27
Gen
2012

Taxi, Authority (inutile) e “modello Milano” – di Luciano Galbiati

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Luciano Galbiati.

Gentile signor Stagnaro,

Il decreto liberalizzazioni prevede per i taxi il mantenimento di un sistema regolamentato (prevalente in Europa e USA).

Si è evitato il grave errore di scegliere tra due estremi entrambi sbagliati. La totale deregulation; che comporta per i taxi il fenomeno – ben documentato in letteratura economica – della “concorrenza distruttiva” (i taxi di Dublino). All’estremo opposto il “cumulo delle licenze”; che genera oligopoli e sfruttamento del lavoro (i taxi di New York).

Si è invece scelto un modello organizzativo da molti anni adottato a Milano e nel bacino aeroportuale lombardo.
“Modello Milano” (mi consenta il termine) che uno studio del 2011, svolto dagli Automobil Club europei, pone al 4° posto nel continente per qualità, correttezza e trasparenza tariffaria su un totale di 22 città esaminate.

Queste le caratteristiche:

1) TRASPARENZA: unico caso in Europa di tariffa senza supplementi (si paga solo l’importo del tassametro).

2) OBBIETTIVI QUALITATIVI: Aumenti tariffari legati al raggiungimento di obbiettivi qualitativi (motori ecologici, lingua straniera, terminale pos, ecc).

3) EXTRATERRITORIALITÀ: Possibilità paritetica di carico per le flotte taxi di Milano/Varese/Bergamo nel sistema aeroportuale lombardo (Malpensa, Linate, Orio al Serio).

4) FLESSIBILITÀ: Attivazione volontaria di autisti e turni supplementari con una sola licenza.

Se questa direzione è giusta e praticabile – senza stravolgere la normativa esistente – enorme perplessità suscita invece la decisione del Governo di trasferire la disciplina del servizio ad una authority nazionale.

NEL METODO: Non è certo una liberalizzazione, ma un atto dirigista.  L’illusione del perseguimento della concorrenza per via amministrativa e centralista.  Numero dei taxi e tariffe sono gestite in tutto il mondo dagli enti locali; anche nella iper-dirigista Francia.

NEL MERITO:  Può davvero un’autorità centrale conoscere meglio delle autorità locali le esigenze di servizio degli 8.000 comuni italiani? Realtà locali caratterizzate, come tutti sanno, da enormi differenze socio/economiche.

Il motivo per cui, sempre e ovunque, la disciplina del servizio taxi è affidato a regioni, comuni, contee o prefetture (enti locali) è molto semplice; diversamente non può funzionare in modo efficiente. Non funzionava così neppure nell’URSS dei piani quinquennali.

Anche al più tiepido tra i liberali o al più timido tra i liberisti è chiaro che l’authority dei taxi è l’ennesimo “carrozzone” italico.

Cordialità

Luciano Galbiati (tassista)

27
Gen
2012

Hazlitt. Capitolo 14 – Salviamo il settore industriale!

Contro quella che definiscono “politica del laissez-faire” o “capitalismo selvaggio”, i fautori delle politiche interventiste rivendicano la necessità di salvare dalla libera concorrenza i settori industriali che rischiano di fallire. Essi sostengono che non fare tutto questo provocherebbe una perdita tale da indurre al crollo l’intera economia nazionale, dato che l’aiuto statale viene presentato come utile all’intera comunità.

Hazlitt descrive due principali metodi di salvataggio delle industrie: due diverse strade che producono, a suo parere, le stesse disastrose conseguenze. Read More

26
Gen
2012

Hazlitt. Capitolo 13 – La “parità” dei prezzi

Fin dai tempi della Grande Depressione, un intervento statale volto a ricondurre i prezzi dei prodotti agricoli alla “parità” con i prezzi dei beni di cui il contadino ha bisogno è stato considerato il modo migliore per evitare che il calo dei prezzi agricoli producesse anche una crisi dei consumi della produzione industriale. Con questo argomento, i soliti difensori di taluni interessi particolari riescono spesso a convincere l’opinione pubblica che la politica dirigista da loro suggerita possa promuovere la stabilità e la prosperità dell’intera economia, mentre in realtà la danneggia. Read More

25
Gen
2012

Contro i forconi

Negli ultimi giorni il movimento dei forconi siciliani ha attirato l’attenzione dei media nazionali; al momento in cui scrivo, la protesta si è estesa ad altre parti del paese e vi è stato, purtroppo, persino un morto. I forconi, riuniti sotto il cartello “forza d’urto”, hanno coagulato attorno a se numerose persone disperate per la grave crisi che ormai da oltre 3 anni attanaglia il nostro paese.

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24
Gen
2012

La protesta TIR figlia dello statalismo

La protesta dei TIR sta creando gravi problemi in Italia. I blocchi si stanno estendendo e anche la benzina inizia a scarseggiare. Una protesta che nasce non tanto dal pacchetto liberalizzazioni, quanto dal malcontento per il prezzo troppo elevato del carburante.

Sul prezzo troppo elevato alla “pompa” non si può discutere molto. Se si prende a confronto uno stesso camion che opera in Spagna (non un Paese dell’Est Europa) i costi legati al rifornimento in Italia sono superiori di circa il 35 per cento. In un’economia sempre più integrata come quella europea, questo svantaggio competitivo è pagato a caro prezzo.

Come risolvere il problema sollevato dai camionisti? Semplice: l’abbassamento delle accise è necessario e la liberalizzazione deve essere più forte e stringente al fine di migliorare il sistema distributivo dei benzinai italiani.

Ma non è tutto qua. La protesta che è degenerata in un blocco della mobilità è un chiaro non rispetto della libertà di movimento dei cittadini. Così facendo c’è il rischio di limitare uno dei diritti di ogni cittadino che è quello di potersi muovere liberamente.

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24
Gen
2012

Il Fmi ha parlato, lo Stato non faccia l’indiano a spese nostre: venda!

Da Tempi

Oggi dal Fmi è venuta una frasetta che spiega perché contuinuo a tenere da settimane come primo post quello del suo arrivo in Italia. Da Washington hanno poi corretto, ma come certo sapete il direttore degli Affari Fiscali del Fondo, Carlo Cottarelli, aveva testualmente detto una grande verità: “l’Italia non può farcela da sola”. Partiamo da qui. Per spiegare che un modo ci sarebbe. Se qualcuno desse retta. Diversi lettori reagiscono alla proposta qui avanzata  – bisogna abbattere il debito pubblico lavorando sugli stock e non sui flussi, perché gli avanzi primari a spesa pubblica pressoché intatta nella sua crescita inerziale non fanno altro che ammazzare il paese con pressione fiscale sempre più record – chiedendomi di documentare meglio le basi documentali sulle quali insisterebbe la proposta. Giusta osservazione. A maggior ragione visto che lunedì il Corriere della sera ci ha rivelato che sarebbe allo studio una proposta che dell’attivo pubblico farebbe tutt’altro utilizzo. Oggi per fortuna liquidata dal ministro Corrado Passera.
Partiamo dai numeri, dunque. Read More