4
Ago
2009

Politici, banche, regolatori: è ancora caos

Dopo un semestre intero di migliaia di pagine – tra report, specializzati, papers per convegni, articoli di giornale – dedicati al tema, la riforma della regolazione e supervisione finanziaria piega il ginocchio ai tempi e alle esigenze della politica. In Europa, per restare ai Paesi leader, l’attuazione concreta delle “autarchiche” misure tedesche su band banks e consolidamento della parte privata del sistema è di fatto demandata al dopo elezioni. Idem dicasi del Regno Unito, dove la proposta dei Tories di “smontare” la FSA a favore di BoE aspetterà il responso degli elettori, e a giudicare dal dibattito sulle grandi testate moderate e conservatrici non è affatto detto che gli sopravviva, neanche in caso di vittoria alle urne. Negli Stati Uniti poi, ogni giorno avvengono sviluppi che i grandi media generalisti non colgono, ma fanno venire i brividi. Capisco che non bisogna disturbare lo champagne stappato da chi brinda alle performance delle Borse, ma c’è da restare senza parole, dopo gli oceani di chiacchiere sulla presunta era della finanza etica che doveva schiudersi innanzi a noi.

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3
Ago
2009

Politici, deficit e keynesiani

Sulla consunzione della teoria keynesiana del moltiplicatore vi ho già annoiato abbastanza, dunque sapete come la penso. Mi limito qui a segnalarvi un nuovo paper appena rilasciato da Troy Davig, della FED di Kansas City, ed Eric Leeper della Indiana University. È dedicato agli effetti di sostituzione intertemporali e intratemporali di un aumento della spesa pubblica in deficit, e all’effetto ricchezza che s’ingenera a seconda della coerenza tra loro della politica fiscale e di quella monetaria. Una politica monetaria attiva porta poi a inevitabili innalzamenti di contenimento dei tassi d’interesse. Una politica fiscale in passivo induce aspettative di maggiori tasse per il futuro, con contenimento del reddito disponibile rivolto ai consumi. I due studiosi applicano il loro modello alla realtà Usa, ma c’è da riflettere per tutti. Il moltiplicatore della spesa pubblica in deficit diventa maggiore dell’unità solo se “imposto dall’effettiva attuazione di un modello neokeynesiano”, cioè asservendo la politica monetaria a quella della spesa in deficit. E in ogni caso neanche in quello scenario, il moltiplicatore maggiore dell’unità vale per tutti i settori e a prescindere dall’efficacia degli strumenti pubblici attuatori. I politici deficisti hanno di che meditare…

3
Ago
2009

L’accordo Abi-imprese di oggi ultimo intervento-tampone. Per settembre, tre punti strutturali

Diciamolo: per i mercati il mese di luglio è stata una manna. L’indice FTSE All World – che tiene conto di tutte le Borse mondiali, ciascuna per il proprio peso relativo – è cresciuto di quasi 9 punti in quattro settimane. Dall’inizio dell’anno, Il MIB italiano ha guadagnato il 30%, il 27% Francoforte, il 26% Parigi, il 24% Madrid, Londra il 23%. Svezia e Norvegia hanno guadagnato 35 punti, ma anche la scassata Irlanda ha totalizzato un apprezzabile più 14%. Negli States, il Dow Jones ha guadagnato 24 punti percentuali, il Nasdaq 28. Quel che conta di più, è che tra fine giugno e luglio ormai i due terzi delle aziende quotate americane hanno annunciato al mercato la loro seconda trimestrale, e nel 74% dei casi i risultati hanno battuto in meglio le attese di analisti e mercati. La fiducia è generalmente in salita. Il petrolio risale oltre i 70 dollari, “annusando” un utilizzo degli impianti meno basso del 65% a cui si era attestato negli Usa e nella maggior parte dei paesi Ocse. Siamo ancora in recessione, ma ammettiamolo: in molti sperano che l’economia reale piano piano abbia iniziato a risalire. È proprio questo, il momento più delicato per un paese come l’Italia.

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3
Ago
2009

Alitalia: le motivazioni della preoccupazione degli azionisti

I dati di bilancio di Alitalia resi pubblici il 29 luglio scorso non possono non preoccupare gli azionisti della società, mentre i passeggeri sono preoccupati dai ritardi e dai disguidi all’aeroporto di Roma Fiumicino. In questo periodo dell’anno nel trasporto aereo è naturale un incremento dei ritardi, poiché gli aeroporti sono maggiormente congestionati. La compagnia dunque non è direttamente responsabile di tutti le problematiche evidenziate in queste ultime settimane, ma certamente i ritardi potrebbero danneggiare la nuova Alitalia, poiché i passeggeri potrebbero associare l’immagine della vecchia compagnia di bandiera al nuovo vettore. Queste preoccupazioni certamente sono prese in considerazione dal management, che tuttavia sembrerebbe aver avuto altre preoccupazioni nell’ultimo periodo. Le voci di estromissione di Rocco Sabelli dal comando della compagnia aerea si sono rincorse la settimana scorsa, salvo poi non essere confermate dal Consiglio di Amministrazione di Alitalia. Le perdite operative (non nette) del vettore italiano sono state di 273 milioni di euro, in gran parte dovute al primo pessimo trimestre dell’anno, quando la compagnia era in fase di avviamento. Ma che cosa ci dicono  dati appena rilasciati su andamenti dei costi e ricavi? Quanto ci si sta discostanto dal piano originario? Quanto si devono preoccupare, in altre parole, gli azionisti?

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3
Ago
2009

Government Motors e i tesoretti della Bad Company

Mentre si discute della apparentemente prossima stabilizzazione della congiuntura americana, almeno per il terzo trimestre, grazie anche al travolgente successo del programma di rottamazione auto “cash for clunkers” (che in realtà “prende a prestito” domanda dal futuro, e crea condizioni di dipendenza strutturale del settore dai sussidi pubblici, come ben sappiamo noi europei), giunge la notizia che General Motors riceverà un prezioso dono dal suo nuovo azionista di controllo, il governo degli Stati Uniti. Alla nuova GM, quella che emergerà dalla procedura di Chapter 11, sarà infatti consentito di utilizzare i crediti d’imposta derivanti dal “tax-loss carry forward”, cioè dal riporto a nuovo delle perdite a compensazione degli utili futuri, fino a 20 esercizi successivi. L’entità di questo dono è pari a 16 miliardi di dollari.

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3
Ago
2009

Hu-rrà!

La Cina di Hu Jintao difende i diritti umani di tutti, e specialmente di americani ed europei. Pechino ha infatti inviato due proteste formali all’Organizzazione mondiale del commercio contro le politiche protezionistiche di Usa e Ue. Si tratta di una mossa necessaria a proteggere il mercato di valle dei prodotti cinesi – stimato in oltre 600 miliardi di dollari nel 2008 – dall’aggressione regolatoria di cui è oggetto nei paesi industrializzati, che amplifica l’impatto della crisi. Già nella seconda metà dell’anno scorso si era registrato un crollo del commercio mondiale, e nel rapporto annuale della Wto erano presenti le prime esplicite preocupazioni sul rischio protezionista:

Un quarto fattore che potrebbe contribuire alla contrazione degli scambi è l’aumento delle misure protezioniste. Qualunque crescita di questo tipo di misure minaccerà le prospettive di ricupero e prolungherà la crisi. Il rischio di una crescita del protezionismo è fonte di preoccupazione.

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2
Ago
2009

Obamacare, qualche lettura

Quello che sta avvenendo in America sulla healthcare reform cosi’ fortemente voluta da Obama sta facendo scorrere fiumi d’inchiostro. Il problema e’ economico e politico. Economico per quanto la nuova sanita’ obamiana puo’ arrivare a costare – sommandosi a una ormai lunga serie di interventi voluti dall’Amministrazione. Politico perche’ si tratta del primo, grande ostacolo che il team di Obama si trova davanti. Tutti i piu’ avvertiti lettori di sondaggi ci suggeriscono che la luna di miele ormai e’ finita, e che Mr Change e’ ormai prossimo a diventare una figura controversa e polarizzante.
Sulla socializzazione della sanita’ americana, Obama trova un’opposizione sorprendentemente grintosa, nonostante il tracollo del partito repubblicano. E tanto dovrebbe bastare a farci comprendere quanto sia sentito e forte il tema. Read More

1
Ago
2009

Cassa-Sud bis? Che cosa dicono i dati

Alluvionali interviste sulle nuove misure accennate dal governo per tacitare la protesta del Sud emersa con forza nelle file della PdL. Dico “accennate” perchè al momento ci sono i 4,2 miliardi sbloccati dal CIPE per infrastrutture alle Regioni meridionali, ma quanto alla nuova cabina di regìa e a un nuovo ente incaricato di concentrare e coordinare gli investimenti nel Mezzogiorno, se ne riparlerà a settembre. Dopo altre chiacchiere ferragostane. Alle ciàcole, una classe dirigente serie dovrebbe preferire analisi quantitative,  le risultanze dei tanti studi che abbiamo accumulato negli anni sul fenomeno “investimenti pubblici nel Mezzogiorno”, e sulle conseguenze reali esercitati su Pil procapite e produttività. Non vi annoio, chi non vuole approfondire può fermarsi alla conclusione: di capitale pubblico nel Sud ne abbiamo riversato per punti e punti di Pil, ma gli effetti di crescita sono clamorosamente mancati.  Per chi volesse, invece, alcuni dati. Su tre domande. È penalizzato, il Sud? Che effetti ha, il denaro pubblico sulla produttività? Chi spende peggio, al Sud? Più due conclusioni, sul da farsi.

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31
Lug
2009

Speranze dagli USA, non da Keynes

Due giorni fa l’aveva detto, il presidente Obama, che la recessione sta finendo, e oggi il dato rilasciato dal BEA sul GDP americano nel secondo trimestre sembra dargli pienamente ragione. A me però viene da pensare alla vecchia canzone dei Righeira, pazzi torinesi: “l’estate sta finendo e un anno se ne va/ sto diventando grande lo sai che non mi va”. Vi spiegherò perché. C’è Keynes di mezzo, ancora una volta. O meglio, la sua vulgata. ma per non apparire pazzi lunatici, bisogna spiegarsi bene.

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