15
Mag
2012

Allerta Spagna tra nazionalizzazioni e corsa agli sportelli

Non è questione di essere pessimisti o meno, ma la situazione spagnola è davvero vicino al baratro. Lo spread ha sfondato ieri i 485 punti rispetto ai bund tedeschi, con una crescita di oltre 30 punti in poche ore. Il tasso d’interesse dei Bonos decennali è sempre più vicino alla soglia critica del sette per cento (ore 11.00).

Cosa è successo?

Come anticipato nel weekend scorso su queste colonne, il settore immobiliario peserà quasi 200 miliardi di euro sul sistema bancario. E proprio qua sta la debolezza spagnola. Nel frattempo il movimento degli “indignados”, contrario alla nazionalizzazione, ha cominciato con una protesta che corre su twitter; l’hashtag più utilizzato è stato #CierraBankia (chiudi Bankia). Centinaia di persone stanno cominciando a cancellare il proprio conto bancario dalla quarta entità finanziaria e c’è il serio rischio di corsa allo sportello.

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11
Mag
2012

Adios España?

La Spagna sta cadendo verso il precipizio. Non è un precipizio come quello greco, ma certo la situazione è ogni giorno più complicata.
Oggi il settore delle cajas è sull’orlo di un fallimento annunciato. Su queste colonne lo dicevamo giá due anni fa.
Il problema deriva dal settore immobiliare come riporta la tabella e dallo scoppio della bolla nello stesso. Fino al 2007 il settore era cresciuto a dismisura e in Spagna si costruivano più case che in qualunque altro paese europeo, anche di quelli molto più grandi. La costruzione era finanziata principalmente dalle cajas, che non lesinavano credito sia alle imprese edilizie che alle famiglie.

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11
Mag
2012

Spesa pubblica: lascia o raddoppia? – di Valentino Govigli

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Valentino Govigli.

Impazza, ultimamente, su internet e sui vari blog di settore, un’accesa discussione su di un ricerca realizzata da Veronique de Rugy, economista di origine francese, che dimostra – avvalendosi dei dati pubblicati da Eurostat –  come i singoli stati europei non abbiano affatto proceduto a tagli alla spesa pubblica ed anzi di come, in termini nominali, il livello di spesa pubblica sia aumentato o si sia comunque stabilizzato su un livello molto alto. la ricerca  è stata ripresa favorevolmente dal blog “Marginal Revolution” del noto economista americano Tyler Cowen (di recente passato da Milano ospite dell’IBL) con il titolo: “How savage has European austerity (Spending cuts) been?”, ovvero: quanto forte è stata l’austerità europea riguardante i tagli alla spesa negli ultimi anni?; mentre  ha creato un acceso dibattito con l’Economist il quale sostiene la totale inesattezza dell’analisi della de Rugy complice di aver sottostimato i valori approssimando l’analisi ai soli termini nominali anziché a quelli reali.

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11
Mag
2012

La Soda Tax del ministro Balduzzi non sembra una buona idea — di Diego d’Andria

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Diego d’Andria.

Come se la pressione fiscale italiana non fosse già a livelli spaventosamente elevati, il ministro Balduzzi propone di introdurre un’accisa sul prezzo di alcune bevande ad alto tenore calorico, con il fine di ridurre il fenomeno dell’obesità giovanile e non. Il gettito, si legge  sul Corriere della Sera, sarebbe poi destinato a “campagne di prevenzione e di promozione di corretti stili di vita e ad alcuni interventi mirati in campo sanitario”.

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10
Mag
2012

Breve profilo del caos – di Gerardo Coco

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Gerardo Coco.

Lo scorso aprile George Soros scriveva sul Financial Times: l’Europa è entrata nella fase letale. Per sottrarla a questo destino il finanziere suggeriva la revisione del fiscal compact e, come gli è congegnale, anche fantasiose ingegnerie finanziarie. In realtà l’Europa è un morto vivente a cui nessuna operazione finanziaria, nessuna revisione di patto fiscale, nessun patto per lo sviluppo può ormai restituire vita. E a questo cadavere politico/economico privo di soluzioni socialmente ed economicamente realizzabili, ora non restano di vitale che sussulti di risentimento e antipatia verso il responsabile della cura che avrebbe creato la malattia: la Germania (ma a Maastricht gli stati membri cosa pensavano di aver firmato nel 1997? un accordo su come vivere alle spalle di un superstato garantito dal Quarto Reich?).

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10
Mag
2012

Grecia out? Ebbene sì. Ma anche la Merkel non se la passa tanto bene

Alle prime proiezioni sul disastroso esito delle elezioni greche, Citigroup ha innalzato la sua stima di probabilità di uscita di Atene dall’euro a un range tra il 50 e il 75% nei prossimi 12-18 mesi.  In effetti è comprensibile, tenendo conto che  conservatori e socialisti pro Europa sono senza maggioranza in parlamento, e costretti a cercare in tre soli tentativi un partito aggiuntivo di maggioranza prima di un nuovo scioglimento che sarebbe l’anticamera dell’uscita dall’euro. Il primo tentativo affidato ai conservatori si è esaurito in poche ore, affossato  da Sinistra democratica, il più piccolo dei partiti di sinistra e in teoria il più filoeuropeo. Il secondo è toccato a Syriza, la sinistra radicale contraria alla terza tranche di aiuti in cambio di altri 11 miliardi di rigore. Il terzo al Pasok, che dicendo no nella seconda mano alla sinistra radicale se lo vedrà restituire, e ha una chanche solo se a quel punto contraddice la campagna elettorale  – e convince anche i conservatori a farlo – dicendo sì alla ricontrattazione del pacchetto europeo chiesto dai 21 eletti della Sinistra democratica. Con una maggioranza che sarebbe comunque assai debole. Risultato: par proprio che si rivada a votare, Syriza è convinta di aumentare il suo vantaggio alle urne e di poter guidare una coalizione di sinistra estesa contro l’Europa per rinegoziare tutto. Parola d’ordine “no all’austerità”. In altre parole, Grecia fuori dall’euro. E da ieri con le dichiarazioni di Guido Westervelle è ufficiale l’altolà ad Atene: dunque l’ipotesi di breakup della moneta comune  è sul tavolo. Per me, andava esaminata due anni e mezzo fa, all’esplosione della crisi greca. Le condizioni di quel Paese, a così bassa manifattura ed export e debolissimo tranne che per il turismo, aggravate da una pachidermica estensioen della mano pubbluica praticata dai partiti, hanno visto negli anni dell’euro praticare un enorme azzardo morale: il reddito procapite reale è di un terzo almeno superiore alle ragioni di scambio. Poiché è impensabile tagliare di un terzo e metà i redditi alla gente nella stessa moneta, la via è quella di tornare alla dracma lasciando che svalutazione e inflazione rilivellino in termini reali le ragioni discambio rispetto ai livelli di costo e produttività.  Conseguenze per l’Europa e l’Italia? E come se la passa, la Merkel? Read More

10
Mag
2012

Pagare le imprese per ridurre il deficit? I molti insegnamenti della “svolta di Salerno” – di Mario Dal Co

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Mario Dal Co.

Il disavanzo può essere un circolo vizioso

In un recente articolo di Sergio Rizzo (Il Corriere della Sera 7 maggio 2012) si ricordava come gli ispettori della Ragioneria avessero indicato in 200 milioni  gli aumenti di costo dovuti ai ritardi di pagamento della Giunta Bassolino. L’articolo girava intorno alla questione dell’indebitamento indicandone i rischi prospettici, senza tuttavia individuare risposte. Eppure le risposte ci sono, sono in atto, dobbiamo farle uscire dalla nebbia in cui le avvolgono gli interessi corporativi dei sindacati, dei funzionari e dei politici abituati a “questuare” risorse alle autorità nazionali per non doversi impegnare in impopolari opere di risanamento. La risposta c’è ed è in  Campania, non è neppure difficile da raccontare. Read More

9
Mag
2012

Tirannia fiscale, John Locke e diritto di appello al cielo – di Aldo Canovari

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Aldo Canovari.

I drammatici episodi di questi ultimi mesi, che hanno visto reazioni esasperate di cittadini annientati dal fisco (cosa mai verificatasi in 150 anni di storia del nostro Paese), attestano la dissennatezza di una politica fiscale che ha superato ogni limite di ragionevolezza e di tollerabilità.

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