Immigrazione e mistificazione italiana
L’instabilità egiziana e norsdafricana diventa parossistica, e tornjano gli sbarchi sulle nostre coste, accompagnati agli allarmi antiqaeduisti del ministro Maroni sui pessimi soggetti che potrebbero celarsi tra i clandestinbi in approdo sulle rive italiane. A Roma, quattro ragazzi nomadi sono morti nell’incendio della loro baracca in un campo Rom, e per la prima volta una grande città italiana proclama il lutto cittadino. E’ vero, non sono mancate ancora una volta le rituali e aspre polemiche di contorno. Ma, nella tragedia e nel dolore, la decisione delle autorità capitoline è un passo simbolico verso la piena integrazione. E offre lo spunto per levare lo sguardo a una questione di fondo. Come è cambiata nei Paesi avanzati la percezione e la risposta alla grande questione dell’immigrazione, in questi anni di crisi? L’Italia per davvero è in una condizione limite e di forte tensione, di grande allarme sociale e nel mirino delle istituzioni e forum internazionali, per le sue misure sull’immigrazione? O piuttosto non si tratta di uno dei tanti esempi di macroillusione, dovuta agli effetti dello scontro politico permanente che alza sempre i toni sulle questioni più emotive, in una gara emulativa con l’informazione che li ingigantisce ulteriormente, poco e male contribuendo a un’esame oggettivo dei dati e dei fenomeni? Temo proprio che sia così, dati alla mano.