30
Set
2009

Il costo del monopolio: 50 miliardi di euro

Questa mattina, in un’affollata conferenza a Milano il fondo Knight-Vinke Asset Management ha presentato il suo progetto di ristrutturazione dell’Eni. Qui si trova il comunicato ufficiale. La critica di Eric Knight, numero uno del fondo, è a grandi linee questa: dentro l’Eni convivono due/tre soggetti completamente diversi. C’è anzitutto una oil company tradizionale, attiva nell’upstream e fortemente internazionalizzata. Poi c’è una utility, che importa e vende gas in Italia. Infine c’è l’unità infrastrutturale, una tipica macchina da dividendi che però è penalizzata dal fatto di essere parte del più vasto corpaccione dell’Eni. L’integrazione verticale – che in questi termini rappresenta un caso unico rispetto alle altre imprese simili – imprime uno sconto sul valore del titolo, perché crea al mercato difficoltà di valutazione. Quindi, scorporare in qualche maniera le attività di Eni aiuterebbe a far emergere il valore nascosto, che gli analisti di Knight-Vinke stimano oggi in circa 50 miliardi di euro: secondo le loro proiezioni, il valore del titolo potrebbe grosso modo raddoppiare.

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30
Set
2009

Due visioni sulla Cina, Banca Mondiale e Fmi

Ho visto che cresce la febbre cinese tra i lettori del nostro blog. Soprattutto tra diversi che grazie al Cielo hanno preso negli ultimi tempi a frequentarci, e magari non è affatto detto che la pensino come noi ma sono curiosi di vedere come argomentiamo le nostre tesi. Considero questo “annusamento tra diversi” assolutamente benefico, ed è la ragione di fondo per la quale abbiamo in definitiva deciso di aprire questo foro. I contributori che l’hanno originato hanno idee e formazione simili, ma non per questo si considerano “nati imparati” o depositari di verità assolute. Anzi, si sono posti il problema di uscire dalla conventicola “chiusa”, una trappola in cui spesso la nostra scuola finisce spesso, vedi a mio giudizio per esempio il pur ottimo blog del Mises Institute (a proposito, il 29 settembre era il compleanno di zio Ludwig…). Questa premessa per dire che capisco bene come ad alcuni sul blog – e a moltissimi fuori – la Cina coi suoi bassi costi e i suoi zero diritti politico-sociali appaia un’enorme trappola attivata dagli Usa per sostenere il proprio deficit estero, mentre erode soprattutto la nostra base produttiva. Tuttavia,  un’analisi che a mio giudizio ha pure dei fondati elementi storici – il processo d’ingresso “incondizionatlo” della Cina nel Wto ebbe ragioni in sostanza  vicine a quelle da sempre descritte  con una punta di acrimonia da Tremonti –  ma si fonda anche su una mispercezione  della Cina e del suo gigantismo in quanto tali. Read More

30
Set
2009

Incentivi auto, Marchionne va all’attacco

Trovo discutibile, che il governo abbia messo a disposizione la portaerei Cavour non ancora in servizio di squadra, per la presentazione della Fiat Punto Evo stasera nel golfo di La Spezia. Per carità, la trovata pubblicitaria della casa torinese è ottima, e capisco anche che a giudizio di molti, poiché la Fiat guadagna punti di mercato in Europa ed è alle prese con la sfida Chrysler negli Usa, tanto vale sostenerla nelle sue strategie di comunicazione mettendole a disposizione come scenario suggestivo il meglio della tecnologia che l’industria nazionale della difesa navale abbia realizzato dalla fine della seconda guerra mondiale. Tuttavia la Fiat non è sentita minimamente in imbarazzo, sul ponte della Cavour dove sfrecciava il suo ultimo prodotto, nel riproporre l’affondo verso il governo stesso. Marchionne è abile. ha premesso che Tremonti ha ragione, e che il governo deve fare il suo mestiere. Ha aggiunto che Tremonti ha anche ragione affermando che gli incentivi all’auto non sono un problema italiano ma europeo, e in  effetti in questo 2009 il governo gli incentivi li ha concessi dopo che francesi e spagnoli e britannici e tedeschi avevano potentemente deciso di fare i battistrada sulla via dei capitali pubblici per l’auto. Ma il ragionamento di Marchionne, pur abile e rispettoso, a ben vedere fa comunque acqua. Read More

29
Set
2009

Tanti, benedetti e subito

Le società municipalizzate dovranno restituire 420 milioni di euro di aiuti di Stato illeciti, ricevuti negli anni dal 1996 al 1999. E’ l’esito di un lungo braccio di ferro con l’Unione europea, che infine si è risolto con uno sconto rispetto alla cifra chiesta da Bruxelles (circa 1,2 miliardi), ma si è assestato su un valore nettamente superiore a quello con cui le utilities speravano di potersela cavare (230 milioni). A questo punto sono a rischio gli utili e i dividendi dei monopolisti locali, e nel caso specifico di Iride ed Enìa addirittura la fusione a causa della possibile revisione del concambio. Naturalmente le municipalizzate minacciano sfracelli, ma sperabilmente questo è l’ultimo atto di una battaglia indecorosa, di fronte alla quale non si può che esprimere soddisfazione.

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29
Set
2009

SMS: il costo del populismo

Si dibatte spesso circa il costo degli SMS. L’Istituto Bruno Leoni ha appena pubblicato un ottimo focus di Luca Mazzone sul tema: “Il prezzo del giusto prezzo”.

Gli ultimi interventi di Mister Prezzi in effetti provocano molte preoccupazioni, perché non solo si vuole imporre un prezzo massimo, ma non sembra tenere conto del ricavo medio degli SMS.

Non sono state pubblicate molte ricerche circa questo tema, se non quelle di alcune associazioni consumatori; in tutti i casi, populisticamente, si afferma che il prezzo dei messaggi è troppo elevato.

Il tema tuttavia non deve essere legato al prezzo massimo, che in un’economia di mercato dovrebbe essere lasciato libero; è importante analizzare il ricavo medio per gli SMS italiani e confrontarli con quelli degli altri Paesi.

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28
Set
2009

Germania: due riflessioni su proporzionale e FDP

Prima osservazione sulle elezioni tedesche, se permettete dichiaratamente un po’ provinciale, visto che antepone un classico punto visuale italiano invece che internazionale: hanno di che riflettere, i sostenitori nel nostro Paese del sistema tedesco. Capisco bene che ai più convinti tra loro non farà né caldo né freddo ciò che dico, anzi con ogni probabilità è esattamente ciò che a loro mirano. Ma se il sistema elettorale tedesco di anno in anno caduto il muro sta mostrando qualcosa, è che la presa dei maggiori partiti fatalmente è destinata a cadere insieme alla loro funzione centrale di stabilità di governo. E ciò si deve al proporzionale. La somma di Cdu-Csu e Spd è in caduta libera: da più dell’80% ai tempi d’oro della Germania postbellica, è scesa ormai a poco più del 56%. Per la Spd i voti conseguiti sono il punto più basso della sua storia, ma anche per Cdu-Csu si tratta del secondo peggior risultato. Capisco che i teorici dell’interposizione centrista e sinistrista anche da noi mirino a effetti del tutto analoghi. Io penso invece che più un Paese diventa complesso e poliarchico, meglio sia avere un sistema elettorale solidamente maggioritario che assicuri una buona governabilità. Anche perché il naso mi dice che in Italia non avremmo l’equivalente di un FDP al 14-15% ma una riedizione minore postdemocristiana che guarderebbe a una sinistra che tornerebbe a frazionamenti dei tempi prodiani, più un solido innesto populista-manettaro. Roba un po’ da brividi, se mi passate la sincerità. Veniamo invece al significato del voto tedesco considerando l’economia, e il ruolo leader che la Germania esercita per la sua forza sull’economia dell’euroarea. Read More

28
Set
2009

Germania, se Westerwelle NON andasse agli Esteri

Meglio una Germania governata da una coalizione Cdu-Csu-Fdp, che la riedizione della Grande Coalizione con la Spd. Angela Merkel è riuscita a ottenere il suo obiettivo. Sfiancare i socialdemocratici incatenandoli a un governo che li ha visti andare in crisi sul tradizionale estremismo che in quel partito convive con il realismo filobancario e filorusso di Schroeder. Così la sinistra si divide tra socialdemocratici ai minimi storici, Verdi e Linke, mentre democristiani e liberali governano. Il leader della Fdp Westerwelle è il vincitore numero due, dopo la Merkel. A questo punto, da europei parecchio scassati nel dopo crisi, e da italiani a corto di buona politica, dovremmo augurarci che il leader liberale NON accettasse l’incarico di governo tradizionalmente riservato in Germania al leader del partito numero due in una coalizione, cioè il ministero degli Esteri. Read More