5
Feb
2012

Hazlitt. Capitolo 23 – L’attacco al risparmio

Per gli economisti classici il risparmio rappresentava la condotta più saggia tanto per gli individui come per gli Stati, ma oggi vengono invece addotti sempre nuovi argomenti a sostegno della dottrina della spesa, in base alla quale il risparmio ostacolerebbe lo sviluppo dell’economia.
L’ingenuo argomento secondo cui chi risparmia non spende e quindi non fa circolare il denaro, fa coincidere il risparmio con una sua forma particolare: la “tesaurizzazione”, intesa come un accumulo di denaro che non viene impiegato in alcuna attività. Questa non è però la forma più diffusa di risparmio, dato che in linea di massima – grazie ai propri depositi bancari – chi accantona risorse in vista di investimenti futuri finanzia invece attività che fanno accrescere la produttività complessiva e quindi aiutano ad aumentare la ricchezza, che al contrario diminuisce fino a scomparire quando i capitali sono spesi da chi non si preoccupa di accantonare risorse.
Grazie al risparmio e agli investimenti che esso consente, la produzione totale aumenta di anno in anno, nonostante i fautori della spesa pubblica propongano con successo di far prelevare dallo Stato i risparmi privati, con la scusa di renderli più produttivi. I fautori di un massiccio intervento dei poteri pubblici nell’economia, inoltre, richiedono l’intervento pubblico anche per imporre limiti ai tassi d’interesse, per assicurare che l’industria abbia sempre convenienza a farsi prestare capitali da investire in stabilimenti e impianti.
Contro le tesi di quanti sono favorevoli ad artificiosi bassi tassi di interesse, Hazlitt spiega come il risparmio e gli investimenti tendano a equilibrarsi esattamente come succede alla domanda e all’offerta sul libero mercato. D’altra parte, essi possono essere rispettivamente definiti l’offerta e la domanda di nuovo capitale, che dovrebbero essere regolate da quei particolari prezzi che sono i tassi d’interesse. Se però lo Stato regola i tassi d’interesse, il gioco dell’economia è falsato: esattamente come succede quando si manipolano i prezzi. Quando il costo del denaro è tenuto artificiosamente basso grazie a iniezioni continue di moneta e depositi bancari (chiamati a supplire al risparmio reale), il costo è un’inflazione che a sua volta genera nell’economia fluttuazioni ben più violente di quelle che ci si propone d’impedire.
Viceversa, se non s’interviene a regolare i tassi d’interesse, l’incremento del risparmio crea una sua domanda e una naturale riduzione del costo del denaro. L’accresciuta offerta di risparmio in cerca di investimenti obbliga allora i risparmiatori ad accettare tassi inferiori, grazie ai quali un maggior numero di imprese richiede prestiti per fare nuovi investimenti, e il tutto secondo i meccanismi genuini dell’economia.

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1 Response

  1. ALESSIO DI MICHELE

    Un piccolo dubbio di marketing: se chiamassimo domanda anche il risparmio ? “Lei sta risparmiando ?”- “Per carità, come si permette ? Sto acquistando crediti (o partecipazioni, o beni di investimento, o scorte, o polizze, …). Io sono un keynesiano, sa, io non risparmio, io spendo”. Alle volte le parole giuste cambiano completamente faccia alla realtà.

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