29
Set
2010

La grammatica dell’oro

Riceviamo da Gerardo Coco e volentieri pubblichiamo

Le politiche di stimolo all’economia americana, la generale instabilità delle valute, la crescita dei debiti sovrani e la persistenza della crisi economica sono i fattori che hanno portato la quotazione dell’oro sopra 1300 dollari. Poiché questi fattori perdureranno il prezzo dell’oro è destinato ad aumentare inesorabilmente. Ricordiamo che negli ultimi dieci anni il suo prezzo è quasi quintuplicato ed è raddoppiato dall’inizio del 2008 ad oggi, cioè da quando sono iniziate le politiche inflazionistiche per i salvataggi finanziari e bancari sia negli USA che nell’eurozona. Il prezzo del l’oro è il voto di sfiducia  nei confronti di governi che spendendo, indebitandosi e creando inflazione provocano l’inarrestabile deprezzamento delle valute. A questo riguardo l’ascesa dell’oro può essere interpretata considerandolo come moneta ombra e il suo prezzo come un tasso di cambio rispetto alle valute officiali. In altre parole l’oro, nonostante la sua completa demonetizzazione avvenuta quaranta anni fa, rappresenta ancora il denaro vero, lo strumento di pagamento e di estinzione definitiva dei debiti. Sta qui la forza del metallo giallo. Se in questi ultimi anni le aziende e i privati avessero convertito i propri bilanci in oro avrebbero avuto l’immediata e drammatica rivelazione dell’annacquamento che ha subito la ricchezza espressa nelle proprie monete di conto.

Quando una volta si parlava di “moneta” si faceva riferimento ad un bene economico, cioè ad una ricchezza prodotta.

Infatti al fine di misurare il valore dei beni economici e dunque di qualsiasi ricchezza, occorre necessariamente produrre un bene dotato di valore che diventi lo strumento di valutazione di tutti gli altri beni. L’oro era quel bene economico che raccogliendo in più larga misura i requisiti più importanti dello scambio divenne l’unità pecuniaria di riferimento e la misura di tutti valori. Questa sua funzione non sorse per convenzione o per intervento dello Stato ma fu il libero mercato, in un lungo processo storico, a selezionare questo metallo come il mezzo più idoneo e razionale per stabilire l’equivalente di ogni scambio, una misura sempre uguale e uniforme dei valori dei beni che la permuta o baratto nelle economie individuali, non permetteva. Affinché un sistema economico basato sulla divisione del lavoro si doti di una misura certa e stabile della ricchezza che produce, bisogna che ne consacri una parte alla circolazione e tale porzione deve possedere oltre alla caratteristica della utilità (ad es., industriale), quella della rarità. Così funziona la teoria del valore.

L’oro è quella forma di ricchezza utile e rara, rispetto alle quale tutte le altre ricchezze ancora oggi possono essere valutate e quotate.

Che sia stato l’oro ad assolvere in modo ottimale la funzione di mezzo di scambio fu dovuto alle caratteristiche di questo metallo: divisibilità, incorruttibilità, trasferibilità, riconoscibilità e infine un alto valore specifico poco variabile. L’oro è il metallo eterno portavalori nel tempo e nello spazio. Altri beni rari avrebbero potuto svolgere un ruolo monetario, ad esempio i diamanti, ma se essi si spezzano perdono il loro valore e non si possono dividere o fondere. Metalli come rame e nickel pur avendo requisiti monetari mancano di quello della rarità. La caratteristica più importante dell’oro è la stabilità del valore, il suo potere d’acquisto rispetto a tutti gli altri beni: esso non cambia la posizione reciproca dei contraenti e questo e tanto più importante quando ci si riferisce a contratti a lunga scadenza. 

E’ chiaro che tutti questi requisiti non possono essere la prerogativa delle monete fiduciarie in quanto esse non sono beni economici, cioè ricchezza prodotta, ma pezzi di carta a corso forzoso riproducibili senza limiti e pertanto, non superando il test della rarità, il loro valore è destinato ad evaporare come l’alcol.

Quando Nixon nel 1971 decise di sganciare il dollaro dall’oro, Milton Friedman predisse che il prezzo del metallo sarebbe crollato perché, pur permanendone la domanda per usi industriali, in assenza di una domanda monetaria, l’enorme stock d’oro esistente accumulatosi nei secoli ne avrebbe depresso il prezzo. Naturalmente si sbagliava e, negli anni 70 fu il dollaro a crollare mentre l’oro mantenne il suo valore. Friedman commise l’errore di credere che l’oro derivasse il suo valore dal dollaro mentre è vero proprio il contrario, perché il dollaro come qualsiasi altra valuta non è un bene economico ma una semplice unità di conto il cui valore è determinato dalle autorità monetarie e non dal mercato. L’oro, dunque ha conservato nel tempo la sua funzione di moneta anche se non in modo ufficiale.

Tuttavia, per quanto l’oro sia stata l’unità di valore di riferimento monetaria più stabile, non è un valore assoluto perché essendo un bene economico, il suo valore corrente è soggetto alle oscillazioni della domanda ed offerta. Ma esso differisce rispetto agli altri beni perché il supremo regolatore del suo valore è il suo valore normale, cioè l’elevato costo di produzione necessario per ottenerlo e verso cui tende sempre a ritornare. Il suo valore corrente, pertanto non può discostarsi in modo permanente dal suo costo di produzione. Infatti, in un contesto di circolazione metallica, se il valore dell’oro fosse superiore ai costi necessari per ottenerlo, una parte del capitale attratta dai profitti eccezionali si dirigerebbe verso l’industria di estrazione del metallo, ma facendone aumentare l’offerta, ne ribasserebbe il valore al livello del costo di produzione. Se, al contrario, risultasse inferiore a questo costo, nell’industria mineraria non si otterrebbero guadagni e l’offerta del metallo subirebbe una contrazione che ne farebbe risalire il valore. In sostanza in un regime aureo le variazioni del valore corrente dell’oro non avrebbero conseguenze diverse da quelle delle variazioni di qualsiasi delle migliaia di beni la cui produzione non è controllata dagli Stati ma è determinata dal libero mercato.

Tuttavia essendo costoso ad estrarsi, l’oro rappresentava un capitale distolto da altri usi produttivi più utili ed urgenti per l’economia per cui l’ideale era ottenere il massimo degli scambi con la minima quantità possibile di metallo. Per questo motivo nel passato si creò il biglietto di banca che fungeva da titolo di credito per il portatore nel senso che la banca si obbligava a pagargli oro dietro presentazione della banconota. Era ovvio che la banca per fronteggiare le richieste di conversione dovesse tenere una proporzione adeguata di riserva in metallo. Per cui la banconota pur non essendo il mezzo di pagamento definitivo, caratteristica esclusiva dell’oro, assolveva comunque alle sua funzione monetaria. Quando questo sistema di riserva aurea fu eliminato gradualmente al solo scopo di permettere allo Stato di espandere senza limiti la spesa pubblica e di indebitarsi per poi estinguere i debiti con denaro svalutato, ebbe inizio l’era dell’inflazione permanente, del deprezzamento delle valute, delle crisi e della distruzione del potere d’acquisto. Il denaro divenne l’attributo della sovranità degli Stati e non più del mercato e lo stock di moneta senza un valore intrinseco fu gestito monopolisticamente dalle Banche Centrali. Si volle far credere che l’oro era un relitto storico, che non dava garanzie di stabilità, che provocava deflazione e che il mercato monetario sarebbe stato più efficiente se guidato dai burocrati. Ma i fatti hanno dimostrato esattamente il contrario. L’oro è stata la moneta più stabile nella storia altrimenti non avrebbe svolto questa funzione per 3000 anni permettendo lo sviluppo della civiltà (l’impero bizantino durò 1000 anni e fu il più lungo periodo di stabilità monetaria della storia umana dopo che nel III secolo  l’impero romano d’occidente aveva tolto l’oro dalla circolazione, crollando poi nel IV secolo). L’apice del gold standard dell’era moderna durò cento anni dal 1815 dalla fine delle guerre napoleoniche, al 1914, all’inizio della prima guerra mondiale quando le banche commerciali sospesero la convertibilità in oro perché si doveva finanziare la guerra attraverso l’inflazione. Questo periodo è noto come la seconda rivoluzione industriale finanziata, per così dire, dal sistema aureo. Infatti i grandi incrementi di produttività che non furono vanificati dall’inflazione, consentirono la discesa dei prezzi e lo sviluppo di capitali. Pertanto la deflazione, che viene confusa, con conseguenze drammatiche, con la discesa dei prezzi, e che significa invece crollo dei profitti, riduzione della liquidità, incapacità di ripagare i debiti, è proprio quel fenomeno che l’uso dell’oro monetario ha sempre contrastato.

Ma questo non verrà mai ammesso dagli stati, dalle banche centrali e dalle burocrazie internazionali cioè a coloro a cui interessa il mantenimento dello status quo e che vedono nell’oro una minaccia: la restrizione del proprio potere e della capacità di spesa per prosperare alle spalle di chi produce.

Le crisi ormai sono un fenomeno endemico perché si vuole ignorare la scienza economica e il suo cardine, la teoria del valore.

Voltaire una volta disse che, fino a che le persone crederanno alle assurdità, continueranno a commettere atrocità. E lo scenario atroce che si profila non è solo la progressiva perdita del potere d’acquisto del denaro che si accompagnerebbe anche alla progressiva restrizione della libertà economica culminante con la confisca degli attivi e dei risparmi privati de jure and de facto a seguito dei default dei governi. L’altro aspetto sinistro dello scenario è che ormai il debito degli stati è così elevato che può essere risolto solo con un default. In altre parole il debito non può essere più pagato perché non esiste il mezzo di pagamento per estinguerlo. Si ha dunque urgentemente bisogno che il denaro torni ad essere prodotto dal mercato perché l’ipertrofia e la disfunzione dei governi sono incompatibili con le valute forti e “oneste”.

23 Responses

  1. “Tuttavia, per quanto l’oro sia stata l’unità di valore di riferimento monetaria più stabile, non è un valore assoluto”
    “il supremo regolatore del suo valore è il suo valore normale, cioè l’elevato costo di produzione necessario per ottenerlo e verso cui tende sempre a ritornare”.

    Le due affermazioni suonano un po’ contrastanti tra loro, almeno per come formulate. Certamente in concorrenza perfetta il prezzo di un bene tende al suo costo marginale (comprensivo però della remunerazione dell’imprenditore e del rischio da lui percepito per quell’industria), che è quello che credo volessi dire. Però affermare che è il costo di produzione che determina il prezzo (quindi esiste un valore “assoluto”?) è “un po’ forte” (il costo di produzione dell’oro si è quadruplicato nel tempo?), e (sicuramente fuori dalle tue intenzioni) suona come dire che il prezzo di bene è la traduzione del lavoro impiegato a creare il bene stesso.
    Grossolanamente il prezzo dell’oro sale certo per una qualche sfiducia sugli altri asset (fiat money compresa) e anche per un mero rapporto “moneta in circolazione – oro in circolazione” che in regime di fiat money (non perché carta in quanto tale, ma perché stampata a iosa) è crescito molto.

  2. MassimoF.

    Complessivamente concordo con i contenuti dell’articolo. Mi permetto solo di far notare alcuni punti. Affermare che il prezzo dell’oro sicuramente salirà mi sembra un pò azzardato. Proprio per la sua funzione e le sue caratteristiche , per valutare se il prezzo dell’oro è alto o basso, dobbiamo guardare al prezzo deflazionato. Se noi guardiamo un grafico dell’oro deflazionato dal 1800 ad oggi vediamo una retta quasi perfettamente orizzontale. L’oro dal 1800 ad oggi , al netto dell’inflazione ha reso lo 0%. Se noi restringiamo agli ultimi 40 anni, vediamo che il suo prezzo ha avuto una grossa fluttuazione sul finire degli anni ’70, e poi è tornato negli anni ’80-’90 nella media di prezzo. Per farla breve , quando il prezzo deflazionato dell’oro ha superato i 1000 dollari , prima di rivedere quel prezzo ci sono voluti 27 anni. Oggi siamo a 1300. Magari il prezzo potrà anche salire, ma dubito che chi compra oro oggi in ottica di lungo periodo avrà grossi guadagni.

  3. Caber

    C’è una semplice ragione per cui dall’800 agli anni 70 il grafico presenta una retta: il gold standard: tot dollari = tot oro
    E non ci può essere stata una grande inflazione nel lungo periodo se il volore della moneta è strettamente legato a quello dell’oro: ci saranno stati momenti di inflazione e momenti di deflazione ma nessuna importante perdita di potere d’acquisto nel lungo periodo.

    Detto questo l’oro ha un importante valore dovuto alla sua scaristà, che come già detto lo rende il perfetto mezzo di scambio, non ha solo rilevanza industriale.
    L’oro non acquista valore nel tempo, come dice MassimoF., al massimo sarà il dollaro (o l’euro) a perderne: qui sta la scommessa di chi acquista oro, una scommessa contro il fiat money.

  4. Gerardo Coco

    @ Leonardo IHC
    non vedo come possa sembrare da quanto ho scritto che il costo di produzione si quadruplichi o sia un valore assoluto. Ho fatto delle precise distinzioni. Proviamo a dirlo in modo diverso specificando di più. Il valore di costo costituisce il valore normale verso cui tende a stabilirsi il valore di scambio della moneta (valore corrente). Quando il metallo ha un valore superiore al costo, la moneta avrà un maggior valore rispetto a tutte le cose, lavoro incluso, che perantanto non aumenta ma dimuisce in termini reali. I “bassi prezzi” rispetto al metallo faranno diminuire le spese degli industriali ma siccome faranno diminuire anche le loro entrate, nessun produttore avrà un vantaggio ad eccezione dei produttori d’oro, il cui reddito lordo, essendo indipendente dai prezzi, rimarrà invariato, ma aumentarà in termini reali perchè ottenuto con minori spese. Da qui un maggior profitto dell’industria mineraria ed un incentivo ad espandere la produzione. Quando i metalli valgono di meno di quello che costano, i prezzi di ogni merce diverranno più alti facendo aumentare le spese di tutti gli industriali. Ma mentre alle loro maggiori spese corrispenderenanno anche maggori redditi lordi, per quelli minerari il reddito lordo resterà invariato ma le spese aumenteranno per cui i loro profitti si ridurranno e restringeranno la produzione. Il fenomeno avviene tutto in termini realtivi e non assoluti. Naturalmente mi riferisco ad un libero mercato. Il valore di una moneta, prescindendo dalle spese di coniazione, non può quindi essere in modo permanente nè superiore nè inferiore al valore del metallo con cui è fabbricata.
    Se fosse superiore ci sarebbe una grande convenienza a far coniar monete.
    Se invece fosse inferorie a quello del metallo le monete sarebbe fuse per ricavarne metallo per cui la quantità di monete circolanti verrà ridotta ed il loro valore ritornerà uguale a quello del metallo. In un sistema aureo l’uguaglianza tra il valore della moneta e quello dell’oro è perfetta.

  5. Gerardo Coco

    @ Massimo F.
    Secondo me l’oro è molto, ma molto sottovalutato. Credo che i confronti nominali abbiano poca importanza perchè “la qualità” del dollaro e delle altre valute differisce profondamente dai decenni passati dopo le politiche pazzesche di quantitative easing e l’entità dei debiti statali. Poichè l’ inflazione è per i governi l’unica possibile soluzione per uscire dai debiti accumulati, l’oro salirà ancora.

  6. MassimoF.

    @Gerardo Coco: non ho mai parlato di valori nominali, ma anzi ho specificato più volte di prezzi deflazionati. Se noi parliamo di prezzi dell’oro in dollari, è del tutto evidente che se la quantità di dollari aumenta di molto , mentre quella dell’oro rimane più o meno fissa, il prezzo espresso in dollari dovrà variare. E’ altresì del tutto evidente che la Fed stà cercando di inflazionare il sistema aumentando la quantità di moneta. Quindi il prezzo potrebbe salire ulteriormente. Però , vedere il prezzo dell’oro aumentare del 10% in un anno , e vedere aumentare l’inflazione sempre in un anno anche lei del 10% , vuol dire solo aver difeso il proprio capitale , ma il guadagno è nullo. Ora , se noi partiamo da prezzi che a causa della crisi economica ( e quindi premio per il rischio degli altri asset maggiore ) sono andati oltre il prezzo di equilibrio, rischiamo di comprare a prezzi talmente alti che magari durante la fiammata inflazionistica ( per’altro tutta da verificare ) non comporteranno perdite, ma che nella fase di normalizzazione potrebbero comportare perdite di capitale, certo inferiori a quelle determinate dall’inflazione , ma sempre perdite. Oggi , a 1300 euro deflazionati , siamo distanti dal picco del 1980 di 2100 dollari deflazionati, e quindi volendo ,margini di salita ci sarebbero ancora. Ma chi ha comprato in qualsiasi epoca storica l’oro sopra i 1000 dollari deflazionati ( o se preferisce attualizzati a valori attuali ) , è andato incontro nel lungo periodo a perdite in conto capitale. Magari non succederà più , ma bisogna tenere conto del rischio.

  7. Mario Cancellieri

    L’articolo è suggestivo, scritto in maniera fluida, provocatorio.Indicare la teoria del valore come cardine della scienza economica la trovo affermazione sui generis ma nello stesso tempo un tributo ai grandi classici del pensiero economico che lungo i secoli si sono cimentati con tale teoria.Mi chiedo e sommessamente lo chiedo all’autore dell’articolo se sia possibile basare, regolare il sistema valutario e finanziario di questo mondo complesso, interagito e popolato da Stati emergenti ritornando al gold standard, ritornando alla convertibilità delle monete fiduciarie in oro, ritornando alla riserva aurea ? Penso che dovremmo considerare la scarsità di questo metallo giallo, mi sembra che il conceto di scarsità sia dirimente per escludere il ritorno al sistema del gold standard, gli scambi di beni e servizi tra le Nazioni ne verrebbero mortificati.

  8. […] lo strumento di pagamento e di estinzione definitiva dei debiti[…]

    Questa affermazione mi interessa moltissimo, può gentilmente argomentarla un po’ o lasciare qualche riferimento per approfondirla?

    Grazie.

  9. Gerardo Coco

    La ringrazio per i suoi apprezzamenti. Ma non capisco perchè lei consideri la teoria del valore come fondamento dell’economia una affermazione sui generis o come semplice tributo ai classici. Certo questi ultimi avevano capito che il concetto di valore è alla base dell’agire individuale e collettivo e ci guida in tutte le nostre scelte. Senza il concetto di valore non potremmo organizzare razionalmente la nostra vita in un mondo di risorse scarse, calcolare costi e prezzi, decidere cosa fare, come valutare lo scambio, come guadagnare senza perdere, quanto investire, quanto spendere e quanto risparmiare. Senza teoria del valore non potremmmo stabilire un sistema di prezzi e precipitermmo nel più tetro socialismo. Dal punto di vista collettivo il valore non è qualcosa di desiderabile in se stesso, è piuttosto una misura di quanto la società deve pagare per sostenere il proprio tenore di vita e un paese è ricco non in rapporto all’abbondanza di denaro ma in rapporto alla abbondanza di beni economici prodotti.
    Il denaro è solo un mezzo di cambio e la sua abbondanza rispetto ai beni non solo ne fa aumentare i prezzi senza aumentare la ricchezza ma crea distorsioni di ogni tipo come testimonia la storia passata e quella presente. Ecco perchè è urgente una riforma monetaria. Ma il gold standard con riserva aurea non risolverebbe il problema perchè gli Stati troverebbero sempre una scusa per cambiare le regole del gioco mutando arbitrariamente la parità delle valute. Ci sono altre soluzioni e spero di avere il tempo di scriverne…quando il prezzo dell’oro arriverà a 2000 USD. Segua le quotazioni…

  10. @Gerardo Coco
    Mentre leggevo credo di aver pensato all’oro come è adesso, non all’oro come (anche) moneta nel Gold Standard quindi legato (come moneta) ai noti “punti dell’oro”, che sono quanto descrivi nel pezzo. Non era tanto il ragionamento a non tornarmi quanto la prospettiva. Attualmente non è così, e l’elasticità della produzione di oro rispetto al prezzo non è così elevata da riconoscere nel suo valore corrente il “costo di produzione”.

    Per il resto niente da dire; se la tua conclusione è che il Gold Standard, o qualcosa di simile, non verrà mai implementato perché toglie libertà di inflazionare (e ridurre il valore reale del debito pubblico) che a sua volta implica attese di ulteriori ascese (nominali, per lo meno) dell’oro, considero la cosa pacifica.
    Così come dovrebbe essere pacifico che una moneta, come credo volessi fosse l’oro, svolge anche una funzione di riserva di valore, il che significa trasferire il valore del tempo ma non “specularci sopra” per ottenere regolarmente capital gain, quindi il suo rendimento reale atteso in specie su tempi lunghi sarà nullo (rendimenti positivi si hanno da investimenti produttivi di cui parte va ai finanziatori, non certo dalla mera attesa con un una moneta o lingotto-moneta in mano). Contare su un guadagno reale positivo dalla detenzione di oro è possibile perché ora l’oro non è moneta, ma una commodity il cui valore oscilla sul mercato, quindi è semplice speculazione sul fatto che il prezzo dell’oro possa fare overshooting sulla progressione del rapporto cartamoneta-beni.

    Andando oltre il tuo pezzo, rivolgo una domanda a te e anche al dott. Monsurrò: quanto ha senso insistere sulle virtù di un gold standard (o addirittura di una gold money) quando sappiamo che non verrà più implementato (salvo un fulmine di ragione sulla classe politica mondiale)? Non serve una ricerca su un contesto di fiat money per correggerne (se e quando possibile) le storture?

  11. MassimoF.

    @Leonardo: sottoscrivo quanto da lei detto e implemento dicendo che forse l’unica cosa che bisogna veramente chiedere con forza è che le banche centrali inizino almeno a seguire la Taylor rule senza deroghe e senza considerare solo l’inflazione core.

  12. @Leonardo, IHC

    “Quanto ha senso insistere sulle virtù di un gold standard (o addirittura di una gold money) quando sappiamo che non verrà più implementato (salvo un fulmine di ragione sulla classe politica mondiale)? Non serve una ricerca su un contesto di fiat money per correggerne (se e quando possibile) le storture?”

    Cominciamo col separare la parte di teoria da quella di policy: sul piano della teoria, l’oro riduce la possibilità di manipolare la moneta, e dunque è una garanzia migliore – nei limiti in cui gli stati ne rispettano le regole – della fiat money attuale, che non pone limiti alla demagogia e al costruttivismo dei governi.

    La fiat money ha un piccolo vantaggio di resource cost (non spreco oro per usarlo come moneta, o più probabilmente come riserva), e un vantaggio non valutabile in termini di capacità di superare crisi di liquidità. Siccome questo problema si risolve facilmente in un sistema di free banking, e siccome le crisi vere sono di insolvenza, la cosa è trascurabile.

    Gli svantaggi sono essenzialmente di public choice: non esiste nessuna garanzia che il fiat money non venga usato in maniera scriteriata, e anzi tutto il processo politico spinge verso l’uso scriteriato della moneta. Greenspan è molto più probabile di Volcker.

    E’ vero che in condizioni di onnipotenza legislativa e regolativa non ha molto senso sperare nel gold standard: il governo può minarne il funzionamento in infiniti modi, e tutta la storia delle banche in Inghilterra e negli USA dimostra quanto sia facile creare fallimenti a catena, fragilità sistemica, moral hazard e altri policy blunders anche con il gold standard. Il problema è semplicemente ridotto, e non è una cosa da poco.

    Sul piano di policy dunque un gold standard con banche libere sottoposte strettamente al diritto fallimentare è probabilmente ottimale. Dà risultati moderatamente stabili anche se non esclude le crisi, non crea moral hazard di nessun tipo a distorcere il processo di mercato, consente ad ogni banca di innovare e cercare di mantenere la propria solvibilità in qualche modo, anche emettendo valuta di emergenza, introducendo swap deposito-debito in caso di crisi (l’option clause), o centralizzando i mercati interbancari per avere più collaterale e un più rapido turnover dei fondi.

    Sul piano di policy lo status quo però può e deve essere migliorato. Io sono agnostico sulle policy rules, ma sono certo che un sistema discrezionale crei un enorme quantità di moral hazard che porti il sistema economico a prendere decisioni cretine. Dunque regole fisse e ferree, da mantenere ad ogni costo e in qualsiasi situazione, unite alla più totale responsabilità da parte delle banche, e alla rimozione o alla riduzione della safety net.

    Taylor ha mostrato che gran parte dei problemi degli ultimi dieci anni si sarebbero evitati se le banche centrali avessero tenuto un comportamento più in linea con la Taylor rule anziché totalmente discrezionale. Io temo la Taylor rule e non mi convince, ma ripeto, una cosa è dire che è meglio di Greenspan, e un’altra è dire che è ottima. Sulla prima sono sicuro, sulla seconda sono agnostico perché non so decidermi tra i vari obiettivi di policy.

    Allo stato attuale, pressioni per ridurre la regolamentazione bancaria senza ridurre le fonti del moral hazard sono erronee. Pressioni per ridurre il moral hazard intensificherebbero la crisi, ma rimuoverebbero alcune delle cause dell’instabilità economica. Rimosse queste protezioni, deregolamentare le banche diventa possibile, e a questo punto si può anche porre un’ulteriore garanzia di “non intervento” come gold standard.

    L’obiettivo finale deve essere separare stato e moneta: lo stato non è in grado di prendere decisioni responsabili per via del funzionamento stesso della politica.

  13. Gerardo Coco

    @ Prometeo. Quando un debitore contrae un prestito, alla scadenza dovrebbe restituire lo stesso “potere d’acquisto” che ha mutuato. Ma, in presenza di inflazione restituirà denaro svalutato. Quando il debito di uno Stato è praticamente pari alla ricchezza prodotta il debito più gli interessi non potranno mai più essere ripagati. Forse lo potranno le generazioni future. Se al posto delle monete fiat ci fosse l’oro sarebbe impossibile per gli stati indebitarsi in proporzioni mostruose (soprattutto con le operazioni di mercato aperto) perché è lo stesso meccanismo aureo che lo impedirebbe. Infatti quando le banche centrali espandevano il credito e la carta moneta si aggiungeva all’oro, sotto forma di depositi bancari, l’espansione monetaria faceva salire i prezzi rendendo più cari i prezzi interni di quelli dei prodotti importati e si verificava un deficit della bilancia dei pagamenti che dovendo essere coperto in oro, si dirigeva verso i paesi a moneta forte. Banche e governi dovevano pertanto fermare l’espansione e ridurre la moneta cartacea che riacquistava così il potere d’acquisto. Quando Nixon sganciò il dollaro dall’oro, praticamente dichiarò bancarotta: non era in grado di rispettare gli obblighi contrattuali se non aumentando i debiti. E’ quello che sta accadendo in proporzioni apocalittiche ancora oggi in occidente. Si cerca di ripagare il debito con altri debiti, con la moneta cartacea che, diversamente dall’oro non ha il potere di estinguerli.

  14. @MassimoF.
    Credo che la Taylor Rule sia dannosa sempre e comunque, perché i prezzi devono oscillare per poter inviare i corretti segnali all’economia (consumatori e imprenditori). Per conto mio andrebbe eliminata qualsiasi politica monetaria lasciando la base monetaria ferma (che è il risultato che in definitiva si vuol ottenere con un ancoraggio all’oro, Coco dovrebbe concordare).

  15. Gerardo Coco

    @ Leonardo IHC
    Mi poni un quesito difficile per esaurirlo in questo contesto. Mi viene subito fatto di risponderti quello che forse già pensi: che bisognerebbe prima di tutto eliminare le banche centrali come prestatori di ultima istanza il che equivarrebbe alla caduta del muro di Berlino in campo finanziario e monetario: la privatizzazione del denaro oggi nelle mani ai poteri centrali. Una volta l’ho detto a un banchiere e mi ha riso in faccia. Penso che gente non si rende conto di quello oggi sta accadendo. Comunque con la moneta a corso forzoso il problema non può essere risolto perché essa è stata proprio creata per espanderla senza limiti. Non ci dovrebbe essere una “moneta ufficiale”, ma solo quella che il libero mercato vuole e in libero mercato sceglierebbe l’oro. Comunque per rispondere alla tua domanda, in teoria i depositi e equivalenti dovrebbero essere coperti con riserve pari 100% per rendere l’emissione non inflazionistica e in questo modo si trasferirebbero solo i risparmi, ma questo espediente salterebbe il giorno dopo. Se si crede che sia il credito sic et simpliciter a finanziare l’attività produttiva, a che serve dunque risparmiare? Il punto è che non si riesce a capire che gli investimenti possono essere finanziati solo nella misura in cui si accumula capitale cioè risparmio e non attraverso l’espansione monetaria. Un mondo che crede che inondando di carta, di certificati senza valore, il sistema economico si ottengano più beni e servizi e si crei occupazione, si avvia alla catastrofe. Ma forse la soluzione è nella stessa catastrofe del sistema monetario internazionale perché porterebbe alla spontanea rimonetizzazione dell’oro che comporterebbe l’esecuzione legale dei contratti in questo metallo. I cinesi lo hanno già capito e si stanno preparando a questa eventualità.

  16. @Leonardo, IHC
    Cosa succede in una K%-rule se le persone passano dai contanti al bancomat, le banconote rimangono nelle casse delle banche, e le banche espandono il credito N volte?

    Risposte corrette parziali:

    1. L’importante è non fare bailout, dunque le banche facciano quello che vogliono, tanto alla fine se sbagliano pagano.
    2. Il processo genera inflazione dei prezzi ed inflazione creditizia, non diversamente dal gold standard nelle stesse situazioni (con free banking). Tanto poi (1) assicura un minimo di stabilità responsabilizzando le banche.

    Entrambe le risposte sono corrette.

    C’è però una differenza tra un K%-rule e un free banking: nel secondo caso le banconote possono essere liberamente emesse, dunque un cambio da banconote a bancomat non influenzerebbe gli aggregati monetari (a meno che non si usino coefficienti di riserva diversi). Il free banking genera inflazione solo quando è l’oro (e non le banconote) a passare dalle tasche dei cittadini ai depositi bancari. Shift tra banconote e depositi diventerebbero un problema irrilevante.

    Però, se nel mondo attuale c’è uno shift tra banconote e depositi, che si fa? Per obbedire alla K% rule occorre fornire banconote a spese delle riserve delle banche verso la banca centrale, in modo da cambiare il mix senza modificare l’offerta di base monetaria.

    Con questi distinguo, credo anch’io che la K% rule sia la migliore, anche perché il passaggio da questa al gold standard sarebbe solo un dettaglio.

    PS Meglio specificare per chi legge che per K%-rule io e Leo intendiamo un M0-target, e non un Mx-target (x=1,2,3) come Friedman. Un target sull’outside money non implica un target sull’inside money se il moltiplicatore monetario non è costante.

  17. @Gerardo Coco
    ti anticipo che io e te non siamo d’accordo sulla riserva 100%, ed è inutile scannarci sull’argomento, prendiamoci l’un l’altro come siamo. E sì le Banche Centrali per me andrebbero abolite, o al massimo vincolare alla k% rule (che forse non escluderebbe il caso di 0% rule, cmq anche il gold standard non è un 0% rule), il che dal mio punto di vista risolverebbe qualsiasi problema di riserva frazionaria (che diventerebbe scelta del singolo istituto privato, materia imprenditoriale per capirci). Te lo dico giusto perché tu sappia come la penso (visto che tu hai esposto il tuo pensiero), ma non intendo dilungarmi e litigare su questo.

    Pietro, ma con bancomat intendi e-money (cioè bonifici e soli trasferimenti di credito), vero?

    @Pietro Monsurrò

  18. Pietro Monsurrò :@Leonardo, IHC
    Taylor ha mostrato che gran parte dei problemi degli ultimi dieci anni si sarebbero evitati se le banche centrali avessero tenuto un comportamento più in linea con la Taylor rule anziché totalmente discrezionale. Io temo la Taylor rule e non mi convince, ma ripeto, una cosa è dire che è meglio di Greenspan, e un’altra è dire che è ottima. Sulla prima sono sicuro, sulla seconda sono agnostico perché non so decidermi tra i vari obiettivi di policy.
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    Io non sono sicuro nemmeno sulla prima, perché Taylor all’inizio ha dedotto la regola dalla pratica della Fed, per cui agendo discrezionalmente la Fed si comportava già come con la regola formalizzata… insomma a me pare una esplicitazione e standardizzazione di un comportamento discrezionale più che una regola astratta e in qualche modo apolitica.

  19. Beh, Taylor avrebbe tagliato meno i tassi, tutto qua. Che sia regola o discrezione non lo so, qui ho qualche difficoltà teorica.

    Per bancomat intendo qualsiasi innovazione che riduca la domanda di banconote e aumenti quella dei depositi, dunque anche il bancomat bancomat, quello che permette di uscire senza banconote.

  20. MassimoF.

    @Leonardo: anch’io sono d’accordo che l’ideale sarebbe nessuna banca centrale e nessuna regola. Ma noi non viviamo nel mondo della teoria . Come ha detto Gerardo, a dire queste cose si viene presi per persone che vivono fuori dal mondo. Come ho già detto , visto quello che viene fatto oggi con la politica monetaria, è già un miracolo se si riesce a far adottare la Taylo rule con il conteggio dell’inflazione completo. Non è perfetta. Sono d’accordo. Ma se pensiamo a cosa ha fatto Greenspan e cosa stà facendo Bernanke, sarebbe comunque un passo in avanti.
    Tornando un momento sul problema dell’oro e della futura inflazione, riguardando un momento Friedman , si vede che per lui , la crescita dell’inflazione è poco meno che direttamente proprorzionale a quella della quantità di moneta. Ora, il QE2 dovrebbe immettere nella sua versione ufficiale 100 miliardi di dollari al mese. La Fed non pubblica M3, ma solo M2 , comunque, l’aumento annuo su 8600 miliardi sarebbe teoricamente del 13%. Oggi M2 aumenta del 4,5%. Con Friedman, se M2 arrivasse a tassi del 13% , l’inflazione sarebbe attorno al 10%. Considerando però il delevarage bancario e pubblico, l’inflazione non dovrebbe comunque superare il 7%. Tasso alto, ma comunque non da panico come l’aumento del prezzo dell’oro farebbe pensare.
    Ovviamente sono solo ipotesi.

  21. Riccardo

    ma la banca centrale prestatore di ultima istanza non è nata per salvare l’economia da una grande crisi finanziaria nel XIX secolo? come succede che il rimedio diventi causa dello stesso male che ha curato?

  22. @Pietro Monsurrò

    @MassimoF.

    La Taylor Rule è la formalizzazione di un comportamento discrezionale della Banca Centrale che si preoccupi di dare un colpo al cerchio (l’inflazione dei prezzi) e uno alla botte (la crescita reale); tra l’altro è nata non a tavolino ma come inferenza di comportamenti storici già della Fed. Non è una “regola astratta” e lontana dalla discrezione: il problema della “discrezione” della banca centrale è che questa vuol anche spingere la crescita reale e per questo inflaziona, e che lo faccia a occhio o in base a una regola non cambia molto, inflaziona sempre e comunque, distorce il numerario e manda a quel paese il calcolo economico preparando la strada al ciclo economico.

    @Riccardo
    succede che non è più lì per salvare (se mai veramente fosse servita), ma per “dirigere”, e quindi “decide” quando spingere e allentare.

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