Politici, banche, regolatori: è ancora caos
Dopo un semestre intero di migliaia di pagine – tra report, specializzati, papers per convegni, articoli di giornale – dedicati al tema, la riforma della regolazione e supervisione finanziaria piega il ginocchio ai tempi e alle esigenze della politica. In Europa, per restare ai Paesi leader, l’attuazione concreta delle “autarchiche” misure tedesche su band banks e consolidamento della parte privata del sistema è di fatto demandata al dopo elezioni. Idem dicasi del Regno Unito, dove la proposta dei Tories di “smontare” la FSA a favore di BoE aspetterà il responso degli elettori, e a giudicare dal dibattito sulle grandi testate moderate e conservatrici non è affatto detto che gli sopravviva, neanche in caso di vittoria alle urne. Negli Stati Uniti poi, ogni giorno avvengono sviluppi che i grandi media generalisti non colgono, ma fanno venire i brividi. Capisco che non bisogna disturbare lo champagne stappato da chi brinda alle performance delle Borse, ma c’è da restare senza parole, dopo gli oceani di chiacchiere sulla presunta era della finanza etica che doveva schiudersi innanzi a noi.