14
Apr
2012

Obbedienza cieca pronta e assoluta? Mai

My country, right or wrong? Con un accorato articolo di fondo sul Corriere della sera, Dario Di Vico ha voluto ribadire quello che, se si ragiona con la testa dei partiti, è un fatto ovvio: non c’è alternativa al governo Monti. Non esistono altre alchimie parlamentari che potrebbero reggere, tutti temono un “salto nel buio” elettorale, le forze politiche che sostengono Monti non contemplano neppure l’ipotesi di smettere di farlo, in attesa della sospirata revisione della legge elettorale. Che, per inciso, sarà probabilmente cucita addosso a uno schema di nuova grande coalizione, post-voto.

Per Di Vico, “il governo ha sicuramente commesso degli errori, ma c’è qualcuno che in piena onestà intellettuale possa tentare un confronto con le performance dei precedenti esecutivi?” In realtà la tragedia del governo Monti è proprio la perfetta continuità con l’operato dei governi precedenti – e in particolare col precedente governo Berlusconi. Per un riassunto delle puntate precedenti, rimando a questo impeccabile post di Fabio Scacciavillani.

Emblematico l’ennesimo aggravio d’imposta sulla benzina per finanziare la Protezione Civile – che ha sostituito l’ipotesi di una tassa sugli sms, immaginiamo sulla base di una valutazione strettamente politica: meglio colpire chi è già uso a farsi salassare ad ogni pieno che fare assaggiare a milioni di ragazzini messaggianti il sapore della cleptomania di Stato.

Il governo Monti procede esattamente sulla scia tracciata dalle ultime manovre di Berlusconi/Tremonti, a loro volta in linea con l’approccio dominante negli ultimi vent’anni: la via italiana al risanamento passa per la crescita della pressione fiscale. Il settore privato soffre, e la risposta del governo sta in un tentativo di distrazione di massa, attraverso la distribuzione di premi simbolici: si annuncia una commissione (pardon, una task force) per l’agenda digitale, un’altra per attrarre gli investimenti esteri, e avanti così in un vortice di agenda, summit e tavoli che salva almeno un’industria patria, quella dei convegni.

La nostra classe dirigente ha coltivato e coltiva l’illusione che il problema non fosse il governo Berlusconi, ma solo Berlusconi. Che levati di mezzo gaffe ai vertici internazionali e bunga bunga, fosse possibile andare avanti come prima. Perché quella è la cultura egemone nella nostra classe dirigente. Che ritiene non debbano esserci limiti né a quanto lo Stato spende, né a quanto lo Stato tassa, se non quelli dettati dal suo senso di opportunità. E che pensa, sotto sotto, che il lerciume dell’autointeresse, nel quale germina quanto resta dell’economia di mercato, trovi redenzione soltanto nel fornire risorse a vantaggio dell’interesse generale, di cui l’unico interprete autorizzato è l’alta burocrazia romana.

Questo pensavano i funzionari che stringevano i bulloni alle politiche del precedente governo, questo pensano i funzionari che hanno scritto i provvedimenti del governo Monti.

Negli ultimi giorni qualche segnale incoraggiante è venuto dai giornali, non dal governo. Che il Corriere metta in campo Alesina/Giavazzi, e Repubblica Bisin/DeNicola, per chiedere più tagli alla spesa, è un raro caso di liberismo stereofonico – impensabile appena cinque anni fa. Segnala che l’opinione pubblica è più “pronta” a riforme davvero incisive, di quanto non lo sia chi ci comanda.

Proprio per questo motivo, non è il momento di stringerci a coorte e di dire “my country, right or wrong”. In assenza di un’offerta politica diversa (“non c’è alternativa”, come scrive Di Vico: nel senso, in parlamento), l’unica cosa che può portare a qualche correzione di rotta è una domanda che salga forte dall’opinione pubblica. Senza temere di “criticare il proprio Paese” in un momento così delicato, di sfregiare l’icona dei “salvatori del Paese”: perché più quell’icona viene venerata, più la presunzione dei presunti medici della malattia italiana viene solleticata, più è probabile che continuino a “curarci” con le sanguisughe.

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16 Responses

  1. Caro Mingardi, possiamo davvero limitarci a far salire una forte domanda dall’opinione pubblica? Temo di no. Servono azioni più incisive, serve stringersi a coorte, non attorno alla patria, ma attorno a un simbolo forte che possa guidare la rivoluzione liberale.

  2. Andrea

    Secondo Piero Ostellino (e non solo) stiamo rischiando il “fascismo di popolo”. Non credo sia una esagerazione dal momento che siamo guidati da decenni da una classe dirigente autoreferenziale che ha fatto strame di qualsiasi senso di legalità e responsabilità. E che stiamo perdendo pezzi di libertà ogni giorno, anche se a non pochi non dispiace affatto. Per quanto riguarda la democrazia, abbiamo conosciuto soltanto una partitocrazia.

  3. Federico

    Segnalo l’,articolo della Gabardelli sul Corriere di oggi per una indicazione della mentalità liberticida montante.

  4. claudio p

    Vendola è stato raggiunto da un secondo avviso di garanzia.
    Vendola e Bossi avevano ben pensato che nel teatrino della politica ci dovesse pur essere qualcuno disposto a proporsi per il ruolo di attore antagonista. Il ritorno in termini di voti non sarebbe mancato.
    Il partito dei magistrati ha però deciso che no. Che per un po’ il pubblico si sarebbe dovuto accontentare di Landini e Storace, e se la messa in scena sarebbe risultata ancora più noiosa… pazienza.

    Che chi ha sbagliato paghi! Ci mancherebbe.. senza contare che tanto quelli, quanto questi sono la cosa più lontana dalla rivoluzione liberale che si possa concepire. Ma è interessante notare che tra gli ingredienti della solita minestra ci sono sempre la ricattabilità degli “attori”, la regìa delle procure e la “disponibilità” dei media. SLURP

  5. Franco Zannoner

    Tutta questa continuità con il governo precedente non la vedo.
    Quello di prima era stato votato, questo è stato imposto.
    Prima si lamentavano gli statali, ora si lamentano i privati.
    Prima si provava a fare il federalismo, ora è sparito e il centro prende tutto.
    Prima si poteva parlare di tasse ingiuste ora ti demonizzano.
    La burocrazia e la conservazione hanno vinto, e gli riformisti le hanno dato una mano, facendo la figura degli “utili idioti”, poichè sempre alla ricerca della perfezione non potevano sopportare le mutande di Berlusconi e le scoregge della Lega.

  6. Guido Cacciari

    Io ho scritto questo alla Gabanelli:
    “Egregia Dr.ssa Gabanelli,
    premetto che sono uno dei suoi tantissimi estimatori,
    ma vorrei indicarle un elemento di demagogia che sta invadendo un pò tutta la stampa e le trasmissioni con temi politici ed economici.
    Si tratta dei dati sulla evasione fiscale.
    Ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, vengono sparate cifre le più diverse, a seconda del fucile che le proietta.
    Gli evasori fiscali sono indicati come i novelli “untori”.
    In realtà, l’evasione, in quanto tale, non è misurabile.
    Non sarebbe male un piccolo approfondimento, ma fatto bene, su come questo dato viene “calcolato”.
    Perché se risultasse, come sono convinto, trattarsi non di dati bensì di stime,
    peraltro con gradi di probabilità molto bassi,
    allora sì che sarebbe una notizia.
    Smontare la colonna infame, e la caccia “all’untore”,
    permetterebbe di rivolgere l’attenzione verso il vero male,
    ovvero la spesa pubblica.”

  7. claudio p

    @Franco Zannoner
    le differenze che citi riguardano più che altro l’atteggiamento dei media, se stiamo ai fatti, è dagli anni venti che non c’è discontinuità (fatta eccezione per alcuni anni subito dopo la fine della guerra).

  8. Marco Tizzi

    Lettera spedita a Report:

    Carissima redazione di Report,

    premetto che vi voglio un gran bene: nonostante non abbia una TV, non mi perdo una vostra puntata. E vi voglio un gran bene soprattutto perché rimanete un piccolo barlume di quel giornalismo d’inchiesta che in questo Paese non ha mai preso piede, anche per il fatto che il piombo qui non è mai mancato per i giornalisti che sapevano fare il loro lavoro.
    Però l’ultima puntata, quella sulla tracciabilità del denaro, non l’ho proprio capita. Sinceramente mi sembra sia fondata su una tesi errata e che mandi un messaggio davvero folle.

    La tesi è che tracciando tutte le transazioni monetarie si combatte l’evasione. La tesi viene immediatamente confutata con un esempio: se vado al bar e mi prendo un caffè facendo una transazione dal mio cellulare al cellulare del titolare che non fa lo scontrino, cosa cambia rispetto ad oggi? Nulla. Assolutamente nulla, perché nessuno potrà mai dimostrare senza essere lì in quel momento che quella transazione corrisponde alla fornitura di un caffè. Come nessuno potrà mai dimostrare che il mio bonifico da 10 000 euro corrisponda alla fornitura di un sacchetto di cocaina senza che mi trovino in tasca il sacchetto stesso. Perché finché il denaro resta proprietà privata io ci faccio quello che mi pare e nessuno potrà mai negarmi questo diritto finché non si nega in toto la proprietà privata.
    Ci hanno già provato, non ha funzionato.
    In compenso la tassazione dell’uso del contante spingerebbe all’utilizzo di monete alternative, che possono essere moneta straniera, moneta elettronica alternativa (per es. il Bitcoin, che è anche totalmente anonimo) o molto banalmente l’oro e i metalli preziosi. Risultato? La nostra moneta di Stato non viene più utilizzato e finisce. Cosa che personalmente riterrei anche una buonissima notizia allo stato delle cose, ma di sicuro esistono metodi più intelligenti per far finire il sistema di impoverimento di massa che prende il nome di Euro.

    Il messaggio è ancora peggio della tesi. Ed è stato terribilmente enunciato dalla persona che da quando è diventata il nostro presidente del consiglio si è dimenticato di essere anche un professore di economia: o gli puntano una pistola alla fronte oppure in qualche modo gli hanno rimosso tutte le cose che sa e lo costringono a dire idiozie. Il messaggio è che “senza evasione i conti pubblici sarebbero a posto”. Perbacco, che stupidaggine! Tiratemi fuori uno studioso di economia degno di questo nome che abbia detto una vaccata del genere! Se una famiglia spende più di quello che guadagna è colpa dei datori di lavoro che pagano troppo poco gli stipendiati della famiglia stessa? Oppure è colpa di chi spende troppo? E se anche guadagnassero di più i lavoratori di quella famiglia, risolverebbero il problema senza insegnare ad ogni membro che non si possono spendere i soldi che non si hanno?
    Se si vuole avere un bilancio in pareggio – cosa che, in un momento di recessione e in una moneta come l’euro è, a detta di molti economisti, una follia – bisogna tagliare la spesa pubblica, in particolare quella che non è diretta ai cittadini sotto forma di servizi o contributi sociali. Punto. Facile e senza discussione.

    I denari frutto di evasione continuano a “girare” nell’economia e comunque diventano in qualche modo “ricchezza nazionale”. Se li togli e li rimetti nelle mani dello Stato senza ridurre, anzi aumentando, le spese e senza ridurre, anzi aumentando, le tasse, non fai altro che impoverire i cittadini e arricchire i ladri di Stato.
    È quindi giusta l’evasione fiscale? No, assolutamente. Ma la lotta all’evasione è innanzitutto una lotta alla distorsione della concorrenza e in quest’ottica deve essere vista: non come rattoppo di conti pubblici contrapposta al pozzo senza fondo della spesa. E in quest’ottica la lotta all’evasione è molto semplice e si ottiene in 6 mosse, da fare tutte e in quest’ordine:
    1- Rendere la spesa pubblica direttamente proporzionale ai servizi forniti e ai contributi sociali emessi;
    2- Rendere il contenzioso fiscale un contenzioso giuridico come gli altri, con l’accusa e la difesa sullo stesso piano;
    3- Riduzione del numero di differenti tasse e semplificazione del metodo di calcolo e pagamento delle tasse stesse;
    4- Riduzione della tassazione complessiva ad una percentuale del reddito che renda sensato il lavoro, sia esso imprenditoriale o dipendente. Sopra il 40% dovrebbe essere vietata dalla costituzione;
    5- Inasprimento delle sanzioni pecuniarie per l’evasione, che oggi è spesso economicamente conveniente;
    6- Aumento dei controlli
    Finito. Così funziona nel mondo.
    Non c’è alcun bisogno di creare Stati Orwelliani che limitino la libertà dell’individuo con la forza delle armi. È un caso che la guardia di finanza sia armata solo in Italia? Non credo.
    Attenti a vendere la libertà a prezzi di saldo, i compratori sono vampiri assetati.
    Altrimenti la gente, i migliori cittadini e le migliori imprese, sfrutteranno ancor più la cosa migliore che ci ha dato l’Europa unita: un passaporto con cui è facile espatriare.
    Saluti e abbracci,
    Marco Tizzi

  9. Fedi Romano

    Non sono d’accordo su la sua analisi che tutti i precedenti governi abbiano agito in maniera ugualmente rovinosa per il paese. A tal proposito vorrei ricordare che il primo governo Prodi fino nel periodoche ha potuto durare in un anno a portato l’inflazione dal 10% al 3% aumentando l’esportazioni diminuendo la disoccupazione a traghettato l’italia nell’euro e azzerato il debito primario riportando i bilanci in pareggio quindi creando una corsia preferenziale per l’Italia nel mondo. Il secondo governo in poco tempo fino che ha potuto operare aveva riportato una situazione disastrosa ereditata dal governo Berlusconi alla normalita riguadagnando la fiducia del mondo intero per l’itali non andando in giro a raggontare barzellette. E il suo mistro del tesoro, la cui memoria andrebbe degnamente ricìordata,non andava in giro a gridare ai quattro venti indebitatevi ipegnate case gioielli, tutto quello che potetete, spendete, spendete, spendete, basta comprare.

  10. Claudio Di Croce

    @Fedi Romano
    Siamo sicuri che l’Euro sia stato un bene per l’Italia e per l’Europa in generale ? Alla sua entrata ha causato immediatamente una diminuzione del potere di acquisto italiano : un euro = mille lire . Mortadella ci ha rassicurato dicendo che però saremmo stati salvi come Stato . Difatti lo stiamo vedendo sia noi che la Grecia, la Spagna, il Portogallo , l’Irlanda tutti facenti parte del club dell’euro . Come mai i paesi che non hanno aderito all’euro – UK, Svezia, Norvegia, Danimarca – non se la passano male o comunque molto meglio dei paesi euro , a parte la Germania che andrebbe comunque bene con qualunque valuta? Tutti dicono che se si facesse un referendum europeo sull’euro , questo sarebbe abolito immediatamente : come mai ?

  11. Daniele Crippa

    @Marco Tizzi
    GRANDISSIMO!!!
    Manca solo un riferimento al conflitto d’interessi, inteso come la possibilità di portare in detrazione del reddito del singolo cittadino tutti, ma TUTTI, i costi sostenuti per vivere (sanità, istruzione, manutenzione della casa, auto e proprietà varie, etc., etc.).
    Se la tassazione colpisse solo i reddito effettivamente disponibile si otterrebbero alcuni effetti:
    1) Tutti sarebbero interessati a farsi rilasciare regolare fattura/ricevuta per portarla in detrazione;
    2) Lo stato recupererebbe su tutte queste prestazioni l’IVA e le varie tasse;
    3) Si potrebbero abbassare le aliquote di tassazione a fronte di una maggiore base imponibile generale;
    4) La disponibilità alla spesa generale aumenterebbe in virtù della possibilità di “scaricare” i costi vari e questo alimenterebbe una “domanda” oggi depressa che invece è la base di qualunque economia!
    4) Si applicherebbe una sola regola per tutti, senza sacche di privilegio di alcuni (evasori e titolari di partite IVA fittizie solo per giustificare “scarico” di spese e costi);
    5) Diventeremmo subito un’economia attrattativa per gli altri paesi (da noi si verrebbe tassati solo sul reddito effettivamente dipsonibile.
    Facile, banale.
    Perchè non si applica?

  12. Wilcoyote

    Signori, l’evasione fiscale in Italia c’è ed è enorme, inutile girarci intorno. Mi spiegate altrimenti come mai il gettito IRPEF sia da semrpe sostenuto quasi esclusivamente dai lavoratori dipendenti? Invece di inasprire le tasse (che tanto continueranno ad essere allegramente evase) si dovrebbero fare poche norme chiare, aliquote più basse e soprattutto perseguire spietatamente chi evade davvero.
    Un esempio, forse banale, ma illuminante: tempo fa ero andato in un negozio di biciclette e lì avevo inconcontrato un geometra libero professionista che stava pagando una mountain bike che costava la bellezza di 4500 euro. “Beato te che te la puoi permettere” “Tanto la scarico dalla dichiarazione, è un mezzo da cantiere”. C’è bisogno di qualche commento?

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