26
Gen
2012

Hazlitt. Capitolo 13 – La “parità” dei prezzi

Fin dai tempi della Grande Depressione, un intervento statale volto a ricondurre i prezzi dei prodotti agricoli alla “parità” con i prezzi dei beni di cui il contadino ha bisogno è stato considerato il modo migliore per evitare che il calo dei prezzi agricoli producesse anche una crisi dei consumi della produzione industriale. Con questo argomento, i soliti difensori di taluni interessi particolari riescono spesso a convincere l’opinione pubblica che la politica dirigista da loro suggerita possa promuovere la stabilità e la prosperità dell’intera economia, mentre in realtà la danneggia.

É certamente vero che, grazie ai diversi modi in cui lo Stato alza a loro vantaggio i prezzi, gli agricoltori hanno più denaro da spendere per l’acquisto di prodotti industriali, ma quello che si è verificato è un trasferimento del potere d’acquisto dal contribuente all’agricoltore. Non solo l’economia non ci guadagna, ma in realtà viene distrutta ricchezza, in quanto i programmi statali per il controllo dei prezzi impongono che siano consumati meno prodotti.

Una volta compreso che la “parità dei prezzi” non si può conseguire elargendo sovvenzioni finanziate dall’insieme dei contribuenti, ci sono sostenitori di tale politica che adducono un altro argomento, secondo il quale il controllo dei prezzi sarebbe una legittima compensazione dei dazi sui prodotti industriali consumati dagli agricoltori.

Hazlitt allora spiega che alla base di questo ragionamento c’è l’assurda assunzione che sia possibile proteggere o sovvenzionare tutti “equamente”. Ma anche ipotizzando che questo sia possibile, “chi potrà  trarne vantaggio, quando tutti sovvenzionano in egual misura tutti? Che guadagno c’è quando tutti, con l’aumento delle tasse, perdono esattamente quello che le sovvenzioni o i dazi protettivi fanno loro guadagnare? Alla fine, saremo riusciti soltanto a creare un esercito di inutili burocrati, tutta gente persa per la produzione, ma indispensabile per assicurare l’attuazione di questo bel programma”.

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2 Responses

  1. JHG

    Questo principio è uguale sia in teoria che in pratica a quanto praticato nella Germania-est, dove sono cresciuto. Porta sprechi da una parte, scarsità dall’altra e lo stato come Grande Fratello (quello di Orwell) al centro.

  2. Mario Muro

    Cncordo pienamente. Aggiungo però che con il tempo questo ipotetico equilibrio si rompe a vantaggio della classe burocratica, perchè essa aumenta sempre secondo la regola della scissiparità come diceva Luigi Einaudi nelle sue “Prediche della domenica”: gli impiegati passano da 1 a 3, poi a 7 e così via , pur gestendo lo stesso numero di pratiche, ma con maggio tempo.

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