Di Grecia e slippery slopes – parte II
Questo post non parla della Grecia: parla di pensatori che in alcuni casi forse non si sono mai neanche pensati a vicenda, e che hanno analizzato determinate dinamiche in contesti diversi e esprimendosi in linguaggi diversi, giungendo però a conclusioni simili. Certi fenomeni generano spontaneamente un processo che porta alla concentrazione del potere politico e alla limitazione della libertà, una china scivolosa in cui i paesi occidentali sono caduti da oltre un secolo, senza mostrare ancora alcuna intenzione di venirne fuori, a tutto vantaggio delle elite politiche e delle lobby organizzate. Gli strumenti concettuali necessari a capire questi fenomeni di “slippery slopes” sono molto diversi: si potrebbe parlare di inconsistenza temporale (Kydland e Prescott), di equilibri di Nash in paradossi del prigioniero, di logica dell’interventismo (Mises), di effetto ratchet (Higgs), di “storia naturale del Potere” (Jouvenel), di tragedia dei beni comuni (Hardin) o di teoria delle slippery slopes (Rizzo e Whitman).












