proposte dell’Autorità non sono le uniche né necessariamente le migliori possibili. D’altronde, esse si muovono sull’unico binario percorribile per evitare, in futuro, di trovarci in situazioni simili a quella odierna: prevedere regole generali e valide per tutti, lasciando che siano i consumatori a poter scegliere e premiare l’innovazione, senza con ciò rinunciare alla doverosa tutela dell’interesse pubblico che qualunque sistema di regolazione del trasporto non di linea necessariamente richiederebbe. Non è un caso se nel suo piccolo, poco meno di un anno fa, anche l’Istituto Bruno Leoni aveva formulato proposte simili (quando non del tutto sovrapponibili), contenute in un paper di Diego Menegon: ci auguriamo che la segnalazione dell’Autorità dei Trasporti costituisca l’impulso decisivo affinché la necessità di riformare il settore venga finalmente avvertita anche dalle parti di Palazzo Chigi.

Twitter: @glmannheimer

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3 Responses

  1. sc

    “senza con ciò rinunciare alla doverosa tutela dell’interesse pubblico che qualunque sistema di regolazione del trasporto non di linea necessariamente richiederebbe.”

    veramente mi sembra che dell’ imteresse pubblico non freghi niente a nessuno visto che i taxi sono off limits per la stragrande maggioranza della popolazione italiana. mi dica chi prende un taxi non per lavoro e in alcuni casi per turismo…

    è curiosa questa super ansia regolatrice da parte vostra. sembra che sia molto difficile per voi essere liberisti con i taxi.

    inoltre questo paese sembra sempre molto indietro nel dibattito. adesso sarebbe il caso di parlare dei servizi come bla bla che fanno diretta concorrenza ai treni e in parte agli aerei. chiederete più regolamentazione per tutelare trenitalia e alitalia, tra , diciamo, dieci anni quando qualcuno ve lo fará notare?

  2. Francesco

    Caro Mannheimer app e mappine interattive nn rendono obsoleta la distinzione tra Ncc (servizio privato) e Taxi (servizio pubblico). Appena Ncc e autisti pop/low cost/ part time/ occasionali/ecc,ecc vengono autorizzati a caricare nella pubblica via (come i taxi di tutto il mondo) ecco esplodere il caos tariffario. Un gigantesco Suk a cielo aperto con tanti saluti a convenienza tariffaria x l’utenza,qualita’ e sicurezza del servizio.La ragione del fallimento di tutte le esperienze di deregulation (Vedi Olanda,Irlanda,Svezia). La proposta dell Authority invece riconosce(giustamente) la necessita di una stringente regolazione di questo peculiare mercato; ecco la grande differenza con lo spirito della proposta IBL. Perplessita’ suscita’ la proposta del “cumulo licenze” in capo a societa di capitale e soggetti giuridici. Che centra con la regolamentazione delle nuove tecnologie? Da un monopolio presunto a un monopolio vero? Altrettanta perplessita’ suscita la “nullita’”delle clausole di esclusiva. Atto dirigista. Ogni operatore di dispacciamento corse (radiotaxi e/o app) si pone sul mercato come meglio crede;i singoli operatori/ sapranno scegliere cio Che reputano meglio.

  3. Paolo

    Poteva tranquillamente scrivere: Legalizzateci Uber. Visto il palese conflitto di interessi che il Bruno Leoni ha con questa società e altre avrebbe fatto una figura più dignitosa. Le leggi non si fanno su misura per gli interessi del Bruno Leoni e dei suoi adepti, spacciandole per gli interessi della collettività. Cordialmente

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